domenica 27 maggio 2012

Monti, tra essere e avere, scompare

A Mussolini – come si sa – non perdonarono mai il suo “bagnasciuga”; a Berlusconi il suo “Romolo e Remolo”. Pur con tante argomentazioni, molto più serie e importanti, giornalisti e commentatori hanno sguazzato su involontari lapsus o autentici svarioni di uomini politici odiati. Ma tant’è, in Italia i giornalisti il mellone se lo mangiano con tutta la scorza e le sementi. Riprendo la tradizione da dove gli altri l’hanno lasciata. Mario Monti, giunto sui luoghi del terremoto in Emilia del 20 maggio, ha detto ai giornalisti: “Ho voluto venire qui…” (martedì, 22 maggio). Ho voluto venire non si dice. L’ausiliare dei verbi servili che servono un altro verbo è quello richiesto dal verbo servito, non da quello servile. Perciò: Son voluto venire. Venire, infatti, vuole l’ausiliare essere. Ma è solo una questione di forma? E chi lo sa! I verbi essere e avere, specialmente quando non usati correttamente, hanno implicazioni freudiane. Monti, evidentemente, ha più dimestichezza con avere piuttosto che con essere.
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Rosy Bindi, presidente del Pd, non digerisce il fatto che in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di un governo forte, per fare fronte alle crisi economiche e sociali, alle calamità naturali e agli attacchi terroristici, si ritrova invece un governo debole. Lo diceva, lunedì pomeriggio, su Rai Tre, ospite della Berlinguer, in attesa di commentare le proiezioni degli esiti elettorali, a proposito della forte astensione degli elettori e quando si profilava la vittoria del candidato grillino a Sindaco di Parma in danno del candidato del Pd. Ma perché, invece di dirlo in televisione solo per “farsi bella” col pubblico di casa, non lo dice nelle sedi opportune? Il suo segretario Bersani, candidato per statuto a premier nelle prossime elezioni nazionali, non perde occasione di dare il suo appoggio a Monti, ossia al governo non condiviso dalla Bindi. Il sindaco di Firenze Renzi vorrebbe rottamare l’uno e l’altra, ossia Bersani e la Bindi. Insomma il Pd guarda la realtà politica non con due occhi, ma con tre. D’accordo, avere due occhi è meglio che averne uno; ma forse è preferibile non averne affatto che averne tre.
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L’attentato di Brindisi (19 maggio) e il terremoto in Emilia (20 maggio) sono andati in soccorso di Monti, a cui la stampa amica riserva solo dichiarazioni confortanti, come quella dei 20-30 miliardi di euro. Sono gli arretrati, soldi che lo Stato deve alle imprese e che grazie alle insistenze di Alfano ora sarebbero – il condizionale è d’obbligo – sbloccati. E’ la fase della crescita. Ma già si parla degli adempimenti burocratici per avere i crediti. Ma come, se l’ente pubblico è debitore non dovrebbe già risultare? Perché creare altri impedimenti, allungamenti di tempi? E i giornali offrono il “vademecum per i rimborsi”. L’impresa deve fare richiesta per avere dall’ente la certificazione del credito, l’ente ha due mesi di tempo per rispondere; ottenuta la certificazione, l’impresa può compensare il suo credito con debiti tributari iscritti a ruolo alla data del 30 aprile, ma il denaro liquido deve farselo anticipare da una banca esibendo il credito certificato, quindi cedere con pro soluto o pro solvendo il credito certificato presso intermediari finanziari. Insomma, montagne di carte e tempi biblici. All’italiana! Da questa “profenda” sono escluse le regioni soggette al piano di rientro sanitario, come la Campania e la Puglia. E perché? Cosa c’entrano le imprese private con le stravaganze sanitarie delle amministrazioni regionali? Ah, capisco, non hanno i soldi per pagare. E i poveri imprenditori creditori? Il “bello” del governo dei tecnici è che dei problemi della gente non se ne fottono proprio.
