domenica 13 maggio 2012

Monti: tutti a favore, tutti contro

Appena appresi i risultati elettorali del 6-7 maggio, con l’ondata comico-burlesca di Beppe Grillo, Monti ha fatto emettere da Palazzo Chigi un comunicato, per far sapere che “per la sua natura, questo governo non commenta i risultati elettorali”. Un avvertimento, in verità, come a dire non chiedeteci di commentare. Il silenzio ostentato e non richiesto nasconde l’imbarazzo di fronte ad una sonora bastonatura. Monti sa benissimo, come lo sa Napolitano, che il giudizio dell’elettorato contro la classe politica, sia pure con differenziazioni locali, è in buona sostanza contro la situazione nel suo complesso, che coinvolge sia la scelta di Napolitano a chiamare Monti, sia le scelte di Monti a scaricare sugli italiani più poveri il conto delle difficoltà finanziarie del Paese. Ovviamente, come fa dal novembre dell’anno scorso, il “Corriere della Sera” è corso in soccorso di Monti. Massimo Franco ha chiuso il suo fondo del day after, martedì, 8 maggio, con una “minaccia”: «Da ieri […] l’impressione è che anche Monti sia più solo. Da scudo dei partiti, rischia di diventarne il bersaglio. Ma non è detto che la classe politica si risollevi picconando il governo dei tecnici. Anzi, potrebbe distruggere il suo ultimo alibi». Si continua a spaventare la gente, mentre pare che la gente preferisca saltimbanchi e cantimbanchi a qualsiasi ipotesi di politica seria.
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In Francia Sarkozy è stato battuto da Hollande, la destra ha ceduto alla sinistra dopo diciassette anni. Ma, a quanto pare, per noi non cambia nulla. Hollande ha detto che il primo capo del governo che vuole incontrare è la tedesca Merkel; e questa ha detto che non vede l’ora di incontrare Hollande. Il nostro Monti continuerà a guardare. La Grecia probabilmente tornerà a votare; la situazione in quel paese è disgregatissima, mentre una formazione battezzata subito neonazista, “Alba dorata”, ha avuto un successone, portando alcuni deputati in Parlamento. La differenza tra noi e gli altri si vede anche in queste cose. Gli italiani protestano col turpiloquio di Beppe Grillo, i francesi lo fanno con Marine Le Pen, i greci con “Alba dorata”. Mentre gli altri sono seri e, sia pure discutibilmente, si affidano ad un’alternativa, noi la mettiamo sulla sguaiatezza e sulla chiacchiera fine a se stessa. “Meglio lui [Grillo]che i nazisti greci” dice Antonio Polito (Corsera, 9 maggio). Bontà sua che si compiace dell’eterna commedia dell’arte italiana, che trasforma in spettacolo anche le tragedie più gravi. Forse non forse, invece, sarebbe proprio ora che anche qui da noi si sentisse l’urlo di Achille lanciato dai suoi accampamenti su un campo di debosciati e degenerati in rotta.
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41 parlamentari del PdL hanno firmato un documento per dare un ultimatum a Monti: “Spieghi cosa intendeva dire con conseguenze umane della crisi e smentisca di aver fatto riferimento a Berlusconi quando ha detto che la colpa della crisi è dei governi precedenti”. Monti ha risposto senza smentire e senza ribadire: “il governo Berlusconi ha fatto tanto, ma doveva fare di più”. Non per nulla è un professore. Così in genere rispondono i professori ai genitori degli alunni negli incontri periodici scuola-famiglia: il ragazzo ha buone capacità che non sempre impiega al meglio, va bene ma potrebbe fare di più. Nel governo c’è chi suggerisce di non rispondere alle provocazioni dei politici e della stampa avversa. Ma Monti, abituato ai corteggiamenti e agli elogi, non riesce a nascondere il suo disappunto quando riceve critiche. Ma non è solo questione di temperamento. Monti incomincia a rendersi conto di aver fallito. Lo scudo che gli offre la stampa amica, come il “Corriere della Sera”, lo rende ancor più nervoso perché capisce di non rappresentare la nazione nella sua interezza, ma una parte di essa, quella dei poteri forti, che quanto più sono negati tanto più sono presenti e attivi. Il trionfo di un guitto, come Beppe Grillo, lo mortifica, sapendo che la gente glielo sbatte in faccia come alternativa.
