venerdì 26 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 33



Lunedì, 11 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 219.070 (+ 802), attuali positivi 83.324 (- 1.518), guariti 105.186 (+ 2.155), deceduti 30.560 (+ 165). In Puglia: attuali positivi 2.669 (- 60), guariti 1.196 (+ 82), deceduti 448 (+ 5). La situazione incomincia a presentare segni più vistosamente positivi anche in Puglia.

Silvia Romano, la ragazza italiana rapita in Kenia, è rientrata ieri in Italia dalla Somalia, dopo 18 mesi di “prigionia”. Lo Stato ha dovuto pagare 5mln di Euro, secondo il Sen. Maurizio Gasparri di Forza Italia. Ma se pure non sono 5mln, è certo che ha dovuto pagare il riscatto. La cosa più straordinaria è che la ragazza si è convertita all’islamismo, si chiama Aisha, veste all’araba e dice di averlo fatto spontaneamente conquistata dal Corano. Ma, a questo punto, non poteva rimanere con gli islamici, visto che è perfino contenta e orgogliosa dell’esperienza fatta? Intorno le ruota il gran mondo di quelli che sono rimasti comunisti ma che si vergognano di dirlo, i quali sono tutti come elettrizzati dal godimento per quanto è avvenuto. Una cosa prodigiosa, che fa passare in secondo ordine la pandemia da Coronavirus. Ma che trovano di prodigioso? La ragazza è stata rapita, lei stessa dice che ha pianto per un mese, che poi è stata trattata bene, che non le hanno mai detto la ragione del rapimento, che le hanno dato tutto quello che chiedeva, tra cui un quaderno per scrivere, che poi le sarebbe stato preso prima di rilasciarla, e una copia del Corano. Sicché noi – e ancora non sappiamo tutto – ci ritroviamo con una rapita, riscattata e convertita. Ma che fortuna sfacciata ha questo cazzo di paese che è l’Italia!   
Ho completato oggi la mia Storia d’Italia in cento sonetti in dialetto, più uno di introduzione. Parte da Albalonga e finisce col Coronavirus, più di tremila anni di storia. L’avevo incominciata nell’aprile-maggio del 2015, ripresa qua e là, poi lasciata dopo circa quaranta sonetti. L’ho ripresa approfittando della clausura. Mi è stato molto difficile portarla a compimento. Non ho più la padronanza di una volta del vocabolario ovvero della memoria. Mentre prima per ogni parola trovavo subito la rima e a volte anche in varietà di scelta, ora non più. Ma sono contento e non so se, avendola portata a compimento cinque anni fa, sarebbe migliore o peggiore di questa di oggi. Almeno questi arresti domiciliari sono serviti a qualcosa. 

Martedì, 12 maggio. Oggi il “Corriere della Sera” non fa il bilancio sull’epidemia. Che significa? Non è più la preoccupazione del giorno? Può darsi. Ieri sera RaiNew24 parlava di cifre che ormai vanno verso una “normalizzazione”, pur con le solite raccomandazioni di riserva.
Dal Bollettino Epidemiologico della Regione Puglia dell’11 maggio sappiamo: il totale dei casi positivi è di 4.327, così distribuiti: 1.420 in provincia di Bari, 381 (Bat), 605 (Brindisi), 1.116 (Foggia), 505 (Lecce), 271 (Taranto). Rispetto al 10 maggio si registrano 14 nuovi casi. Attualmente la situazione dei contagiati è questa: 1,735 a domicilio, 372 ricoverati, 451 deceduti, 1.332 guariti. Sono stati effettuati dall’inizio dell’emergenza 79.737 test. Si è abbassata l’età media dei casi positivi, da 58 anni a 56. Sostanzialmente immutato il rapporto fra uomini e donne, circa il 52 % dei casi riguarda gli uomini.  

Mercoledì, 13 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 221.216, attualmente positivi 81.266, guariti 109.039, deceduti 30.911. In Puglia: attualmente positivi 2.421, guariti 1.460, deceduti 456. Continua il lento decrescere del virus. Il dato nazionale è influenzato negativamente da quello della Lombardia, dove ancora il virus non molla.
Approfitto per portare l’auto dal meccanico per l’annuale servizio. Danilo Schiavano, il tecnico informatico, mi riporta il computer, ha sostituito l’hard-disk. Il vecchio minacciava di farmi perdere dei dati. Meno male. Senza il computer non saprei che fare tutto il giorno.

Come era prevedibile la sceneggiata di Silvia Romano, la ragazza rapita e restituita convertita all’islamismo con uno spot indecoroso, Presidente del Consiglio Conte e Ministro degli Esteri Di Maio a far da padrini, ha scatenato l’ira di chi non condivide la vicenda ab ovo. Non si condivide questa sorta di turismo che è la cooperazione, non si condivide il pagamento del riscatto, non si condivide la conversione, non si condivide l’ostentazione di una triste e squallida vicenda che doveva rimanere coperta dal senso del pudore politico e sociale. Ovvio che accanto a chi grida “impiccatela” c’è chi ipocritamente la esalta e chi meno ipocritamente dice che tutta la materia della cooperazione e delle responsabilità va rivista. Tutti a condannare i cattivi odiatori del web, ma non considerano che a provocarli sono stati gli stessi che hanno voluto dare alla vicenda una dimensione mediatica quanto meno inopportuna. Chi di media ferisce, di media perisce. E questo a prescindere se si è cristiani o mussulmani. Questa pandemia del Coronavirus ci ha insegnato che nella vita nessuno può rivendicare la libertà assoluta e quando questa libertà mette in pericolo quella degli altri si deve fare responsabilmente un passo indietro. Mi spiego: io posso pure sfidare il virus e andarmene in giro senza mascherina, ma devo sapere che così facendo metto a rischio la salute non solo mia ma anche quella degli altri; ed io non ho nessun diritto di farlo. Chi, per pure scelte di vita sue, decide di andare a fare la cooperante in Africa o altrove deve sapere che sta coinvolgendo il proprio Paese e che, in caso di rapimento, coi soldi del riscatto, eventualmente pagati, sta rafforzando il terrorismo e pertanto si rende responsabile di tutte quelle persone che dal terrorismo potrebbero essere colpite. Cooperazione sì, a questo punto, ma coi terroristi!

Ennesimo spot pubblicitario serale del Presidente del Consiglio Conte per il decreto sul rilancio, una spesa di 55 miliardi di euro. Non si capisce per quale motivo si è voluto creare una finestra nel telegiornale di RaiUno quando prima le conferenze stampa dei politici erano annunciate e brevemente commentate come normali notizie di conaca politica. Peraltro Conte continua a fare il venditore pubblico, senza preoccuparsi di mettere opportuno distacco da quello che dice; ma manifesta quella partecipazione entusiasta di chi lancia un prodotto sul mercato. Quel Casalino non gli dice niente?

martedì 23 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 33



Lunedì, 11 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 219.070 (+ 802), attuali positivi 83.324 (- 1.518), guariti 105.186 (+ 2.155), deceduti 30.560 (+ 165). In Puglia: attuali positivi 2.669 (- 60), guariti 1.196 (+ 82), deceduti 448 (+ 5). La situazione incomincia a presentare segni più vistosamente positivi anche in Puglia.

Silvia Romano, la ragazza italiana rapita in Kenia, è rientrata ieri in Italia dalla Somalia, dopo 18 mesi di “prigionia”. Lo Stato ha dovuto pagare 5mln di Euro, secondo il Sen. Maurizio Gasparri di Forza Italia. Ma se pure non sono 5mln, è certo che ha dovuto pagare il riscatto. La cosa più straordinaria è che la ragazza si è convertita all’islamismo, si chiama Aisha, veste all’araba e dice di averlo fatto spontaneamente conquistata dal Corano. Ma, a questo punto, non poteva rimanere con gli islamici, visto che è perfino contenta e orgogliosa dell’esperienza fatta? Intorno le ruota il gran mondo di quelli che sono rimasti comunisti ma che si vergognano di dirlo, i quali sono tutti come elettrizzati dal godimento per quanto è avvenuto. Una cosa prodigiosa, che fa passare in secondo ordine la pandemia da Coronavirus. Ma che trovano di prodigioso? La ragazza è stata rapita, lei stessa dice che ha pianto per un mese, che poi è stata trattata bene, che non le hanno mai detto la ragione del rapimento, che le hanno dato tutto quello che chiedeva, tra cui un quaderno per scrivere, che poi le sarebbe stato preso prima di rilasciarla, e una copia del Corano. Sicché noi – e ancora non sappiamo tutto – ci ritroviamo con una rapita, riscattata e convertita. Ma che fortuna sfacciata ha questo cazzo di paese che è l’Italia!    

Ho completato oggi la mia Storia d’Italia in cento sonetti in dialetto, più uno di introduzione. 101, un numero palindromo. Parte da Albalonga e finisce col Coronavirus, più di tremila anni di storia. L’avevo incominciata nell’aprile-maggio del 2015, ripresa qua e là, poi lasciata dopo circa quaranta sonetti. L’ho ripresa approfittando della clausura. Mi è stato molto difficile portarla a compimento. Non ho più la padronanza di una volta del vocabolario ovvero della memoria. Mentre prima per ogni parola trovavo subito la rima e a volte anche in varietà di scelta, ora non più. Ma sono contento e non so se, avendola portata a compimento cinque anni fa, sarebbe migliore o peggiore di questa di oggi. Almeno questi arresti domiciliari sono serviti a qualcosa!

