sabato 30 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 26



Giovedì, 16 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 165.155 (+ 2.667), positivi 105.418 (+ 1.127), guariti 38.092 (+ 962), deceduti 21.645 (+ 578). In Puglia: 2.573 (+ 21), guariti 323 (+ 35), deceduti 288 (+ 10).
Continua il miglioramento della situazione sanitaria ma anche il peggioramento di quella politica. La Lombardia ha deciso di iniziare la fase 2 il 4 maggio contro il parere della gran parte di tecnici e osservatori. C’è quasi una situazione di bagarre di tutti contro tutti. Ancora una volta mi viene di scomodare Leopardi, il quale ne “La ginestra” usa una similitudine che ben s’attaglia alla nostra situazione. “Stolto crede così, qual fora in campo / cinto d’oste contraria, in sul più vivo / incalzar degli assalti, / gl’inimici obbliando, acerbe gare / imprender con gli amici, / e sparger fuga e fulminar col brando / infra i propri guerrieri”. È stata usata spesso la metafora della guerra, ebbene, mentre il nemico, il coronavirus, incalza da tutte le parti, chi lo dovrebbe combattere si scaglia contro i suoi stessi compagni. Stolto – dice Leopardi – ma forse non solo, c’è da pensare. 
Cerco di informarmi dall’Ordine dei Giornalisti se è sufficiente esibire autocertificazione e tesserino per essere al sicuro da eventuali multe. Da Bari mi dicono che è sufficiente. Mah!
Mi faccio il solito giro postpranzale intorno all’Eurospin. Oggi arrivo all’incrocio semaforizzato vicino alla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo. Attrae la mia attenzione un maxi manifesto, affisso alle planche della pubblicità commerciale. Mi gioca l’occhio e vedo un manifesto che annuncia un raduno di macchine d’epoca per l’8 marzo per festeggiare il giorno delle donne col patrocinio del Comune di Taurisano. Ma come? Un raduno nonostante la proibizione del governo? E col patrocinio del Comune? Guarda che scopri in questo paese solo leggendo i manifesti!
Neppure Franco Cassano, il teorico del pensiero meridiano, si dice convinto che da questa epidemia possa venir fuori una società migliore. Sul “Corriere del Mezzogiorno” di oggi lo intervista Felice Blasi, un suo discepolo e amico. Ad un certo punto gli chiede: “C’è chi ipotizza che da questa situazione possa nascere una nuova coscienza per un mondo migliore. Che ne pensa?”. La risposta di Cassano sembra un po’ scivolare sulla domanda. “Non illudiamoci – dice – e lo dico soprattutto a sinistra – di guardare a questa trasformazione con un trionfalismo ecologista, perché se le difficoltà aumentassero ancora, non è detto che non diventino motivo per peggiori conflitti tra gli uomini”. Ma altro, credo, fosse il senso della domanda, e cioè, posto che si esca da questa crisi, è ipotizzabile una società più avveduta e migliore? E’ di tutta evidenza che prima si deve uscire, perché se non se ne esce e anzi dovesse la situazione peggiorare avrebbe ragione Cassano di prevedere tragedie più gravi. Ma se ne usciamo, saremo migliori? A questa domanda Cassano non risponde.
Venerdì, 17 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 168.941 (+ 3.786), positivi attuali 106.607 (+ 1.189), guariti (+ 2.072), deceduti 22.170 (+ 522). In Puglia: 2.625 (+ 52), guariti 334 (+ 11), deceduti 299 (+ 11). Continua il trend nazionale con rallentamenti e accelerazioni. Aumentati i casi di positivi. Stabile il trend in Puglia. Brindisi supera Lecce con 428 casi di positivi, uno in più . Non cambia la situazione nei comuni. Ma il picco dovremmo raggiungerlo fra questa e la prossima settimana, dal 16 al 22, così si disse qualche tempo fa.
Dal 24 aprile i malati da coronavirus in Puglia saranno curati a casa da unità mediche speciali formate dai medici di base. Questo per non gravare sugli ospedali. Viene di pensare che ci saranno malati e malati: chi sarà curato a casa e chi in ospedale? Dipende dalla gravità o da che cosa? Non è una buona notizia. Forse l’assistenza ospedaliera non è decisiva per guarire? Non c’è che da raccomandare l’anima a Dio.
Devo dire che nei confronti di Milano ho sempre avuto una grande ammirazione, per motivi storici, remoti e meno remoti, e qualche riserva, forse banale e frivola per essere io tifoso della Juventus, in lotta sempre contro le milanesi del Milan e dell’Inter, che comunque sono squadre davanti alle quali, tifosi o non tifosi, bisogna togliersi il cappello. In breve, tengo più per Torino, per la sua centralità risorgimentale, per il suo stile sobrio e discreto, per il suo piglio geometrico e militare, ebbene sì, anche per la sua Juventus. Ma, di fronte agli attacchi, che in periodo di crisi epidemica si fanno a Milano e alla Lombardia, francamente non c’è che indignarsi. Milano era un modello di sanità – ma direi di tutto – fino a due mesi fa, fino all’arrivo imprevisto dell’epidemia. Purtroppo la crisi non l’ha risparmiata e, come accade alle vette più alte, che vengono colpite di più dai fulmini, così anche per Milano. Ci sono stati errori certamente, sono sotto gli occhi di tutti, ma infierire per una situazione in gran parte oggettiva è da tersiti. Tersite era un greco piuttosto molliccio e vigliacchetto, brutto gobbo e zoppo, ma quando si trovò davanti al corpo senza vita di Ettore, l’eroe troiano da tutti i greci temuto e scansato, trovò “coraggio” e volle pure lui intingere la sua lancia nel corpo di quell’eroe caduto. Milano, per fortuna non è caduta, ma troppi tersiti le si stanno scagliando contro. Vuol dire che, anche in questa congiuntura, Milano conserva il suo primato di capitale morale d’Italia, come lo è sempre stata, nel bene e nel male.
Sabato, 18 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 172.434 (+ 3.493), positivi attuali 106.962 (+  355), guariti 42.727 (+ 40.655), deceduti 22.745 (+ 575). In Puglia: 2.656 (+ 31), guariti 364 (+ 30), deceduti 307 (+ 8). L’indice di contagio è 0,8. Il che significa che siamo quasi all’esaurimento della forza del virus di contagiare.
Ci si chiede del come sarà la fase due, quella che ci vede convivere col coronavirus. Ancora non si sa e forse non si saprà mai con assoluta sicurezza. Una cosa è certa, che bisogna esorcizzare la paura del contagio. Se non riusciamo, allora dobbiamo rimanere chiusi in casa senza far nulla fino a quando solo Dio lo sa. Il rischio zero non esiste. Ce lo dicono tutti i medici e gli scienziati. Ma non si può nemmeno pensare che l’andar fuori a lavorare o a passeggiare, a fare la spesa o a raggiungere la banca o l’ufficio postale, possa costituire rischio concreto di contagio. Bisognerebbe trovare una via di mezzo. Senza escludere il rischio – e quindi precauzioni, da prendere e osservare – occorre affrontare la realtà con fiducia.
Lo scrittore Paolo Giordano chiede che gli esami di maturità, quanto meno il colloquio, si svolgano nella sede scolastica davanti alla Commisione, sarebbe infatti una frustrazione doverli fare da casa davanti a immagini lontane, con tutte le approssimazioni del caso; chiede, insomma, che il colloquio abbia una reale sua valenza. Chiede inoltre che si faccia svolgere il tema, questo sì da casa, perché, secondo lui, gli elaborati costituirebbero documenti storici, a causa della disgraziata circostanza pandemica. Sapere, un domani, che cosa passava per la mente ai giovani, oppressi da un virus sconosciuto e infido, sarebbe oltremodo importante. Mi sembrano due ottime proposte, peraltro fattibili.
Torna a proporsi l’ipotesi, sostenuta dagli Americani, che il coronavirus sia sfuggito accidentalmente da qualche laboratorio di Wuhan. Dopo aver letto alcune pagine di Quammen non mi sembra un’ipotesi peregrina. Può essere che durante degli esperimenti possa essere accaduto l’incidente. Ne racconta tanti nel suo libro! Credo alle due ipotesi, cinquanta e cinquanta: provenienza naturale o incidente in laboratorio. Credo altresì che in materia non si verrà mai a capo di nulla.
Domenica, 19 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 175.925 (+ 3.491), attuali positivi 107.771 (+ 809), guariti 44.927 (+ 2.200), deceduti 23.227 (+ 482). In Puglia: casi totali 2.694 (+ 38), guariti 401 (+ 37), deceduti 314 (+ 7). Situazione in lento miglioramento. Preoccupano i dati di Milano e Lombardia, dove cresce il numero dei contagiati.  
A Taurisano c’è stato il primo caso di morte da coronavirus: si tratta di M.C.A. di 50 anni, deceduta il 16 aprile. Mi ha fatto impressione il manifesto di morte di questa giovane donna, che è stata alunna mia alla Scuola Media di Taurisano nell’a.s. 1980-81. Conosco i genitori, persone buone, laboriose. Frequentava la prima media. Una ragazzina silenziosa e garbata. Si sapeva da tempo che nella sua famiglia si era verificato un caso di contagio diffusosi agli altri membri, ma non si pensava ad un epilogo tragico. In fondo se ne salvano tanti e lei era giovane, poteva farcela. Ma la sua morte inquieta e spaventa perché un conto è sentir parlare di morti lontane un altro di morti nel tuo piccolo paese dove tutti ci si conosce. Improvvisamente ti accorgi che pure tu sei in mezzo, che la morte non è una cosa di numeri, ma di persone che conosci, che hai conosciuto.  
Si continua a parlare di colpe e di responsabili per quanto è accaduto e sta accadendo in Lombardia. Si può dire che sia da un po’ di tempo l’argomento preferito dai media e dai social. Ma perché ognuno non chiede a se stesso come si è comportato nei primi tempi dell’epidemia? Perché non ha sottovalutato pure lui il pericolo? La gente, ancora oggi, tende a violare le direttive del governo, che sono poi quelle delle commissioni tecniche. Le epidemie – e questa in particolare – sono subdole, quando si manifestano già sono in uno stato avanzato. All’inizio ci si chiede: che strana questa polmonite, che strana questa influenza; e, intanto, non è che ci si allarmi, si pensa che presto passi come tante altre. Quando ci si rende conto che si tratta di cosa diversa, allora son già cazzi amari.
Lunedì, 20 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 178.972 (+ 3.047), attuali positivi 108.257 (+ 486), guariti 47.055 (+ 2.128), deceduti 23.660 (+ 433). In Puglia: 2.786 (+ 92), guariti 427 (+ 26), deceduti 316 (+ 2). La curva è in discesa in Italia, ma è in salita in Puglia, dove in questi giorni si dovrebbe raggiungere il picco. Ma si può dire che si è sostanzialmente sul cosiddetto plateau.
Che Dio ce la mandi buona! Stanno incominciando a riaprire alcune aziende. A Bari ha riaperto la Natuzzi Salotti. Mentre autorità varie, scientifiche e politiche, procedono in ordine sparso. Le scientifiche mettono in guardia che non è ancora tempo, le politiche sono divise. Alcune spingono per aprire, il Veneto per esempio. Altre sono più prudenti, com’è il caso della Lombardia. Non parliamo delle disposizioni ministeriali! Conte si prepara all’ennesimo decreto. Intanto si fanno ipotesi e congetture, la più vergognosa è di tenere a casa gli anziani over sessanta o sessantacinque anni. Pierluigi Battista sul Corsera ha ammonito “Giù le mani dagli anziani” e con toni piuttosto forti ha sostenuto che non si può impedire ad una persona di uscire per limiti di età, peggio ancora quando lo si fa nei confronti di un gruppo, di una categoria, tutti quelli da una certa età in poi. E’ anticostituzionale. L’art. 3 della Costituzione dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,  di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ma in Italia, si sa, il modo per eludere c’è sempre: basta creare un motivo, un’app, in questo caso “Immuni”, per fare figli e figliastri.   
Sarà l’impressione che faceva il paese i primi giorni della quarantena. In giro si vedeva pochissima gente, lo scenario era spettrale. Oggi non dico che si è tornati alla normalità, ma si vede tanta gente, anche i parcheggi in piazza sono quasi sempre occupati al completo. In buona sostanza si può dire che senza nessun decreto ormai la popolazione ha acquisito un certo costume di convivenza se non col virus, che qui da noi è scarso o non c’è, col suo fantasma. Viviamo tutti come se ognuno fosse il contagioso dell’altro e ci teniamo a distanza anche oltre il metro.

