Lunedì, 27 aprile. La situazione. In
Italia: casi totali 197.675 (+ 2.324), attuali positivi
106.103 (+ 256), guariti 64.928 (+ 1.808), deceduti 26.644 (+ 260). In Puglia:
attuali positivi 2.937 (+ 18), guariti 612 (+ 10), deceduti 399 (+ 8). Questa
curva sembra fare i capricci, va su e giù ad elastico. A Milano sono aumentati
i contagi.
Ieri c’è stata l’ennesima conferenza stampa di Conte sulla cosiddetta
fase due. Forse Conte, impigliato nella ragnatela dorata di una condizione che
per lui era “follia sperar”, non si rende conto che con le sue
aperture-chiusure, coi suoi tentennamenti, con le sue cautele, con le sue
decisioni-non decisioni, con le sue verbose autocelebrazioni, si sta rivelando
una burletta. Il “premier-tentenna” direi se non mi ricordassi che così fu
chiamato re Carlo Alberto, che, come tutti sanno, finì…in esilio volontario. In
buona sostanza nemmeno questa scadenza presenta novità significative, ancora
fino al primo di giugno tutti dentro, tranne alcuni lavoratori del mondo
dell’industria manifatturiera, dei cantieri e del commercio all’ingrosso. Per
il resto guanti e mascherine, autocertificazioni e rischi di multe o di
litigare con vigili e poliziotti. Io, ogni mattina, vado in edicola a prendere
il giornale (prima autocertificazione!), poi vado al forno per il pane (seconda
autocertificazione!), poi vado al fruttivendolo (terza autocertificazione!),
poi al supermercato (quarta autocertificazione!), a volte passo dalla farmacia
(quinta autocertificazione!), poi…poi…poi… me ne sto a casa, stanco di
autocertificarmi. Una cosa kafkiana, che chissà quando e come finirà!
Mi guardo allo specchio, sono obbligato a farlo la mattina quando mi
lavo la faccia.
Somiglio sempre più all’uomo di Neanderthal. I capelli ormai
mi hanno invaso la faccia, mi vanno negli occhi. Non li taglio da tre mesi e
dovrei stare fino a giugno!
Mi sono talmente alienato dalla normalità che a momenti mi viene di
pensare e/o immaginare che improvvisamente il Coronavirus esploda in una grande
omerica risata e ci dica, con voce roboante come di provenienza ultraterrena:
“ah! ah! ah!, ma non vedete che è tutto uno scherzo? Spaventati, eh!”. Proprio
così come accadeva in una divertente trasmissione televisiva di qualche anno
fa, che si chiamava “Scherzi a parte”. Ma non perché io non creda che sia vero
il Coronavirus – ahimè, è vero e verissimo – ma perché non mi sembra che tutti
i provvedimenti del governo, le teatralità della gente, tutta mascherinizzata,
addirittura con una punta di soddisfazione, non mi sembrano opportune. Nelle
zone non raggiunte dall’epidemia di fatto si è contenuto il nulla. Se, invece
di andare in giro in questi due mesi tutti bardati, in piedi e distanziati in
attesa di entrare nell’ufficio postale a fare una raccomandata, o in fila col
carrello della spesa per entrare nel supermercato, coi negozi chiusi, ci
fossimo comportati come sempre che cosa sarebbe accaduto? Secondo me, niente,
se fossimo stati, come siamo stati, tutti non contagiati. Diverso se fra di noi
ci fosse stato pure un solo contagiato, quello avrebbe contagiato altri e
questi altri ancora e così via. Allora, il provvedimento da prendere era la
blindatura delle zone sane per impedire che dall’esterno penetrasse qualche
contagiato e non di considerare le zone sane come le malate. Francamente questo
far vivere in ogni parte d’Italia situazioni che in Lombardia hanno un senso ma
nel Molise o in Calabria no, è stato ed è un inutile e dannoso provvedimento.
L’economia ferma e la gente in clausura presto comporteranno crisi economiche e
sociali, individualmente psichiche, di enorme rilevanza, che, per
fronteggiarle, non so immaginare davvero che cosa ci potrebbe essere.
Martedì, 28 aprile. Situazione. In Italia:
casi totali 199.414 (+ 1.739), attuali positivi 105.813 (- 290), guariti 66.624
(+ 1.696), deceduti 26.977 (+ 333). In Puglia: positivi 2.912 (-25), guariti
641 (+ 29), deceduti 405 (+ 6). Situazione in miglioramento, ma con cautela.
Questo virus sembra proprio capriccioso.