Martedì, 12 maggio. Oggi il “Corriere della Sera” non fa il bilancio sull’epidemia. Che significa? Non è più la preoccupazione del giorno? Può darsi. Ieri sera RaiNew24 parlava di cifre che ormai vanno verso una “normalizzazione”, pur con le solite raccomandazioni di riserva.
Dal Bollettino Epidemiologico della Regione Puglia dell’11 maggio sappiamo: il totale dei casi positivi è di 4.327, così distribuiti: 1.420 in provincia di Bari, 381 (Bat), 605 (Brindisi), 1.116 (Foggia), 505 (Lecce), 271 (Taranto). Rispetto al 10 maggio si registrano 14 nuovi casi. Attualmente la situazione dei contagiati è questa: 1,735 a domicilio, 372 ricoverati, 451 deceduti, 1.332 guariti. Sono stati effettuati dall’inizio dell’emergenza 79.737 test. Si è abbassata l’età media dei casi positivi, da 58 anni a 56. Sostanzialmente immutato il rapporto fra uomini e donne, circa il 52 % dei casi riguarda gli uomini.  

Mercoledì, 13 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 221.216, attualmente positivi 81.266, guariti 109.039, deceduti 30.911. In Puglia: attualmente positivi 2.421, guariti 1.460, deceduti 456. Continua il lento decrescere del virus. Il dato nazionale è influenzato negativamente da quello della Lombardia, dove ancora il virus non molla.

Approfitto per portare l’auto dal meccanico per l’annuale servizio. Danilo Schiavano, il tecnico informatico, mi riporta il computer, ha sostituito l’hard-disk. Il vecchio minacciava di farmi perdere dei dati. Meno male. Senza il computer non saprei che fare tutto il giorno.

Come era prevedibile la sceneggiata di Silvia Romano, la ragazza rapita e restituita convertita all’islamismo con uno spot indecoroso, Presidente del Consiglio Conte e Ministro degli Esteri Di Maio a far da padrini, ha scatenato l’ira di chi non condivide la vicenda ab ovo. Non si condivide questa sorta di turismo che è la cooperazione, non si condivide il pagamento del riscatto, non si condivide la conversione, non si condivide l’ostentazione di una triste e squallida vicenda che doveva rimanere coperta dal senso del pudore politico e sociale. Ovvio che accanto a chi grida “impiccatela” c’è chi ipocritamente la esalta e chi meno ipocritamente dice che tutta la materia della cooperazione e delle responsabilità va rivista. Tutti a condannare i cattivi odiatori del web, ma non considerano che a provocarli sono stati gli stessi che hanno voluto dare alla vicenda una dimensione mediatica quanto meno inopportuna. Chi di media ferisce, di media perisce. E questo a prescindere se si è cristiani o mussulmani. Questa pandemia del Coronavirus ci ha insegnato che nella vita nessuno può rivendicare la libertà assoluta e quando questa libertà mette in pericolo quella degli altri si deve fare responsabilmente un passo indietro. Mi spiego: io posso pure sfidare il virus e andarmene in giro senza mascherina, ma devo sapere che così facendo metto a rischio la salute non solo mia ma anche quella degli altri; ed io non ho nessun diritto di farlo. Chi, per pure scelte di vita sue, decide di andare a fare la cooperante in Africa o altrove deve sapere che sta coinvolgendo il proprio Paese e che, in caso di rapimento, coi soldi del riscatto, eventualmente pagati, sta rafforzando il terrorismo e pertanto si rende responsabile di tutte quelle persone che dal terrorismo potrebbero essere colpite. Cooperazione sì, a questo punto, ma coi terroristi!

Ennesimo spot pubblicitario serale del Presidente del Consiglio Conte per il decreto sul rilancio, una spesa di 55 miliardi di euro. Non si capisce per quale motivo si è voluto creare una finestra nel telegiornale di RaiUno quando prima le conferenze stampa dei politici erano annunciate e brevemente commentate come normali notizie di conaca politica. Peraltro Conte continua a fare il venditore pubblico, senza preoccuparsi di mettere opportuno distacco da quello che dice; ma manifesta quella partecipazione entusiasta di chi lancia un prodotto sul mercato. Quel Casalino non gli dice niente?

venerdì 19 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 32



Venerdì, 8 maggio 2020. La situazione. In Italia: casi totali 215.858 (+ 1.401), attualmente positivi 89.624 (- 1.904), guariti 96.276 (+ 3.031), deceduti 29.958 (+ 274). In Puglia: attuali positivi 2.800 (- 103), guariti 1.004 (+ 149), deceduti 441 (+ 3). Continua la discesa in Italia come in Puglia, anche se la Puglia resta fra le regioni del Sud la più contagiata.
Stamattina, dopo due mesi mi son fatto il primo caffè al “Caffè Italia” da Mino. E’ costato un euro, dieci centesimi in più rispetto a prima del periodo emergenziale; mi sembra più che giusto, dopo la chiusura di due mesi e le spese per riaprire, sia pure parzialmente. Difatti il caffè, come altri prodotti della pasticceria, s’intende da asporto, ed io me lo sono asportato bevendolo fuori. Sarà stata l’astinenza forzata, ma a me è parso una delizia.
N.L. con un sms mi informa che M.d.M. è stato ricoverato in terapia intensiva per un ictus. Brutta, bruttissima cosa! Mario lo conosco da quando avevo diciassette anni e lui forse quindici, io ero segretario della “Giovane Italia” di Taurisano e lui di Lecce. Persona molto riflessiva dopo essere stato in gioventù piuttosto impulsivo. Il suo approdo alla massoneria lo aveva reso più pacato e interiormente più disponibile al confronto con gli altri, mettendo una separazione netta fra quello che pensava e quello che conveniva dire in determinate circostanze. A me ribadiva sempre il suo essere e sentirsi fascista nonostante il suo ingresso in massoneria, dove era molto considerato anche fuori di Lecce.
Sono stato in banca. Incredibile! In buona sostanza non fanno più alcuna operazione; va fatto tutto al bancomat e se uno non è pratico, per non essersene mai servito, son cazzi suoi. Dovevo fare un bonifico. Niente! Mi son fatto, allora, il bancomat, ma è operativo da lunedì. Dovrò tornare lunedì prossimo. Ora, mi chiedo: cosa cazzo c’entra questo gran casino che stanno facendo le banche col Coronavirus. Ho l’impressione che anche questa volta le banche, come tutti i soggetti calcolatori, coglieranno l’occasione per fare soldi. Ma questo modo di trattare i cittadini è esteso anche ad altre istituzioni, è una gara ad aggiungere al disagio creato dalle disposizioni governative, sotto copertura, altro disagio. Vedi gli uffici postali, nei quali, invece di raddoppiare tempi e personale, hanno dimezzato gli uni e l’altro, mentre la gente è impalata per strada ad aspettare un turno che arriva dopo due ore. Il modo come sono trattati i cittadini è vergognoso. Se dovessero insorgere avrebbero ragione di farlo. Nulla è stato fatto finora per alleviare il disagio, ma tutto per appesantirlo e renderlo insopportabile. 
Sabato, 9 maggio. La situazione. In Italia: attuali positivi 87.961 (- 1.663), guariti 99.023 (+ 2.747), deceduti 30.201 (+ 243). In Puglia: attuali positivi 2.733 (- 67), guariti 1.080 (+ 76), deceduti 443 (+ 2). E’ una situazione fluida e incerta, il trend è in discesa, ma le voci che inducono alla prudenza sono tante; è come se dovesse arrivare un’altra ondata.
Per strada, all’uscita da Galatina mentre andavo a Lecce per spedire “Presenza” maggio-giugno, mi ha fermato la Polizia. Soliti controlli, patente libretto assicurazione autocertificazione…e via! Non è stata nemmeno pignola nel chiedere di vedere i giornali o il tesserino dell’Ordine. Di ritorno, un’ora dopo non c’era più. Controlli di routine insomma, giusto per certificare una certa azione. 
Sandro Veronesi sul “Corriere della Sera” sostiene che il mondo laico è in crisi mentre è gagliardo il mondo cattolico; e cita il papa. “E che papa!” dice. Credo di essere d’accordo con lui, anche per comune fede juventina, solo in parte. Non c’è alcun dubbio che le personalità più in vista del mondo laico italiano, politici intellettuali artisti, non hanno più la consistenza di quelli di una volta e se qualcuno ce l’ha non ha davvero la volontà di mostrarla. E’ gente annacata, attenta a non sbilanciarsi mai, buonista, mielosa. Vedi tutti sti Gramellini, Severgnini, Cazzullo, cui si sono aggiunti i Veltroni, attestati su Collodi e De Amicis! Sembrano tanti “tamburini sardi”. Non parliamo dei politici! Del resto se abbiamo Conte a capo del governo, un grigio professore venuto dal nulla, una ragione c’è. Se le ultime votazioni le hanno vinte i grillini, gente senza arte né parte, una ragione c’è. Fin qui sono d’accordo con Veronesi: forza Juve! Non concordo sul papa. Francesco è un politico che parla da politico con i paramenti del papa; ha tutti i vezzi del politico, aggiungo: italiano. Abbiamo visto come si è subito allineato col governo dopo una telefonata di Conte sul documento della Cei contro le disposizioni della fase 2 anticoronavirus. Francesco è bravo nel rappresentarsi e chiede, quando può, reti unificate, da autentico presidente della repubblica in seconda. Direi che è proprio questo contrasto religiosità-politica di Francesco che fa emergere ancor più la crisi del mondo laico, ma anche la crisi della chiesa. Dove li vede Veronesi i preti o i cattolici che nella società hanno preso il posto dei laici? Da anni la chiesa è in crisi di vocazioni e perciò di preti, i quali nella società fanno di tutto per mimetizzarsi. Poi ci sono alcuni che sono iperpresenti, ma sono eccezioni, rondini che non fanno primavera. Sono del parere che i due mondi, il laico e il cattolico, abbiano perso la loro identità per una duplice tendenza: i cattolici tendono a mostrarsi sempre più laici e i laici tendono ad assumere atteggiamenti da cattolici. E’ il trionfo del grigio e della melassa.    
Domenica, 10 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 218.268, attuali positivi 84.842 (- 3.119), guariti 103.031 (+ 4.008), deceduti 30.395 (+ 194). In Puglia: attuali positivi 2.729 (- 4), guariti 1.114 (+ 34), deceduti 443 (=). Situazione non più significativa di quella di ieri. In Puglia ci sono ancora troppi contagiati.
Oggi è la Festa della Mamma, una delle tante feste del calendario laico, giornata di ricordo della mamma per chi non ce l’ha più e giornata per pasticcieri e fiorai per chi invece ce l’ha ancora. Anche questo è un segno della crisi del sacro nella nostra società, in cui ormai sono dominanti il pensiero e l’interesse borghesi. Non che prima, con le tante feste patronali non ci fossero i lavoratori beneficiari, che erano i tanti piccoli commercianti, i paratori, i fuochisti, ma erano appuntamenti di alta ed ampia concentrazione sociale. Oggi la festività è parcellizzata, intimizzata; è una sommatoria di persone che festeggiano senza essere una comunità, una sintesi.
Stamattina mi sono fermato al cimitero e ho chiesto al custode se fosse aperto e mi ha detto che è aperto dal 1° maggio. L’ingresso, però, è stato limitato a quello centrale, mentre gli altri tre sono rimasti chiusi. Questo nei giorni precedenti mi ha tratto in inganno e ho pensato che fosse chiuso e che quell’unico ingresso aperto fosse di servizio interno. Ecco spiegate quelle auto che vedevo parcheggiate passando di lì. Ho cambiato i fiori e ho fatto una rapida pulizia.
Quasi a dare una risposta a Sandro Veronesi sullo scavalco della cattolicità sulla laicità, sul “Corriere della Sera” di oggi Ernesto Galli della Loggia riprende in un certo senso quel discorso per ribadire che il messaggio di Papa Francesco, per quanto in linea col Vangelo, è sostanzialmente politico, anzi ideologico. Dice sì cose che rientrano nelle problematiche sociali, ma è privo di innervatura religiosa, che dovrebbe invece avere. In assenza di questa innervatura “resta solo un discorso ideologico, di una ideologia a sfondo populistico-comunitario-anticapitalistico, non dissimile da altri in circolazione specie nel Sud del mondo”. Il carattere ideologico del messaggio del Papa si rivela poco incidente sul piano politico. “…proprio perché portatrice di un discorso che pare attento a depurare il sociale storico da ogni effettivo richiamo religioso, e che quindi risulta esclusivamente ideologico, la Chiesa trova grande difficoltà a fare politica realmente, a essere presente con un proprio ruolo e il proprio peso nelle situazioni politiche concrete” (Perché la Chiesa riesce meno a fare politica”).  

