martedì 2 giugno 2020

I giorni del Coronavirus 27



Martedì, 21 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 181.228 (+ 2.256), positivi attuali 108.237 (- 20), guariti 48.877 (+ 1.822), deceduti 24.114 (+ 454). In Puglia: positivi 2.810 (+ 24), guariti 431 (+ 4), deceduti 326 (+ 10). Il dato negativo dei positivi attuali, dato nazionale, indica l’inizio di un’inversione. Ma i dati pugliesi sono i peggiori di tutto il Sud, c’è Brindisi che continua a crescere in contagiati e in morti.
Oggi Natale di Roma. Durante il fascismo era una grande ricorrenza nazionale, oggi è pressoché ignorata. Sic transit gloria mundi. La morte livella tutti, diceva Totò, ma prima di lui il Parini. Tanti altri non l’hanno detto perché non c’era bisogno di dirlo. La minaccia di morte non scherza. In atmosfere epidemiche passano come niente le feste, vecchie o nuove che siano. Negli altri anni erano osservatissime. Da quando si esce con la mascherina sul volto non c’è Resistenza che tenga. A giorni ricorrerà il 25 aprile, festa della Liberazione, e dopo un po’ di giorni il 1° Maggio, festa dei Lavoratori. Appuntamenti importantissimi nel calendario democratico e antifascista. Quest’anno tutto passerà in sordina.
C’è una pressoché generalizzata richiesta di aprire alla “normalità”, che francamente ha dell’irrazionale. Non è che si dica siccome i contagi stanno scendendo sarebbe bene incominciare ad aprire, no si deve aprire comunque perché bisogna convivere col virus. Il che lascia un po’ perplessi perché col virus si può con-vivere ma si può anche con-morire. Non siamo ancora all’aut-aut e speriamo di non esserlo mai. Ma che cosa spinge in questa direzione? La situazione sociale sta degenerando. I telegiornali mostrano che in alcune città importanti come Genova e Torino – ma è facile pensare che in altre città stia accadendo la stessa cosa – la gente va a portare i gioielli personali o di famiglia al banco dei pegni, perché non ha soldi per fare la spesa. Se la crisi dovesse continuare dovremmo aspettarci fenomeni di delinquenza e di brigantaggio diffusi. Sono fenomeni che si verificano proprio in determinate circostanze di congiuntura economica e finanziaria come questa.
A rifletter bene il Coronavirus più che gli uomini uccide la società. Gli uomini – si è visto – riescono a salvarsi, superano la malattia, non tutti, ma gran parte. Chi non riesce a salvarsi è la società. Suoi bersagli preferiti sono le associazioni, i circoli, i club, i luoghi insomma dove la gente si ritrova, socializza, passa il tempo in modo divertente e utile, giocando, ascoltando, vedendo. Se non si dovesse superare la crisi entro un termine ragionevolmente breve, gli uomini perderebbero il piacere di ritrovarsi. Le conseguenze sarebbero devastanti sul piano psicologico e sociale. Stiamo entrando in una seconda fase diversa, che non è quella dell’apertura e della ripresa, ma quella della depressione o dell’ira. In questi ultimi tempi sono cresciuti i casi di violenze in casa. Lo segnalano gli sportelli ai quali vengono fatte le denunce e le richieste d’aiuto.
Mercoledì, 22 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 183.957 (+  2.729), positivi attuali 107.709 (- 528),  guariti 51.600 (+ 2.723), deceduti 24.648 (+ 534). In Puglia: casi attuali 2.812 (+ 2), guariti 459 (+ 28), deceduti 351 (+ 25). Siamo sempre sul plateau. 
Giornata uggiosa. Uscir fuori per fare quattro passi in giardino disgusta. Il tempo è incerto. Ogni tanto goccioline di pioggia rada fanno presagire pioggia abbondante, che non arriva. Questo mese di aprile alterna belle giornate ad altre grigie e brutte. Niente di sorprendente. Aprile è un mese più incerto di marzo. Sarà anche per questo che il governo non sa che decisioni prendere per entrare nella fase due della crisi epidemica. Continuano a parlare in tanti e a dire cose diverse. A tenere banco è l’ipotesi di tenere gli anziani, over 65, in casa. Si avverte nei nostri “responsabili” una sorta di senso di colpa per aver esposto migliaia di anziani alla morte con le loro sciagurate iniziative, coi loro ritardi, con le loro sciattezze. Ma non è da escludere che lo facciano anche per egoismo, vedendo negli anziani una minaccia per loro. Pensano: se questi occuperanno gli ospedali, per noi non ci saranno posti a sufficienza. Mai si era avvertito prima nelle pubbliche autorità uno scarto così profondo tra la situazione raccontata e quella reale, tra i propositi ostentati e quelli veri.