28 aprile 1945, a
Giulino di Mezzegra viene giustiziato Benito Mussolini. La sua era una sorte
segnata. Tutti gli antifascisti, mai domi, gliel’avevano giurata. Quando il
tempo arrivò con la disfatta dell’Italia e del fascismo, ardentemente da loro
desiderata, non ci fu verso. Mussolini doveva morire. Il capo di questa
“eletta” italica genia era Sandro Pertini, che sarebbe poi diventato Presidente
della Repubblica senza essere mai stato nulla, neppure degno della pipa che
fumava. Ecco che cosa mi ricorda Pertini, un calligramme di Apollinaire: un
cigare qui fume.
Oggi la giornata è stata movimentata. Finalmente! Qui si moriva
d’inedia. Sono stato a Galatina dall’Editrice e ho dato inizio a “Presenza” di
maggio-giugno. Poi sono passato da Casarano, ho ritirato i pantaloni dalla
lavanderia, dove giacevano da due mesi, e poi sono stato in banca a fare un
prelievo. Ancora una volta mi hanno invitato a fare il bancomat. Ho detto che
non ne voglio sapere di mettermi in coda dietro ad un bancomat in attesa del
mio turno.
Le misure di precauzioni antivirus in banca sono da malati di mente: lo
sportello è chiuso da due nastri che formano una zona di circa sei metri
quadrati, firma e ritiro dei soldi avviene fuori di questa zona, nonostante
guanti e mascherine. Ma la cosa che più colpisce e che fa lievitare altri
pensieri in testa è che gli impiegati si compiacciono di tutto questo, sembrano
finalmente realizzarsi in questo inconscio desiderio di stabilire distanze.
Ancora una volta il pensiero corre all’omologarsi degli italiani, a cui basta
un nulla per renderli quieti e inquadrati come pecore. Il fascismo non fu
imposto da Mussolini agli italiani, ma fu graziosamente concesso da Mussolini
agli italiani. Se oggi si appiattiscono sulle posizioni di un capretto come
Giuseppe Conte, figurarsi se non lo facessero volentieri per uno come
Mussolini, che predicava che è meglio vivere un giorno da leoni. Ma si vive da leoni
se gli altri sono pecore! E Mussolini di pecore era circondato e seguito.
Mercoledì, 29 aprile. La situazione. In
Italia: casi totali: 201.505 (+ 2.091), attuali positivi
105.205 (- 608), guariti 68.941 (+ 2.317), deceduti 27.359 (+ 382). In Puglia:
positivi 2.919 (+ 7), guariti 654 (+ 13), deceduti 407 (+ 2). Situazione
sostanzialmente stabile, pur nel trend discendente della curva.
Quel Conte, che pure ha assunto l’atteggiamento del “lupo sordo”,
avventurandosi in Dcpm uno dopo l’altro in personalissima gestione della crisi,
in buona sostanza è il “fesso” sul quale si sta scaricando tutta la
responsabilità della crisi sanitaria, a parte i suggerimenti del Comitato
tecnico-scientifico. E’ indubbiamente uno che si dà da fare. E’ bastato
telefonare al Papa per spegnere sul nascere la rivolta dei vescovi. Tra di lui
e il Papa c’è una linea di contatto di reciproche cortesie, che conferma la
natura politica di questo Papa, che dice tante cose oggi per smentirle domani.
Era stato lui a dire alcuni giorni fa che la religiosità non poteva essere
virtuale, lontana dai luoghi di preghiera in ecclesia, ossia in comunità.
Quanti dell’opposizione e, a quanto pare, anche della maggioranza criticano
Conte per “ballare da solo”, in verità trovano conveniente lasciarlo fare,
perché nessuno di loro vuole assumersi una parte. Quelli dell’opposizione non
sanno quello che dicono e quelli della maggioranza ringraziano il cielo di aver
trovato, appunto, il “fesso” sul quale scaricare il peso di una situazione che
è difficile perfino argomentare.
Alle tante voci critiche per il modo disinvolto di strafottersene della
Costituzione da parte di Conte si è aggiunto oggi Angelo Panebianco sul
“Corriere della Sera”. Come già altri, Panebianco mette in guardia dal disporre
dei cittadini in netta difformità dalle garanzie costituzionali. Preoccupa il
politologo il rischio che questa sospensione dei diritti individuali possa
diventare una prassi anche in presenza di altre emergenze meno gravi e diverse
da quella che stiamo vivendo. In una lettera scritta da un gruppo di giuristi a
Giuseppe Conte, pervenutami tramite Tarchi, si obietta, testi di diritto alla
mano e soprattutto testo della Costituzione, che è arbitrario togliere la
libertà ai cittadini con dei decreti “personali” del Presidente del Consiglio e
applicati da Polizia e Carabinieri con modi rigidi e a volte vessatori e
inurbani. Non so dove ci porterà questa situazione, ma mi convinco sempre più
che all’orizzonte il cielo è ancora più fosco di quello che è appena sopra di noi.