lunedì 15 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 31



Mercoledì, 6 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 213.013 (+ 1.075), attuali positivi 98.467 (- 1513), guariti 85.231 (+ 2.352), deceduti 29.315 (+ 236). In Puglia: attuali positivi 2.939 (- 6), guariti 798 (+ 19), deceduti 433 (+ 4). Continua a scendere, ma gli esperti ci dicono che occorre aspettare fino al 18 per vedere gli effetti della riapertura.  

Stamattina ho visto R.O., mi ha salutato dalla macchina. Si è detto incredulo di quanto è accaduto e sta accadendo. Come se fosse un film, ha commentato. Quasi cercava in me conferma. E’ la sensazione di tutti. Non riusciamo ad elaborare appieno la condizione in cui ci troviamo. Un diffuso stato di nervosismo, sottotraccia, nascosto da stupore e incredulità, ci condiziona. Continuiamo a soffrire la situazione, siamo diventati tutti psicotici. Per un verso non crediamo alla pericolosità di questo virus, per un altro ci sentiamo assediati. Le banche non vogliono più toccare il denaro, ti obbligano a fare tutto col bancomat e aggiungono disagio a disagio. Vai a fare la coda pure davanti alla banca oltre che davanti all’ufficio postale, alla farmacia, ai negozi. Siamo diventati tutti codisti. Una situazione kafkiana che sta diventando normale. Dalla mattina alla sera non fai che aspettare in un qualche cazzo di posto, in fila, con la mascherina sulla faccia, ore ed ore. Come se esporsi in simile modo non fosse già una condizione di rischio. Il virus, ci dicono, può essere dappertutto. Di questo passo avremo paura di toccare perfino i vestiti che la mattina indossiamo, le scarpe che calziamo, la moka del caffè, il bicchiere dell’acqua, il fazzoletto del naso. Siamo nella situazione rovesciata in cui si trovò il mitico re Creso che tutto ciò che toccava si trasformava in oro, alla fine non poteva né mangiare né bere, né spogliarsi né vestirsi e non sappiamo se trasformava in oro perfino gli attributi personali! Noi tutto quello che tocchiamo temiamo che ci infetti. Il dubbio che autorità ed esperti esagerino per spaventarci allo scopo, pur nobile e importante, di sconfiggere il virus c’è. Ma intanto viviamo nell’incubo e nella psicosi. 

Giovedì, 7 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 214.457 (+ 1.444), attualmente positivi 91.528 (- 6.939), guariti 93.245 (+ 8.014), deceduti 29.684 (+ 369). In Puglia: attualmente positivi 2.903 (- 36), guariti 855 (+ 57), deceduti 438 (+ 5). Situazione tutto sommato ondivaga. La Puglia, tra le regioni meridionali, ha il più alto numero di contagiati e attualmente positivi.

Ho l’impressione che nella posizione della destra politica sui provvedimenti anticoronavirus del governo ci sia un “non detto”, in specifico sulla chiusura del Paese, sul lockdown. Politici, ideologi e fiancheggiatori della stampa si fermano come sul ciglio di un burrone prima di pronunciare la fatidica frase, che lasciano come sospesa. Dicono: il governo ha sbagliato a non pensare agli effetti devastanti della chiusura, ma non vanno oltre nell’indicare cosa avrebbe dovuto fare. Viene da sé pensare ad una non chiusura di fabbriche, aziende e attività commerciali pur nel rispetto di precauzioni e quant’altro per non favorire l’epidemia. Ma questo avrebbe comportato inevitabilmente un numero di gran lunga maggiore di contagi, di ricoveri e di decessi. Che cosa non dicono, allora, quelli che criticano il governo da destra? Che bisognava mettere in conto i morti, dato che loro ritengono prioritario non solo la salute delle persone ma anche l’economia delle stesse e del paese. E’ il solito tocco cinico dell’uomo di destra, realistico fino alle estreme conseguenze. Mi bastano pochi morti – disse Mussolini per giustificare l’entrata in guerra – per poter sedere al tavolo dei vincitori. Può essere che a destra abbiano ragione nel pensarlo, ma intanto non lo dicono apertamente o lo fanno capire per deduzione. Ieri sera, a “Otto e mezzo” su “La 7”, Franco Bechis, direttore de “Il Tempo”, giornale di destra, disse testualmente e lo ripetette che il Paese “era stato chiuso non dal coronavirus ma dal governo”, come a ribadire che ora le conseguenze della chiusura e della crisi non sono del coronavirus ma del governo e che il governo avrebbe potuto decidere diversamente. Ma in Italia una linea di destra di questo genere – più morti e più sghei – non la farebbe propria neppure il più destro dei destri. Aho, in Italia stiamo!  

Stamattina nei pressi del “Caffè Italia” c’era la coda, chi per un caffè, chi per un cappuccino, chi per la colazione. Tutti rigorosamente con la mascherina. Non ho visto Mino per salutarlo. Mi sono appena fermato e…passato. Ma dico io, come si può fare la coda per un caffè? Mi viene di pensare che il nostro popolo si stia abituando anche a comportamenti incredibili. Un caffè o la colazione non sono cose da prendere alla svelta, in piedi, con la mascherina che devi sollevare o abbassare per lasciar libera la bocca. C’è anche un po’ di esibizionismo in questo. La gente vuole anche mostrare di essere ligia all’osservanza delle leggi. Il che sarebbe anche positivo se non fosse che come tutte le esibizioni anche questa nasconde qualcosa di non confessabile, in questo caso la vanità.

giovedì 11 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 30



Lunedì, 4 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 210.717 (+ 1.389), attuali positivi 100.179 (- 525), guariti 81.654 (+ 1740), deceduti 28.884 (+ 174). In Puglia: attuali positivi 2.955 (+ 1), guariti 765 (+ 8), deceduti 424 (+ 2). E’ visibile un accentuato miglioramento, forse si è sulla strada buona. 