martedì 26 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 25



Domenica, 12 aprile: Pasqua di Resurrezione!. La situazione. In Italia: casi totali 152.271 (+ 4.694), positivi 100.269 (+ 1.996), guariti 32.534 (+ 2.079), deceduti 19.468 (+ 619). In Puglia: casi 2.402 (+ 66), guariti 249 (+ 14), deceduti 253 (+ 15). C’è allarme in Lombardia per il numero eccessivo di contagi. In Puglia la forbice fra guariti e deceduti si chiude sempre più secondo un trend favorevole ai guariti. Sul Bollettino Epidemiologico della Regione Puglia il territorio di Taurisano è colorato di un rosa più intenso, il che vuol dire che il numero dei contagiati è salito di nuovo da sei a dieci.

E’ Pasqua. Ma è un giorno come gli altri, anonimo. Sulla Terra è il mortorio, inteso sia come silenzio sia come luogo in cui si muore. Si ha l’impressione che è sì Pasqua, dall’ebraico passaggio, ma passaggio appunto dalla vita alla morte, il contrario di resurrezione. Le persone che hanno una certa età torneranno a vivere la vita come l’avevano sempre vissuta prima dell’epidemia, pur con tutte le gioie e i dolori, le preoccupazioni e i problemi? Può essere che si tornerà alla normalità, ma per chi è giovane è solo questione di tempo, per chi è anziano è ...agonia. E’ la cosa che fa più male: la vita per alcuni, per tanti, è morta. Un ossimoro che rende la condizione d’angoscia in cui si vive.

Fa rabbia sapere che tutto il mondo guarda all’Italia come il paese in cui più alto è il numero delle vittime da coronavirus. Non è una fatalità, questa. Anche con la febbre spagnola del 1918-19 avemmo il primato in Europa. Segno che noi siamo un paese fin troppo allegro e superficiale, non da ora, capace di produrre cose incredibili nei più vari campi dell’arte e della scienza, della tecnica e dell’economia, ma anche di rimanere vittime di noi stessi per la nostra superficialità. Anche l’altissimo numero di persone anziane che sono morte e stanno morendo a migliaia nelle Rsa, nei pensionati, nelle case di riposo, è una vergogna che non può mai trovare una giustificazione. Ho visto ieri sera e ancora oggi la faccia del Presidente della Repubblica Mattarella e mi è sembrata la maschera della sofferenza, della delusione e della rabbia.

Pare che l’episodio di San Marco in Lamis della sera di Venerdì Santo, col prete, il sindaco e la folla dei fedeli ad assistere in pubblico alle funzioni religiose, di cui hanno parlato i media di tutta Italia e forse anche di altrove, è stato in tutto simile a quello di Supersano, dove però un carabiniere ha denunciato tutti per aver violato le disposizioni di legge in materia di contrasto al diffondersi del Coronavirus. Chiamo la “Gazzetta del Mezzogiorno” e la informo.

A dire il vero non è che queste manifestazioni di fede religiosa mi dispiacciano. Ritengo che la chiesa, in questa circostanza, abbia dato una dimostrazione di scarso sentimento religioso e di nessuna fiducia in Dio e nei suoi santi. Una chiesa, questa di Papa Francesco, sempre più secolarizzata, al punto che ha voluto mettere in mostra tutta la sua distanza da fenomeni di fede, a cui in altri tempi si legavano i miracoli. Credo che un po’ dappertutto in Italia ci sia una madonna o un santo che col suo intervento ha fermato un’epidemia o una carestia. Piazza San Pietro vuota è stata la rappresentazione della vuotezza della chiesa stessa, che in nulla si differenzia da qualsiasi altra agenzia laica.

Puntualissimo, come ormai fa da trent’anni o forse più, un mio ex alunno di Sannicola mi ha telefonato per farmi gli auguri. Lo fa nelle circostanze canoniche: a Natale, a Capodanno, a Pasqua. Così lo seguo di lontano e lui ormai adulto, è prossimo credo ai cinquant’anni, mi racconta le sue cose, il suo lavoro, la sua famiglia. Poi leggo di questa moda dell’insegnamento telematico o come si dice distance learning, e mi chiedo: ma che scuola è mai quella virtuale, ossia inesistente? L’anno scolastico, come tanti altri processi in corso, stante l’epidemia, per quest’anno è da considerarsi finito. Quello che la ministra Azzolina con tutto il governo vuole salvare non è un anno scolastico, è il nulla. Ma pare che, a parte qualche vecchio passatista come me, sono tutti contenti e fanno finta addirittura di essere i felici scopritori della scuola dell’avvenire.

Lunedì, 13 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 156.363 (+ 4.092), positivi 102.253 (+ 1.984), guariti 34.211 (+ 1.677), deceduti 19.899 (+ 431). In Puglia: casi 1.712 (+ 70), guariti 277 (+ 28), deceduti 260 (+ 7). Finalmente i guariti superano i deceduti. Buon segno!

Ogni tanto mi chiedo se tutto sommato, fatti salvi gli insopprimibili sentimenti di paura, di pietà, di amore, non sarebbe stato meglio fare quello che suggeriva all’inizio il premier inglese Johnson, ossia l’immunità di gregge, una risposta naturale. Ci saremmo risparmiata la caterva di notizie, di tamponi, di ricoveri, di divieti, di distanziamenti sociali, di uffici dove si entra uno o due la volta ecc. ecc.. Non so, evidentemente anche questo malumore dipende da una situazione angosciante in cui contribuisono a tenerci anche le continue notizie e gli spettacoli cui assistiamo, compresi gli spazi vuoti delle piazze, esaltati dalla presenza di uno, che può essere il Papa o un cantante lirico come Andrea Bocelli. Questa esaltazione del vuoto non è elogio ma sadica per quanto suggestiva sottomissione.

