sabato 5 febbraio 2022

Elezioni presidenziali, si è sfiorato il comico

La disponibilità di Mattarella ad essere rieletto è venuta dopo un incontro al Quirinale con Draghi. Quasi un via libera. Il che fa pensare che fra i due l’anno scorso ci sia stata un’intesa, quella dell’elezione di Draghi alla Presidenza della Repubblica, con l’uscita in scadenza di Mattarella. Ma un anno dopo questo non è potuto accadere e allora occorreva che fra i due si giungesse ad un adeguamento. Non sappiamo che cosa i due si siano detti. Se hanno rinnovato l’intesa di qui a qualche tempo, se hanno messo dei paletti. Quel che si è voluto far sapere è che il secondo mandato presidenziale è da intendersi completo, l’intero settennato. Oggi! Del doman non v’è certezza, come non c’è stata a quanto abbiamo appena ricordato. Appena qualche mese fa si pensava che Draghi sarebbe stato eletto Presidente della Repubblica a furor di grandi elettori. E invece… Difficilmente può capitare di raggiungere il miglior risultato col peggiore dei modi. Difficile, ma alla politica italiana riesce anche di peggio, o di meglio, a seconda dei punti di vista. L’elezione, anzi la rielezione, di Sergio Mattarella era auspicabile, era la cosa migliore che si potesse fare, stante la difficile situazione dell’Italia politica di oggi, ma si sperava che avvenisse come scelta primaria, convinta, e non come stanco ripiego. Le ragioni per votare senz’altro Mattarella c’erano tutte, già al primo scrutinio. Invece sono state ignorate, mentre si giocava a proporre nomi senza nessun criterio. “Faranno tutti la fine di Berlusconi” ha detto ad un certo punto Enrico Letta, mentre Salvini glieli proponeva e Berlusconi era degente in ospedale. Una cafonata, peraltro! Il mancato accordo sulla personalità di altissimo profilo – hanno stancato il Paese per una settimana su questo – dimostrava due cose, o che non c’era nessuna personalità di altissimo profilo, o che non c’era nessuna vera disponibilità delle parti a trovare un accordo. Vale, evidentemente, la seconda. I rancorosi e imbarazzanti no di Letta presto si sono tramutati in entusiastici sì per Mattarella, da parte di tutti, tranne della Meloni. Lo dimostra l’incredibile spettacolo offerto dai cosiddetti grandi elettori in seduta comune alla Camera. In un discorso – quello del rieletto presidente – di appena trentotto minuti ci sono state ben 55 interruzioni di applausi e di standing ovation, una ogni meno di un minuto, quasi un continuo applaudire con, è parso a tratti, fastidio dello stesso Mattarella. Una scena che ricordava quella di Ettore Petrolini in parodistica rappresentazione neroniano- mussoliniana. Il troppo stroppia, dice un adagio. La non disponibilità di Mattarella prima dell’elezione è stata bruciata dai ringraziamenti che lo stesso ha rivolto ai suoi elettori ad elezione avvenuta e alla rimarcata accettazione per l’intero settennato; del resto scontata, almeno a parole. Qualcosa, insomma, che è sembrata essere già nelle corde del Presidente. E perché allora nei mesi scorsi ha fatto sapere più volte di essere contrario ad un secondo mandato? Misteri della politica. Ma lasciamo questi ragionamenti, per chi vorrà farli c’è sempre tempo. A noi oggi preme di ribadire che la situazione che c’è dopo l’elezione è la stessa che c’era prima e che dunque il Paese non corre nessun rischio di cambiamenti in peggio o in meglio. Draghi è al suo posto, le elezioni si faranno fra oltre un anno se non dopo. Il “popolo” dei parlamentari, che temeva lo scioglimento delle camere e dunque la perdita della pensione, può stare tranquillo. Tutti hanno avuto quel che volevano, alcuni senza saperlo, altri con la coroncina del rosario fra le mani. La locomotiva sembra non aver risentito neppure per la frenata della rielezione. Tutto è accaduto senza lasciar traccia di paure e di timori. Tutto, tranne i rapporti politici all’interno dei partiti e delle coalizioni, dove si continua a litigare e a dividersi, fra l’orgoglio ferito per veri o presunti tradimenti e il bisogno di riprendere il cammino, dato che altro non offre il convento. Mattarella ha fatto un discorso ineccepibile, non ha dimenticato nessuno e soprattutto l’esigenza di fare le cose sempre con dignità, nel rispetto della Costituzione e per il bene del Paese. Draghi continuerà ad occuparsi delle due emergenze: pandemia e Pnrr. Nel Pd si continuerà a parlare di ritorni a casa dei figliuoli prodighi. Nel M5S si ondeggia. Nel centrodestra le parti sono come deflagrate con brandelli sparsi dappertutto. I Leghisti riscoprono antifascismi da mercato delle pulci. Berlusconi rivendica piena autonomia dagli storici alleati. Giorgia Meloni si attesta il compito di rifondare il centrodestra. Con chi, non si sa. Sta a vedere che, passati un po’ di giorni, tutto riprenderà come prima, con le solite dichiarazioni, i soliti intenti, le solite certezze, i soliti dubbi, tutto secondo copione, come sempre.

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