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In Europa lo chiamano “il mediatore”. Al vertice dell’Unione Europea di Bruxelles (23 maggio) Monti ha sostenuto la crescita nel rispetto del bilancio, non isolare la Germania, appoggiare la Francia, tenere la Grecia nell’Euro, ascoltare Barack Obama. La Cnn lo considera il salvatore dell’Europa che sta andando in frantumi. Può essere. Ma se l’Europa va in frantumi forse è meglio scegliere un museo per conservarne i cocci, perché ormai tutti sono contro tutti. In una situazione del genere converrebbe scegliersi l’alleato migliore piuttosto che cercare di tenere insieme tutti. Gli schieramenti ormai sono chiari: da una parte ci sono i Paesi che vogliono un governo europeo centrale che raccolga da tutti e a tutti distribuisca in parti eguali (tesi dello storico francese Pierre Rosanvallon, che sarebbe uno dei consulenti economici di Hollande), dall’altra i Paesi che sostengono che non si può redistribuire la ricchezza prodotta in parti eguali tra chi l’ha prodotta e chi no o addirittura l’ha danneggiata. Insomma non si può pretendere di dare a chi lavora una sarda, come dice un proverbio italiano, e a chi non lavora una sarda e mezza.
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Torna alla carica Elsa Fornero: ed ora licenziamento anche per i dipendenti pubblici! Non si capisce davvero che pesci sono questi tecnici che non si rendono conto di essere quanto meno inopportuni con le loro dichiarazioni. Qualcuno le ha chiesto: ma sei ministro del lavoro o ministro dei licenziamenti? In realtà questa gente è del tutto estranea alla vita reale della gente. Sono chiusi nei loro tecnicismi, come tanti archimedi e non si accorgono che Siracusa ormai è stata espugnata dai romani. Come fai ad uscirtene con una cosa del genere in un momento in cui c’è gente che si uccide perché non ha lavoro? Si dice: ma per una questione di giustizia! Siccome i dipendenti privati sono licenziabili, lo siano anche i pubblici. E invece dovrebbe proprio dire l’esatto contrario la Fornero: ed ora cerchiamo di non licenziare più nessuno. Si licenzia – ma questo è già previsto, sia nel privato che nel pubblico – solo in palese violazione della legge e per reati conclamati e accertati. La Fornero farebbe bene a contare almeno fino a cinque prima di dire qualche altra minchiata.
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Intanto Monti sparisce dai titoli di apertura dei quotidiani. Oggi, domenica, 27 maggio solo “La Gazzetta del Mezzogiorno” lascia aperta una finestra sulla politica del governo. Gli altri si defilano su altri argomenti, la questione del Papa, la strage di bambini in Siria, qualche commento alla questione dei partiti e delle alleanze, uno diverso dall’altro. Il che prova che tutti cercano di eludere uno stesso argomento, quello di Monti e del suo governo. I quotidiani aprono con questi titoli: La strage dei bambini. L’Onu accusa Assad (Corriere della Sera), Siria, Onu sotto choc “L’esercito ha ucciso trentadue bambini” (La Stampa), Daccò, tutte le accuse a Formigoni (le Repubblica), Paghetta a vita per Bossi (Libero), Occhio PdL, Bersani bluffa (il Giornale), Le prove contro il corvo (Il Messaggero), La ribellione del Papa (L’Unità), Fisco, Monti assolve il Nord (La Gazzetta del Mezzogiorno). Come si diceva, ad eccezione della “Gazzetta”, gli altri ignorano Monti. Sulla prima pagina del “Corriere della Sera”: su dieci titoli, per Monti e governo zero. Questa è l’informazione in Italia.

domenica 20 maggio 2012

Monti e l'ira di Dio

La settimana, iniziata con notizie “orribili”: il debito pubblico sale a circa due miliardi di euro, lo spread è a 430 punti (lunedì, 14 maggio), si è chiusa con fatti tremendi: l’attentato di Brindisi (sabato, 19 maggio) e il terremoto in Emilia (domenica, 20 maggio). E’ il caso di dire che ora anche Dio se la prende con l’Italia.
