domenica 16 dicembre 2018

Matteo Renzi: divulgatore allusivo




Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze, ex presidente della provincia di Firenze ed ex presidente del consiglio, il rottamatore-rottamato, sorprende ancora. La sera di sabato, 15 dicembre sul Canale Nove, il canale di Crozza, è andata in onda la prima puntata del documentario “Firenze secondo me”. E’ un percorso che Renzi, alla maniera di Alberto Angela, fa nella sua Firenze, per spiegare “che cosa questa città ha ancora da dire e da dare a noi cittadini del presente”.
I risultati Auditel dicono che è stato un flop perché a seguire il programma sono stati 367mila spettatori (1,8 dello share).
A me francamente è piaciuto e non lo dico perché mi ritrovo in quella parte di share che lo ha seguito, ma soltanto perché quello che pensano gli altri m’interessa solo per ragioni di studio.
Mi spiego.  Renzi è un politico che non fa mai niente per niente e neppure per quello che dice di fare. Dunque è legittimo pensare che, mostrando Firenze e dicendo che cosa questa città ha ancora da dire e da dare”, egli abbia voluto riferirsi allusivamente a se stesso, per dimostrare che lui ha ancora tanto da dire e da dare. Fin qui la lettura è abbastanza scoperta. La scuola italiana, soprattutto attraverso la storia della letteratura e dell’arte rende gli italiani un po’ fiorentini, nel senso che  c’è in ogni professionista che esca da indirizzi umanistici una componente di toscanità e in specifico di fiorentinità. Ognuno in quel che vede e sente cerca di vedere e di sentire altro: per visibilia ad invisibilia. E’ la formula già del simbolismo medievale, di cui Firenze è specchio, fin dal maestro Brunetto Latini.
Renzi maestro di retorica. Ma Renzi è anche allegoria del politico, che, accusato ed emarginato, cerca di riconquistare la scena e lo fa prima di tutto emarginendo gli altri a sua volta – vedi il suo ostentato disinteresse per il congresso del suo partito – e poi dando loro una lezione di cultura e di colloquialità.
Egli sa che oggi come oggi in Italia, su questo piano, ci sono davvero pochi competitors. Chi? Salvini o Di Maio? Fico o la Castelli? La Lezzi o Toninelli? Via, siamo alle scuole di recupero o alle serali!
Firenze non è solamente molto bella ma è un’enciclopedia del dìscere e del docère. A noi interessa, in questa sede, soprattutto la chiave politica, non certo per Firenze ma per la sua insolita e straordinaria guida: Renzi, appunto.
Due gli episodi particolarmente significativi di questa prima puntata. Il primo si lega ad un dipinto del Botticelli, che si trova negli Uffizi, intitolato Calunnia. In questo dipinto ogni figura rappresenta allegoricamente un vizio umano, nella fattispecie sono rappresentate per figure tutte le componenti che producono la calunnia: ignoranza, sospetto, rancore, invidia, frode. Chi giudica è Re Mida, che allegoricamente ha le orecchie d’asino. Renzi non ha dubbi: quel quadro descrive come meglio non si potrebbe la realtà politica dei giorni nostri, quando per danneggiare una persona si ricorre alle cosiddette fake-news. Come non vedere nella rappresentazione botticelliana la vicenda sua, personale e famigliare, di Renzi dico e della sua sodale Elena Boschi, anche lei calunniata negli ultimi tempi del suo governo?
Renzi rivendica orgogliosamente la sua fiorentinità, ergo la sua superiorità culturale. Io posso dirvi chi siete, cari avversari, nei modi e nelle forme che più mi piacciono, mentre voi siete condannati all’insulto diretto e al turpiloquio. Viene di pensare al Marchese del Grillo: io so’ io e voi non siete un cazzo!
L’altro episodio, edificante, politicamente fondato è quello della cosiddetta Elettrice Palatina, ovvero Anna Maria Luisa de’ Medici (1667-1743), figlia del Granduca Cosimo III e moglie del Principe Elettore del Palatinato Giovanni Carlo Guglielmo I. Questa, alla sua morte, donò alla città di Firenze la sua immensa collezione artistica col vincolo della inalienabilità. Renzi vede in quel gesto un grande progetto politico, quello che oggi chiamiamo di turismo culturale, che è fonte di ricchezza. I tempi hanno dato ragione all’ultima discendente dei Medici. Un monito – secondo Renzi – ai politici di oggi (gli altri, ovviamente!), i quali non solo non sanno vedere nel futuro ma neppure conoscono le risorse culturali del passato, rimasti all’irridente carmina non dant panem.  
Un discorso intelligente, quello di Renzi, fatto da una persona abile, che in ogni caso non ci fa superare tutte le nostre riserve sul personaggio arrogante e presuntuoso. Un simile discorso non poteva piacere a più di quanti è piaciuto. Vedremo alla seconda puntata che ci dirà.