Sconvolgente puntata di “Non è l’Arena” di Massimo Giletti su “La 7” ieri sera. Circa 400 mafiosi, fra cui tre in stato di detenzione del 41 bis, sono stati scarcerati perché nelle carceri non si assicuravano loro le difese dal Coronavirus. Inaudito e vergognoso. Questo è il paese mai troppo denigrato. E’ inutile lamentarci quando giornali di paesi stranieri ironizzano sulla nostra sciattezza. Ma come si può giungere a simili stronzate? Sono stati scarcerati dei mafiosi che è costato tanto allo Stato e ai suoi uomini delle Forze dell’Ordine catturare e processare; ora, senza sapere di chi è la colpa, sono stati messi agli arresti domiciliari, che per quella gente è la massima aspirazione. Se quei “signori” sono dei criminali, per questo sono stati catturati e condannati, allora altrettanto criminale è averli fatti “evadere” e criminali sono i responsabili di questo incredibile extra omnes. Lo Stato, se ha un minimo di dignità, dovrebbe fare un repulisti dei responsabili, a partire dal Ministro di Giustizia per finire a magistrati e a funzionari, che, coi loro ritardi ed errori, tutti molto ben calcolati, hanno consentito la scarcerazione.
Ho paura che presto strade e piazze si intaseranno, che nei bar tornerà il solito afflusso di gente, che tutti andranno alla seconda casa e, congiunti o da congiungere, ognuno avrà qualcuno da raggiungere. Quando il messaggio è rivolto a tutti, tutti si sentono in diritto di compiere o di non compiere un gesto. Nessuno penserà, siccome ci sono molti in giro, io me ne starò a casa. No, semmai penserà come se gli altri non esistessero: posso uscire ed esco; poi, appena messo il naso fuori, dovrà chiedere permesso per farsi largo tra la folla. La vedo brutta.  
  
Martedì, 5 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 211.938 (+ 1.221), attuali positivi 99.980 (- 199), guariti 82.879 (+ 1.225), deceduti 29.079 (+ 195). In Puglia: attuali positivi 2.945 (- 10), guariti 779 (+ 14), deceduti 429 (+ 5). Situazione in discesa.
“Ei fu”. Inizia così il 5 maggio di Alessandro Manzoni per la morte di Napoleone Bonaparte. Per chi si è formato nella scuola di una volta era quasi una ricorrenza, una delle tante date del nostro calendario scolastico, un riferimento. Ne sapevano riferire tutti gli studenti, bravi, meno bravi e ciucci. Ovviamente non si festeggiava, che so, come l’11 febbraio, festa nazionale a tutti gli effetti, per i Patti Lateranensi e la conciliazione fra Stato e Chiesa in Italia. Una volta la scuola insegnava anche giocando, scherzando e festeggiando. Una data, infatti, è come un frutto all’interno del quale ci sono i semini, ognuno dei quali rimanda a qualcosa di importante. Si aspettava ogni anno il 4 ottobre, festa di San Francesco, patrono d’Italia, la prima festa nazionale dell’anno scolastico, la si attendeva con ansia specialmente se cadeva di sabato e si poteva fare vacanza doppia con la domenica. O i primi giorni di novembre, col succedersi dei Morti e dell’anniversario della Vittoria, il 4 Novembre, rigorosamente con la lettera maiuscola, oggi cancellata o mascherata d’altro. Quanti anni luce son passati! Oggi si insegna a distanza e, a quanto pare, non solo per l’emergenza dovuta al Coronavirus, ma anche per scelta didattica. Si è sentito dire in questi giorni: basta con le classi pollaio! I ragazzi di generazioni e generazioni paragonati a dei polli nella stia! C’è da inorridire di fronte a simili scempiaggini. I compagni di classe come compagni di stia, tanto valore umano ridotto a pollame! Nella mia classe alle scuole elementari eravamo in più di quaranta, me li ricordo tutti i miei compagni, uno per uno, e ogni tanto vedo, guardando i manifesti murali, che qualcuno purtroppo se n’è andato. Io ero il capoclasse e ogni mattina dovevo ispezionare gli orecchi e le mani di ognuno ben stese sul banco per vedere se erano pulite e scrivere alla lavagna i nomi di quelli in difetto. E, allora, mi ricordo di qualche episodio gustoso, di qualche bambino, specialmente di quelli che avevano un carattere un po’ particolare, di un piccolo aneddoto. E sorrido… 

Lo scrittore francese Michel Houellebecq ha ricordato una vecchia querelle sorta tra Gustave Flaubert e Friedrich Nietzsche (Corsera, 5 maggio). Flaubert sosteneva che non si pensa e non si scrive bene se non stando seduti. Nietzsche, invece, era del parere che quel che non è concepito camminando non ha valore alcuno. Non per simpatia per Nietzsche ma credo che il tedesco avesse ragione. E’ chiaro che la scrittura, nella sua fase materiale, va effettuata stando seduti; ma, nella sua fase ideativa, richiede movimento. Se lo scrittore non si muove, non osserva quello che lo circonda, non viene sollecitato dall’esterno, la sua scrittura è come spenta, lenta e involuta. Direi che uno deve pensare in piedi, camminando, e scrivere poi seduto. Fai presto ad accorgerti se una scrittura è stata fatta in piedi o seduti. Mi verrebbe di pensare che Nietzsche scrivesse sospeso. Nel corso di questa quarantena, ho fatto chissà quanti giri del mio giardino, che non è grandissimo ma mi consente di sgranchirmi le gambe. Ma questo non basta per avere idee in testa, bisogna sgranchirsi la mente. Girando nel mio giardino non faccio che vedere sempre le stesse cose e mi annoio. La mente è come se rimanesse imballata. Ma se esco di casa e, pur senza allontanarmi troppo, mi faccio un giro intorno all’Eurospin, che sta di fronte a casa mia, per arrivare ai semafori e leggere i manifesti, in questo periodo solo di morti, il moto mi tiene sveglia la mente, guardo le auto che passano, mi sforzo di riconoscere chi le guida, rispondo a chi mi saluta, osservo se qualcosa è cambiato intorno. La mente avverte lo spazio e riceve come continue sollecitazioni di vivacità e benessere. Ho molto lavorato in questi due mesi per portare a termine il mio progetto di “Storia te l’Italia in dialettu salentinu”, 100 sonetti, che parte da Albalonga e finisce all’arrivo del Coronavirus. Ebbene, ho faticato molto a volte a trovare la rima. Prima, di ogni parola me ne venivano a mente tante, oggi non più, l’età è l’età. Ma, finché ero seduto, mi sentivo come una cappa sulla memoria e la creatività; appena fuori, in giardino o per strada, ecco che balzava fuori la parola che mi serviva per chiudere un verso o una strofa. Non credo che questo cambi da persona a persona; del resto, il moto è vita per tutti. 