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Di fronte al susseguirsi di fatti naturali e non, la cura Monti è inefficace. Se era stato chiamato per l’emergenza economica, è evidente che la situazione è peggiorata. Dire che sarebbe stato meglio votare non ha senso. Tutto scorre nella vita e non ci sono ritorni. Gli occhi stanno sotto la fronte per guardare avanti, se no starebbero sotto la nuca! Perciò è necessario chiedersi leninisticamente “che fare?”. Napolitano incoraggia. Monti, in pubblico, fa lo stesso; ma in privato non sa che pesci pigliare. Intanto le entrate tributarie fanno registrare un calo di quasi il 4 % rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Come dire: si continua a spendere più o meno lo stesso, ma si incassa assai di meno.
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Romano Prodi, l’altra faccia della tecnica politica italiana, un altro professore prestato alla politica, una ricetta ce l’ha. Sul suo domenicale del 13 maggio, L’errore tedesco frena l’Europa, ha detto testualmente: «di fronte alla dimensione e alla velocità d’azione della finanza internazionale gli Stati nazionali hanno semplicemente perso grande parte della propria sovranità. Le regole e i comportamenti vengono imposti da operatori onnipotenti e anonimi che agiscono con una forza tale che nessuno Stato nazionale, eccetto Stati Uniti e Cina, può ad essi resistere. […]. I sacrifici vengono imposti ai popoli non dai loro governanti ma da pochi e irresponsabili attori esterni ai quali i governi nazionali non hanno alcuna possibilità di resistere». E conclude: «Per i Paesi europei una possibilità tuttavia esiste ed è quella di mettere in comune una quota crescente di questa sovranità in modo da costruire una forza e una dimensione paragonabile a quella della Cina o degli Stati Uniti. Solo cedendo sovranità potremo acquistare sovranità e trarre vantaggio di essere ancora, se uniti, la maggiore potenza economica del mondo. Più degli Stati Uniti e più della Cina. In questo caso nessuno oserà più attaccare la nostra sovranità condivisa». Insomma dobbiamo diventare i SUE (Stati Uniti d’Europa) o gli USE (United States of Europa). Ma l’Europa, dopo l’Impero Romano e il Sacro Romano Impero e il tentativo nazifascista di unificazione, è solo un’espressione geografica, ed ogni suo membro si compiace della propria sovranità. Il nazifascismo è stato sconfitto anche per conservare queste singole sovranità. Noi non siamo figli di nessuno, come gli Stati Uniti d’America, né siamo sotto il pugno fermo e duro di una dittatura come in Cina. Mi pare inutile accademia parlare di Stati Uniti d’Europa; a meno che non si voglia mettere i popoli europei sotto una dittatura edulcorata da formule politico-alchemiche, di cui siamo maestri.
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Ma diamo a Monti quel che è di Monti. Quanno cce vo’ cce vo’, dicono a Roma. Il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama ha invitato Monti (martedì, 15 maggio) a introdurre la sessione economica del G 8 che si terrà a Camp David. Un riconoscimento che sancisce l’alta considerazione di cui gode Monti in campo internazionale. Ma siamo figli di Machiavelli e Marx e allora pensiamo anche che, in piena campagna elettorale presidenziale in America, Obama così tenta di catturare i consensi degli italiani di quel Paese, che hanno dimostrato di essere molto sensibili a questo genere di attenzioni e di essere anche determinanti nella corsa alla Casa Bianca. Bravo Obama per Monti; meno bravo per i matrimoni gay.
