lunedì 21 febbraio 2022

La mala scuola fra sconcezze e violenze

Gli ultimi episodi accaduti a scuola: la professoressa che in un liceo a Roma redarguisce un’alunna che in classe si scopre il ventre per farsi riprendere dallo smartphone di un compagno e l’ammonisce di non stare sulla…Salaria al professore che twitta che le alunne si vestono come tr…, al professore a Napoli che viene picchiato per aver sgridato degli alunni per irrequietezza, sollevano un problema che non può essere più trascurato, quello del che cosa deve fare la scuola oggi e quali sono i protocolli delle varie componenti, atteso che le cose nella società sono cambiate. In breve: come ci si deve comportare a scuola. Se l’opera del docente deve limitarsi ad impartire lezioni sui contenuti disciplinari (insegnare la lingua, la storia, la matematica, le scienze) e non anche mirare all’educazione e alla formazione del cittadino deve essere chiaro. Ormai non lo si può più dare per scontato. Perché se è vero che la professoressa della “Salaria” e il professore delle “tr…” hanno sbagliato nei modi di intervenire è pur vero che intervenire su come le alunne si comportano a scuola rientra da sempre nei doveri professionali dell’insegnante in presenza di palesi dissonanze o difformità. Il professore che non entra nel merito dei comportamenti degli alunni, nel loro modo di vestire, di relazionarsi, di comunicare con gli altri viene meno ad uno degli obiettivi della scuola, tanto quanto se non procede a tenere regolari lezioni e periodiche verifiche. Il suo ruolo non è solo di preparare i giovani ad affrontare sempre nuove tappe scolastiche, avanzamento nei programmi ecc. verso il traguardo finale, ma anche di educare e di formare dei buoni cittadini. Quante volte sentiamo, quando accade qualcosa di indecoroso, di illegale o di criminoso compiuto da giovani, i soliti esperti e opinionisti gridare: “è anche colpa della scuola”, a cui evidentemente si riconosce il compito di educare! Ma se poi un professore redarguisce un alunno che si presenta in classe vestito in modo sconveniente allora alunni e famiglie lamentano che il professore ha messo i piedi su un terreno non di sua pertinenza, ha cercato di soffocare la spontaneità del ragazzo o della ragazza. E addirittura, come nel caso del professore napoletano picchiato, viene aggredito sotto casa perché non si deve permettere di limitare la libertà degli alunni a scuola. Si tratta di prendere atto che la società è cambiata ed anche la scuola non è più la stessa dettata da Giovanni Gentile nella sua riforma del 1923. Oggi la scuola non è una scelta, fatta per un interesse individuale, è d’obbligo, è un’imposizione dello Stato. Chi sottrae i figli a quest’obbligo fino ad una certa età compie un reato. La differenza non è da poco. Nella “scuola scelta” gli alunni erano prudenti e obbedienti entro i perimetri disciplinari e formativi, sapendo di aver fatto loro una libera scelta. Raramente si ribellavano ad un rimprovero del professore o rivendicavano spazi personali risarcitori. Al limite quando avevano qualcosa da eccepire lo facevano sui muri della scuola o nei bagni con scritte ingiuriose, quasi mai minacciose. La “scuola scelta”, che era anche selettiva, era scuola principalmente di doveri. Da quando a scuola non si va più per propria personale scelta, per proprio personale interesse, per diventare qualcuno o qualcosa ma per obbligo, gli alunni si sentono in diritto di reclamare trattamenti diversi, maggiore libertà e facoltà di fare le cose che più piacciono. La scuola dell’obbligo è intesa come scuola fondamentalmente di diritti. Ma una scuola di soli diritti evidentemente è sbagliata quanto e più della scuola di soli doveri. La scuola per tutte le sue componenti deve essere scuola di doveri e di diritti insieme, gli uni in dipendenza totale dagli altri. Quel che per me professore è dovere è per te alunno un diritto e viceversa. In questa compenetrazione di diritti e di doveri la scuola ha funzionato in ogni tempo e così dovrebbe funzionare sempre. Purtroppo oggi non è più così, prendiamone atto. Gli alunni si comportano come vogliono eccedendo in comportamenti inadeguati. Da parte loro i professori, che non godono più della considerazione di una volta, sentendosi frustrati, interpretano male il loro ruolo e si esprimono in maniera sbagliata e offensiva, riducendosi a cattivi esempi. La “Salaria” della professoressa e le “tr…” del professore sono due classici esempi di ciò in cui un educatore non dovrebbe mai incappare; come a nessuna alunna dovrebbe mai venire in mente di farsi fotografare in pose sconce né a scuola né fuori. Come nessun professore dovrebbe essere aggredito per avere sgridato gli alunni a scuola. Tutti esempi di mala scuola, evidentemente da riformare; ma anche e soprattutto di mala società.