domenica 7 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 29



Venerdì, 1 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 205.463 (+ 1.872), attuali positivi 101.551 (- 3.106), guariti 75.945 (+ 4.693), deceduti 27.967 (+ 285). In Puglia: attuali positivi 2.949 (+ 22), guariti 708 (+ 16), deceduti 415 (+ 5). Decisamente migliore in campo nazionale, lieve peggioramento in Puglia.
Primo Maggio, festa dei lavoratori. Ricorrenza simbolo del mondo del lavoro ma anche di quello politico, legandosi alle lotte dei contadini e degli operai. Lavoro per secoli è stato considerato solo quello fisico e subalterno. Oggi per lavoro s’intende qualsiasi occupazione, retribuita o meno, vedi il lavoro delle donne in casa, oggi sempre più condiviso con gli uomini, financo nell’accudire i bambini neonati col cambio dei pannolini e tutto il resto. Un avanzamento semantico ma soprattutto sociale. Quest’anno non ci potrà essere il consueto concertone con decine e decine di migliaia di persone in ogni città a parteciparvi.
Stamattina nei parcheggi del cimitero c’erano molte auto parcheggiate, l’ingresso era aperto e il custode sembrava stesse aspettando l’arrivo di qualcuno o di qualcosa. Che ci sia stato un altro decesso per coronavirus? Non ho visto, però, manifesti nuovi o recenti sulle pareti. 
Qualche bar a Taurisano ha ripreso a fare le pulizie e a prepararsi alla riapertura. Scongiurata dal Dpcm del 4 maggio la riapertura dei bar potrebbe passare per ordinanza del Governatore della Puglia, in considerazione della bassa presenza del Coronavirus dalle nostre parti.
Ieri Tarchi mi ha liquidato con una mia supposta solidarietà regionale per Conte. Un modo per non entrare in una semplice riflessione proposta. Quel che penso di Conte è che è appena un impiegato di livello B, altro che solidarietà regionale. Io, poi, sono salentino del Capo di Leuca e lui è dell’alta Puglia, un garganico! Ma ritengo che nella polemica sui provvedimenti per il Coronavirus gli oppositori, esterni e interni alla maggioranza, siano pretestuosi e privi di coraggio e coerenza. Nessuno finora si è sognato di dire occorre aprire e succeda quel che deve succedere. Pensarlo, come fa Tarchi, o come lo fanno tanti altri, da Renzi a Salvini, un giorno sì e uno no, è da irresponsabili. Vada per Tarchi che non ha responsabilità di governo e che la mette su un piano meramente ragionativo e ideologico, ma per gli altri assolutamente no. Ecco perché ritengo che tutto sommato il posto che ora occupa Conte non gli è affatto invidiato, anzi! Sembra il bersaglio nel gioco delle tre palle un soldo. Nessuno vorrebbe stare al suo posto per non compromettersi il futuro.
Sabato, 2 maggio. La situazione. In Italia: positivi da inizio epidemia (casi totali) 207.428 (+ 1.965), attualmente positivi 100.943 (- 608), guariti/dimessi 78.249 (+ 2.304), deceduti 28.236 (+ 269). In Puglia: positivi da inizio epidemia 4.099, 27%; dimessi/guariti 731 (+ 23) 17,8%; isolamento domiciliare 2.480 (+ 12) 60,5%; ricoverati con sintomi 428 (- 11) 10,4%; terapia intensiva 39 (-3) 1,0%; decessi 421 (+ 6) 10,3%.
Oggi i giornali non sono usciti per il 1° Maggio di ieri. Ho fatto ricorso all’edizione on line del “Corriere della Sera” per aggiornarmi sull’andamento dell’epidemia.
Ho l’impressione che qualche bar, con la scusa delle pulizie, di fatto stia riaprendo. Così mi è sembrato stamattina passando davanti ad alcuni bar che fino all’altro ieri erano chiusi. Così il cimitero, dove forse le auto parcheggiate sono di operai che stanno facendo dei lavori. Ma ho visto delle signore, che di solito incontravo al cimitero, approfittare per portare dei fiori ai loro defunti. Sono segnali di insofferenza per la lunga quarantena o di ritorno al “sereno”?
Gli spettacoli di violazione delle norme antivirus, però, crescono dappertutto. Assembramenti si formano in occasione di feste patronali e riti religiosi. Ma quello che ha veramente indignato è l’assembramento formatosi a Genova per l’ultimazione del ponte ex Morandi, dove decine e decine di persone erano al seguito del Presidente Conte, fra cui politici e giornalisti, come se fossero in una situazione normale. A questo aggiungasi che molti politici vanno in giro senza la mascherina e c’è più di uno scienziato – ahi quanti ce ne sono! – che pubblicamente dice che lui la mascherina non la indossa. Riemerge come da un palinsesto raschiato la vecchia scrittura dell’italiano indisciplinato e strafottente.
Leggo la rivista “La causa dei popoli” che Marco Tarchi mi ha inviato. E’ un fascicolo interamente dedicato agli Indiani d’America, con diversi saggi specialistici di autori anche italiani. Si apre con l’editoriale di Alain de Benoist. E’ il n. 10/Maggio-Agosto 2020. Esce a Firenze ed è diretta da Alessandro Michelucci.
Domenica, 3 maggio. La situazione. In Italia: casi totali 209.328 (+ 1.900), attualmente positivi 100.704 (- 239), guariti 79.914 (+ 1.665), deceduti 28.710 (+ 474). In Puglia: attuali positivi 2.954, guariti 757, deceduti 422.
I primi tre giorni di maggio a Taurisano ricadevano tre festività: San Giuseppe, la Madonna di Leuca e il Crocefisso. Tre rioni in festa. Quest’anno niente. L’epidemia ha interrotto queste belle tradizioni, nelle quali si riconoscevano campanilisticamente tanti taurisanesi, legati alle loro chiese.
E adesso siamo alle comiche finali. Tutti contro tutti, compresi gli scienziati, che, a dire il vero, non si sono comportati tanto bene e hanno trasformato la scienza in materia calcistica e da tifo. Mancano le torte in faccia, ma si può rimediare con parolacce e cafonate. Siccome i governatori delle varie regioni non intendono osservare le disposizioni del governo centrale e rivendicano autonomia per la specificità della condizione territoriale propria, i sindaci che sono di altro partito da quello del governatore non intendono osservare le sue ordinanze. A Taurisano c’era un detto che rispecchia la situazione: pupiddu, scuntila a quiddu! Insomma, mentre la furia del Coronavirus si placa cresce quella di chi cerca di buscarsi qualcosa in termini di consensi elettorali.
Il governatore campano Vincenzo De Luca si è messo in testa di fare le scarpe al comico Maurizio Crozza, che da qualche tempo lo imita facendo di lui una nuova maschera campana. Di recente ha detto che lui uscirà con una mazza, si nasconderà dietro un muro e appena gli viene a tiro uno che va in giro senza motivo gli si para davanti e con un colpo in testa lo lascia stecchito. Dopo il lanciafiamme contro chi festeggia per la laurea, ora anche la mazza. Questi sì che sono metodi risolutivi, altro che quelli di Conte!
Si aspetta domani per vedere gli esiti di questo “rompete le righe” per oltre quattro milioni di lavoratori che circoleranno nelle città e nei paesi. Finora si è solo ipotizzato quello che potrebbe accadere nei mezzi di trasporto. Domani la prova! Sarà anche una sorta di verifica se aveva ragione Conte a tenere ancora chiuso o chi lo ha criticato e pressato perché aprisse. Intanto già da un paio di giorni vedo più gente in giro, ragazzi passeggiare a gruppetti, mentre alcuni bar ti servono il caffè all’aperto. Per converso vedo poche auto di polizia e carabinieri in giro. Hanno avuto ordine di allentare i controlli? Che Dio ce la mandi buona!
Ho ricevuto una strana telefonata. Accadono anche queste cose strane quando si è da due mesi segregati in casa e non si sa che fare. Mi ha telefonato un prete, col quale non ho mai avuto rapporti particolarmente cordiali, caro e passa, come si suol dire. Che voleva? Voleva sentire la mia voce, passare qualche minuto ad ascoltarmi. In una diversa circostanza starei qui a fare mille congetture, ma in questa congiuntura la prendo come una stranezza tipica dei tempi da Coronavirus. Credo che sia sufficiente.

giovedì 4 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 28



Lunedì, 27 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 197.675 (+ 2.324), attuali positivi 106.103 (+ 256), guariti 64.928 (+ 1.808), deceduti 26.644 (+ 260). In Puglia: attuali positivi 2.937 (+ 18), guariti 612 (+ 10), deceduti 399 (+ 8). Questa curva sembra fare i capricci, va su e giù ad elastico. A Milano sono aumentati i contagi.

Ieri c’è stata l’ennesima conferenza stampa di Conte sulla cosiddetta fase due. Forse Conte, impigliato nella ragnatela dorata di una condizione che per lui era “follia sperar”, non si rende conto che con le sue aperture-chiusure, coi suoi tentennamenti, con le sue cautele, con le sue decisioni-non decisioni, con le sue verbose autocelebrazioni, si sta rivelando una burletta. Il “premier-tentenna” direi se non mi ricordassi che così fu chiamato re Carlo Alberto, che, come tutti sanno, finì…in esilio volontario. In buona sostanza nemmeno questa scadenza presenta novità significative, ancora fino al primo di giugno tutti dentro, tranne alcuni lavoratori del mondo dell’industria manifatturiera, dei cantieri e del commercio all’ingrosso. Per il resto guanti e mascherine, autocertificazioni e rischi di multe o di litigare con vigili e poliziotti. Io, ogni mattina, vado in edicola a prendere il giornale (prima autocertificazione!), poi vado al forno per il pane (seconda autocertificazione!), poi vado al fruttivendolo (terza autocertificazione!), poi al supermercato (quarta autocertificazione!), a volte passo dalla farmacia (quinta autocertificazione!), poi…poi…poi… me ne sto a casa, stanco di autocertificarmi. Una cosa kafkiana, che chissà quando e come finirà!   
Mi guardo allo specchio, sono obbligato a farlo la mattina quando mi lavo la faccia. Somiglio sempre più all’uomo di Neanderthal. I capelli ormai mi hanno invaso la faccia, mi vanno negli occhi. Non li taglio da tre mesi e dovrei stare fino a giugno! 
Mi sono talmente alienato dalla normalità che a momenti mi viene di pensare e/o immaginare che improvvisamente il Coronavirus esploda in una grande omerica risata e ci dica, con voce roboante come di provenienza ultraterrena: “ah! ah! ah!, ma non vedete che è tutto uno scherzo? Spaventati, eh!”. Proprio così come accadeva in una divertente trasmissione televisiva di qualche anno fa, che si chiamava “Scherzi a parte”. Ma non perché io non creda che sia vero il Coronavirus – ahimè, è vero e verissimo – ma perché non mi sembra che tutti i provvedimenti del governo, le teatralità della gente, tutta mascherinizzata, addirittura con una punta di soddisfazione, non mi sembrano opportune. Nelle zone non raggiunte dall’epidemia di fatto si è contenuto il nulla. Se, invece di andare in giro in questi due mesi tutti bardati, in piedi e distanziati in attesa di entrare nell’ufficio postale a fare una raccomandata, o in fila col carrello della spesa per entrare nel supermercato, coi negozi chiusi, ci fossimo comportati come sempre che cosa sarebbe accaduto? Secondo me, niente, se fossimo stati, come siamo stati, tutti non contagiati. Diverso se fra di noi ci fosse stato pure un solo contagiato, quello avrebbe contagiato altri e questi altri ancora e così via. Allora, il provvedimento da prendere era la blindatura delle zone sane per impedire che dall’esterno penetrasse qualche contagiato e non di considerare le zone sane come le malate. Francamente questo far vivere in ogni parte d’Italia situazioni che in Lombardia hanno un senso ma nel Molise o in Calabria no, è stato ed è un inutile e dannoso provvedimento. L’economia ferma e la gente in clausura presto comporteranno crisi economiche e sociali, individualmente psichiche, di enorme rilevanza, che, per fronteggiarle, non so immaginare davvero che cosa ci potrebbe essere.  