Vivo nella pena di essermi scoperto altro da quel che mi pensavo. Ho
vissuto gran parte della mia vita con l’idea di essere una sorta di enfant
prodige.
Erano altri, in verità, che me lo facevano credere. Il mio maestro alle
elementari mi portava in giro a confrontarmi con altri ragazzi di pari classe,
riuscendo io sempre vincitore. In ogni ambiente e comunità sono stato sempre il
più giovane, per via che a scuola ero con un anno di anticipo. Sono stato fino
a qualche anno fa stimato professore e ammirato giornalista. Ora mi scopro un
analfabeta. Non so usare lo smartphone se non per telefonare, mai avuto
bancomat, mai carte di credito. Sono estraneo alla modernità e alla
postmodernità. Che c’entra con la clausura in cui per il Coronavirus mi trovo?
C’entra perché queste mie difficoltà a vivere e a muovermi con questi nuovi
mezzi di comunicazione si sono accentuate e mi fanno sentire inferiore,
incapace e fuori dal mondo, un âgé analphabète.
Giovedì, 30 aprile. La situazione. In
Italia: casi totali 203.591 (+ 2.086), attuali positivi
104.657 (- 548), guariti 71.252 (+ 2.311), deceduti 27.682 (+ 323). In Puglia:
attuali positivi 2.927 (+ 8), guariti 692 (+ 38), deceduti 410 (+ 3). La
situazione è quasi di stallo. Diminuiscono in Italia gli attuali positivi,
mentre i contagi si aggirano ancora oltre i duemila al giorno.
Giuseppe Conte mi ricorda quell’arbitro di calcio che fischiò un rigore
ma dato che il pubblico rumoreggiava minacciosamente man mano che si avvicinava
all’area di rigore per indicare il dischetto col dito passò dal dischetto ad
indicare l’esterno dell’area facendo battere di lì un normale calcio di
punizione. Già si parla che alcune cose annunciate da lui l’altra sera in
conferenza stampa saranno cambiate nel Dpcm del 4 maggio.
In questo disordine che si è creato il povero Conte è solo, braccato
dagli oppositori esterni ed interni alla sua maggioranza. A questo punto non
guasterebbe un intervento del Presidente Mattarella, non per imporre o
suggerire niente, ma per richiamare tutti al senso di responsabilità. Sulla
questione dei Dpcm si sono espressi fior di giuristi, compresa la Presidente
della Corte Costituzionale Cartabia, tutti per stigmatizzare l’assenza del
Parlamento. Ecco, al riguardo non guasterebbe una chiamata del Colle al rispetto
della Costituzione. Qui, più che contestare i provvedimenti, si vuole ribadire
la priorità del rispetto delle regole costituzionali, che non è affatto
marginale, neppure in presenza di un’epidemia.
Scrivo a Tarchi. Caro Tarchi, grazie per avere vivacizzato la noia e
l’angoscia di questi due mesi di clausura coi tuoi interventi e coi contributi
di altri che ci hai cortesemente passato. Ti confesso che nei confronti di
Giuseppe Conte, per quanto non mi abbia convinto, non riesco ad esprimere
condanne o giudizi di severità. In fondo è stato lasciato colpevolmente solo,
sia dai suoi della maggioranza sia da quelli dell’opposizione. Gli uni e gli
altri hanno ululato alla luna. E’ evidente che sia gli uni che gli altri si
sono ben guardati dal compromettersi con scelte impopolari o dagli esiti
pericolosi. Quando lo hanno fatto – vedi Salvini – non hanno fatto che
esprimere incertezze e contraddizioni. Dalle mie parti c’è un modo di dire, hannu
cchiatu u fessa! (hanno trovato il fesso!), a cui scaricare un peso che nessuno avrebbe
voluto accollarsi, stante una situazione difficile e drammatica. Lui in quel
posto era già da prima ed è rimasto, facendo quello che ha saputo e potuto. Mi
è sembrato, Conte, un inconsapevole emulo di Re-tentenna, qualifica data dagli
storici a Carlo Alberto, con la sola differenza che Conte ha avuto a suo favore
un comitato tecnico-scientifico di primissimo livello, Carlo Alberto invece dei
cortigiani. Un caro saluto.
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