Negli altri anni nel giorno di Pasquetta si contavano gli incidenti stradali, i feriti e i morti. L’Italia era un pullulare di gente che si muoveva da una parte all’altra del paese per divertirsi, mangiare nei boschi, sui prati o sulla spiaggia. Le seconde case, di mare, di campagna, di collina, di montagna si riempivano. Le città erano prese d’assalto dai turisti. Quest’anno, al termine della giornata, i bollettini epidemiologici trasmetteranno i dati dei contagiati, dei ricoverati, dei guariti e dei deceduti. Non è una guerra, come dicono i politici; è una morìa, dalla quale si stenta ad uscire. Bill Gates, il fondatore di Microsoft, l’aveva prevista nel 2015 dopo il diffondersi di Ebola. 
È stata resa nota, in data 11.4.2020, una Circolare ministeriale indirizzata ai Prefetti. Nel testo si legge: “Invito a mettere in campo una strategia complessiva di presidio della legalità. Alle difficoltà delle imprese e del mondo del lavoro potrebbero accompagnarsi gravi tensioni a cui possono fare eco, da un lato, la recrudescenza di tipologie di delittuosità comune e il manifestarsi di focolai di espressione estremistica, dall’altro, il rischio che nelle pieghe dei nuovi bisogni si annidino perniciose opportunità per le organizzazioni criminali. Sarà l’intelligence italiana ad accompagnare i prefetti in un’attenta attività di monitoraggio per contenere le manifestazioni di disagio che possono verosimilmente avere risvolti anche sotto il profilo dell’ordine e sicurezza pubblica. Occorre intercettare ogni segnale di possibile disgregazione del tessuto sociale ed economico, con particolare riguardo alle esigenze delle categorie più deboli.” E’ una cosa inquietante. Significa che il Ministero prevede disordini e cerca di prevenirli. Ma come? E laddove non dovesse riuscire? Questa epidemia finirà davvero per mettere in secondo ordine tutti i diritti individuali e la libertà delle persone. 
Leggo nel già citato libro di Quammen che “Secondo Ronald Ross [Nobel per la medicina], le epidemie rallentano solo quando, e a causa del fatto che, la densità di individui suscettibili all’interno della popolazione scende sotto una certa soglia. […]. È sufficiente che gli individui suscettibili diventino minori di un certo numero e voilà, ci sono sempre meno malati e il peggio è passato”. Insomma, par di capire che meno si è in una comunità umana e meno si è infettati da epidemie. E, allora, perché gli uomini si ammassano in megalopoli incredibili e si accolgono centinaia di migliaia di altri esseri umani provenienti da altri continenti e da altre razze? In nome della solidarietà, della cristianità, si mette a repentaglio la vita della gente? Cioè: si preferisce essere solidali e morire invece di non esserlo e non avere problemi? Si dovrebbe essere chiari su questo punto. Altro che soccorsi programmati in mare! Svuotano un continente e lo travasano in un altro, dove c’è già il problema dell’enormità demografica.
Martedì, 14 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 159.516 (+ 3.153), positivi 103.616 (+ 1.363), guariti 35.435 (+ 1.224), deceduti 20.465 (+ 566). In Puglia: 2.512 (+ 800), guariti 286 (+ 9), deceduti 267 (+ 7). Si può dire che la situazione, a parte le due regioni del Nord, Lombardia e Piemonte, sia di stallo, con poche variazioni.
Cresce la confusione. Non è neppure iniziata la cosiddetta fase due che già non si capisce come sarà e se sarà unica per tutto il paese. Si parla di differenziare le persone per età e consentire a chi si trova sotto una certa età (chi dice 65 e chi 70) libertà di movimento, che è invece impedita ad altri che stanno sopra quell’età. Intanto è bagarre sulle responsabilità su quello che è successo a Bergamo nell’ospedale di Alzano Lombardo, da dove si sarebbe sprigionata l’epidemia. L’impressione è che tutti ora si stiano rendendo conto di quanto siano stati inadeguati e scaricano sul paese le loro incompetenze. A Bergamo non è successo solo il caso di Alzano Lombardo, ma anche la partita di calcio dell’Atalanta col Valencia. Buon per noi salentini che la partita Lecce Atalanta, altra colossale minchiata, non abbia prodotto le conseguenze che si temevano.
Mi risponde Gigi Stefanizzi dall’Editrice. Lo avevo chiamato ieri, di pasquetta. Pare che non abbiano ancora riaperto e che lo faranno gradatamente, man mano che cresce la domanda di lavoro. Mi ha detto di dirgli quando sono pronto per “Presenza”, mi farà trovare o Roberto o Gianluca. Intanto il numero di maggio-giugno è ancora in alto mare. Le pagine di cultura sono quasi coperte, ma restano le altre. Mi dovrò dar da fare.
Questo brano di letteratura coronavirale è imperdibile. Meno male che ci sono di tanto in tanto episodi simili per darci un po’ di vivacità e non farci morire di noia. L’assessore allo sviluppo economico della Regione Lombardia, Alessandro Mattinzoli, ricoverato da più di un mese per coronavirus, si è scagliato contro il premier Giuseppe Conte, che non fa altro che parlare. Ecco: “Quel pezzo di m… di Conte facesse a meno di criticare Regione Lombardia. Qualche errore potremmo averlo anche commesso, ma abbiamo lavorato, lavorato, lavorato. Qui c’è un’intera Regione che sta andando a put…e quel c…sta seduto dietro la scrivania e non viene a dire a noi ammalati «guardate che ci sono, vi siamo vicini». Vergogna”. Davvero uno sfogo incredibile, dettato più dalla condizione di malato che da amministratore pubblico. Ma anche questo denota la sfilacciatura delle istituzioni. Quel Conte non vuole rendersi conto che sta facendo una pessima figura, con le sue conferenze stampa, con le sue minacce e con le sue prove di incapacità di dire e di fare. 
Mercoledì, 15 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 162.488 (+ 2.972), positivi 104.291 (+ 675), guariti 37.130 (+ 1.695), deceduti 21.067 (+ 602). In Puglia: 2.552 (+ 40), guariti 288 (+ 2), deceduti 278 (+ 11).
Condivido il corsivo di Massimo Gramellini, che da qualche tempo, con la sua elegante ironia, stigmatizza gli eccessi di certe misure di sicurezza e delle forze dell’ordine nel reprimere qualsiasi trasgressione, a fronte, secondo lui, di pericoli che in alcune zone d’Italia non ci sono. Conclude il suo “Caffè” di oggi sul “Corriere della Sera”: “C’è qualcuno che comincia a preoccuparmi più dei trasgressori ed è chi si accanisce istericamente contro di loro”.
Mi accorgo, considerando il mio malumore, che una fase di questa clausura forzata è passata, direi quella più creativa, quando non dico facesse piacere cogliere l’opportunità inedita di scrivere qualcosa di diverso ma era consolante farlo. Oggi neppure i giornali insistono su questo aspetto. Tutto è diventato ripetitivo di fatti, di sentimenti e di umori. Forse si sta entrando nella fase più critica, quella della noia, dove non solo ti accorgi di non aver più niente da dire o da fare, ma ti arrabbi anche per questo.
Leggo Quammen e trovo qualcosa che mi fa andare col pensiero a circa due anni fa, al 2018. Che dice Quammen? Dice che nel 1993, nel Montana, dove lui era di casa, “sembrava che l’autunno fosse arrivato troppo presto…era appena giugno, ma sembrava autunno perché gli alberi erano spogli. Le foglie, come ogni anno, erano spuntate dai germogli fresche e verdi a maggio, ma dopo un mese erano sparite. Non avevano ceduto al ritmo naturale delle stagioni, diventando prima gialle e poi cadendo a formare quelle pile che danno all’autunno il suo profumo caratteristico. No, qualcosa le aveva mangiate. Un’invasione da piaga biblica di piccole larve pelose aveva lasciato gli alberi nudi”. Perché l’associazione del mio pensiero a quanto racconta Quammen? Perché due anni fa accaddero cose molto strane nei giardini e nelle campagne salentini. Parlo di quel che ho visto nel mio giardino. A dicembre due belle e rigogliose mimose fiorirono verso la fine del mese, con almeno due mesi di anticipo; ma a marzo si ammalarono e seccarono una dopo l’altra. Non fu l’unico fenomeno strano. Verso la fine di luglio molti alberi di fico, non solo del mio giardino ma anche delle campagne circostanti, subirono un arresto di vegetazione, i frutti rimasero grossi quanto ciliegie e le foglie appassirono e caddero lasciando i rami spogli, per ricoprirsi nuovamente di foglie verso ottobre, quando invece dovevano incominciare a cadere. Insomma, si videro cose mai viste, un impazzimento della natura. Non so perché accadde tutto questo, ma da Aristotele in poi sappiamo che in natura niente accade a caso. Da qualche anno ormai siamo abituati a grandi rovine nei giardini e nelle campagne. Dopo il punteruolo rosso, che ha falcidiato migliaia e migliaia di palme, anche centenarie, è giunta la xylella, che nel Salento ha distrutto il caratteristico paesaggio millenario di ulivi. Siamo nell’occhio del ciclone. La pandemia da coronavirus non è nel Salento molto virulenta, almeno finora, ma giunge in un contesto naturale guastato e compromesso. Non sono un esperto e non so dire altro, ma penso che la natura incominci ad averne fin troppe del nostro operato e della nostra presenza e sta dando le sue risposte…non proprio amichevoli.

sabato 23 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 24



Giovedì, 9 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 139.422 (+ 3.836), positivi 95.262 (+ 1.195), guariti 26.491 (+ 2.099), deceduti 17.669 (+ 542). In Puglia: casi totali 2.238 (+ 101), guariti 177 (+ 9), deceduti 219 (+ 10). Complessivamente siamo sul plateau (pianoro) come dicono gli esperti prima di iniziare la discesa. Ma da noi, in Puglia, siamo ancora lontani dal raggiungere il picco.