Intanto gli esperti, virologi, infettivologi ed altri medici e scienziati, ci dicono che il Coronavirus non attacca solo i polmoni, ma altri organi, fra cui il cervello e il fegato, anzi tutto quello che incontra sulla sua strada. L’effetto coaugulante che fa mette a rischio l’intero organismo umano. Affermazioni che incutono paura. Tutti però si riconoscono nella stessa diagnosi: questo virus è nuovo e non possiamo dire nulla sui suoi esiti.

Questa è gravissima. Il calciatore dell’Inter Lukaku ha rivelato che alla vigilia della partita di campionato Inter-Cagliari del 26 gennaio i giocatori dell’Inter (23 su 25) erano influenzati con febbre e tosse, che non si reggevano in piedi e che qualcuno fu fatto uscire anzitempo, accusando la Società di averli esposti a gravissime conseguenze di salute. Ancora nulla si sapeva del Coronavirus, ma nulla fu fatto per vedere da che cosa nasceva quell’epidemia. L’accusa dell’interista non poteva non fare il solito riferimento alla Juventus. E’ bastato – ha detto – che un giocatore della Juventus fosse positivo al Coronavirus per fermare il campionato, lasciando pensare che gli interisti già erano contagiati in quella circostanza, e non uno/due ma tutti.

Il Papa ha ricordato oggi, 50ª Giornata Mondiale della Terra, quanto sia importante rispettare la natura e ha citato un proverbio che lui ha detto spagnolo: Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura mai. In questa battaglia Papa Francesco è da apprezzare. Più voci concorrono a rispettare l’ambiente e meglio è. Anche a voler considerare che la Terra abbia una sua fisiologia non si può non riconoscere che l’uomo coi suoi comportamenti la possa condizionare e danneggiare. Il riferimento a quanto sta accadendo con l’epidemia in corso è stato abbastanza trasparente e chiaro.

