E’ accaduto anche per il Decreto
Sicurezza bis, per il quale si è gridato alla violazione della Costituzione e
in specifico dell’art. 10, che al 3° comma così recita: “Lo straniero, al quale
sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche
garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della
Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Pur senza essere dei
costituzionalisti si capisce benissimo che il dettato ha due momenti diversi:
il principio e l’applicazione. Se fosse bastato solo il principio non ci
sarebbe stato bisogno dell’aggiunta applicativa “secondo le condizioni
stabilite dalla legge”.
Perché i due momenti? Per il
semplice fatto che le realtà politiche cambiano e non si può elaborare una
costituzione per ogni cambio di realtà. Nel 1947 i padri costituenti pensarono
a quegli stranieri che, essendo cittadini di stati nei quali non fossero
garantite le libertà democratiche, potessero trovare asilo politico in Italia.
Facciamo degli esempi: gli italiani stessi durante il regime fascista; in tempi
a noi più vicini i cileni durante la dittatura di Pinochet; i greci durante la
dittatura dei colonnelli. In casi simili gli stranieri, a cui dare asilo politico,
non sarebbero che poche centinaia di persone, a voler esagerare, migliaia. E’
impensabile che l’intera popolazione di uno stato dittatoriale si possa
sversare in un altro, così solo per un principio costituzionale di quest’altro.
Il contesto in cui è maturato il
Decreto Sicurezza bis è completamente diverso da quello in cui operarono i
costituenti; essi non pensarono davvero ad immigrazioni di massa. Come perfino
i più convinti sostenitori dell’accoglienza generalizzata ammettono, anche se
poi tendono a minimizzare, a seconda della necessità argomentativa, siamo in
presenza di un evento biblico, di un fenomeno trasmigratorio di portata enorme,
ai limiti dell’inarrestabilità. La percentuale degli stranieri in Italia è
aumentata nel corso di questi ultimi anni, fino a raggiungere al 1° gennaio di
quest’anno 5.255.503 unità, una percentuale dell’8,7%. Non è poca se si pensa
che fino a pochi anni fa era molto più bassa. E c’è da dire che in genere i
dati ufficiali sono sempre incerti per difetto rispetto alla situazione reale.
Chi sostiene l’accoglienza “senza
se e senza ma” accusa quelli che la vogliono impedire di fare leva sulla paura
della gente, artatamente creata. A parte il fatto che la paura è un ottimo
meccanismo di difesa, c’è che non di paura si tratta ma di comprensibile
preoccupazione. L’Italia aperta ad ogni forma di accoglienza rischia di
ritrovarsi di qui a non molto nelle stesse condizioni di disordine e di
terrorismo in cui sono Inghilterra e Francia.
Gli stranieri che arrivano in
Italia hanno diverse motivazioni, non solo politiche ma anche economiche. Fatti
salvi i comunitari, i quali hanno libera circolazione, gli altri vengono per lo
più dall’Asia e dall’Africa, per avere condizioni di vita diverse da quelle dei
loro paesi di provenienza. Sono soggetti che fatti arrivare in Italia, accolti
e regolarizzati senza nessun limite, all’insegna del Christus vincit Christus regnat – lo dico col massimo rispetto –
potrebbero di qui a non molto cambiare completamente l’identità dell’Italia,
balcanizzarla, non più cristiana ma multireligiosa con forte accentuazione
islamica dato che la maggior parte di questi stranieri sono musulmani. E i
musulmani non hanno mai avuto con noi cristiani un grande amore. Basti pensare
che mentre la chiesa cristiana accoglie li accoglie come fratelli, nei loro
paesi i cristiani vengono uccisi e bruciati vivi nelle chiese. Se la storia non
è acqua fresca dovrebbe pur insegnare qualcosa.
Si dirà: il mondo va nella
direzione del multiculturalismo. Ma, pur non escludendolo, è del tutto
legittimo cercare di contenerne o frenarne la portata. I compianti
Oriana Fallaci e Giovanni Sartori, per fare due esempi, erano contrari; e non
erano personaggetti da nulla. E’ sempre accaduto nella storia: c’è chi spinge,
chi si accoda e chi si oppone. La grande differenza fra i precedenti governi di
centrosinistra e il governo attuale, a forte connotazione leghista, sta proprio
nel fatalismo degli uni di cavalcare l’onda della multietnicità, tanto è
inevitabile!, fino a proporre lo Jus soli,
e la consapevole resistenza dell’altro che cerca di difendere l’identità
nazionale minacciata, pur conoscendo i limiti dei provvedimenti.
C’è un altro aspetto, concreto,
che dovrebbe indurre tutti a trovare una soluzione fuori dalle personali
convinzioni di ragione o di fede, ed è che mai si può aprire il paese ad
un’accoglienza indiscriminata e illimitata. Chi pensa di poterlo sostenere
mente o non si rende conto, forse accecato dall’antipatia per questo o quel
politico. Antipatia del tutto legittima ma inopportuna quando è in gioco un
problema assai più vasto e importante di una probabile crescita elettorale, a
volte insignificante nelle dinamiche politiche del momento.
E’ veramente sconcertante vedere
fior di intellettuali arrampicarsi sugli specchi più scivolosi pur di sostenere
cose contrarie a quanto afferma Salvini, diventato il nemico numero uno del
genere umano. Vederli aggrovigliarsi nei loro stessi ragionamenti, che vanno da
una sorta di pietismo pseudoreligioso a banalizzazioni laiche, è mortificante
per tutti.
Il problema dell’immigrazione
clandestina non è cosa da risolvere con gli appelli del papa – per quanto
comprensibili possano essere – o con le necessità coscienziali di ciascuno, ma
con la politica, che cerca sempre di declinare i principi morali e religiosi
con l’utile e il benessere materiali dei cittadini e del Paese.
In Italia, invece, ci sono
cristiani, convinti e straconvinti – almeno così dicono! – che sarebbero capaci
di farsi turchi pur di contrastare Salvini e i suoi provvedimenti, specialmente
da quando quello, cinicamente e furbescamente, non fa che baciare cristi e madonne.
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