sabato 30 aprile 2022

Ucraina. Verso la terza guerra mondiale?

Ucraina. Verso la terza guerra mondiale? Fin dal primo momento l’Occidente si è prefisso e detto che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non doveva portare alla terza guerra mondiale, pur condannando con forza il folle gesto di Putin. Tutto l’aiuto possibile all’Ucraina, ma niente che potesse offrire all’autocrate russo il pretesto per andare oltre quello che all’inizio sembrava un obiettivo limite, ossia la conquista “liberazione” delle due repubbliche del Donbass, di Lugansk e Donetsk, autoproclamatesi indipendenti e subito riconosciute dalla Russia. Ma, nonostante le enunciazioni, a partire dal fatidico 24 febbraio su entrambi i fronti è stato un lento e progressivo avvicinarsi al limite del non ritorno. Speriamo di sbagliarci e che le ostilità cessino, come promesso da Putin, il 9 maggio, giorno in cui la Russia celebra ogni anno la grande vittoria della Guerra patriottica contro i nazisti. Da come si sono messe le cose c’è da dubitare. Il pessimismo della ragione fa pensare che una guerra come quella di Putin contro l’Ucraina, con tanto spiegamento di forze e tanta accanita distruzione, non possa fermarsi all’acquisizione di pur importanti territori. D’altra parte non si può lasciar correre un gesto gravissimo come quello di Putin senza punirlo. Se ciò dovesse accadere sarebbe solo l’inizio di una serie di aggressioni nel mondo, ad incominciare da quello della Cina ai danni di Taiwan. Da una parte, dunque, la Russia che ha ben altre ambizioni del Donbass e della Crimea, dall’altra l’Occidente che non intende lasciare impunita la Russia per quello che ha già fatto e vuole ripristinare l’ordine del diritto internazionale. E’ questa la premessa che fa temere il peggio. Finora Putin non ha mai voluto seriamente sedersi ad un tavolo e cercare men che un’intesa una tregua. Mentre i suoi emissari facevano finta di trattare coi loro omologhi ucraini lui ha continuato a bersagliare di bombardamenti le città ucraine, seminando morte e distruzione in ogni dove, a volte anche con eccessi da crimini di guerra, come a Bucha e in alcune altre località. Ma quel che è più grave e rivela i suoi veri piani è che, dopo il fallimento di conquistare subito Kiev, per la fiera resistenza degli ucraini, si è rivolto alla conquista del Donbass aprendosi un corridoio lungo le coste del Mar d’Azov fino alla Crimea ed oltre, fino ad Odessa per congiungersi con la Transnistria e la Moldavia, sì da soffocare l’Ucraina togliendole ogni sbocco al mare. Basta così? Nient’affatto. Il disegno di Putin è sempre più chiaro, è di riconquistare alla Grande Madre Russia tutti i territori che ne facevano parte prima del 1991 e la dissoluzione dell’Urss, comprese le repubbliche baltiche di Lettonia, Estonia e Lituania, che, però, ora fanno parte della Nato. E qui è il punto. Toccare la Nato vorrebbe dire guerra mondiale e probabile ricorso ad armi nucleari. Da parte occidentale, Stati Uniti ed Europa, dopo l’iniziale prudenza, c’è stato un crescendo di posizioni forti fino al vertice di Ramstein in Germania, dove 43 Paesi di tutto il mondo si sono impegnati a fornire armi all’Ucraina per “indebolire la Russia” e metterla nelle condizioni di non poter più nuocere. In questo si sono particolarmente distinti il presidente statunitense Joe Biden e il britannico Boris Johnson. La situazione è dunque cambiata: non più armi all’Ucraina per difendersi, ma armi all’Ucraina per attaccare a sua volta fino a convincere la Russia a desistere dall’impresa. Nel volgere di poco più di due mesi sono cambiati i piani iniziali dei contendenti. Putin inizialmente ha pensato di sfruttare la crisi americana di rinuncia a fare il gendarme del mondo e si è lanciato nel suo piano di reconquista, salvo a modificare gli interventi man mano che il campo gli suggeriva di farlo. Biden vede nella situazione che si è venuta a creare l’occasione per rendere inoffensiva la Russia e farla desistere dai suoi propositi panrussi. Scelte politicamente azzardate e militarmente pericolose. Esse potrebbero portare ad uno scontro diretto e globale. La Russia, infatti, non accetterà mai la sconfitta e, vistasi perduta, potrebbe ricorrere al gesto disperato dell’arma nucleare, che peraltro non fa che minacciare fin dall’inizio. L’Occidente da parte sua non potrà mai accettare che venga violato il diritto dei popoli ad autodeterminarsi. La guerra finora ha prodotto a latere che Finlandia e Svezia, da paesi neutrali, abbiano chiesto l’adesione alla Nato. Decisione che ha indispettito ancora di più la Russia, che confina per più di mille chilometri con la Finlandia. Non possiamo ancora parlare di terza guerra mondiale, nel senso che non tutti gli attori sono combattenti diretti, ma è certo che tutti hanno una parte, diretta (russi e ucraini) o indiretta (gli altri).