Martedì, 28 aprile. Situazione. In Italia: casi totali 199.414 (+ 1.739), attuali positivi 105.813 (- 290), guariti 66.624 (+ 1.696), deceduti 26.977 (+ 333). In Puglia: positivi 2.912 (-25), guariti 641 (+ 29), deceduti 405 (+ 6). Situazione in miglioramento, ma con cautela. Questo virus sembra proprio capriccioso.
28 aprile 1945, a Giulino di Mezzegra viene giustiziato Benito Mussolini. La sua era una sorte segnata. Tutti gli antifascisti, mai domi, gliel’avevano giurata. Quando il tempo arrivò con la disfatta dell’Italia e del fascismo, ardentemente da loro desiderata, non ci fu verso. Mussolini doveva morire. Il capo di questa “eletta” italica genia era Sandro Pertini, che sarebbe poi diventato Presidente della Repubblica senza essere mai stato nulla, neppure degno della pipa che fumava. Ecco che cosa mi ricorda Pertini, un calligramme di Apollinaire: un cigare qui fume.
Oggi la giornata è stata movimentata. Finalmente! Qui si moriva d’inedia. Sono stato a Galatina dall’Editrice e ho dato inizio a “Presenza” di maggio-giugno. Poi sono passato da Casarano, ho ritirato i pantaloni dalla lavanderia, dove giacevano da due mesi, e poi sono stato in banca a fare un prelievo. Ancora una volta mi hanno invitato a fare il bancomat. Ho detto che non ne voglio sapere di mettermi in coda dietro ad un bancomat in attesa del mio turno.
Le misure di precauzioni antivirus in banca sono da malati di mente: lo sportello è chiuso da due nastri che formano una zona di circa sei metri quadrati, firma e ritiro dei soldi avviene fuori di questa zona, nonostante guanti e mascherine. Ma la cosa che più colpisce e che fa lievitare altri pensieri in testa è che gli impiegati si compiacciono di tutto questo, sembrano finalmente realizzarsi in questo inconscio desiderio di stabilire distanze. Ancora una volta il pensiero corre all’omologarsi degli italiani, a cui basta un nulla per renderli quieti e inquadrati come pecore. Il fascismo non fu imposto da Mussolini agli italiani, ma fu graziosamente concesso da Mussolini agli italiani. Se oggi si appiattiscono sulle posizioni di un capretto come Giuseppe Conte, figurarsi se non lo facessero volentieri per uno come Mussolini, che predicava che è meglio vivere un giorno da leoni. Ma si vive da leoni se gli altri sono pecore! E Mussolini di pecore era circondato e seguito.  

Mercoledì, 29 aprile. La situazione. In Italia: casi totali: 201.505 (+ 2.091), attuali positivi 105.205 (- 608), guariti 68.941 (+ 2.317), deceduti 27.359 (+ 382). In Puglia: positivi 2.919 (+ 7), guariti 654 (+ 13), deceduti 407 (+ 2). Situazione sostanzialmente stabile, pur nel trend discendente della curva.
Quel Conte, che pure ha assunto l’atteggiamento del “lupo sordo”, avventurandosi in Dcpm uno dopo l’altro in personalissima gestione della crisi, in buona sostanza è il “fesso” sul quale si sta scaricando tutta la responsabilità della crisi sanitaria, a parte i suggerimenti del Comitato tecnico-scientifico. E’ indubbiamente uno che si dà da fare. E’ bastato telefonare al Papa per spegnere sul nascere la rivolta dei vescovi. Tra di lui e il Papa c’è una linea di contatto di reciproche cortesie, che conferma la natura politica di questo Papa, che dice tante cose oggi per smentirle domani. Era stato lui a dire alcuni giorni fa che la religiosità non poteva essere virtuale, lontana dai luoghi di preghiera in ecclesia, ossia in comunità. Quanti dell’opposizione e, a quanto pare, anche della maggioranza criticano Conte per “ballare da solo”, in verità trovano conveniente lasciarlo fare, perché nessuno di loro vuole assumersi una parte. Quelli dell’opposizione non sanno quello che dicono e quelli della maggioranza ringraziano il cielo di aver trovato, appunto, il “fesso” sul quale scaricare il peso di una situazione che è difficile perfino argomentare.   
Alle tante voci critiche per il modo disinvolto di strafottersene della Costituzione da parte di Conte si è aggiunto oggi Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera”. Come già altri, Panebianco mette in guardia dal disporre dei cittadini in netta difformità dalle garanzie costituzionali. Preoccupa il politologo il rischio che questa sospensione dei diritti individuali possa diventare una prassi anche in presenza di altre emergenze meno gravi e diverse da quella che stiamo vivendo. In una lettera scritta da un gruppo di giuristi a Giuseppe Conte, pervenutami tramite Tarchi, si obietta, testi di diritto alla mano e soprattutto testo della Costituzione, che è arbitrario togliere la libertà ai cittadini con dei decreti “personali” del Presidente del Consiglio e applicati da Polizia e Carabinieri con modi rigidi e a volte vessatori e inurbani. Non so dove ci porterà questa situazione, ma mi convinco sempre più che all’orizzonte il cielo è ancora più fosco di quello che è appena sopra di noi.
Vivo nella pena di essermi scoperto altro da quel che mi pensavo. Ho vissuto gran parte della mia vita con l’idea di essere una sorta di enfant prodige. Erano altri, in verità, che me lo facevano credere. Il mio maestro alle elementari mi portava in giro a confrontarmi con altri ragazzi di pari classe, riuscendo io sempre vincitore. In ogni ambiente e comunità sono stato sempre il più giovane, per via che a scuola ero con un anno di anticipo. Sono stato fino a qualche anno fa stimato professore e ammirato giornalista. Ora mi scopro un analfabeta. Non so usare lo smartphone se non per telefonare, mai avuto bancomat, mai carte di credito. Sono estraneo alla modernità e alla postmodernità. Che c’entra con la clausura in cui per il Coronavirus mi trovo? C’entra perché queste mie difficoltà a vivere e a muovermi con questi nuovi mezzi di comunicazione si sono accentuate e mi fanno sentire inferiore, incapace e fuori dal mondo, un âgé analphabète.   
  
Giovedì, 30 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 203.591 (+ 2.086), attuali positivi 104.657 (- 548), guariti 71.252 (+ 2.311), deceduti 27.682 (+ 323). In Puglia: attuali positivi 2.927 (+ 8), guariti 692 (+ 38), deceduti 410 (+ 3). La situazione è quasi di stallo. Diminuiscono in Italia gli attuali positivi, mentre i contagi si aggirano ancora oltre i duemila al giorno.
Giuseppe Conte mi ricorda quell’arbitro di calcio che fischiò un rigore ma dato che il pubblico rumoreggiava minacciosamente man mano che si avvicinava all’area di rigore per indicare il dischetto col dito passò dal dischetto ad indicare l’esterno dell’area facendo battere di lì un normale calcio di punizione. Già si parla che alcune cose annunciate da lui l’altra sera in conferenza stampa saranno cambiate nel Dpcm del 4 maggio. 
In questo disordine che si è creato il povero Conte è solo, braccato dagli oppositori esterni ed interni alla sua maggioranza. A questo punto non guasterebbe un intervento del Presidente Mattarella, non per imporre o suggerire niente, ma per richiamare tutti al senso di responsabilità. Sulla questione dei Dpcm si sono espressi fior di giuristi, compresa la Presidente della Corte Costituzionale Cartabia, tutti per stigmatizzare l’assenza del Parlamento. Ecco, al riguardo non guasterebbe una chiamata del Colle al rispetto della Costituzione. Qui, più che contestare i provvedimenti, si vuole ribadire la priorità del rispetto delle regole costituzionali, che non è affatto marginale, neppure in presenza di un’epidemia.
Scrivo a Tarchi. Caro Tarchi, grazie per avere vivacizzato la noia e l’angoscia di questi due mesi di clausura coi tuoi interventi e coi contributi di altri che ci hai cortesemente passato. Ti confesso che nei confronti di Giuseppe Conte, per quanto non mi abbia convinto, non riesco ad esprimere condanne o giudizi di severità. In fondo è stato lasciato colpevolmente solo, sia dai suoi della maggioranza sia da quelli dell’opposizione. Gli uni e gli altri hanno ululato alla luna. E’ evidente che sia gli uni che gli altri si sono ben guardati dal compromettersi con scelte impopolari o dagli esiti pericolosi. Quando lo hanno fatto – vedi Salvini – non hanno fatto che esprimere incertezze e contraddizioni. Dalle mie parti c’è un modo di dire, hannu cchiatu u fessa! (hanno trovato il fesso!), a cui scaricare un peso che nessuno avrebbe voluto accollarsi, stante una situazione difficile e drammatica. Lui in quel posto era già da prima ed è rimasto, facendo quello che ha saputo e potuto. Mi è sembrato, Conte, un inconsapevole emulo di Re-tentenna, qualifica data dagli storici a Carlo Alberto, con la sola differenza che Conte ha avuto a suo favore un comitato tecnico-scientifico di primissimo livello, Carlo Alberto invece dei cortigiani. Un caro saluto.

