giovedì 16 maggio 2019

L'Italia, paese dell'assurdo




Sempre più mi convinco di due cose, in sé esclusive. Per un verso sono fermamente convinto della bontà dell’Europa, anche se presenta non poche malformazioni rispetto al mio ideale che coltivo fin da quando ero giovane, per un altro che noi italiani non abbiamo niente a che fare con lei, anche se non difettiamo di doti straordinarie di popolo. Va a finire che non siamo noi a volercene uscire ma che sarà l’Europa a metterci alla porta.
Oggi le forze, una volta euroscettiche, predicano dalla mattina alla sera la loro fede europeistica. Propaganda elettorale? Anche! Ma sono del parere che esse siano sincere. E’ comodo essere pro e contro allo stesso tempo.
In quale altro paese d’Europa è possibile essere europeisti ed antieuropeisti come accade in Italia? Meglio cumannari ca futtiri dice un proverbio siciliano. E’ superato o vuol dire che noi altri italiani stiamo oltre i siciliani. Cerchiamo da sempre di fare una cosa e l’altra.
In quale paese del mondo i politici capaci sono ladri e gli incapaci sono classe dirigente? Sarebbe come, per usare un mito, Minerva non fosse nata dalla testa ma dal culo di Giove.
In quale paese due partiti diversi e per certi aspetti oppositivi si mettono d’accordo, fanno un contratto e governano nna mmìe nna ttìe, salvo poi a scannarsi per arranfare voti a destra e a sinistra come i ragazzini di una volta i confetti dietro i cortei nuziali?
In quale paese la magistratura aspetta le elezioni per scatenarsi contro gli uni e in difesa, sia pure di risulta, degli altri?
In quale paese un cardinale di santa romana chiesa si trasforma in don Camillo, toglie i sigilli di un impianto elettrico per far tornare la luce in uno stabile occupato abusivamente da quattrocento famiglie, senza che lo Stato incominci a far sloggiare gli abusivi e ad arrestare il cardinale con tutta la berretta cardinalizia?
In quale paese i politici, di maggioranza e di opposizione, fanno a gara a spaventare i cittadini? Gli uni esagerando pericoli di invasione migratoria e insicurezza pubblica per giustificare provvedimenti forti, gli altri esagerando difficoltà economico-finanziarie per profetizzare sventure e fallimenti e paventando il fascismo per delegittimare persone che semplicemente non la pensano come il pensiero unico vorrebbe.  Inventandosi gli uni e gli altri insieme, maggioranza e opposizione, cinque milioni di poveri per dilapidare sostanze ben altrimenti spendibili.
In quale paese del mondo molte famiglie si sono divise in due per poter avere due redditi di cittadinanza invece di uno?
In quale paese per anni si lascia che dei giovinastri prendano di mira un povero cristiano fino a portarlo a morte nell’annacamento totale delle istituzioni?
In quale paese si lasciano i cittadini in balìa del cyberbullismo che ti scova in casa, ti insulta, ti minaccia, ti augura ogni male?
In quale paese si picchiano i medici negli ospedali e i professori a scuola?
In quale paese un servizio pubblico come quello postale non assicura più il recapito della corrispondenza, un ospedale non assicura il ricovero, un treno non assicura l’arrivo a destinazione, milioni di lavoratori autonomi non pagano in tutto o in parte le tasse?
Forse ce ne sono altri paesi dove accadono queste cose, ma c’è da dubitare che si tratti di paesi europei dalle Alpi in su. 
Intendiamoci, non è che tutte queste disgraziatissime cose non ti facciano neppure respirare come il metterle insieme potrebbe far pensare. Ma chi può dire che non siano tutte vere e quotidianamente riprese dalle cronache dei giornali, cartacei e televisivi? Chi può dire che non gettino nello sconforto la parte migliore del paese?
Sì, siamo un popolo anche di virtù; ed è per questo che ancora ci teniamo abbarbicati come la speranza nel vaso di Pandora alla civiltà europea. C’è gente che lavora e produce ricchezza, che assicura ancora un discreto funzionamento di settori importanti del paese. Ma la resistenza, purtroppo incomincia a vacillare e non è un caso che ciò stia accadendo in concomitanza con lo sbraco generale di questi ultimi tempi.