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Ma ad ogni azione contro Monti risponde una a favore uguale e contraria. Ai riottosi del PdL risponde Casini, il quale ha liquidato il Terzo Polo, come si liquida uno yogurt scaduto, e punta ora sul PdL, nella speranza di tenerlo buono nella prospettiva-lusinga di un suo ritorno per il contenitore dei moderati, di cui parla pure Berlusconi. Cosa non si fa per Monti! Ma Berlusconi, quando sente parlare di Casini, gli tornano i bollenti spiriti. La situazione di oggi presenta, sia pure in forme diverse, quell’agonia di Berlusconi tra l’estate e l’autunno del 2011, che l’avrebbe portato alle dimissioni guidate. Si va avanti tra promesse e preoccupazioni, momenti di ottimismo ed altri di scoglionamento. Ora Monti ha scritto una lettera a Napolitano per infondergli coraggio. Ma coraggio, a chi? Se Monti ha bisogno lui di averne! Si dice che il destinatario della lettera non è Napolitano, ma i mercati e l’Europa. Può essere. E’ certo, però, che difficilmente la situazione potrà reggere oltre l’estate. Berlusconi ha detto che il suo partito voterà "ciò che ci convince" dopo aver detto che alcune cose di questo governo non convincono. In politichese significa che presto Monti “proverà sì come sa di sale lo pane altrui”. Una volta ci si salvava coi governi balneari di Giovanni Leone. Oggi, neppure quelli!
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Il messaggio più inquietante a Monti viene però dalla rivendicazione dell’attentato al tecnico dell’Ansaldo di Genova Roberto Adinolfi da parte della Fai, una formazione anarchica. Giuliano Ferrara dixit. Nel messaggio è scritto perché la scelta dell’obbiettivo da colpire è caduta sul tecnico genovese: si è voluto colpire appunto simbolicamente chi oggi governa l’Italia, un tecnico. Uno, ovviamente, che è per il nucleare, come dire due piccioni con una fava. Anche a Napoli, messaggi per Monti: dei manifestanti contro Equitalia sono stati affrontati dalla polizia in assetto antisommossa. In Italia la tensione cresce; è l’unica cosa che cresce, purtroppo!
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Intanto sul web circola un documento: “Ecco il perché non credo in Mario Monti”. Alcune perle: Giovanni Monti, figlio del Premier, dopo essere stato alla Parmalat, oggi è vice-presidente della Morgan Stanley, la banca a cui Monti avrebbe liquidato due miliardi e mezzo di titoli derivati del tesoro; se uno vuole accendere un mutuo casa, se è un deputato o senatore le banche gli offrono un tasso del 1,57 %, se è un comune cittadino del 4,57 %; in Italia su una popolazione di 60 milioni di abitanti ci sono 630 deputati e 315 senatori, negli Usa, con una popolazione di 300 milioni di abitanti ci sono 435 deputati e 100 senatori; il sottosegretario ai rapporti col Parlamento Antonio Malaschini percepirebbe una pensione di 519.000 euro, che sommati ai 190.000 di compenso arriva a percepire 709.000 euro all’anno, 59.083 al mese; Antonio Mastropasqua, presidente Inps avrebbe 1.200.000 euro all’anno di reddito; il Quirinale costerebbe il doppio dell’Eliseo (sede del Presidente francese) e sei volte la Corona d’Inghilterra: 228 milioni all’anno; i servizi di pulizia della Camera dei Deputati per il 2011 sarebbero costati 7.050.000 euro, pari a 19.315 euro al giorno; in Germania, che ha una rete autostradale doppia rispetto all’Italia, l’autostrada non costa niente, in Italia costa un pedaggio salato a seconda dei tratti; dal 1° aprile l’energia elettrica in Italia è aumentata del 5,80 %, il gas dell’1,80 %; l’Ambasciatore a Berlino Michele Valenzise prenderebbe uno stipendio di 240.000 euro l’anno, la Cancelliera Angela Merkel di 108.000 euro; Antonio Manganelli, Capo della Polizia di Stato avrebbe un reddito di 620.000 euro all’anno, il suo omologo negli Usa un reddito di 113.460 euro. E poi dicono che uno si butta a sinistra, pardon a Beppe Grillo.

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