Ora la polemica è se aprire o meno al ritorno graduale alla normalità, polemica che si riverbera sulle scelte fatte: era proprio la cosa più indovinata quella di chiudere tutto in tutta Italia? Renzi dice che se non moriamo di pandemia moriamo di carestia. Anche alcuni intellettuali, come Cacciari e Tarchi, dicono che è mancata la politica nelle scelte fatte, dettate esclusivamente dal comitato tecnico. Insomma quel che si rimprovera ai politici “assenti” è di non aver saputo adottare provvedimenti che tenessero conto non solo dell’immediato ma anche del poi e abbiamo così messo l’Italia in ginocchio. Anche Gramellini, il corsivista del “Corriere della Sera”, sembra strizzare l’occhio alla tesi del dover convivere con il virus, piuttosto che illudersi di poterlo sconfiggere definitivamente col blocco di tutte le attività. Forse se tedeschi e olandesi sono così ostinati contro di noi è per lo stesso motivo, non condividono le scelte fatte dal governo Conte.

Dal celodurismo di Umberto Bossi al celofarismo contro il Coronavirus. Oggi il “Corriere della Sera” ha distribuito un piccolo pannello col tricolore sul dritto e con una colomba sul verso con la scritta “celafaremo”. E’ uno di quegli oggetti-ricordo che durano negli anni, specialmente se a qualcuno viene in mento di incorniciarlo per conservarlo.

Il  quotidiano tedesco “Die Welt” ha pubblicato su tutta pagina un appello ad Angela Merkel: “non mollare sugli italiani”, non dare loro soldi perché è già pronta la mafia per impossessarsene. Ovvio che gli italiani facciano gli offesi. Ma se siamo stati per primi noi – col capo della polizia Gabrieli – a mettere in allarme le autorità per le speculazioni che potrebbero fare le cosche mafiose! E non è di oggi la notizia che la Polizia ha intercettato e bloccato un autocarro proveniente da un paese dell’Est con 500.000 Euro, guidato da calabresi? Dovremmo essere un po’ più coerenti e autocritici. Forse saremmo più credibili.

Venerdì, 10 aprile. La situazione. In Italia: 143.626 (+ 4.204), positivi 96.877 (+ 1.615), guariti 28.470 (+ 1.979), deceduti 18.279 (+ 610). In Puglia: casi 2.301 (+ 63), guariti 190 (+ 13), deceduti 225 (+ 6). Sostanzialmente di stallo. Importante sarà la settimana prossima, quando in Puglia si raggiungerà il famigerato picco.

Questa terribile congiuntura “coronavirale” è stata caratterizzata finora da una montagna di bugie. Alcune, quelle dette dalle autorità politiche e sanitarie, possono classificarsi come Platone suggeriva “nobili menzogne”, perché finalizzate alla necessità di contenere l’epidemia. Spaventare la gente al fine di ottenere il massimo del rispetto delle leggi è stato un bene. Altre sono sorte e diffuse alla cazzo di cane, non si capisce bene perché, perfino che il virus s’attacca alle scarpe, che può uscire con lo sciacquone del bagno e via “viruscoronando”. Altre, con qualche fondatezza ma esagerata, sono state comminate un po’ per paura e un po’ a fin di bene. Mi è capitato di vedere persone con mascherina in faccia convinte di stare lontano da altre per non essere contagiate, incapaci di mettere un discrimine tra un contagio probabile, come può accadere in una zona rossa, e un contagio del tutto teorico e legale, come in una zona dove non si è verificato ancora caso alcuno.

Mi sembra di vedere in questi ultimi tempi più persone in giro per il paese. Forse sono io che, uscendo di casa più tardi rispetto a prima, quando vigeva l’ora solare, incontro più persone o forse è proprio vero che la gente incomincia ad essere stanca di fermare qualsiasi sua attività, anche la più banale e quotidiana, ed esce. Comunque non è un buon segno, perché ancora i dati dicono che il coronavirus è in agguato.

Beppe Severgnini, interista eroico, più del sergente giapponese che continuò ad essere in guerra con gli americani per molti anni ancora dopo la guerra, che lui non aveva saputo essere finita essendosi perso in una foresta, oggi ha pubblicato una poesia del poeta Vittorio Sereni (1913-1983), come lui interista, sul tema del calcio giocato a porte chiuse. Da interisti, che volete che parlassero di Inter-Milan o di Inter-Napoli? Macché, parlano di Inter-Juventus. A parte il tifo, essendo io juventino, meno eroico di qualsiasi interista, la condivido. Dice:

Il verde è sommerso in neroazzurri.
Ma le zebre venute di Piemonte
sormontano riscosse a un hallalì
squillato dietro barriere di folla.
Ne fanno un reame bianconero.
La passione fiorisce fazzoletti
di colore sui petti delle donne.
Giro di meriggio canoro,
ti spezza un trillo estremo.
A porte chiuse sei silenzio d’echi
nella pioggia che tutto cancella.

Purtroppo la crisi del coronavirus impedisce di giocare perfino a porte chiuse, perché i calciatori, come è successo allo juventino Dibala proprio contro l’Inter, possono contagiarsi a vicenda. Il calcio è un gioco di contatti, di forza per vincere l’avversario, di abbracci di gioia coi compagni dopo un goal segnato. Dunque, niente calcio, almeno per quest’anno. I giornali sportivi chiacchierano per autoalimentarsi.

Sabato, 11 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 147.577 (+ 3.951), positivi 98.273 (+ 1.396), guariti 30.455 (+ 1.985), deceduti 18.849 (+ 570). In Puglia: 2.336 (+ 35), guariti 235 (+ 45), deceduti 238 (+ 13). La situazione sembra migliorare, sia in campo nazionale che in Puglia.

All’esterno di alcune case di Taurisano sono stati esposti dei lumini, distanziati sui muretti. È un segno di preghiera e di devozione perché il Signore e i Santi ci preservino dalla pandemia. Dopo i cartelli laici beneuguranti e confidenti nell’uomo, seguono i segni religiosi che delegano al buon Dio la nostra salvezza. Gli uni sono espressione di fiducia nella tecnologia e nella scienza, nel naturale, gli altri sono manifestazione di fede nel soprannaturale. Sono i termini entro cui da sempre stiamo noi esseri umani e che si possono rappresentare con quel magnifico incontro di Dio con l’uomo nel dipinto di Michelangelo alla Cappella Sistina, dove il Signore ha appena creato Adamo e i due si sfiorano con le dita, il Signore porge, Adamo riceve. Si sono appena staccati, nell’atto in cui il Signore conferisce ad Adamo l’autonomia o stanno per incontrarsi? Il tema della creazione farebbe pensare alla prima ipotesi, storica, ad un atto irripetibile; la seconda alla tensione per un incontro che forse non ci sarà mai e che resta nel suo farsi.

Con un’altra delle sue conferenze stampa, tenuta in diretta su Rai Uno, il Capo del Governo Conte ha annunciato la proroga delle restrizioni “coronavirali” fino al 3 maggio. Praticamente vuole mettere al sicuro il Paese fino al termine delle feste primaverili: Liberazione (25 aprile) e Festa del Lavoro (1° maggio), i tradizionali ponti degli italiani. Periodo particolarmente intenso di feste patronali nei paesi. A Taurisano se ne svolgevano tre: Madonna di Leuca, San Giuseppe e il Crocefisso. Dopo il 3 maggio si vedrà. Ha riaperto le librerie, sempre nelle modalità di legge: mascherina e distanziamento. Ieri sera Conte era arrabbiatissimo. Non solo ha fatto svarioni dicendo “mantenere le distanze sociali” e non “distanziamento sociale”, ma se l’è presa in maniera inusuale con le opposizioni, dando del bugiardo a Salvini e alla Meloni per quanto questi avevano detto sul Mes, il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità, commettendo anche qui un’inesattezza quando ha detto che il Mes è stato votato nel 2012 dal governo del quale la Meloni faceva parte, quando invece a firmare il Mes fu il governo Monti. Ma quel che più  indigna dello show di Conte è l’uso spregiudicato che fa della televisione di Stato, confondendo momenti istituzionali con momenti di polemica politica. Certo, dicendo che lui non firmerà mai per il Mes, si è incartato, dato che gli accordi all’Eurogruppo si fondano proprio sul Mes. Se invece di un “trovatello” fosse un politico serio si dovrebbe dimettere cinque minuti dopo l’accettazione di quegli accordi. 


martedì 19 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 23



Martedì, 7 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 132.547 (+ 3.599), positivi 93.187 (+ 1.941), guariti 22.837 (+ 1.022), deceduti 16.523 (+ 646). In Puglia: positivi 2.115 (+ 93), guariti 134 (+ 21), deceduti 195 (+ 13). Intanto secondo il Bollettino epidemiologico della Regione la forbice tra morti maschi e morti femmine si restringe. I dati di ieri sera, alle h. 16,30, dicono che la percentuale dei maschi deceduti è del 52,7 % a fronte del 47,3 % di femmine. Invariata l’età media, 58 anni.