Giovedì, 23 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 187.327 (+ 3.370), attuali positivi 107.699 (- 10), guariti 54.543 (+ 2.943), deceduti 25.080 (+ 432). In Puglia: casi 2.874 (+ 62), guariti 494 (+ 35), deceduti 362 (+ 11). I numeri salgono e scendono di poco, forse si va verso una curvatura più decisa.
Tornano i furti a Taurisano, se mai fossero finiti. Il farmacista ha cambiato il portoncino della farmacia, elegante in ferro stile liberty, con una porta blindata di lamiera doppia, che dovrebbe impedire altri furti. “Eh – mi ha detto quando gli ho chiesto il perché del cambio – due furti in pochi giorni!”. Purtroppo i morsi della fame incominciano a farsi sentire. E ancora non stiamo a niente!
Si continua a cianciare sul dopo epidemia per chiedersi se gli italiani saranno migliori o peggiori di prima. Saranno uguali. Ci sarà un breve periodo di assestamento, ma poi torneranno ad essere esattamente quelli di prima. Semmai l’interrogativo non è sul dopo ma sull’ora; e sull’ora non ci sono dubbi: siamo peggiori. Ovvio mi riferisco al nostro relazionarci con gli altri. Leggo che a Lucca un’infermiera è stata fatta oggetto di minacce e di insulti con lettere anonime dai condomini solo perché lavora in un ospedale dove si curano i contagiati da coronavirus. Una cosa veramente enorme, indegna, vergognosa. Alla gente non interessa nulla di quel che sei o di quel che fai; alla gente interessa esclusivamente la propria personale sicurezza. Pare essere questa una cosa migliore o peggiore? A me sembra semplicemente normale, come volevasi dimostrare.
Giornataccia. E’ piovuto tutta la notte, da ieri sera a stamattina; e continua imperterrita una pioggerellina fredda. L’umore oscilla come un pendolo che ogni tanto insiste nella stessa direzione fino a sbattere su qualche punto che mi sta particolarmente fastidioso. Ancora una volta hanno tirato fuori la storia di limitare i movimenti degli ultrasessantenni per proteggerli dal coronavirus. Ma questi figli di puttana, hanno fatto morire tanti poveri anziani nelle Rsa per far posto ai più giovani negli ospedali ed ora parlano che vogliono proteggere gli anziani. In sostanza proteggono se stessi. Tutta questa pletora di comitati tecnici e scientifici, ne hanno creati un’infinità, a livello centrale e periferico, mi ricorda il proverbio della chiesa e dei sagrestani, più ce ne sono e più la chiesa resta incustodita. 
Venerdì, 24 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 189.973 (+ 2.646), attuali positivi 106.848 (- 851), guariti 57.576 (+ 3.033), deceduti 25.549 (+ 469). In Puglia: positivi 2.936 (+ 62), guariti 531 (+ 37), deceduti 372 (+ 10).
L’emergenza Coronavirus non poteva non avere ricadute sull’eterna questione Nord-Sud. Il governatore campano Vincenzo De Luca e il giornalista lombardo Vittorio Feltri, due fra le più riuscite caricature del comico Maurizio Crozza, sono arrivati ai ferri…distanti, ovvero al distanziamento geopolitico. De Luca aveva detto che se le regioni del Nord avessero liberalizzato gli spostamenti lui avrebbe bloccato i confini della sua Campania per impedire che persone dal Nord entrassero nella sua regione. Feltri ha prima ironizzato e poi ha dato la zampata nordista sull’inferiorità dei meridionali. Non è la prima volta che Feltri ha di queste uscite e l’Ordine dei Giornalisti gli ha chiesto di chiedere scusa e prioritariamente di dimettersi perché in un momento come questo c’è bisogno di unità e solidarietà e non di divisioni e liti. Feltri, più che chiedere scusa, ha cercato di chiarire il senso delle sue parole, ma, come accade agli uccelli nella pania, invece di chiarire, ha peggiorato la situazione rimanendo invischiato nelle sue elucubrazioni antimeridionali. Feltri, qualche tempo fa, dava ragione agli altoatesini che si ritengono più austriaci che italiani. Penso proprio che a questo signore si debba dare il benservito come merita: essere solennemente cacciato da questo Paese, non materialmente, ma moralmente. Salvo che non sia più in grado di intendere e di volere. In questo caso, andrebbe trasferito ad altro reparto.
Mario Caroli da Trento mi manda un’intervista di Simone Casalini a Gian Enrico Rusconi, storico e politologo, apparsa sul “Corriere Trentino” di domenica, 19 aprile, sulla disgraziata situazione in cui ci troviamo. Tradisce pure lui lo sgomento di fronte a qualcosa che nessuno ha saputo prevedere e poi conoscere, neppure gli uomini di scienza. Rileva un difetto di intelligenza che ha colpito tutti. “Sono diventato improvvisamente anziano.[Rusconi è del 1938] – dice – Tutto il resto non conta. La pandemia mi ha dato uno status che non concede nient’altro che questo […]. Che cosa ce ne facciamo della nostra razionalità se le persone che dovevano governare l’emergenza hanno commesso errori in serie. Che cosa ne facciamo della nostra razionalità se gli anziani, soprattutto nelle case di riposo, sono stati lasciati morire indifesi. È qualcosa di inconcepibile”. Se un intellettuale del suo calibro è così sconcertato e sgomento vuol dire davvero che siamo in presenza di una crisi epocale. 
Sabato, 25 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 192.994 (+ 3.021), attuali positivi 106.527 (- 321), guariti 60.498 (+ 2.922), deceduti 25.969 (+ 420). In Puglia: positivi 2.933 (- 3), guariti 565 (+ 34), deceduti 383 (+ 11). Situazione verso il meglio. In Puglia il numero dei positivi ora ha segno meno.