sabato 12 febbraio 2022

San Valentino: se le botteghe fanno le leggi

Vediamo tutte le sere alla televisione la pubblicità di note aziende italiane che fanno la pubblicità dei loro prodotti in ricorrenza di San Valentino. La pubblicità fa il suo mestiere, cerca di far guadagnare l’industria produttrice attraverso la vendita del prodotto reclamizzato. Vediamo coppie variamente assortite che si sbaciucchiano, alcune con castigata compostezza, altre con divorante desiderio, altre con una sorta di sfida, quasi a dire: ci siamo pure noi, che vi piaccia o meno. Vecchietti, bambini, adolescenti, giovani d’ambo i sessi, bianchi e neri, donne e uomini dello stesso sesso. Uno spettacolo che fa lo stomaco ballerino e lo fa rimbalzare di qua e di là, a seconda della coppia in mostra. Se due vecchietti, uomo e donna, si baciano, sfiorandosi le labbra, fanno tenerezza. Se due ragazzi, maschio e femmina si baciano, con qualche inesperienza, fanno dolcezza. Se due giovani, maschio e femmina, si baciano, fanno ben sperare per il futuro dell’umanità italiana. Ma se due maschi e due femmine si baciano fra di loro fanno solo venire il voltastomaco. Ad altri fanno venire slanci masturbativi? È possibile, anzi certo. Ma il punto è un altro. Non è solo questione di gusto: a te piace, a me no. Se così fosse non varrebbe la riga di un articolo. E per il politicamente corretto sarebbe opportuno non parlarne. La questione è politica. Non sono trascorsi molti mesi da quando il Senato ha bocciato il decreto Zan, quello che vorrebbe educare gli italiani, fin da quando sono bambini, a considerare ogni coppia, comunque composta, come normale, allo scopo di eliminare dal costume civile ogni forma di discriminazione e di offesa. Lo scopo è nobile, ma ci sono gli effetti collaterali, che non si vogliono considerare. La prospettiva del todos caballeros fa vedere la voragine di una crisi demografica spaventosa. L’Italia è uno dei paesi europei che cresce di meno, anzi, che non cresce più, che da anni chiude il saldo nascite-morti in negativo. E non si può negare davvero che fra le due cose non ci sia una causalità evidente. Se una femmina, invece di stare con un maschio a fare figli se ne sta con una femmina a far…nulla, e lo stesso vale per il maschio con un altro maschio, le nascite evidentemente diminuiscono ancora di più. E’ matematica, Watson! C’è un’Italia, quella legale, che se ne preoccupa e ha detto la sua, bloccando una legge che a molti, indipendentemente da ogni altra considerazione, non piace perché deleteria. E la bottega, che fa? La bottega deve vendere e tanto più vende quanto più sono gli acquirenti. Il principio è sempre quello di Vespasiano: pecunia non olet. Se le coppie aumentano in numero e qualità (si fa per dire!) aumenta anche la domanda del prodotto. La bottega fa cassa. E di opporsi all’andazzo del momento, non se ne parla proprio. È successo che alcune industrie – qualche anno fa la Barilla – siano incorse nell’incidente di difendere certi modelli tradizionali e certi valori, come la famiglia. Dio ne scampi! È successo il finimondo, con minacce di boicottare gli acquisti, campagne denigratorie fino alla resa della …povera industria, costretta a fare marcia indietro. E se facessero allo stesso modo anche quelli a cui i baci fra gay non piacciono? Punto di domanda, che, però, si sospende. Perché purtroppo in Italia si è liberali e democratici non attraverso i gesti che si compiono ma attraverso la timbratura che si riceve. Per cui è lecito che certi movimenti facciano l’iradidio per protesta, non lo è altrettanto per altri, che pur difendono valori importanti. Alcuni anni fa in un film ad episodi si vedeva un Peppino De Filippo alle prese con una pubblica gigantografia di Anita Ekberg a pubblicizzare il consumo del latte, all’insegna del latte fa bene, dove i seni dell’attrice svedese erano più che allusivi. Il poveretto era ossessionato. Come apriva le finestre di casa vedeva il per lui indegno spettacolo. Non è il caso nostro. Qui non si tratta di paure o di cose del genere, qui si tratta, lo ripeto, di politica. Se in Italia vogliamo o no preoccuparci del nostro futuro di Paese e di Nazione dobbiamo pensare ad evitare quelle abitudini negative e incrementare quelle che si pongono come obiettivo la soluzione del problema. Se pubblicizzare la deriva sessuale è in qualche modo negativo si dovrebbe avere attenzione verso certi spettacoli. Quanto alla digeribilità, siamo ormai talmente abituati a digerire tutto che digeriamo anche la pubblicità dei “baci”. Lo facciamo con fatica, ma lo facciamo!