Capo del governo e Papa si sono impossessati della televisione. Il Papa apre la mattina con la messa su Rai Uno e il Capo del governo chiude la sera, sempre su Rai Uno, con le sue compiaciute e compiacenti conferenze stampa. È clerico-fascismo? Dovremmo essere fessi per crederlo; ma siamo fessi se pensiamo che questo connubio non provochi di qui a non molto delle conseguenze. Il Papa di fatto svolge un ruolo politico, non fa che parlare di povertà e di carcerati, in surroga dei politici che evidentemente non sanno nemmeno recitare un’Avemaria. Ieri ha sparato un’altra delle sue. Parlando dei poveri e della necessità di aiutarli – e su questo siamo d’accordo – si è chiesto retoricamente: questo è comunismo? No, è vangelo. Facendo finta di non capire che così dicendo equiparava il comunismo al vangelo, per la proprietà transitiva. Ma lui è il Papa. Chi più in alto?

Quando la noia annoia che si fa? La noia può sollecitare a leggere, a scrivere, a dipingere, a suonare, a classificare francobolli, cartoline, altri oggetti da collezione; ma quando tutto questo è parte della noia, allora il problema è grave. Da quando siamo in clausura “coronavirale” tutti i giorni sono gli stessi. Annoia perfino la stessa noia, si è nell’entropia assoluta. Se potessi vomitare tutto quello che di letto o scritto ho ingurgitato in questi giorni finirei annegato nel mio stesso intruglio di parole. Fino a quando potrà durare questa condizione?

Il caso di Boris Johnson, il simpatico premier inglese, che è passato da un iniziale “vi toccherà piangere i vostri cari”, rivolto ai suoi connazionali, all’essere lui stesso ricoverato in terapia intensiva per essersi contagiato, è l’alfa e l’omega di questo disgraziato fenomeno. Mai dire mai e, soprattutto, mai pensare di essere fuori da un fenomeno che pensi interessi solamente gli altri. Anche a non voler essere superstiziosi, questa pandemia ci tiene tutti sulla stessa barca, anche in località dove ancora non è giunta come in altre. Ma è tanta la paura che ci è stata messa addosso che un po’ tutti ci sentiamo contagiabili, anche mentre siamo soli in giardino o a passeggiare vicino casa in assenza di altri. Ci sentiamo come esseri autocontagiabili. Una condizione assai triste. Per fortuna non tutte le finestre della razionalità sono chiuse e prendere un po’ d’aria da quelle aperte ci salva dal decesso mentale.

Leggo in un libro di Eugenio Scalfari, Grand Hotel Scalfari, scritto con l’ausilio di Antonio Gnoli e Francesco Merlo, due suoi ex di “Repubblica”, che lui è stato fascista fino a 19 anni quando fu espulso niente meno che da Carlo Scorza in persona, per aver scritto sul giornale “Roma Fascista” alcuni articoletti non firmati su presunti profitti di gerarchi sulle aree fabbricabili all’Eur. Scorza lo convocò e gli chiese i nomi dei presunti profittatori per sbatterli in galera. Non avendo saputo dare nessuna spiegazione su chi fossero i colpevoli ed essendosene uscito con generici “così si dice”, Scorza lo prese per il petto, lo sollevò da terra e gli comunicò l’espulsione dai Guf, poi gli tolse le mostrine dalla divisa e lo cacciò via gridandogli di non farsi più vedere. Ora, a parte i modi usati, in perfetto stile fascista, è di tutta evidenza che non meritava altro. E vorrei vedere! In compenso ebbe un motivo per diventare antifascista.

Mercoledì, 8 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 135.586 (+ 3.039), positivi 94.067 (+ 880), guariti 24.392 (+ 1.555), deceduti 17.127 (+ 604). In Puglia: casi 2.137 (+ 22), guariti 168 (+ 34), deceduti 209 (+ 14). Pare che la fase discendente presenti segnali confortanti. Ma da noi, in Puglia, il picco si raggiungerà dal 16 al 22 aprile.

Su “Huffington Post” del 5 aprile (la notizia me l’ha passata Tarchi ieri sera) Massimo Cacciari ha osservato che «Questa crisi irrompe nel mezzo di un processo già in atto da tempo e ne accelera straordinariamente i tempi. Aumenta la velocità con cui il sistema tecnico-scientifico si muove verso il centro della scena del mondo, liquidando la funzione preminente della politica e riducendo la spazio dell’autonomia del politico». Osservazione puntuale. La realtà è sotto gli occhi di tutti. In Italia Conte non ha fatto altro che affidarsi a medici e scienziati. Ha fatto bene? Ha fatto male? Il punto è che oggi in Italia non ci sono politici di spessore. Conte è un “trovatello” alla ruota degli esposti grillini di questi ultimi anni. Bisogna dire che non ha sfigurato come tanti altri della covata “comica”. De Benedetto, l’imprenditore e finanziere, lo ha definito bene: è un impiegato. In quanto tale non è in grado di assumersi in proprio nessuna responsabilità. I media, obbedendo a disposizioni governative, hanno addirittura esaltato il modello italiano, che ha fatto registrare il più alto numero di vittime al mondo, solo per lo “state tutti a casa”. La situazione, come già si prevedeva, è drammatica sul fronte del lavoro e della produzione, mentre i cittadini sono obbligati ad attese, a file, a mascherine, che ancora non si capisce se servano o meno a niente, fino a quando non sarà trovato un vaccino e distribuito a tutta la popolazione. Chi oggi ha un’età oltre i sessant’anni può praticamente dire addio alla vita che ha avuto fino a un mese e mezzo fa. Quel che gli rimane è una sopravvivenza avvilente e angosciante, la cui durata non gli basterà per tornare ad essere quello che era.

Un altro ponte è crollato, ad Aulla in provincia di Massa Carrara. Era proprio “necessaria” questa ennesima prova della sciatteria italiana? Quando penso alle tante vittime da coronavirus di Bergamo non posso che associarle a questi crolli. Siamo il paese di Michelangelo e di Raffaello, di Leonardo da Vinci e di tanti altri illustrissimi geni dell’umanità, ma intanto in Italia si muore di più e i ponti crollano. Meditiamo, gente, meditiamo, almeno ora che non abbiamo altro da fare!

venerdì 15 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 22



Domenica, 5 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 124.632 (+ 4.805), i positivi 88.274 (+ 2.886), i guariti 20.996 (+ 1.238), i deceduti 15.362 (+ 681). In Puglia: positivi 1.973 (+ 24), i guariti 94 (+ 25), deceduti 173 (+ 9).  

Giornata assolata a intermittenza, cielo cinerino, temperatura sopportabile, anche fuori in giardino. Le notizie dal fronte coronavirus non sono rassicuranti. Ho guardato sul “Corriere della Sera” i grafici di tutte le regioni. Sono esiti disomogenei e non si capisce perché. I più autorevoli medici e scienziati dicono che ad ora non c’è vaccino e non ci sono farmaci per prevenire o curare il virus. Siamo tutti in potere dell’imponderabile. Man mano che passano i giorni mi sento come davanti ad un plotone di esecuzione composto da un numero di tiratori inferiore al numero dei condannati che sono accanto a me per la stessa sorte e dunque, dovendo i tiratori sparare ognuno un colpo, qualcuno di noi si salverà. Ma chi? Abbiamo perfino la schiena girata al plotone. Toccherà a me un colpo? Toccherà a me essere risparmiato? E’ un pensiero che si sta facendo sempre più strada. Non credo di essere il solo ad avere pensieri di morte.

Sto leggendo Spillover dello scrittore americano David Quammen, un volumone di più di 600 pagine. Il libro parla dei virus, ma con una piacevolezza di scrittura, a tratti da romanzo giallo, a tratti di avventura all’Indiana Jones, che la materia, di per sé arida, finisce per intrigarti. Lo scrittore-scienziato è convincente. Spillover è un termine inglese che significa tracimazione, ossia passaggio del virus dall’ospite serbatoio, che è un animale, all’uomo; in termine tecnico si dice zoonesi. La sua tesi è che i virus vengono fuori e si diffondono sempre per cause umane. Dopo aver elencato i virus più noti di questi ultimi anni: Machupo, Marburg, Lassa, Ebola, Hiv, Sin Nombre, Hendra, influenza aviaria, Nipah, febbre del Nilo, Sars, influenza suina, dice:

Si potrebbe pensare che questa lista sia una sequenza di eventi tragici ma non correlati, una serie di sfortunate coincidenze che ci hanno colpito per motivi imperscrutabili. Messa così Machupo, Hiv e Sars sono, in senso sia figurato sia letterale, «calamità naturali», dolorosi accidenti alla pari di terremoti, eruzioni vulcaniche e meteoriti, di cui si possono forse minimizzare le conseguenze ma che rimangono inevitabili. È una posizione passiva e quasi stoica, ed è sbagliata. Che sia chiaro da subito: c’è una correlazione tra queste malattie che saltano fuori una dopo l’altra, e non si tratta di meri accidenti ma di conseguenze non volute di nostre azioni. Sono lo specchio di due crisi planetarie convergenti: una ecologica e una sanitaria. […] da un lato la devastazione ambientale causata dalla pressione della nostra specie sta creando nuove occasioni di contatto con i patogeni, e dall’altro la nostra tecnologia e i nostri modelli sociali contribuiscono a diffonderli in modo ancor più rapido e generalizzato. […]. Le attività umane sono causa della disintegrazione (e non ho scelto questa parola a caso) di vari ecosistemi a un tasso che ha le caratteristiche del cataclisma. Tutti sappiamo come ciò avvenga a grandi linee: la deforestazione, la costruzione di strade e infrastrutture, l’aumento del terreno agricolo e dei pascoli, la caccia alla fauna selvatica […], l’attività mineraria, l’aumento degli insediamenti urbani e il consumo di suolo, l’inquinamento, lo sversamento di sostanze organiche nei mari, lo sfruttamento insostenibile delle risorse ittiche, il cambiamento climatico, il commercio internazionale di beni la cui produzione comporta uno o più problemi sopradescritti e tutte le altre attività dell’uomo «civilizzato» che hanno conseguenze sul territorio. Stiamo, in poche parole, sbriciolando tutti gli ecosistemi. […]. In questi ecosistemi vivono milioni di specie, in gran parte sconosciute alla scienza moderna, non classificate e a malapena etichettate e poco comprese. […]. Tra questi milioni di specie ignote ci sono i virus, batteri, funghi, protisti e altri organismi, molti dei quali parassiti”. […]. Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie. Un parassita disturbato nella sua vita quotidiana e sfrattato dal suo ospite abituale ha due possibilità: trovare una nuova casa, un nuovo tipo di casa, o estinguersi. Dunque non ce l’hanno con noi, siamo noi a esser diventati molesti, visibili e assai abbondanti”.  (pp. 42-44).

C’è poco da obiettare a una simile argomentazione. Anche a non voler credere a tutto quello che lo scrittore dice in termini di causa-effetto, viene di considerare comunque che se noi uomini facciamo tutto quello che facciamo necessariamente ci devono essere delle conseguenze, che non possono essere che negative e a volte devastanti, nell’immediato o in prospettiva. 

Lunedì, 6 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 128.948 (+ 4.316), positivi 91.246 (+ 2.972), guariti 21.815 (+ 819), deceduti 15.887 (+ 525). In Puglia: casi 2.022 (+ 49), guariti 113 (+ 19), deceduti 182 (+ 9).

C’è ancora troppa gente in giro, lo prova il numero alto di multe rilevate dalle forze dell’ordine. L’andamento resta incerto, anche se sembra aver preso una dirittura d’arrivo. In Inghilterra è stato ricoverato con febbre alta il premier Boris Johnson, quello che aveva detto agli inglesi preparatevi a piangere diversi morti.

Giornata grigia, ma non fredda. Aprile continua sulla scia di marzo, in discontinuità con febbraio, che è stato finora il vero mese primaverile.

Papa Francesco su Rai Uno, da stamattina, h. 7,00, recita la messa dalla cappella di Santa Marta. Ecco svelato il motivo dell’incontro di alcuni giorni fa tra il premier Conte e il Papa in Vaticano. La chiesa entra nelle case dei cittadini. Se non sono i cristiani ad andare in chiesa, è la chiesa che li va a trovare in casa, una parafrasi di Maometto e la montagna. L’Avvocato del popolo si fa strada coi preti, che in genere è strada lunga e porta lontano. Percorso opposto vorrebbe fare Salvini e cioè riportare le persone in chiesa in occasione della Pasqua, sbattendo contro un coro di no, anche da parte dei fedeli. Va a finire che la vera vittima politica di questa epidemia è il centrodestra e Salvini in particolare. I suoi tentativi di riproporsi come leader di successo sbatte contro la realtà delle cose e più cerca di proporre qualcosa di interessante e più resta impaniato come un fringuello.  

Caratteristica principale di questo coronavirus è l’imprevedibilità della scelta delle vittime. In un primo momento ha “privilegiato” i maschi, nel senso che li ha colpiti di più rispetto alle femmine in un rapporto di 8 a 2, poi di 7 a 3. Ora vedo sul Bollettino Epidemiologico della Regione Puglia del 5 aprile che il rapporto è di 53,7 % dei maschi e del 46,3 % delle femmine. Una situazione di quasi parità. La media dei contagiati da noi è di 58 anni. In Lombardia le vittime del coronavirus tra i 40 e i 50 anni sono in aumento, mentre agli inizi erano soprattutto dai 60 anni in poi. E’ un virus capriccioso o dipende dal fatto che c’è ancora troppa gente in giro che non osserva le prescrizioni di sicurezza e soprattutto il distanziamento sociale? Propenderei per la seconda.

lunedì 11 maggio 2020

I giorni del Coronavirus


Sabato, 4 aprile. La situazione. In Italia: i casi totali sono 119.827, i positivi 85.388, i guariti 19.758, i deceduti 14.681. In Puglia: i positivi 1.949, i guariti 69, i deceduti 164 (+ 20). Sono 78 finora i medici deceduti per motivi di lavoro. In Puglia aumentano i positivi e i deceduti in maniera significativa, vuol dire che la curva si sta impennando.

Mi dà il buon mattino Marco Tarchi, che suggerisce di leggere due pezzi di Giorgio Agamben, pubblicati su “Quodlibet”: Riflessioni sulla peste, Il contagio; e un terzo, il suo, che aprirà “Diorama” nr. 353, intitolato Una società di monadi. Esprimono un pensiero divergente da quello comune in voga in questa ormai interminabile quarantena dello stare in casa, del non uscire, dell’indossare la mascherina, del mettersi i guanti, dell’uno alla volta nei negozi, ecc. ecc.. Tarchi mette le mani avanti e dice: “So che una (ampia?) parte di coloro a cui giro questi interventi non li condividerà. La paura fa più che novanta. Ma credo sia importante far circolare qualche riflessione dissenziente rispetto alla vulgata - e alla retorica - di cui i media ci inondano”. Ed ha ragione, fanno riflettere su quello che sta accadendo e in un certo senso tengono sveglio il cervello, che rischia di ammuffirsi.

Le persone sembrano più disciplinate, con le loro mascherine e i loro guanti, ma tanto tanto meno socievoli, prive di quel senso di rispetto che fa cordialità. Le banche, gli uffici postali sono presidiati da uomini della Protezione Civile o di agenzie private, i quali assumono toni da soldati della Wehrmacht, con fare minaccioso e maleducato. Stamattina, dal fruttivendolo, c’era dentro il negozio un solo cliente. Sulla porta era scritto che si poteva entrare due per volta e tenersi alla distanza di un metro. Sono entrato e mi son tenuto almeno a tre metri, ma quel cliente mi ha intimato di uscire come si intima ad un cane di allontanarsi. Non potevo replicargli e dirgli che lui morirà solo quando sarà un coglionavirus ad infettarlo. Ma questa è la situazione. Le persone pensano che per non infettarsi sia sufficiente rispettare le disposizioni decretali, poi magari si soffiano il naso con la pezza del culo, perché questo non è scritto nel decreto. Come non dare ragione a Tarchi e ad Agamben e a quanti sono per il rispetto delle regole ma con juicio?

I giornali mettono in evidenza, con foto, il fatto che in città come Roma e Napoli, ma anche a Genova, Firenze e Palermo, la gente esce e riempie strade e piazze. “Troppi fuori casa” titolano. Forse qualche crepa si sta aprendo nel muro del rispetto dei decreti. La gente incomincia forse a capire che si sta esagerando. Questo prorogare i termini dei divieti rende meno credibili le autorità. Già si parla della prossima proroga fino alla metà di maggio. Ma è di tutta evidenza che questa situazione non può durare all’infinito. Già i danni provocati all’economia dalla chiusura e dai divieti è enorme, se qui non si riprende almeno qualcosa è difficile prevedere quel che accadrà.

Se non è questa una cosa da pazzi vuol dire che i pazzi non sono mai esistiti. Un medico di base di  Calimera ha perso la pazienza con un suo assistito, che gli si era rivolto in maniera arrogante e minacciosa, e lo ha pestato di santa ragione, buttandolo a terra e scalciandolo diverse volte. Fin qui potrebbe pure essere normale, se non che il paziente aveva 85 anni e si reggeva in piedi con una stampella. Il medico è stato sospeso dall’Asl di appartenenza. Che sia anche questa una conseguenza dello stress cui sono sottoposti tutti i medici, compresi quelli di base, nel corso di questa disgraziatissima emergenza del coronavirus?

Ieri sera, nel corso del Tg 1, Papa Francesco è apparso al telegiornale. Vogliamoci bene, fate una carezza alle persone che soffrono e via di questo passo, con la solita retorica giovannea. A parte il merito del suo messaggio, benedicente, si è notata l’esigenza del Papa di apparire in pubblico, ad evitare che la gente si dimenticasse della chiesa. Era prevedibile che siccome le chiese sono chiuse, ai miracoli dei santi non si crede più, che il Papa entrasse nelle case della gente. Questo è il papa più secolarizzato della storia, fa in buona sostanza il politico, anche quando chiede e ottiene spazio pubblico televisivo. In questi ultimi tempi di coronavirus molto si è parlato dei santi e delle madonne che in precedenti epidemie hanno compiuto il miracolo di fermarle. Buon ultimo – lo leggevo l’altro giorno – Sant’Oronzo a Lecce, che nel 1656 fermò la peste. Mi è capitato di leggere di recente un saggio dello storico Mario Spedicato, il quale sostiene che non ci fu nessun miracolo e che se il Salento fu risparmiato dalla peste non fu per merito di Sant’Oronzo, ma perché il Salento in quel tempo era isolato, non ci veniva nessuno, era tagliato fuori dai traffici, come non avveniva nel resto della Puglia, dove l’epidemia falcidiò la popolazione. È bensì vero, però, che a quei tempi i preti e i vescovi sfidavano l’epidemia chiamando la gente a raccogliersi intorno alla statua del Santo e andare in processione per il paese invocando la misericordia divina. La fede era più forte della paura. I tempi di oggi sono diversi. Il Papa non ha nessuna difficoltà a ribadire che bisogna stare in casa e osservare le disposizioni del governo, che, a sua volta, segue quelle della commissione tecnico-scientifica, propabilmente perché non ci sono più santi in paradiso.
 