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Il governo Monti perde un altro pezzo: è il sottosegretario alla giustizia Andrea Zoppini, inquisito dalla Procura di Verbania per concorso in frode fiscale e dichiarazione fraudolenta per fatti risalenti a qualche anno fa quando lo Zoppini era un consulente di alcuni imprenditori piemontesi. Li avrebbe assistiti a realizzare una frode fiscale transnazionale in cambio di soldi in nero su conti esteri. Zoppini non ha voluto ascoltare il suggerimento del Ministro di Giustizia Severino a rimanere e si è dimesso. E’ il secondo pezzo che il governo Monti perde. Il primo fu il sottosegretario Carlo Malinconico, che si dovette dimettere per le vacanze che gli aveva spesato il costruttore edile Vincenzo Piscitelli, quello che la notte del terremoto a L’Aquila se la ridacchiava pregustando gli affari che avrebbe fatto col disastroso sisma. Poco male, comunque, in fondo ministri e sottosegretari del governo Monti altro non sono che pezzi di ricambio. Gli italiani sperano di poter avere quanto prima una bella macchina nuova e originale. Un post scriptum sulla Severino: un po’ più sfacciata di Zoppini, che si è dimesso senz’altro.
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Al G 8 di Camp David Monti ha detto che l’Italia ha le carte in regola. Mi ricordo di quando facevo il commissario agli Esami di Stato e tutte le volte il Presidente della Commissione iniziava così il discorso d’insediamento: “Colleghi, mi raccomando, le carte devono essere in regola; sul resto possiamo fare quello che vogliamo”. Una volta mi venne di replicare: “Presidente, e non è meglio se anche quello che facciamo è in regola?”. E quello: “Professore, non incominciamo a fare polemiche!”. Le carte! Come se fossero tutto nella vita delle persone come delle nazioni! Che significa, poi, carte in regola nell’odierna congiuntura economica e finanziaria? Qui in concreto tutto va a carte quarantotto – ancora una volta le carte! – e noi ci si accontenta di averle formalmente in regola. Stiamo assistendo allo sfascio dell’Europa, al fallimento di una politica ultradecennale, non c’è cittadino eurizzato, ad eccezione forse del tedesco, che non tema di perdere quello che ha e di non poter avere quello di cui ha bisogno, e Monti si compiace di mettere un coperchio sopra con su scritto: “le carte sono in regola”.
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Intanto nel Paese e intorno al Paese è tutto un esplodere di violenze, gravissime, e di fatti mortificanti. Segno che questo governo non è all’altezza del compito. Tornano i terroristi, che sparano e minacciano. Le agenzie e gli agenti di Equitalia sono oggetto di continui attacchi da parte di terroristi. La Sacra Corona Unita, nell’anniversario della strage di Capaci, ha fatto esplodere una bomba nei pressi di un istituto professionale a Brindisi, in cui è morta una ragazza di 16 anni di Mesagne, Melissa Bassi, e ferito una decina di altre ragazze. In India si accusano due nostri militari di omicidio e di associazione a delinquere. Pazzesco! Dei militari accusati nell’esercizio delle loro funzioni! Nel Ferrarese, alle 4,00 di domenica, un terremoto di magnitudo 6 della Scala Richter fa morti ed una serie consistente di danni. Signore, pieta!

domenica 13 maggio 2012

Monti: tutti a favore, tutti contro

Appena appresi i risultati elettorali del 6-7 maggio, con l’ondata comico-burlesca di Beppe Grillo, Monti ha fatto emettere da Palazzo Chigi un comunicato, per far sapere che “per la sua natura, questo governo non commenta i risultati elettorali”. Un avvertimento, in verità, come a dire non chiedeteci di commentare. Il silenzio ostentato e non richiesto nasconde l’imbarazzo di fronte ad una sonora bastonatura. Monti sa benissimo, come lo sa Napolitano, che il giudizio dell’elettorato contro la classe politica, sia pure con differenziazioni locali, è in buona sostanza contro la situazione nel suo complesso, che coinvolge sia la scelta di Napolitano a chiamare Monti, sia le scelte di Monti a scaricare sugli italiani più poveri il conto delle difficoltà finanziarie del Paese. Ovviamente, come fa dal novembre dell’anno scorso, il “Corriere della Sera” è corso in soccorso di Monti. Massimo Franco ha chiuso il suo fondo del day after, martedì, 8 maggio, con una “minaccia”: «Da ieri […] l’impressione è che anche Monti sia più solo. Da scudo dei partiti, rischia di diventarne il bersaglio. Ma non è detto che la classe politica si risollevi picconando il governo dei tecnici. Anzi, potrebbe distruggere il suo ultimo alibi». Si continua a spaventare la gente, mentre pare che la gente preferisca saltimbanchi e cantimbanchi a qualsiasi ipotesi di politica seria.
