martedì 5 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 19



Martedì, 31 marzo. La situazione: in Italia, casi totali 101.739 (+ 4.050), i positivi 75.528 (+ 1.648), i guariti 14.620 (+ 1.590), deceduti 11.591 (+ 812). In Puglia: positivi 1.585 (+ 153); [ma sul “Corriere del Mezzogiorno” leggo che i casi in Puglia sono 1.712, con il record di ieri: 163 nuovi positivi]; guariti 36 (+ 5), deceduti 91 (+ 5). Situazione complessivamente migliorata. Le autorità tuttavia insistono a non abbassare la guardia, provvedimenti restrittivi prorogati fino a Pasqua. Si dice che la Puglia potrebbe considerare superata la crisi il 9 di aprile. Mah, speriamo!

Questo dover stare a casa non ci ha fatto avvertire neppure la sfasatura dell’ora legale, entrata in vigore domenica 29 marzo. Le ore passano tutte uguali, non ci sono più cose da fare, incontri con gli amici, adempimenti vari. Prova che il tempo non esiste e che è tutta un’invenzione umana per organizzare la vita e le sue attività. Sembra una clessidra che si capovolge ogni volta da sé e che non ti dà il senso della finitezza.

Renzi, che ride e sghignazza come solo un fesso fiorentino riesce spontaneamente a fare, vorrebbe che si riaprissero le porte di casa per fare uscire un po’ di gente. Lui incomincerebbe dai giovani, soprattutto dai bambini. “Come – dice – è consentito uscire per portare a spasso i cani e non i bambini?”. Poi i giovani. Impedirebbe di uscire agli anziani con più di settant’anni. Forse i suoi genitori sono ancora al di sotto e perciò ha posto quel limite. Non sai mai se questo esemplare di guitto parli sul serio o per prendere per il culo qualcuno. Fino a ieri gli anziani erano quelli che – meno male per loro! – accompagnavano i nipotini a scuola, facevano la spesa per la famiglia, ed ora chiusi in casa? E dove li trova il Paese tanti volontari a fare gli inservienti per i tantissimi anziani che ci sono in Italia e grazie a Dio in salute? Sarà interessante quello che dice sulla ripresa, ma certe uscite estemporanee giustificano la sua attuale dimensione politica al 3 %.

Ma a Taurisano qualcuno è più fesso dell’ex sindaco di Firenze, è il sindaco di Taurisano, che ha esposto le bandiere a mezz’asta per ricordare le vittime del coronavirus con in mezzo la Quaremma, già in esibizione da quando si è entrati in Quaresima. Una sconcezza inaudita, che, a mio avviso, dovrebbe essere perseguita per oltraggio alle istituzioni.

Marco Tarchi tiene compagnia agli amici e abbonati al suo “Diorama”. Sorprendente davvero quanto dice in questa mail, almeno per me, che pensavo di essere il solo in Italia a fare un giornale da cima a fondo tutto da me, compresa la spedizione. Ecco Tarchi, che è ordinario di Scienza Politica all’Università di Firenze: “Ho avuto poco fa conferma che la tipografia continua il lavoro, sia pure a metà tempo. Quando sarà completo [Diorama], lo stamperemo. Dopodiché, confezionarlo e spedirlo - da solo, date le norme vigenti - sarà impresa ardua, dato anche che abito ad un terzo piano di un edificio senza ascensore. Chissà, forse un po' alla volta... Sperando che poi mi facciano andare al centro spedizioni, che è in un comune limitrofo... Tutto un azzardo. Vedremo. Coraggio!”. Vivo la stessa condizione; sono rincuorato dall’avere un simile “compagno al duol”.

Mercoledì, 1 aprile. La situazione: in Italia i casi totali sono 105.792 (+ 4.053), i positivi 77.635 (+ 2.107), i guariti 15.729 (+ 1.109), i deceduti 12.428 (+ 837). In Puglia: i positivi 1.654 (+ 69), i guariti 39 (+ 3), i deceduti 110 (+ 19).

Gli esperti dicono che siamo al picco e che ora dovrebbe scendere, ma intanto si teme per il Sud. Noi qui non abbiamo le strutture sanitarie della Lombardia, del Veneto, del Piemonte e dell’Emilia Romagna. Noi qui siamo ai piedi di Cristo. Basta considerare che in Lombardia il numero dei guariti è stato sempre maggiore del numero dei deceduti, mentre in Puglia il numero dei guariti è di gran lunga al di sotto di quello dei deceduti. Se dovesse imperversare il virus saranno cazzi amari. Basterà lo starcene rintanati in casa?

