lunedì 12 agosto 2019

Salvini e la Costituzione "violata"




E’ accaduto anche per il Decreto Sicurezza bis, per il quale si è gridato alla violazione della Costituzione e in specifico dell’art. 10, che al 3° comma così recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Pur senza essere dei costituzionalisti si capisce benissimo che il dettato ha due momenti diversi: il principio e l’applicazione. Se fosse bastato solo il principio non ci sarebbe stato bisogno dell’aggiunta applicativa “secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Perché i due momenti? Per il semplice fatto che le realtà politiche cambiano e non si può elaborare una costituzione per ogni cambio di realtà. Nel 1947 i padri costituenti pensarono a quegli stranieri che, essendo cittadini di stati nei quali non fossero garantite le libertà democratiche, potessero trovare asilo politico in Italia. Facciamo degli esempi: gli italiani stessi durante il regime fascista; in tempi a noi più vicini i cileni durante la dittatura di Pinochet; i greci durante la dittatura dei colonnelli. In casi simili gli stranieri, a cui dare asilo politico, non sarebbero che poche centinaia di persone, a voler esagerare, migliaia. E’ impensabile che l’intera popolazione di uno stato dittatoriale si possa sversare in un altro, così solo per un principio costituzionale di quest’altro.
Il contesto in cui è maturato il Decreto Sicurezza bis è completamente diverso da quello in cui operarono i costituenti; essi non pensarono davvero ad immigrazioni di massa. Come perfino i più convinti sostenitori dell’accoglienza generalizzata ammettono, anche se poi tendono a minimizzare, a seconda della necessità argomentativa, siamo in presenza di un evento biblico, di un fenomeno trasmigratorio di portata enorme, ai limiti dell’inarrestabilità. La percentuale degli stranieri in Italia è aumentata nel corso di questi ultimi anni, fino a raggiungere al 1° gennaio di quest’anno 5.255.503 unità, una percentuale dell’8,7%. Non è poca se si pensa che fino a pochi anni fa era molto più bassa. E c’è da dire che in genere i dati ufficiali sono sempre incerti per difetto rispetto alla situazione reale.
Chi sostiene l’accoglienza “senza se e senza ma” accusa quelli che la vogliono impedire di fare leva sulla paura della gente, artatamente creata. A parte il fatto che la paura è un ottimo meccanismo di difesa, c’è che non di paura si tratta ma di comprensibile preoccupazione. L’Italia aperta ad ogni forma di accoglienza rischia di ritrovarsi di qui a non molto nelle stesse condizioni di disordine e di terrorismo in cui sono Inghilterra e Francia.
Gli stranieri che arrivano in Italia hanno diverse motivazioni, non solo politiche ma anche economiche. Fatti salvi i comunitari, i quali hanno libera circolazione, gli altri vengono per lo più dall’Asia e dall’Africa, per avere condizioni di vita diverse da quelle dei loro paesi di provenienza. Sono soggetti che fatti arrivare in Italia, accolti e regolarizzati senza nessun limite, all’insegna del Christus vincit Christus regnat – lo dico col massimo rispetto – potrebbero di qui a non molto cambiare completamente l’identità dell’Italia, balcanizzarla, non più cristiana ma multireligiosa con forte accentuazione islamica dato che la maggior parte di questi stranieri sono musulmani. E i musulmani non hanno mai avuto con noi cristiani un grande amore. Basti pensare che mentre la chiesa cristiana accoglie li accoglie come fratelli, nei loro paesi i cristiani vengono uccisi e bruciati vivi nelle chiese. Se la storia non è acqua fresca dovrebbe pur insegnare qualcosa.
Si dirà: il mondo va nella direzione del multiculturalismo. Ma, pur non escludendolo, è del tutto legittimo cercare di contenerne o frenarne la portata. I compianti Oriana Fallaci e Giovanni Sartori, per fare due esempi, erano contrari; e non erano personaggetti da nulla. E’ sempre accaduto nella storia: c’è chi spinge, chi si accoda e chi si oppone. La grande differenza fra i precedenti governi di centrosinistra e il governo attuale, a forte connotazione leghista, sta proprio nel fatalismo degli uni di cavalcare l’onda della multietnicità, tanto è inevitabile!, fino a proporre lo Jus soli, e la consapevole resistenza dell’altro che cerca di difendere l’identità nazionale minacciata, pur conoscendo i limiti dei provvedimenti.
C’è un altro aspetto, concreto, che dovrebbe indurre tutti a trovare una soluzione fuori dalle personali convinzioni di ragione o di fede, ed è che mai si può aprire il paese ad un’accoglienza indiscriminata e illimitata. Chi pensa di poterlo sostenere mente o non si rende conto, forse accecato dall’antipatia per questo o quel politico. Antipatia del tutto legittima ma inopportuna quando è in gioco un problema assai più vasto e importante di una probabile crescita elettorale, a volte insignificante nelle dinamiche politiche del momento.
E’ veramente sconcertante vedere fior di intellettuali arrampicarsi sugli specchi più scivolosi pur di sostenere cose contrarie a quanto afferma Salvini, diventato il nemico numero uno del genere umano. Vederli aggrovigliarsi nei loro stessi ragionamenti, che vanno da una sorta di pietismo pseudoreligioso a banalizzazioni laiche, è mortificante per tutti.
Il problema dell’immigrazione clandestina non è cosa da risolvere con gli appelli del papa – per quanto comprensibili possano essere – o con le necessità coscienziali di ciascuno, ma con la politica, che cerca sempre di declinare i principi morali e religiosi con l’utile e il benessere materiali dei cittadini e del Paese.
In Italia, invece, ci sono cristiani, convinti e straconvinti – almeno così dicono! – che sarebbero capaci di farsi turchi pur di contrastare Salvini e i suoi provvedimenti, specialmente da quando quello, cinicamente e furbescamente, non fa che baciare cristi e madonne.

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