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In Francia Sarkozy è stato battuto da Hollande, la destra ha ceduto alla sinistra dopo diciassette anni. Ma, a quanto pare, per noi non cambia nulla. Hollande ha detto che il primo capo del governo che vuole incontrare è la tedesca Merkel; e questa ha detto che non vede l’ora di incontrare Hollande. Il nostro Monti continuerà a guardare. La Grecia probabilmente tornerà a votare; la situazione in quel paese è disgregatissima, mentre una formazione battezzata subito neonazista, “Alba dorata”, ha avuto un successone, portando alcuni deputati in Parlamento. La differenza tra noi e gli altri si vede anche in queste cose. Gli italiani protestano col turpiloquio di Beppe Grillo, i francesi lo fanno con Marine Le Pen, i greci con “Alba dorata”. Mentre gli altri sono seri e, sia pure discutibilmente, si affidano ad un’alternativa, noi la mettiamo sulla sguaiatezza e sulla chiacchiera fine a se stessa. “Meglio lui [Grillo]che i nazisti greci” dice Antonio Polito (Corsera, 9 maggio). Bontà sua che si compiace dell’eterna commedia dell’arte italiana, che trasforma in spettacolo anche le tragedie più gravi. Forse non forse, invece, sarebbe proprio ora che anche qui da noi si sentisse l’urlo di Achille lanciato dai suoi accampamenti su un campo di debosciati e degenerati in rotta.
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41 parlamentari del PdL hanno firmato un documento per dare un ultimatum a Monti: “Spieghi cosa intendeva dire con conseguenze umane della crisi e smentisca di aver fatto riferimento a Berlusconi quando ha detto che la colpa della crisi è dei governi precedenti”. Monti ha risposto senza smentire e senza ribadire: “il governo Berlusconi ha fatto tanto, ma doveva fare di più”. Non per nulla è un professore. Così in genere rispondono i professori ai genitori degli alunni negli incontri periodici scuola-famiglia: il ragazzo ha buone capacità che non sempre impiega al meglio, va bene ma potrebbe fare di più. Nel governo c’è chi suggerisce di non rispondere alle provocazioni dei politici e della stampa avversa. Ma Monti, abituato ai corteggiamenti e agli elogi, non riesce a nascondere il suo disappunto quando riceve critiche. Ma non è solo questione di temperamento. Monti incomincia a rendersi conto di aver fallito. Lo scudo che gli offre la stampa amica, come il “Corriere della Sera”, lo rende ancor più nervoso perché capisce di non rappresentare la nazione nella sua interezza, ma una parte di essa, quella dei poteri forti, che quanto più sono negati tanto più sono presenti e attivi. Il trionfo di un guitto, come Beppe Grillo, lo mortifica, sapendo che la gente glielo sbatte in faccia come alternativa.
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Ma ad ogni azione contro Monti risponde una a favore uguale e contraria. Ai riottosi del PdL risponde Casini, il quale ha liquidato il Terzo Polo, come si liquida uno yogurt scaduto, e punta ora sul PdL, nella speranza di tenerlo buono nella prospettiva-lusinga di un suo ritorno per il contenitore dei moderati, di cui parla pure Berlusconi. Cosa non si fa per Monti! Ma Berlusconi, quando sente parlare di Casini, gli tornano i bollenti spiriti. La situazione di oggi presenta, sia pure in forme diverse, quell’agonia di Berlusconi tra l’estate e l’autunno del 2011, che l’avrebbe portato alle dimissioni guidate. Si va avanti tra promesse e preoccupazioni, momenti di ottimismo ed altri di scoglionamento. Ora Monti ha scritto una lettera a Napolitano per infondergli coraggio. Ma coraggio, a chi? Se Monti ha bisogno lui di averne! Si dice che il destinatario della lettera non è Napolitano, ma i mercati e l’Europa. Può essere. E’ certo, però, che difficilmente la situazione potrà reggere oltre l’estate. Berlusconi ha detto che il suo partito voterà "ciò che ci convince" dopo aver detto che alcune cose di questo governo non convincono. In politichese significa che presto Monti “proverà sì come sa di sale lo pane altrui”. Una volta ci si salvava coi governi balneari di Giovanni Leone. Oggi, neppure quelli!