martedì 2 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 27



Martedì, 21 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 181.228 (+ 2.256), positivi attuali 108.237 (- 20), guariti 48.877 (+ 1.822), deceduti 24.114 (+ 454). In Puglia: positivi 2.810 (+ 24), guariti 431 (+ 4), deceduti 326 (+ 10). Il dato negativo dei positivi attuali, dato nazionale, indica l’inizio di un’inversione. Ma i dati pugliesi sono i peggiori di tutto il Sud, c’è Brindisi che continua a crescere in contagiati e in morti.
Oggi Natale di Roma. Durante il fascismo era una grande ricorrenza nazionale, oggi è pressoché ignorata. Sic transit gloria mundi. La morte livella tutti, diceva Totò, ma prima di lui il Parini. Tanti altri non l’hanno detto perché non c’era bisogno di dirlo. La minaccia di morte non scherza. In atmosfere epidemiche passano come niente le feste, vecchie o nuove che siano. Negli altri anni erano osservatissime. Da quando si esce con la mascherina sul volto non c’è Resistenza che tenga. A giorni ricorrerà il 25 aprile, festa della Liberazione, e dopo un po’ di giorni il 1° Maggio, festa dei Lavoratori. Appuntamenti importantissimi nel calendario democratico e antifascista. Quest’anno tutto passerà in sordina.
C’è una pressoché generalizzata richiesta di aprire alla “normalità”, che francamente ha dell’irrazionale. Non è che si dica siccome i contagi stanno scendendo sarebbe bene incominciare ad aprire, no si deve aprire comunque perché bisogna convivere col virus. Il che lascia un po’ perplessi perché col virus si può con-vivere ma si può anche con-morire. Non siamo ancora all’aut-aut e speriamo di non esserlo mai. Ma che cosa spinge in questa direzione? La situazione sociale sta degenerando. I telegiornali mostrano che in alcune città importanti come Genova e Torino – ma è facile pensare che in altre città stia accadendo la stessa cosa – la gente va a portare i gioielli personali o di famiglia al banco dei pegni, perché non ha soldi per fare la spesa. Se la crisi dovesse continuare dovremmo aspettarci fenomeni di delinquenza e di brigantaggio diffusi. Sono fenomeni che si verificano proprio in determinate circostanze di congiuntura economica e finanziaria come questa.
A rifletter bene il Coronavirus più che gli uomini uccide la società. Gli uomini – si è visto – riescono a salvarsi, superano la malattia, non tutti, ma gran parte. Chi non riesce a salvarsi è la società. Suoi bersagli preferiti sono le associazioni, i circoli, i club, i luoghi insomma dove la gente si ritrova, socializza, passa il tempo in modo divertente e utile, giocando, ascoltando, vedendo. Se non si dovesse superare la crisi entro un termine ragionevolmente breve, gli uomini perderebbero il piacere di ritrovarsi. Le conseguenze sarebbero devastanti sul piano psicologico e sociale. Stiamo entrando in una seconda fase diversa, che non è quella dell’apertura e della ripresa, ma quella della depressione o dell’ira. In questi ultimi tempi sono cresciuti i casi di violenze in casa. Lo segnalano gli sportelli ai quali vengono fatte le denunce e le richieste d’aiuto.
Mercoledì, 22 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 183.957 (+  2.729), positivi attuali 107.709 (- 528),  guariti 51.600 (+ 2.723), deceduti 24.648 (+ 534). In Puglia: casi attuali 2.812 (+ 2), guariti 459 (+ 28), deceduti 351 (+ 25). Siamo sempre sul plateau. 
Giornata uggiosa. Uscir fuori per fare quattro passi in giardino disgusta. Il tempo è incerto. Ogni tanto goccioline di pioggia rada fanno presagire pioggia abbondante, che non arriva. Questo mese di aprile alterna belle giornate ad altre grigie e brutte. Niente di sorprendente. Aprile è un mese più incerto di marzo. Sarà anche per questo che il governo non sa che decisioni prendere per entrare nella fase due della crisi epidemica. Continuano a parlare in tanti e a dire cose diverse. A tenere banco è l’ipotesi di tenere gli anziani, over 65, in casa. Si avverte nei nostri “responsabili” una sorta di senso di colpa per aver esposto migliaia di anziani alla morte con le loro sciagurate iniziative, coi loro ritardi, con le loro sciattezze. Ma non è da escludere che lo facciano anche per egoismo, vedendo negli anziani una minaccia per loro. Pensano: se questi occuperanno gli ospedali, per noi non ci saranno posti a sufficienza. Mai si era avvertito prima nelle pubbliche autorità uno scarto così profondo tra la situazione raccontata e quella reale, tra i propositi ostentati e quelli veri.

Intanto gli esperti, virologi, infettivologi ed altri medici e scienziati, ci dicono che il Coronavirus non attacca solo i polmoni, ma altri organi, fra cui il cervello e il fegato, anzi tutto quello che incontra sulla sua strada. L’effetto coaugulante che fa mette a rischio l’intero organismo umano. Affermazioni che incutono paura. Tutti però si riconoscono nella stessa diagnosi: questo virus è nuovo e non possiamo dire nulla sui suoi esiti.

Questa è gravissima. Il calciatore dell’Inter Lukaku ha rivelato che alla vigilia della partita di campionato Inter-Cagliari del 26 gennaio i giocatori dell’Inter (23 su 25) erano influenzati con febbre e tosse, che non si reggevano in piedi e che qualcuno fu fatto uscire anzitempo, accusando la Società di averli esposti a gravissime conseguenze di salute. Ancora nulla si sapeva del Coronavirus, ma nulla fu fatto per vedere da che cosa nasceva quell’epidemia. L’accusa dell’interista non poteva non fare il solito riferimento alla Juventus. E’ bastato – ha detto – che un giocatore della Juventus fosse positivo al Coronavirus per fermare il campionato, lasciando pensare che gli interisti già erano contagiati in quella circostanza, e non uno/due ma tutti.

Il Papa ha ricordato oggi, 50ª Giornata Mondiale della Terra, quanto sia importante rispettare la natura e ha citato un proverbio che lui ha detto spagnolo: Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura mai. In questa battaglia Papa Francesco è da apprezzare. Più voci concorrono a rispettare l’ambiente e meglio è. Anche a voler considerare che la Terra abbia una sua fisiologia non si può non riconoscere che l’uomo coi suoi comportamenti la possa condizionare e danneggiare. Il riferimento a quanto sta accadendo con l’epidemia in corso è stato abbastanza trasparente e chiaro.