Ho sbirciato la prima pagina di “Repubblica” e ho visto la firma di Maurizio Molinari sotto l’editoriale. Una giornata storica, una svolta che non poteva non accadere in un periodo altrettanto storico, quale è l’odierno, caratterizzato dall’epidemia di coronavirus. E’ il primo numero di “Repubblica” di proprietà degli Agnelli. Esce dall’orbita in cui è sempre stata. L’altro ieri Eugenio Scalfari, il suo storico fondatore, dispiaciuto e arrabbiato per l’operazione e per la defenestrazione del direttore Verdelli, minacciava di non scrivere più il suo domenicale. Vedremo domani. Anche la coincidenza col 25 aprile, festa della “Liberazione”, suona un po’ come beffa per l’anziano giornalista, che solo qualche mese fa nel suo libro “Grand’Hotel Scalfari” tesseva gli elogi dell’ultimo “giapponese” (Verdelli). La crisi di “Repubblica” sembra così all’epilogo. E’ la seconda volta che un direttore della “Stampa”, giornale degli Agnelli, assume la direzione della “Repubblica”. La prima volta fu Mario Calabresi, poi naufragato. La seconda volta, questa, è Maurizio Molinari; ma questa volta con un cambio di proprietà alle spalle, che rende più solido il cambio. Le differenze, per quanto minimizzate per opportunità, saranno importanti. Il piano editoriale delle due testate, Stampa-Repubbblica, prevede tutta una serie di iniziative, ma, inevitabilmente, ci sarà pure qualche cambiamento di linea.  Per ora, nel suo editoriale, Molinari ha tenuto un profilo basso, facendo un piccolo cenno alla continuità, peraltro non meglio definita, e poi, come se nulla fosse, ha parlato dell’emergenza coronavirus e del 25 aprile. Niente propositi, niente prospettive. Per ora!   
Bravo Gian Antonio Stella! Sul Corsera ha stigmatizzato, sia pure con garbo e puntini di sospensione, il fatto che in più di una città l’Anpi ha celebrato il 25 aprile con un po’ di seguito sui luoghi consueti. Come, si chiede Stella, tanto non è stato consentito neppure ai riti religiosi ed ora…Mattarella, invece, ha dato il buon esempio: è andato solo all’Altare della Patria per celebrare la più significativa festività laica della Repubblica. 
25 aprile di festa a Taurisano. Per tutto il pomeriggio si è suonato e cantato probabilmente nei “Campetti rossi” sulla via di Casarano. Da casa mia non potevo vedere, ma solo sentire. I suoni venivano da quella direzione. Non so chi fossero gli organizzatori e quanti i partecipanti. Ma così è stato.
Domenica, 26 aprile. La situazione. In Italia: casi totali 195.351 (+ 2.357), attuali positivi 105.847 (- 680), guariti 63.120 (+ 2.622), deceduti 26.384 (+ 415). In Puglia: positivi 2.919 (- 14), guariti 602 (+ 37), deceduti 391 (+ 8). Continua la discesa, sebbene lenta, che induce ad essere prudenti.
Scalfari ha scritto l’editoriale su “Repubblica”: «Il giornale che ho fondato io è un fiore che non appassisce». Toh, si è convertito pure lui. Del resto che doveva fare?  Ha ricordato che “Repubblica” da 44 anni è sul fronte del liberalsocialismo: un monito, come a dire hic sumus et hic manebimus optime.  Ma il contesto che disegna è poco rassicurante. Riconosce che troppe cose stanno cambiando in Italia e in Europa.  Il fiore che lui ha piantato e coltivato per anni non è più suo. E nemmeno il se stesso che è stato gli appartiene, ma questo è un altro discorso.
Probabile che fra qualche giorno saremo liberi di circolare, ma che cosa troveremo di quello che abbiamo lasciato? Ci vorrà un po’ di tempo, sempre che il virus non torni ad arrabbiarsi, per riprendere le vecchie abitudini. Vedo che la gente è come fanatica della sicurezza. Che fa uno in bicicletta con la mascherina sul volto? Si vuole proteggere da chi, se è solo? Ho l’impressione che la gente tenda ad imitare, ad omologarsi, a non apparire diversa, come se l’avere la mascherina sul viso fosse uno status symbol: perché gli altri sì e io no? Molto dipenderà dalle condizioni del virus se riprenderemo o meno le nostre antiche abitudini. Determinanti sono i tempi. Un virus influenzale, per il quale non c’è vaccino, è sempre in agguato. Vogliamo o non vogliamo, fino all’anno prossimo siamo sotto scacco. Quando e se verrà il vaccino, solo allora potremo dirci, se non proprio tranquilli, quanto meno non disturbati.
Leggo che Claudio Martelli è il direttore di un redivivo Avanti!. Si tratta di un ritorno all’antica testata socialista. Per ora sarà quindicinale, poi si vedrà. Non è organo di partito – tiene a precisare l’ex delfino di Craxi – ma testimonianza del socialismo liberale, in cui Martelli si è sempre riconosciuto. Probabilmente anche Martelli, come Scalfari, è fuori tempo. Più probabile che il nuovo Avanti! voglia solo essere uno spazio per dire la propria senza dover mendicare a frusto a frusto. E’ un’esigenza, come tale rispettabilissima.   
C’è un po’ di sadismo in chi dalla politica trasmette piogge torrenziali di miliardi, dall’Europa, dall’Italia, da tutte le parti, mentre la gente incomincia a morire davvero di fame. E’ come far passare sotto il naso un bel pollo arrosto per poi portarlo altrove o farlo scomparire come per incanto. Molte aziende hanno chiuso, altre chiuderanno. Molte attività culturali si spegneranno come lampade ad olio…senza olio. Ho letto che l’editore Lupo di Copertino ha chiuso e si è dato all’apicoltura. Chissà che non abbia preso finalmente la strada giusta!

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