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Il messaggio più inquietante a Monti viene però dalla rivendicazione dell’attentato al tecnico dell’Ansaldo di Genova Roberto Adinolfi da parte della Fai, una formazione anarchica. Giuliano Ferrara dixit. Nel messaggio è scritto perché la scelta dell’obbiettivo da colpire è caduta sul tecnico genovese: si è voluto colpire appunto simbolicamente chi oggi governa l’Italia, un tecnico. Uno, ovviamente, che è per il nucleare, come dire due piccioni con una fava. Anche a Napoli, messaggi per Monti: dei manifestanti contro Equitalia sono stati affrontati dalla polizia in assetto antisommossa. In Italia la tensione cresce; è l’unica cosa che cresce, purtroppo!
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Intanto sul web circola un documento: “Ecco il perché non credo in Mario Monti”. Alcune perle: Giovanni Monti, figlio del Premier, dopo essere stato alla Parmalat, oggi è vice-presidente della Morgan Stanley, la banca a cui Monti avrebbe liquidato due miliardi e mezzo di titoli derivati del tesoro; se uno vuole accendere un mutuo casa, se è un deputato o senatore le banche gli offrono un tasso del 1,57 %, se è un comune cittadino del 4,57 %; in Italia su una popolazione di 60 milioni di abitanti ci sono 630 deputati e 315 senatori, negli Usa, con una popolazione di 300 milioni di abitanti ci sono 435 deputati e 100 senatori; il sottosegretario ai rapporti col Parlamento Antonio Malaschini percepirebbe una pensione di 519.000 euro, che sommati ai 190.000 di compenso arriva a percepire 709.000 euro all’anno, 59.083 al mese; Antonio Mastropasqua, presidente Inps avrebbe 1.200.000 euro all’anno di reddito; il Quirinale costerebbe il doppio dell’Eliseo (sede del Presidente francese) e sei volte la Corona d’Inghilterra: 228 milioni all’anno; i servizi di pulizia della Camera dei Deputati per il 2011 sarebbero costati 7.050.000 euro, pari a 19.315 euro al giorno; in Germania, che ha una rete autostradale doppia rispetto all’Italia, l’autostrada non costa niente, in Italia costa un pedaggio salato a seconda dei tratti; dal 1° aprile l’energia elettrica in Italia è aumentata del 5,80 %, il gas dell’1,80 %; l’Ambasciatore a Berlino Michele Valenzise prenderebbe uno stipendio di 240.000 euro l’anno, la Cancelliera Angela Merkel di 108.000 euro; Antonio Manganelli, Capo della Polizia di Stato avrebbe un reddito di 620.000 euro all’anno, il suo omologo negli Usa un reddito di 113.460 euro. E poi dicono che uno si butta a sinistra, pardon a Beppe Grillo.