sabato 5 febbraio 2022

Elezioni presidenziali, si è sfiorato il comico

La disponibilità di Mattarella ad essere rieletto è venuta dopo un incontro al Quirinale con Draghi. Quasi un via libera. Il che fa pensare che fra i due l’anno scorso ci sia stata un’intesa, quella dell’elezione di Draghi alla Presidenza della Repubblica, con l’uscita in scadenza di Mattarella. Ma un anno dopo questo non è potuto accadere e allora occorreva che fra i due si giungesse ad un adeguamento. Non sappiamo che cosa i due si siano detti. Se hanno rinnovato l’intesa di qui a qualche tempo, se hanno messo dei paletti. Quel che si è voluto far sapere è che il secondo mandato presidenziale è da intendersi completo, l’intero settennato. Oggi! Del doman non v’è certezza, come non c’è stata a quanto abbiamo appena ricordato. Appena qualche mese fa si pensava che Draghi sarebbe stato eletto Presidente della Repubblica a furor di grandi elettori. E invece… Difficilmente può capitare di raggiungere il miglior risultato col peggiore dei modi. Difficile, ma alla politica italiana riesce anche di peggio, o di meglio, a seconda dei punti di vista. L’elezione, anzi la rielezione, di Sergio Mattarella era auspicabile, era la cosa migliore che si potesse fare, stante la difficile situazione dell’Italia politica di oggi, ma si sperava che avvenisse come scelta primaria, convinta, e non come stanco ripiego. Le ragioni per votare senz’altro Mattarella c’erano tutte, già al primo scrutinio. Invece sono state ignorate, mentre si giocava a proporre nomi senza nessun criterio. “Faranno tutti la fine di Berlusconi” ha detto ad un certo punto Enrico Letta, mentre Salvini glieli proponeva e Berlusconi era degente in ospedale. Una cafonata, peraltro! Il mancato accordo sulla personalità di altissimo profilo – hanno stancato il Paese per una settimana su questo – dimostrava due cose, o che non c’era nessuna personalità di altissimo profilo, o che non c’era nessuna vera disponibilità delle parti a trovare un accordo. Vale, evidentemente, la seconda. I rancorosi e imbarazzanti no di Letta presto si sono tramutati in entusiastici sì per Mattarella, da parte di tutti, tranne della Meloni. Lo dimostra l’incredibile spettacolo offerto dai cosiddetti grandi elettori in seduta comune alla Camera. In un discorso – quello del rieletto presidente – di appena trentotto minuti ci sono state ben 55 interruzioni di applausi e di standing ovation, una ogni meno di un minuto, quasi un continuo applaudire con, è parso a tratti, fastidio dello stesso Mattarella. Una scena che ricordava quella di Ettore Petrolini in parodistica rappresentazione neroniano- mussoliniana. Il troppo stroppia, dice un adagio. La non disponibilità di Mattarella prima dell’elezione è stata bruciata dai ringraziamenti che lo stesso ha rivolto ai suoi elettori ad elezione avvenuta e alla rimarcata accettazione per l’intero settennato; del resto scontata, almeno a parole. Qualcosa, insomma, che è sembrata essere già nelle corde del Presidente. E perché allora nei mesi scorsi ha fatto sapere più volte di essere contrario ad un secondo mandato? Misteri della politica. Ma lasciamo questi ragionamenti, per chi vorrà farli c’è sempre tempo. A noi oggi preme di ribadire che la situazione che c’è dopo l’elezione è la stessa che c’era prima e che dunque il Paese non corre nessun rischio di cambiamenti in peggio o in meglio. Draghi è al suo posto, le elezioni si faranno fra oltre un anno se non dopo. Il “popolo” dei parlamentari, che temeva lo scioglimento delle camere e dunque la perdita della pensione, può stare tranquillo. Tutti hanno avuto quel che volevano, alcuni senza saperlo, altri con la coroncina del rosario fra le mani. La locomotiva sembra non aver risentito neppure per la frenata della rielezione. Tutto è accaduto senza lasciar traccia di paure e di timori. Tutto, tranne i rapporti politici all’interno dei partiti e delle coalizioni, dove si continua a litigare e a dividersi, fra l’orgoglio ferito per veri o presunti tradimenti e il bisogno di riprendere il cammino, dato che altro non offre il convento. Mattarella ha fatto un discorso ineccepibile, non ha dimenticato nessuno e soprattutto l’esigenza di fare le cose sempre con dignità, nel rispetto della Costituzione e per il bene del Paese. Draghi continuerà ad occuparsi delle due emergenze: pandemia e Pnrr. Nel Pd si continuerà a parlare di ritorni a casa dei figliuoli prodighi. Nel M5S si ondeggia. Nel centrodestra le parti sono come deflagrate con brandelli sparsi dappertutto. I Leghisti riscoprono antifascismi da mercato delle pulci. Berlusconi rivendica piena autonomia dagli storici alleati. Giorgia Meloni si attesta il compito di rifondare il centrodestra. Con chi, non si sa. Sta a vedere che, passati un po’ di giorni, tutto riprenderà come prima, con le solite dichiarazioni, i soliti intenti, le solite certezze, i soliti dubbi, tutto secondo copione, come sempre.