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega: “Dire che siamo arrivati al plateau vuol dire che siamo arrivati al picco, ma il picco non è una punta, è un pianoro da cui ora dobbiamo scendere”. Quindi dobbiamo continuare col distanziamento sociale e a non uscire di casa.

Una circolare del Ministero dell’Interno concede di portare fuori i bambini per una passeggiata vicino casa. Si sono ribellati i governatori di Lombardia, Campania e Sicilia, i quali ritengono pericoloso aprire così senza che ci siano sicurezze e hanno ribadito i loro provvedimenti regionali. La decisione del Viminale è stata molto criticata.

Per “fortuna” il clima non è tentatore. Oggi è un’altra giornata piovosa e fredda. Meglio starsene quieti quieti in casa, preferibilmente al calduccio. Piogge di critiche a chi dice che bisogna incominciare ad uscire. L’obiettivo è Matteo Renzi. Ieri sera Pierluigi Bersani, a “Carta Bianca”, senza nominarlo, gli ha dato dell’imbecille. Bersani era provatissimo. A Piacenza non c’è persona che non abbia già avuto un parente, un amico, un conoscente morto.  

Ho fatto un sogno. In genere non ricordo mai quello che sogno, salvo che non mi svegli all’improvviso, come mi è capitato stanotte, spaventato dallo spettacolo cui “stavo assistendo”. Ho sognato che in una piazza immensa – ma io dov’ero? – di non so quale città fossero ammassate centomila Sardine. Urlavano tutte contro Salvini, che, dall’alto di un balcone ducesco, cercava di fare il suo comizio. Le Sardine non lo lasciavano parlare. Appena accennava ad aprire bocca gli urlavano contro improperi irripetibili. Allora lui, come un Giove di certi film di dei ed eroi, ha incomiciato a scagliare saette contro la piazza e le Sardine sparivano con piccole fiammate fino a quando la piazza non è tornata vuota. E lui ha lanciato la sua maledizione: che siate stramaledette, non tornerete più! Allora la piazza è diventata un rogo immenso. Fine. Mi sono svegliato. Già, mi sono detto, ma le Sardine che fine hanno fatto? Stanno pagando la legge del contrappasso. In questi giorni ho molto pensato al DanteDì e agli scenari infernali, ed ecco il sogno delle Sardine.

Sandro Veronesi ha scritto un poemetto per il coronavirus, lo ha intitolato “Qui”, riassume tutto il dramma di questo improvviso, impensabile caos che ha fatto saltare abitudini, costumi, valori e rischia di determinare cambiamenti non più discutibili. Più che sorprendere per quanto sta accadendo, infatti, sorprende più di tutto che niente è più certo, come si credeva prima dell’epidemia. Avendo fatto una ricerca sulla Spagnola del 1918-19, dicevo agli amici che la stessa cosa si sarebbe potuta verificare ancora; e quelli con una sicumera incredibile a dire: ma oggi una cosa del genere non si può verificare con tutte le tecnologie, la medicina, l’intelliggenza artificiale ecc. ecc.. Invece è accaduto, tale e quale. Il poemetto di Veronesi riprende realtà che tutti abbiamo sotto gli occhi, che gli studiosi hanno già visto più di un secolo fa e che potrebbe accadere ancora fra un secolo o due o chissà quando, ma purtroppo accadrà. “C’è questo posto maledetto del mondo / nel quale i nostri vecchi muoiono, / e noi non sappiamo nemmeno dove mettere i loro corpi, / dove ammassarli, dove bruciarli, dove seppellirli, /  e questo posto è qui” è uno dei passaggi del poemetto, quello che forse più di altri mi ha fatto vedere un film già visto, quello appunto di un secolo fa, con la sola aggravante che allora più di un malato, messo dentro un lenzuolo o in una bara, veniva portato al cimitero ancora vivo e lo trovavano il giorno dopo attaccato alle sbarre del cancello come per aprirlo e uscire. Forse al “qui” Veronesi avrebbe potuto aggiungere “ora!”

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