Giovedì, 23 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 187.327 (+ 3.370), attuali positivi 107.699 (- 10), guariti 54.543 (+ 2.943), deceduti 25.080 (+ 432). In Puglia: casi 2.874 (+ 62), guariti 494 (+ 35), deceduti 362 (+ 11). I numeri salgono e scendono di poco, forse si va verso una curvatura più decisa.
Tornano i furti a Taurisano, se mai fossero finiti. Il farmacista ha cambiato il portoncino della farmacia, elegante in ferro stile liberty, con una porta blindata di lamiera doppia, che dovrebbe impedire altri furti. “Eh – mi ha detto quando gli ho chiesto il perché del cambio – due furti in pochi giorni!”. Purtroppo i morsi della fame incominciano a farsi sentire. E ancora non stiamo a niente!
Si continua a cianciare sul dopo epidemia per chiedersi se gli italiani saranno migliori o peggiori di prima. Saranno uguali. Ci sarà un breve periodo di assestamento, ma poi torneranno ad essere esattamente quelli di prima. Semmai l’interrogativo non è sul dopo ma sull’ora; e sull’ora non ci sono dubbi: siamo peggiori. Ovvio mi riferisco al nostro relazionarci con gli altri. Leggo che a Lucca un’infermiera è stata fatta oggetto di minacce e di insulti con lettere anonime dai condomini solo perché lavora in un ospedale dove si curano i contagiati da coronavirus. Una cosa veramente enorme, indegna, vergognosa. Alla gente non interessa nulla di quel che sei o di quel che fai; alla gente interessa esclusivamente la propria personale sicurezza. Pare essere questa una cosa migliore o peggiore? A me sembra semplicemente normale, come volevasi dimostrare.
Giornataccia. E’ piovuto tutta la notte, da ieri sera a stamattina; e continua imperterrita una pioggerellina fredda. L’umore oscilla come un pendolo che ogni tanto insiste nella stessa direzione fino a sbattere su qualche punto che mi sta particolarmente fastidioso. Ancora una volta hanno tirato fuori la storia di limitare i movimenti degli ultrasessantenni per proteggerli dal coronavirus. Ma questi figli di puttana, hanno fatto morire tanti poveri anziani nelle Rsa per far posto ai più giovani negli ospedali ed ora parlano che vogliono proteggere gli anziani. In sostanza proteggono se stessi. Tutta questa pletora di comitati tecnici e scientifici, ne hanno creati un’infinità, a livello centrale e periferico, mi ricorda il proverbio della chiesa e dei sagrestani, più ce ne sono e più la chiesa resta incustodita. 
Venerdì, 24 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 189.973 (+ 2.646), attuali positivi 106.848 (- 851), guariti 57.576 (+ 3.033), deceduti 25.549 (+ 469). In Puglia: positivi 2.936 (+ 62), guariti 531 (+ 37), deceduti 372 (+ 10).
L’emergenza Coronavirus non poteva non avere ricadute sull’eterna questione Nord-Sud. Il governatore campano Vincenzo De Luca e il giornalista lombardo Vittorio Feltri, due fra le più riuscite caricature del comico Maurizio Crozza, sono arrivati ai ferri…distanti, ovvero al distanziamento geopolitico. De Luca aveva detto che se le regioni del Nord avessero liberalizzato gli spostamenti lui avrebbe bloccato i confini della sua Campania per impedire che persone dal Nord entrassero nella sua regione. Feltri ha prima ironizzato e poi ha dato la zampata nordista sull’inferiorità dei meridionali. Non è la prima volta che Feltri ha di queste uscite e l’Ordine dei Giornalisti gli ha chiesto di chiedere scusa e prioritariamente di dimettersi perché in un momento come questo c’è bisogno di unità e solidarietà e non di divisioni e liti. Feltri, più che chiedere scusa, ha cercato di chiarire il senso delle sue parole, ma, come accade agli uccelli nella pania, invece di chiarire, ha peggiorato la situazione rimanendo invischiato nelle sue elucubrazioni antimeridionali. Feltri, qualche tempo fa, dava ragione agli altoatesini che si ritengono più austriaci che italiani. Penso proprio che a questo signore si debba dare il benservito come merita: essere solennemente cacciato da questo Paese, non materialmente, ma moralmente. Salvo che non sia più in grado di intendere e di volere. In questo caso, andrebbe trasferito ad altro reparto.
Mario Caroli da Trento mi manda un’intervista di Simone Casalini a Gian Enrico Rusconi, storico e politologo, apparsa sul “Corriere Trentino” di domenica, 19 aprile, sulla disgraziata situazione in cui ci troviamo. Tradisce pure lui lo sgomento di fronte a qualcosa che nessuno ha saputo prevedere e poi conoscere, neppure gli uomini di scienza. Rileva un difetto di intelligenza che ha colpito tutti. “Sono diventato improvvisamente anziano.[Rusconi è del 1938] – dice – Tutto il resto non conta. La pandemia mi ha dato uno status che non concede nient’altro che questo […]. Che cosa ce ne facciamo della nostra razionalità se le persone che dovevano governare l’emergenza hanno commesso errori in serie. Che cosa ne facciamo della nostra razionalità se gli anziani, soprattutto nelle case di riposo, sono stati lasciati morire indifesi. È qualcosa di inconcepibile”. Se un intellettuale del suo calibro è così sconcertato e sgomento vuol dire davvero che siamo in presenza di una crisi epocale. 
Sabato, 25 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 192.994 (+ 3.021), attuali positivi 106.527 (- 321), guariti 60.498 (+ 2.922), deceduti 25.969 (+ 420). In Puglia: positivi 2.933 (- 3), guariti 565 (+ 34), deceduti 383 (+ 11). Situazione verso il meglio. In Puglia il numero dei positivi ora ha segno meno.
Ho sbirciato la prima pagina di “Repubblica” e ho visto la firma di Maurizio Molinari sotto l’editoriale. Una giornata storica, una svolta che non poteva non accadere in un periodo altrettanto storico, quale è l’odierno, caratterizzato dall’epidemia di coronavirus. E’ il primo numero di “Repubblica” di proprietà degli Agnelli. Esce dall’orbita in cui è sempre stata. L’altro ieri Eugenio Scalfari, il suo storico fondatore, dispiaciuto e arrabbiato per l’operazione e per la defenestrazione del direttore Verdelli, minacciava di non scrivere più il suo domenicale. Vedremo domani. Anche la coincidenza col 25 aprile, festa della “Liberazione”, suona un po’ come beffa per l’anziano giornalista, che solo qualche mese fa nel suo libro “Grand’Hotel Scalfari” tesseva gli elogi dell’ultimo “giapponese” (Verdelli). La crisi di “Repubblica” sembra così all’epilogo. E’ la seconda volta che un direttore della “Stampa”, giornale degli Agnelli, assume la direzione della “Repubblica”. La prima volta fu Mario Calabresi, poi naufragato. La seconda volta, questa, è Maurizio Molinari; ma questa volta con un cambio di proprietà alle spalle, che rende più solido il cambio. Le differenze, per quanto minimizzate per opportunità, saranno importanti. Il piano editoriale delle due testate, Stampa-Repubbblica, prevede tutta una serie di iniziative, ma, inevitabilmente, ci sarà pure qualche cambiamento di linea.  Per ora, nel suo editoriale, Molinari ha tenuto un profilo basso, facendo un piccolo cenno alla continuità, peraltro non meglio definita, e poi, come se nulla fosse, ha parlato dell’emergenza coronavirus e del 25 aprile. Niente propositi, niente prospettive. Per ora!   
Bravo Gian Antonio Stella! Sul Corsera ha stigmatizzato, sia pure con garbo e puntini di sospensione, il fatto che in più di una città l’Anpi ha celebrato il 25 aprile con un po’ di seguito sui luoghi consueti. Come, si chiede Stella, tanto non è stato consentito neppure ai riti religiosi ed ora…Mattarella, invece, ha dato il buon esempio: è andato solo all’Altare della Patria per celebrare la più significativa festività laica della Repubblica. 
25 aprile di festa a Taurisano. Per tutto il pomeriggio si è suonato e cantato probabilmente nei “Campetti rossi” sulla via di Casarano. Da casa mia non potevo vedere, ma solo sentire. I suoni venivano da quella direzione. Non so chi fossero gli organizzatori e quanti i partecipanti. Ma così è stato.
Domenica, 26 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 195.351 (+ 2.357), attuali positivi 105.847 (- 680), guariti 63.120 (+ 2.622), deceduti 26.384 (+ 415). In Puglia: positivi 2.919 (- 14), guariti 602 (+ 37), deceduti 391 (+ 8). Continua la discesa, sebbene lenta, che induce ad essere prudenti.
Scalfari ha scritto l’editoriale su “Repubblica”: «Il giornale che ho fondato io è un fiore che non appassisce». Toh, si è convertito pure lui. Del resto che doveva fare?  Ha ricordato che “Repubblica” da 44 anni è sul fronte del liberalsocialismo: un monito, come a dire hic sumus et hic manebimus optime.  Ma il contesto che disegna è poco rassicurante. Riconosce che troppe cose stanno cambiando in Italia e in Europa.  Il fiore che lui ha piantato e coltivato per anni non è più suo. E nemmeno il se stesso che è stato gli appartiene, ma questo è un altro discorso.
Probabile che fra qualche giorno saremo liberi di circolare, ma che cosa troveremo di quello che abbiamo lasciato? Ci vorrà un po’ di tempo, sempre che il virus non torni ad arrabbiarsi, per riprendere le vecchie abitudini. Vedo che la gente è come fanatica della sicurezza. Che fa uno in bicicletta con la mascherina sul volto? Si vuole proteggere da chi, se è solo? Ho l’impressione che la gente tenda ad imitare, ad omologarsi, a non apparire diversa, come se l’avere la mascherina sul viso fosse uno status symbol: perché gli altri sì e io no? Molto dipenderà dalle condizioni del virus se riprenderemo o meno le nostre antiche abitudini. Determinanti sono i tempi. Un virus influenzale, per il quale non c’è vaccino, è sempre in agguato. Vogliamo o non vogliamo, fino all’anno prossimo siamo sotto scacco. Quando e se verrà il vaccino, solo allora potremo dirci, se non proprio tranquilli, quanto meno non disturbati.
Leggo che Claudio Martelli è il direttore di un redivivo Avanti!. Si tratta di un ritorno all’antica testata socialista. Per ora sarà quindicinale, poi si vedrà. Non è organo di partito – tiene a precisare l’ex delfino di Craxi – ma testimonianza del socialismo liberale, in cui Martelli si è sempre riconosciuto. Probabilmente anche Martelli, come Scalfari, è fuori tempo. Più probabile che il nuovo Avanti! voglia solo essere uno spazio per dire la propria senza dover mendicare a frusto a frusto. E’ un’esigenza, come tale rispettabilissima.   
C’è un po’ di sadismo in chi dalla politica trasmette piogge torrenziali di miliardi, dall’Europa, dall’Italia, da tutte le parti, mentre la gente incomincia a morire davvero di fame. E’ come far passare sotto il naso un bel pollo arrosto per poi portarlo altrove o farlo scomparire come per incanto. Molte aziende hanno chiuso, altre chiuderanno. Molte attività culturali si spegneranno come lampade ad olio…senza olio. Ho letto che l’editore Lupo di Copertino ha chiuso e si è dato all’apicoltura. Chissà che non abbia preso finalmente la strada giusta!