giovedì 24 gennaio 2019

Con Giancarlo Minicucci dieci anni di collaborazione al Quotidiano




Giancarlo Minicucci, ex direttore di Quotidiano ed ex vice del Messaggero, se n’è andato mercoledì mattina, 23 gennaio. Era stato ricoverato all’ospedale di Tricase qualche giorno prima. Non era anzianissimo, aveva 67 anni e stava bene. Un malore, infarto probabilmente.
Nel 2009 aveva lasciato la direzione del Quotidiano e tornato al Messaggero di Roma come vicedirettore; ma aveva scelto di rimanere da noi, andando a risiedere a Roca. Amava la bellezza di quei luoghi, il silenzio e la pace che vi regnano.
Lo conobbi agli inizi del 2000. Non sapevo neppure che c’era stato il cambio di direzione al Quotidiano. Lui era stato nominato alla fine del 1999, in sostituzione di Giulio Mastroianni, ma di fatto dei due vicedirettori Alessandro Barbano e Adelmo Gaetani, che avevano diretto egregiamente il giornale negli ultimi anni. In tempi difficili! Una storia che andrebbe raccontata.
Col passaggio del Quotidiano al gruppo editoriale Caltagirone si uscì dalla crisi e cominciò per il giornale leccese una nuova vita. Fu proprio sotto la direzione di Minicucci che il “Quotidiano” sarebbe diventato “Nuovo Quotidiano di Puglia”, avrebbe aperto una redazione a Bari e recuperato alla grande lettori, spazi di mercato e credibilità.
Io collaboravo alle pagine culturali da qualche mese. Teo Pepe mi aveva invitato a farlo. Poi anche Barbano per la politica, in assoluta libertà – mi disse – con l’unica raccomandazione di evitare guai giudiziari. All’epoca ero impegnato su diversi fronti: la scuola (insegnavo al Tecnico Commerciale di Casarano), “Voce del Sud” settimanale di Leonardo Alvino, e “Presenza”, il mio mensile di politica cultura attualità. Un bel po’ da fare ce l’avevo, ma accettai di buon grado.
Agli inizi di quel 2000 avevo inviato al giornale un articoletto sull’iniziativa di Mario De Cristofaro di far stampare e distribuire nelle edicole il calendario di Mussolini per l’anno nuovo, in risposta ad un breve intervento chiuso in un riquadro a firma G.M., in cui si stigmatizzava l’annuale appuntamento editoriale “fascista”. Non sapevo che a scriverlo fosse stato il nuovo direttore. Rilevavo l’esagerato allarme. Il giorno dopo ricevetti una telefonata, piuttosto perentoria. “Sono il direttore di Quotidiano, non ha letto quel che ho scritto in merito al calendario di Mussolini? Le sembra una bella cosa entrare in polemica col direttore del proprio giornale?”. Gli risposi che non sapevo che l’avesse scritto lui e che la mia attenzione era stata attratta per confidenza visiva, quella sigla poteva essere la mia. Gli dissi che non l’avrei scritto se avessi saputo ma che non avrei cambiato opinione sulla innocuità dell’iniziativa di De Cristofaro.
Fu quello il nostro incontro, il nostro conoscerci. Poi ci saremmo visti tante volte, su in redazione, all’Avio Bar nei pressi del giornale o da Open di Mauro Ciliberti su TeleRama. Ci volevamo bene. Mi chiamava di tanto in tanto per sapere che pensavo dei fatti della politica e se era o meno il caso di intervenire. Qualche volta intervenivo e qualche volta no. Una libera e rispettosa collaborazione, durata dieci anni.
Agli inizi del 2009 ci fu al “Quotidiano” il cambio di direzione: via Minicucci e arrivo di Claudio Scamardella, l’attuale direttore. Salutai sul mio blog Minicucci. In fondo con lui andava via un decennio di bella e importante collaborazione. Il giornale era un’altra cosa rispetto a dieci anni prima ed io, hegeliano come sono, la spiegazione l’avevo a portata di mano. Se tanto dava tanto il merito era stato anche suo, forse soprattutto suo, ma anche dei vicedirettori, della redazione e dei collaboratori esterni.
Minicucci mi telefonò per ringraziarmi. Fu l’ultima volta che ci parlammo e ci salutammo. Quel saluto valse anche per il Quotidiano.

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