Matteo Renzi, ex sindaco di
Firenze, ex presidente della provincia di Firenze ed ex presidente del
consiglio, il rottamatore-rottamato, sorprende ancora. La sera di sabato, 15
dicembre sul Canale Nove, il canale di Crozza, è andata in onda la prima
puntata del documentario “Firenze secondo me”. E’ un percorso che Renzi, alla
maniera di Alberto Angela, fa nella sua Firenze, per spiegare “che cosa questa
città ha ancora da dire e da dare a noi cittadini del presente”.
I risultati Auditel dicono che è
stato un flop perché a seguire il programma sono stati 367mila spettatori (1,8
dello share).
A me francamente è piaciuto e non
lo dico perché mi ritrovo in quella parte di share che lo ha seguito, ma soltanto
perché quello che pensano gli altri m’interessa solo per ragioni di studio.
Mi spiego. Renzi è un politico che non fa mai niente per
niente e neppure per quello che dice di fare. Dunque è legittimo pensare che,
mostrando Firenze e dicendo che cosa questa città ha ancora da dire e da dare”,
egli abbia voluto riferirsi allusivamente a se stesso, per dimostrare che lui
ha ancora tanto da dire e da dare. Fin qui la lettura è abbastanza scoperta. La
scuola italiana, soprattutto attraverso la storia della letteratura e dell’arte
rende gli italiani un po’ fiorentini, nel senso che c’è in ogni professionista che esca da
indirizzi umanistici una componente di toscanità e in specifico di
fiorentinità. Ognuno in quel che vede e sente cerca di vedere e di sentire
altro: per visibilia ad invisibilia.
E’ la formula già del simbolismo medievale, di cui Firenze è specchio, fin dal
maestro Brunetto Latini.
Renzi maestro di retorica. Ma Renzi è anche allegoria del politico,
che, accusato ed emarginato, cerca di riconquistare la scena e lo fa prima di
tutto emarginendo gli altri a sua volta – vedi il suo ostentato disinteresse
per il congresso del suo partito – e poi dando loro una lezione di cultura e di
colloquialità.
Egli sa che oggi come oggi in
Italia, su questo piano, ci sono davvero pochi competitors. Chi? Salvini o Di
Maio? Fico o la Castelli? La Lezzi o Toninelli? Via, siamo alle scuole di
recupero o alle serali!
Firenze non è solamente molto
bella ma è un’enciclopedia del dìscere
e del docère. A noi interessa, in
questa sede, soprattutto la chiave politica, non certo per Firenze ma per la
sua insolita e straordinaria guida: Renzi, appunto.
Due gli episodi particolarmente
significativi di questa prima puntata. Il primo si lega ad un dipinto del
Botticelli, che si trova negli Uffizi, intitolato Calunnia. In questo dipinto ogni figura rappresenta allegoricamente
un vizio umano, nella fattispecie sono rappresentate per figure tutte le
componenti che producono la calunnia: ignoranza, sospetto, rancore, invidia,
frode. Chi giudica è Re Mida, che allegoricamente ha le orecchie d’asino. Renzi
non ha dubbi: quel quadro descrive come meglio non si potrebbe la realtà
politica dei giorni nostri, quando per danneggiare una persona si ricorre alle
cosiddette fake-news. Come non vedere
nella rappresentazione botticelliana la vicenda sua, personale e famigliare, di
Renzi dico e della sua sodale Elena Boschi, anche lei calunniata negli ultimi
tempi del suo governo?
Renzi rivendica orgogliosamente
la sua fiorentinità, ergo la sua superiorità culturale. Io posso dirvi chi
siete, cari avversari, nei modi e nelle forme che più mi piacciono, mentre voi
siete condannati all’insulto diretto e al turpiloquio. Viene di pensare al
Marchese del Grillo: io so’ io e voi non siete un cazzo!
L’altro episodio, edificante,
politicamente fondato è quello della cosiddetta Elettrice Palatina, ovvero Anna
Maria Luisa de’ Medici (1667-1743), figlia del Granduca Cosimo III e moglie del
Principe Elettore del Palatinato Giovanni Carlo Guglielmo I. Questa, alla sua
morte, donò alla città di Firenze la sua immensa collezione artistica col
vincolo della inalienabilità. Renzi vede in quel gesto un grande progetto
politico, quello che oggi chiamiamo di turismo culturale, che è fonte di
ricchezza. I tempi hanno dato ragione all’ultima discendente dei Medici. Un
monito – secondo Renzi – ai politici di oggi (gli altri, ovviamente!), i quali
non solo non sanno vedere nel futuro ma neppure conoscono le risorse culturali
del passato, rimasti all’irridente carmina
non dant panem.
Un discorso intelligente, quello
di Renzi, fatto da una persona abile, che in ogni caso non ci fa superare tutte
le nostre riserve sul personaggio arrogante e presuntuoso. Un simile discorso
non poteva piacere a più di quanti è piaciuto. Vedremo alla seconda puntata che
ci dirà.
Nessun commento:
Posta un commento