La ministra della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, vuole salvare l’anno scolastico promuovendo tutti. C…azzolina! Secondo lei, così salva l’anno scolastico. In Italia è stato rimandato un referendum; in Giappone sono state rimandate le Olimpiadi; tantissimi eventi importanti, culturali ed economici, sono stati annullati in tutto il mondo; e in Italia non si vuole semplicemente annullare un anno scolastico che è durato la metà del suo corso naturale. Stessa cosa per i campionati di calcio, che si sta facendo di tutto e di più per “salvarli”, quando è di tutta evidenza che non si può. Questo sì che è un prenddere a schiaffi la realtà.

Il Bollettino epidemiologico della Regione Puglia segnala che a Taurisano ci sono da 6 a 10 casi di positività al coronavirus. Probabilmente è la stessa famiglia, che alcuni giorni fa ebbe due ricoverati, mamma e figlia, e altri famigliari in quarantena.

venerdì 8 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 20



Giovedì, 2 aprile. La situazione: in Italia i casi totali sono 110.574 (+ 4.782), i positivi 80.572 (+ 2.937), i guariti 16.847 (+ 1.118), i deceduti 13.155 (+ 727). In Puglia:  positivi 1.756 (+ 106), guariti 61 (+ 22), deceduti 129 (+ 19). Da noi la curva sta salendo, stanno venendo fuori le conseguenze del rientro in massa dei meridionali che tra l’8 e il 9 marzo lasciarono il Nord per raggiungere i loro paesi nel Sud.

Tempo di coronavirus, in Italia tempo di sciatterie. Sciatteria numero uno. Un servizio di “Chi l’ha visto?” sull’ospedale di Alzano Lombardo nella bergamasca (mercoledì, 1 aprile) ha aperto una crepa nel solido muro di silenzi e omertà che ci sono stati in quell’ospedale, centro di una quantità enorme di morti da coronavirus. Nonostante fin dal 25 gennaio ci fossero ordinanze del Ministero della Sanità sui comportamenti di profilassi da osservare in caso di affetti da coronavirus, dopo un mese quell’ospedale ha avuto un caso e ha disatteso ogni protocollo sanitario, di fatto facendo infettare tantissimi altri ricoverati e i loro parenti che andavano a visitarli. Un comportamento criminale da parte dei responsabili che andrebbe perseguito con rigore. Ed ecco come si spiega il caso Bergamo, ed ecco come si spiega il caso Lombardia. Senza contare che proprio a Milano in quei giorni si giocò la partita di calcio tra l’Atalanta, squadra di Bergamo, e il Valencia, squadra spagnola, per la Champions League con migliaia di tifosi ammassati sugli spalti e sulle tribune. E’ dall’inizio dell’emergenza che le autorità ci stanno dicendo, accompagnati dai media, che il caso italiano si sarebbe verificato in altri paesi, come Francia e Germania, ma finora in quei paesi il fenomeno è rimasto contenuto, tranne in Spagna. Il caso italiano ha una sua singolarità, forse condiviso solo dalla Spagna. E questa singolarità è dovuta alla solita italica sciatteria.

Sciatteria numero due. Da ieri, 1 aprile, gli aventi diritto al coronabonus di 600 Euro, 5 milioni di cittadini, hanno intasato e fatto scoppiare il sito dell’Inps, trecento domande al secondo, con l’esposizione di dati di cittadini sconosciuti appena digitate le proprie credenziali, sicché si poteva violare la privacy dei cittadini e venire a conoscenza dei cazzi degli altri. Ma era così difficile e imprevedibile quello che sarebbe accaduto? L’Inps aveva fatto sapere nei giorni precedenti che dal 1° di aprile si sarebbero pagati i coronabonus secondo un ordine cronologico; questo ha scatenato gli utenti a chi prima fosse arrivato. Così faceva il Marchese del Grillo dell’indimenticabile Alberto Sordi quando dall’alto della sua terrazza buttava monete arroventate ai propri servi e contadini. Il presidente Pasquale Tridico ha dato la colpa agli hacker. E a chi se no?

Sciatteria numero tre. Seguendo la conferenza stampa di ieri sera su Rai Uno del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e vedendolo con quanta compostezza riferiva le decisioni adottate mi è parso di vederlo, quando non sarà più l’avvocato del popolo, leggere alla Rai il telegiornale. Alla domanda di chiarimento sulla circolare del Viminale di consentire ai genitori di portare a spasso i bambini ha detto che non c’è nessun consenso a portarli a spasso ma solo a portarli a fare la spesa. Come se la cosa fosse, poi, tanto diversa! Lo ha detto con tanto distacco e professionalità che mi è venuto di pensarlo un concorrente del corregionale Francesco Giorgino.

Sciatteria numero quattro. Nelle varie misure adottate coi Dpcm nessun riferimento specifico si fa alle librerie. Il che significa che rientrano fra le attività commerciali da tenere chiuse, mentre alle edicole, che pure vendono libri, è consentito tenere aperto. Proprio in un periodo in cui si potrebbe recuperare il piacere della lettura, non avendo altro da fare tutto il giorno in casa, le librerie sono chiuse,  mentre i giornali continuano a pubblicizzare i libri. Si pubblicizza ciò che non puoi comprare. Non è un altro controsenso?

Ho chiamato la Libreria Dante di Casarano per ordinare Spillover di David Quammen. Mi è arrivato a pomeriggio col corriere. Le librerie purtroppo sono chiuse, si ritiene che non siano esercizi di assoluta necessità. Si può essere d’accordo, ma non si capisce perchè si autorizzano a rimanere aperte le edicole, che vendono pure libri. 

Venerdì, 3 aprile. La situazione. In Italia: in isolamento domiciliare 50.456, ricoverati con sintomi 28.540, in terapia intensiva 4.053, decessi 13.915. In Puglia: in isolamento domiciliare 1.101, ricoverati con sintomi 645, in terapia intensiva 118, decessi 144 (+ 15).

Ora litigano tutti. In Lombardia i sindaci dem hanno scritto una lettera al governatore Fontana con una serie di interrogativi retorici, di fatto sono accuse. La Lombardia accusa Roma di essere stata lasciata sola. I governatori di alcune regioni minacciano non si sa bene che cosa. Primeggiano in questa rissa lombardi, campani, pugliesi, siciliani. Il Ministro per gli affari regionali Boccia si distingue più per arroganza che per provvedimenti. Già da parte di alcuni dem si parla di affossare definitivamente l’autonomia differenziata e di riportare sotto il controllo dello Stato la sanità, mentre i leghisti puntano sulle inadempienze del governo per dimostrare la bontà dell’autonomia differenziata. Insomma, nell’infuriare del coronavirus, si giocano partite politiche e amministrative. Emergono le solite questioni italiane legate alla burocrazia, che non perde mai potere. Ci sono aziende che stanno producendo mascherine ma non possono metterle sul mercato perché prive di tutti gli adempimenti burocratici. Mentre si fanno sempre più insistenti gli attacchi leghisti all’Europa, a cui chiediamo solidarietà e soprattutto soldi. Sui social infuriano le fake-news, ma queste c’erano già da prima.

Ogni tanto sono preso da ritorni di pensiero. Mi chiedo: se il virus in Italia circolava già a gennaio, tutta la campagna delle Sardine in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria (26 gennaio) è stato un diffondersi fra migliaia e migliaia di persone ammassate nelle piazze, appunto, come sardine. Come mai nessuno ne parla? Continuiamo ad essere disattenti e a non dare la giusta attenzione a fatti accaduti e che sono assai gravi nell’economia di questo stramaledetto virus. È vero che in piena emergenza non è opportuno parlare di colpe, ma come si fa a non considerare la sciatteria di certi comportamenti? Se l’Italia è diventato il paese più infetto del mondo col maggior numero di morti, una ragione c’è. E bisogna trovarla e dirla!

Gli amici, coi quali mi tengo in contatto telefonicamente, giusto per non perdere l’abitudine alla socialità, dicono tutti la stessa cosa: e chi se l’immaginava una cosa simile? Già, nessuno poteva immaginarsela, pensavamo di essere inattaccabili e invincibili. Mi ricordo certe profezie dei vecchi di un tempo, quando si chiamavano vecchi e non anziani. A stu munnu no ppòi mai tire te cquai no passu (in questo mondo non puoi mai dire di qui non passo), dove il “di qui” può indicare qualsiasi cosa, in senso generale, universale, anche uno sconvolgimento come un’epidemia in periodo di pace e di benessere. Un altro modo di dire dei vecchi era Fenca stai a llu munnu, ci sape quante n’hai bbitìre! (finche sei vivo, chissà quante ne dovrai vedere!). Credo che questa epidemia ci abbia fatti diventare tutti vecchi, a prescindere dall’età che abbiamo.