domenica 24 aprile 2022

Il perfido gusto degli italiani a remare contro

La pandemia da Covid e la guerra della Russia contro l’Ucraina, che ci coinvolge in quanto appartenenti all’Europa e alla Nato, hanno messo in evidenza un antico vizio degli italiani, quello di remare contro i nostri stessi interessi e per di più nei momenti più difficili e drammatici. Abbiamo assistito negli ultimi due anni alle scorribande dei no vax contro la vaccinazione preventiva anti Covid. Essi, per nulla solidali col governo del proprio Paese impegnato a gestire la difficile emergenza, hanno fatto di tutto per aggravare la situazione. Tra di essi, anche tanti esponenti della destra politica e giornalistica solitamente comprensiva degli interessi nazionali. Assistiamo oggi nel nostro Paese a posizioni che danno ragione a Putin e alla Russia, contrariamente alla posizione assunta dall’Italia e dall’Europa, che si sono schierate in favore dell’Ucraina in nome di una comune visione della vita improntata ai valori della libertà e della sovranità nazionale. Chi ama la libertà del proprio Paese non può non amare quella degli altri, ergo non può oggi che essere in favore dell’Ucraina violata nella sua libertà e sovranità. Come si può dare ragione ad un dittatore che invade uno Stato sovrano e minaccia il ricorso alle armi atomiche ventilando una guerra che ci vedrebbe inevitabilmente coinvolti? Eppure sono scattate ancora una volta voci anche autorevoli a ricordarci di essere sempre con un piede dentro e con l’altro fuori dai nostri interessi. Se dovesse peggiorare la situazione ne subiremmo tutte le conseguenze, nonostante gli Orsini e i Canfora coi loro colti cavilli, che a stento nascondono le vere ragioni della loro posizione. Sono comunisti, eredi di quel comunismo che aveva nell’Urss il punto di riferimento, i quali non si sono accorti che non c’è più e che al suo posto c’è una nazione, la Russia, che in nulla si differenzia da uno Stato totalitario qualunque e qualunquista che persegue mire espansionistiche di tipo imperialistico e colonialistico. Simile gente tifava perfino contro quando la nazionale di calcio italiana incontrava quella sovietica. Chi insiste nel dare la colpa della crisi ucraina a noi europei e alla Nato non sono solo gli ex comunisti, ma anche personaggi importanti della destra, penso a Franco Cardini e a certa stampa di tendenza. Ora si può comprendere il comunista legato all’Urss al punto da non distinguerla neppure dalla Russia di oggi, ma come si può comprendere chi essendo di destra non si riconosce negli interessi nazionali e così, per il gusto perfido di remare contro, assume atteggiamenti contrari alle decisioni del governo nazionale? Dicono: riconosciamo che Putin ha torto, che la sua decisione di invadere l’Ucraina è un atto inaccettabile, ma amiamo la pace e siccome la Russia prima o poi finirà per avere ragione dell’Ucraina tanto vale smetterla con la resistenza, accettarne le conseguenze politiche ed evitare tante inutili stragi. A supporto della loro posizione gli ex comunisti tirano fuori la Costituzione, che all’art. 11 afferma di ripudiare la guerra sia come “offesa alla libertà degli altri” e sia come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ma l’art. 11 è assai più ricco di contenuti. Esso aggiunge che l’Italia promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte allo scopo di assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni. Non v’è dubbio alcuno che l’Italia si sta muovendo nel più perfetto e completo spirito di questo articolo. D’altra parte per l’art. 87 il Presidente della Repubblica “dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere”. Dunque, l’ipotesi guerra, nonostante il dettato dell’art. 11, non è affatto esclusa dalla nostra Costituzione. Ad un diverso livello si può interpretare questa posizione, sostanzialmente di ignavia, come dettata da una forte paura che la guerra esca dai confini dell’Ucraina e investa anche altri paesi fra cui il nostro. Ma è proprio qui il punto che dovrebbe far capire a questa gente che la resistenza ucraina va sostenuta, anche inviandole armi. Se l’Ucraina si arrende alla strapotenza russa, finisce la questione o non se ne aprono forse altre a danno di altri paesi oggi liberi e sovrani? Putin non ha nascosto e non nasconde i suoi obiettivi, fra cui quello massimo di riportare tutti i paesi dell’ex Urss sotto il dominio della Russia, per ricostituire l’impero degli zar o il regime di Stalin. Se dovessimo tutti ragionare come certi comunisti nostrani o come certi alieni di destra finiremmo per considerare la questione ucraina come la considera Putin, ossia una questione interna, che non riguarda l’Occidente, una sorta di operazione speciale come lui ha voluto definirla e come in fondo la considerano i suoi ammiratori delle nostre contrade.