domenica 6 maggio 2012

Monti unguibus et rostris

Dopo il Consiglio dei Ministri di lunedì, 30 aprile, durato sei ore, Monti ha tenuto una conferenza stampa, in cui ha sfoderato contro i suoi “amici-hostes” della sua cosiddetta maggioranza una grinta tipica del timido-impacciato, che, quando si trova in gravi difficoltà, finisce per dare in escandescenze. Fredde, nel caso di Monti. A proposito di Alfano, il quale aveva affermato che gli imprenditori in credito con lo Stato potevano non pagare le tasse fino alla compensazione dei crediti, ha detto “con sdegno” che chi si propone per governare il Paese non può invitare i cittadini a non pagare le tasse. Ma è andata proprio così? Monti si è comportato da politico scorretto, sapendo di essere scorretto. La situazione in Italia è paradossale: se un cittadino deve versare allo Stato lo deve fare entro e non oltre una certa indicata data: Equitalia è alle viste! Se è lo Stato che deve rimborsare il cittadino non c’è nessuna data che tenga: il cittadino deve aspettare anni. L’asimmetria è intollerabile. E lo è per lo stesso ragionamento di Monti. Il quale dice: se un certo ammontare di danaro preventivato per le casse dello Stato non entra nei termini stabiliti lo Stato non può far fronte ai suoi compiti e va a fallimento. Bene! E se il danaro preventivato non entra nelle casse di un’azienda privata non accade forse la stessa cosa? Alcuni imprenditori del Nord Est si sono tolti la vita perché le loro aziende in credito nei confronti di enti pubblici non hanno incassato il dovuto, che serviva per pagare gli operai, comprare la materia prima, soddisfare tutte le esigenze dell’azienda. Dunque, cosa ha detto di grave Alfano? Ha ribadito un concetto che in uno Stato di diritto è basilare: i cittadini stanno di fronte allo Stato come lo Stato sta di fronte ai cittadini. In Italia siamo in presenza di uno Stato che esige i soldi delle tasse manu militari, i cittadini non riescono ad esigere i soldi e si suicidano.
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Ha detto Monti che l’Imu, la famigerata patrimoniale diffusa perfino a morti e a moribondi di fame in possesso di una casa, l’aveva già decisa il governo Berlusconi, a cui va interamente attribuita la colpa. Bugia! L’Imu, approvata dal governo Berlusconi, non riguardava la prima casa. L’esosità della tassa – dice Monti – è dovuta al fatto che il governo Berlusconi aveva abolito l’Ici, la vecchia tassa sulla casa: “Ora con l’Imu dobbiamo recuperare tre anni di Ici non versata”. A suo pensamento l’Ici non andava abolita. Si può essere d’accordo con lui. Ma chi ha responsabilità politiche non può pensarla come uno scelto dal Signore e posto lì a comandare. In Italia siamo passati da un pres-unto dal Signore del cielo, come Berlusconi, ad un unto dal Signore della terra, come Monti. Il politico si rivolge ai cittadini, ai quali chiede il consenso sulla base del suo operato. Si riconosca al vituperatissimo Berlusconi il tentativo di andare incontro ai cittadini alleggerendoli di una tassa, come l’Ici, che, a prescindere dalle contingenze finanziarie dell’ente pubblico, appare ingiusta e si configura come un vero e proprio affitto che il proprietario di una casa paga al proprietario dei proprietari che è lo Stato, dopo aver pagato un fottìo di tasse per costruirsela.
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Monti attacca la politica esattamente come l’attacca Beppe Grillo, ma con più efficacia. La sua sortita alla conferenza stampa di lunedì, 30 aprile, lo dimostra. Nel PdL si chiedono se per caso Monti non voglia rompere. Sfida i politici a suggerire una diversa patrimoniale. Dice che tutto quello che il governo ha fatto in questi mesi i politici lo possono cancellare quando vogliono, mettendo un po’ le mani avanti e chiedendo di fatto l’intervento del Presidente della Repubblica. Che non si è fatto attendere. Un comportamento, il suo, irritato ed irritante. Il bersaglio favorito il PdL, che in questi ultimi tempi ha dimostrato di avere i maggiori problemi col suo elettorato. Monti non ha capito che i politici hanno esigenze elettorali e che alle parole che essi dicono occorre fare la tara per trovare il peso netto, che non è certamente quello da lui trovato. Ma davvero Monti non capisce certe cose? In politica non ci sono fessi. Le capisce perfettamente. E’ che in lui emerge la spocchia del professore che è convinto di essere onesto e di sapere, mentre i politici sono ignoranti e disonesti per definizione. Le sue conoscenze del politico sono ferme a Catone: “vir bonus dicendi peritus”.