La cosa che più mi deprime di questa clausura è che non so nulla di quel che accade in paese. Non che prima sapessi cose importanti e vere, ma almeno avevo fave da nettare. Ora, invece, mi limito a sbirciare dalla macchina gli annunci dei morti. Scopro così almeno chi muore, non potendo sapere chi nasce, chi si sposa, chi parte e chi arriva. Credo proprio che, se si eccettuano le tecnologie (il telefono, il televisore, il computer), questa condizione è molto vicina a quella dei nostri antenati, per certi aspetti anche peggio. Vivere in una comunità vuol dire anche sapere quel che accade, conoscere le persone, conversare con esse. Il silenzio ha un senso nel vociare e nel rumore; ma quando non c’è né l’una cosa né l’altra, il silenzio è mortorio. 

martedì 5 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 19



Martedì, 31 marzo. La situazione: in Italia, casi totali 101.739 (+ 4.050), i positivi 75.528 (+ 1.648), i guariti 14.620 (+ 1.590), deceduti 11.591 (+ 812). In Puglia: positivi 1.585 (+ 153); [ma sul “Corriere del Mezzogiorno” leggo che i casi in Puglia sono 1.712, con il record di ieri: 163 nuovi positivi]; guariti 36 (+ 5), deceduti 91 (+ 5). Situazione complessivamente migliorata. Le autorità tuttavia insistono a non abbassare la guardia, provvedimenti restrittivi prorogati fino a Pasqua. Si dice che la Puglia potrebbe considerare superata la crisi il 9 di aprile. Mah, speriamo!

Questo dover stare a casa non ci ha fatto avvertire neppure la sfasatura dell’ora legale, entrata in vigore domenica 29 marzo. Le ore passano tutte uguali, non ci sono più cose da fare, incontri con gli amici, adempimenti vari. Prova che il tempo non esiste e che è tutta un’invenzione umana per organizzare la vita e le sue attività. Sembra una clessidra che si capovolge ogni volta da sé e che non ti dà il senso della finitezza.

Renzi, che ride e sghignazza come solo un fesso fiorentino riesce spontaneamente a fare, vorrebbe che si riaprissero le porte di casa per fare uscire un po’ di gente. Lui incomincerebbe dai giovani, soprattutto dai bambini. “Come – dice – è consentito uscire per portare a spasso i cani e non i bambini?”. Poi i giovani. Impedirebbe di uscire agli anziani con più di settant’anni. Forse i suoi genitori sono ancora al di sotto e perciò ha posto quel limite. Non sai mai se questo esemplare di guitto parli sul serio o per prendere per il culo qualcuno. Fino a ieri gli anziani erano quelli che – meno male per loro! – accompagnavano i nipotini a scuola, facevano la spesa per la famiglia, ed ora chiusi in casa? E dove li trova il Paese tanti volontari a fare gli inservienti per i tantissimi anziani che ci sono in Italia e grazie a Dio in salute? Sarà interessante quello che dice sulla ripresa, ma certe uscite estemporanee giustificano la sua attuale dimensione politica al 3 %.

Ma a Taurisano qualcuno è più fesso dell’ex sindaco di Firenze, è il sindaco di Taurisano, che ha esposto le bandiere a mezz’asta per ricordare le vittime del coronavirus con in mezzo la Quaremma, già in esibizione da quando si è entrati in Quaresima. Una sconcezza inaudita, che, a mio avviso, dovrebbe essere perseguita per oltraggio alle istituzioni.

Marco Tarchi tiene compagnia agli amici e abbonati al suo “Diorama”. Sorprendente davvero quanto dice in questa mail, almeno per me, che pensavo di essere il solo in Italia a fare un giornale da cima a fondo tutto da me, compresa la spedizione. Ecco Tarchi, che è ordinario di Scienza Politica all’Università di Firenze: “Ho avuto poco fa conferma che la tipografia continua il lavoro, sia pure a metà tempo. Quando sarà completo [Diorama], lo stamperemo. Dopodiché, confezionarlo e spedirlo - da solo, date le norme vigenti - sarà impresa ardua, dato anche che abito ad un terzo piano di un edificio senza ascensore. Chissà, forse un po' alla volta... Sperando che poi mi facciano andare al centro spedizioni, che è in un comune limitrofo... Tutto un azzardo. Vedremo. Coraggio!”. Vivo la stessa condizione; sono rincuorato dall’avere un simile “compagno al duol”.

Mercoledì, 1 aprile. La situazione: in Italia i casi totali sono 105.792 (+ 4.053), i positivi 77.635 (+ 2.107), i guariti 15.729 (+ 1.109), i deceduti 12.428 (+ 837). In Puglia: i positivi 1.654 (+ 69), i guariti 39 (+ 3), i deceduti 110 (+ 19).

Gli esperti dicono che siamo al picco e che ora dovrebbe scendere, ma intanto si teme per il Sud. Noi qui non abbiamo le strutture sanitarie della Lombardia, del Veneto, del Piemonte e dell’Emilia Romagna. Noi qui siamo ai piedi di Cristo. Basta considerare che in Lombardia il numero dei guariti è stato sempre maggiore del numero dei deceduti, mentre in Puglia il numero dei guariti è di gran lunga al di sotto di quello dei deceduti. Se dovesse imperversare il virus saranno cazzi amari. Basterà lo starcene rintanati in casa?

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega: “Dire che siamo arrivati al plateau vuol dire che siamo arrivati al picco, ma il picco non è una punta, è un pianoro da cui ora dobbiamo scendere”. Quindi dobbiamo continuare col distanziamento sociale e a non uscire di casa.

Una circolare del Ministero dell’Interno concede di portare fuori i bambini per una passeggiata vicino casa. Si sono ribellati i governatori di Lombardia, Campania e Sicilia, i quali ritengono pericoloso aprire così senza che ci siano sicurezze e hanno ribadito i loro provvedimenti regionali. La decisione del Viminale è stata molto criticata.

Per “fortuna” il clima non è tentatore. Oggi è un’altra giornata piovosa e fredda. Meglio starsene quieti quieti in casa, preferibilmente al calduccio. Piogge di critiche a chi dice che bisogna incominciare ad uscire. L’obiettivo è Matteo Renzi. Ieri sera Pierluigi Bersani, a “Carta Bianca”, senza nominarlo, gli ha dato dell’imbecille. Bersani era provatissimo. A Piacenza non c’è persona che non abbia già avuto un parente, un amico, un conoscente morto.  

Ho fatto un sogno. In genere non ricordo mai quello che sogno, salvo che non mi svegli all’improvviso, come mi è capitato stanotte, spaventato dallo spettacolo cui “stavo assistendo”. Ho sognato che in una piazza immensa – ma io dov’ero? – di non so quale città fossero ammassate centomila Sardine. Urlavano tutte contro Salvini, che, dall’alto di un balcone ducesco, cercava di fare il suo comizio. Le Sardine non lo lasciavano parlare. Appena accennava ad aprire bocca gli urlavano contro improperi irripetibili. Allora lui, come un Giove di certi film di dei ed eroi, ha incomiciato a scagliare saette contro la piazza e le Sardine sparivano con piccole fiammate fino a quando la piazza non è tornata vuota. E lui ha lanciato la sua maledizione: che siate stramaledette, non tornerete più! Allora la piazza è diventata un rogo immenso. Fine. Mi sono svegliato. Già, mi sono detto, ma le Sardine che fine hanno fatto? Stanno pagando la legge del contrappasso. In questi giorni ho molto pensato al DanteDì e agli scenari infernali, ed ecco il sogno delle Sardine.

Sandro Veronesi ha scritto un poemetto per il coronavirus, lo ha intitolato “Qui”, riassume tutto il dramma di questo improvviso, impensabile caos che ha fatto saltare abitudini, costumi, valori e rischia di determinare cambiamenti non più discutibili. Più che sorprendere per quanto sta accadendo, infatti, sorprende più di tutto che niente è più certo, come si credeva prima dell’epidemia. Avendo fatto una ricerca sulla Spagnola del 1918-19, dicevo agli amici che la stessa cosa si sarebbe potuta verificare ancora; e quelli con una sicumera incredibile a dire: ma oggi una cosa del genere non si può verificare con tutte le tecnologie, la medicina, l’intelliggenza artificiale ecc. ecc.. Invece è accaduto, tale e quale. Il poemetto di Veronesi riprende realtà che tutti abbiamo sotto gli occhi, che gli studiosi hanno già visto più di un secolo fa e che potrebbe accadere ancora fra un secolo o due o chissà quando, ma purtroppo accadrà. “C’è questo posto maledetto del mondo / nel quale i nostri vecchi muoiono, / e noi non sappiamo nemmeno dove mettere i loro corpi, / dove ammassarli, dove bruciarli, dove seppellirli, /  e questo posto è qui” è uno dei passaggi del poemetto, quello che forse più di altri mi ha fatto vedere un film già visto, quello appunto di un secolo fa, con la sola aggravante che allora più di un malato, messo dentro un lenzuolo o in una bara, veniva portato al cimitero ancora vivo e lo trovavano il giorno dopo attaccato alle sbarre del cancello come per aprirlo e uscire. Forse al “qui” Veronesi avrebbe potuto aggiungere “ora!”