domenica 17 aprile 2022

Dove porta la guerra in Ucraina

Le strade dell’escalation in guerra sono infinite. Si potrebbe sintetizzare così quanto sta avvenendo nella guerra della Russia contro l’Ucraina. Fin dall’inizio delle operazioni belliche, 24 marzo scorso, si disse da più parti che non sarebbe convenuto a nessuno un allargamento del conflitto. Il presidente Biden escluse che soldati statunitensi sarebbero intervenuti direttamente, pur dando tutto l’aiuto necessario agli ucraini per difendersi, soldi, armi, tecnologie e intelligence. Tanto, però, non è bastato ai russi per non minacciare altri paesi se fossero intervenuti sia pure per fornire aiuti. Le cose sono andate più o meno così per circa i primi cinquanta giorni di guerra (scriviamo in data 16 aprile). Da una parte aiuti, dall’altra minacce. L’Europa e gli Stati Uniti hanno aiutato gli ucraini e i russi hanno continuato a minacciare. Ma gli effetti più sorprendenti giungono dagli esiti della guerra, che sono l’opposto dei fini annunciati. La Russia ha detto che il suo obiettivo era denazificare e smilitarizzare l’Ucraina; era di impedire che l’Ucraina entrasse nella Nato. E invece l’Ucraina è sempre più militarizzata fino al punto da tener testa al ben più forte esercito russo; e, quanto a paesi che potrebbero entrare nella Nato, se ne sono aggiunti altri. Svezia e Finlandia, infatti, paesi neutrali, geograficamente molto vicini alla Russia, la Finlandia addirittura confinante, hanno chiesto di entrare nella Nato per garantirsi una protezione, che, stando fuori, pensano di non avere. Il quadro così cambia notevolmente perché se la Russia ha invaso l’Ucraina solo perché questa voleva entrare nella Nato, dunque per non avere a diretto contatto il “nemico”, ora potrebbe addirittura averne di più; per evitare un vicino scomodo, se ne ritrova tre alle costole. La situazione rischia di diventare pericolosa perché potrebbe verificarsi quello che dall’inizio si voleva scongiurare: l’allargamento del conflitto.