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Ma il Consiglio dei Ministri del 30 aprile rimarrà alla storia per una stranezza tutta italiana: un’anomalia in soccorso di un’altra anomalia: i tecnici, che già erano esterni al mondo della politica, non bastano più, ne vengono nominati altri tre; si commissariano i commissari. Se è vero che la nomina dei tecnici al governo è stata la conseguenza del fallimento del governo politico (Berlusconi), è bensì vero che la nomina di un comitato di tre tecnici, ancor più esterni (Bondi, Amato, Giavazzi), con ampi poteri d’intervento, è l’ammissione che il governo tecnico ha fallito. La frittata la si può rigirare come si vuole, il risultato non cambia. Ma anche qui c’è una ragione: Monti si costruisce una prospettiva politica e chiama degli “esternissimi” a fare quel lavoro “sporco” e difficile che i già tecnici esterni non vogliono o non sanno fare. Intanto chi sono i supertecnici? Uno è Enrico Bondi, quello che fu chiamato a sistemare le spese della Montedison e poi della Parmalat, che rischiavano di morire per obesità da spese inutili o superflue, a cui è stato affidato il compito della spending review, ossia della revisione delle spese, insomma tagli alla spesa pubblica. Una vecchia e buona conoscenza, che si spera non fallisca. L’altro è Giuliano Amato, il nuovo “rieccolo” della politica italiana (l’altro era Fanfani), a cui è stato affidato il compito di rivedere e sistemare il finanziamento dei partiti e dei sindacati. Una vecchia ma non cara conoscenza: il “topo” di tutti i formaggi, un socialista che coi socialisti ha condiviso i benefici delle malefatte ma non le conseguenze delle stesse, e da trent’anni salta da una poltrona all’altra come se fosse appena appena caduto da un altro pianeta. Si spera che conoscendo la materia finalmente si riscatti davanti agli italiani. Il terzo è Francesco Giavazzi, cha da anni pontifica dalle colonne del “Corriere della Sera”, a cui è stato affidato il compito di riordinare la materia degli incentivi pubblici alle imprese. Si spera che dopo tanto dire riesca finalmente a fare. Sono tre manager che allo Stato non costeranno nulla – Bondi ha insistito a non volere nulla, così dice Monti – ma che è di tutta evidenza che, al di là di quel che riusciranno a fare, costituiscono un paradosso in un Paese in cui ormai si passa da paradosso (governo tecnico) a paradosso (governo supertecnico). Ci sarà un governo oltre-super-tecnico? Il governo Monti, già "anfibio" per definizione di Giovanni Sartori, ora coi nuovi tecnici, come definirlo?
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E la minchiata non poteva mancare! Ecco i paratecnici! Monti si è rivolto ai cittadini per invitarli a denunciare gli sprechi, facendo distribuire degli stampati. Roba da matti. Alfredo Mantovano, già magistrato e sottosegretario bel governo Berlusconi ha dichiarato sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” di sabato, 5 maggio maggio, che qualcuno rischia dì incorrere nel reato di calunnia. L’iniziativa ha davvero dell’incredibile, da dilettanti allo sbaraglio. Una sorta di fai da te del cittadino finanziere. Il ridicolo è dietro l’angolo, e non solo il ridicolo. E se lo spreco fosse proprio lui, lui – dico – Monti? Gli italiani – si sa – sono esperti di fescennini e di atellane. Dopo tanti tecnici e supertecnici, il salvatore della patria non ce la fa e allora chiama altri tecnici, ma continua a non farcela e allora si rivolge ai cittadini. Ehhh, ma allora, non si finisce più! Delle due l’una: o la vuole mettere sulla farsa o vuole crearsi un alibi. E tanto per stare alla prima che ho detto, Giavazzi, uno dei suoi supertecnici, ha scritto sul “Corriere della Sera” di giovedì, 3 maggio, che il governo continua a non capire la storia. “Il Presidente del Consiglio ripete che non si può escludere un aumento dell’Iva – scrive insieme col suo sodale Alesina – Non ci siamo proprio”. La verità è che dopo tante imitazioni dei nostri politici da parte dei comici, ora sono i comici ad essere imitati dai politici. Dalla satira politica alla politica satirica. Ma qui, purtroppo, incombe la tragedia!