Si può far finta di niente. Noi
italiani siamo maestri del far finta di niente. Ma nel nostro Paese c’è stata,
il 4 marzo scorso, un’autentica rivoluzione. Negarlo non serve e può essere
dannoso. Può essere che la rivoluzione fosse già in atto prima e che il risultato del 4 marzo sia stata una sua rappresentazione. Ma la rivoluzione c'è stata; che essa produca effetti veramente rivoluzionari è un
altro paio di maniche. In che cosa si vede la rivoluzione? Nel ribaltamento degli uomini al
potere e nelle modalità con cui sono giunti al potere. Intanto vediamo con chi abbiamo a che
fare, chi sono i nostri rivoluzionari.
Non è facile rispondere alla domanda
chi sono Luigi Di Maio, Barbara Lezzi, Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede,
Giulia Grillo, Laura Castelli ed altre “stelle” e “stelline”, più gli
Alessandro Di Battista; e potremmo
continuare con la marea di illustri sconosciuti che siedono a Montecitorio e a
Palazzo Madama. Già nelle elezioni del 2013 ci fu un'avvisaglia importante. I grillini, appena eletti, davanti alle sedi del Parlamento sembravano coi loro rolley e l'aria smarrita come tanti profughi appena sbarcati.
Chi di essi pensava veramente di
trovarsi in così poco tempo ai vertici del potere senza nessuno sforzo,
sull’onda dei vaffanculo di un comico
rancoroso e di due paraculo come i
Casaleggio, padre e figlio?
Per definire i nostri
rivoluzionari o forse rivoluzionati c’è un termine che potrebbe sembrare
offensivo ma non lo è: cachielli. Il
termine è dialettale, fa pensare a giovani vanesi, tanto irresponsabili quanto
inconsapevoli di esserlo. Giovani che si atteggiano a persone serie, che si
danno delle arie, che le sparano grosse come escono-escono, si trovino di fronte un loro pari o un luminare della scienza politica ed economica, del diritto e della medicina. La loro forza sta
nel loro numero: hanno invaso l’ambiente politico come cavallette, stavo per
dire come grilli. Il voto che li ha premiati nel Sud è stato plebiscitario;
addirittura in alcuni collegi più eletti che candidati.
Nella storia è già accaduto che
un’intera generazione di politici o di intellettuali si siano caratterizzati per
certi tratti comuni. Pensiamo, per esempio, agli scapigliati o ai crepuscolari,
termini inventati dal critico letterario Giuseppe Antonio Borgese per indicare e
definire alcuni giovani protagonisti di movimenti letterari di rottura nel loro
ambiente. Una volta si indicavano le persone per come queste si facevano
percepire. Come nei casi ricordati, il loro essere stava tutto nei loro nomi.
Oggi si preferiscono nomi asettici, siglatici. Forse il più connotante è
proprio grillini, non solo in
riferimento al loro capo storico Beppe Grillo, ma per la colleganza
all’insetto. Grilli parlanti, appunto! Saputelli, sempre pronti a pontificare e
a sentenziare su tutto e su tutti. Come loro non c’è nessuno; prima di loro la
disonestà, l’ingiustizia, la sciatteria, la negligenza.
Si tratta di persone giovani, tra
i 25 e i 45 anni, per lo più di nessuna esperienza politica e amministrativa e
di nessuna competenza, abili nel parlare, pronti a sfruttare le magagne del
sistema, formidabili nel dare l’impressione di essere assolutamente estranei
alla razza dei politici italiani, esperti di social e di rete. Capaci di dire
le più grandi stronzate con naturalezza e noncuranza. Il ministro Toninelli
prometteva un ponte a Genova sul quale poter portare i bambini a giocare, una sorta
di Disneyland. La
ministra Lezzi ritiene pochi i gradi dell’angolo giro, che ha
la massima ampiezza, ne vorrebbe altri dieci, così 370 gradi. Presto si farà
un’antologia di queste stravaganze che piacciono tanto alle persone che hanno
figli più o meno della stessa età e della stessa cultura dei nuovi politici.
Questi giovani, disinvolti e
arroganti, si atteggiano, menano vanto, presumono, non hanno difficoltà a dare
dell’ignorante ad un professore di università, a mancare di rispetto a politici
di lungo corso, ad esperti nelle più varie discipline; colpiscono
nell’impunità, sanno di non essere dei bersagli. Hanno dentro il rancore di chi
si sente frustrato. Il loro obiettivo è colpire chi sta meglio di loro, chi ha
una bella professione, chi si è costruito una posizione. Ahi, l’invidia! Non
indugiano ad inventarsi lauree mai conseguite, tanta è la loro autostima e
tanto il disprezzo verso chi veramente le lauree ce l’ha e le competenze pure e
conclamate. L’eurodeputato Marco Valli, grillino doc, si spacciava per laureato
alla Bocconi e voleva proporsi in Europa come l’anti Draghi. E’ un poveraccio,
che non sa distinguere tra errore e reato.
I grillini sarebbero comunisti se
sapessero che cosa è il comunismo. Ma non lo sanno e dunque non avvertono
neppure il disagio di un’esperienza storica da difendere, la dignità di una
prova fallita. Sanno che gli altri sono dei figli di puttana; loro non sanno
neppure di avere una madre.
Alcuni sono figli di ex missini,
ovvero fascisti. Gli arrabbiati degli anni Sessanta-Ottanta, abituati a rompersi
addosso le suppellettili di ogni locale dove si svolgevano i loro congressi di
partito, di sezione o di provincia, di regione o di nazione. Molti elettori, ex
missini, per corrispondenza di umorali sensi, si sono accodati al loro movimento,
più convinti di poter mortificare gli odiati avversari che di poter ottenere
dei risultati positivi per la nazione. Abbasso i vitalizi! Abbasso le pensioni
d’oro! Non potendo essere tutti ricchi, allora tutti poveri! Viva la decrescita
felice! Abbasso le grandi opere! Si dia a tutti il reddito di cittadinanza!
Basta essere cittadini per avere diritto a tutto. Se i soldi lo Stato non ce
l’ha per tutti, allora si prenda dai ricchi e si dia ai poveri. Sia la politica
non l’opportunità per arricchirsi come nel passato, ma un’opportunità al
ribasso, per avere un posto pur che sia. Ce l’hanno con la stampa perché non è
lo specchio delle loro brame e non tollerano che vengano mostrati per quello
che sono.
C’è da chiedersi: ma come è stato
possibile un fenomeno del genere? Perché c’è stata una classe politica che non
ha saputo difendere se stessa e il Paese. Come i re fannulloni diedero inizio a
dinastie di maggiordomi, i politici disonesti e cialtroni, troppo sicuri di non
venir mai spodestati, hanno lasciato che gli ultimi diventassero i primi. C’è
solo da sperare che questi, dopo che i vecchi politici hanno meritato di
diventare gli ultimi, riescano a dimostrare di aver meritato di essere
diventati i primi. Almeno questo!
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