Mercoledì,
6 maggio. La situazione. In
Italia: casi totali 213.013 (+ 1.075), attuali positivi
98.467 (- 1513), guariti 85.231 (+ 2.352), deceduti 29.315 (+ 236). In Puglia:
attuali positivi 2.939 (- 6), guariti 798 (+ 19), deceduti 433 (+ 4). Continua
a scendere, ma gli esperti ci dicono che occorre aspettare fino al 18 per
vedere gli effetti della riapertura.
Stamattina ho visto R.O., mi ha salutato dalla
macchina. Si è detto incredulo di quanto è accaduto e sta accadendo. Come se
fosse un film, ha commentato. Quasi cercava in me conferma. E’ la sensazione di
tutti. Non riusciamo ad elaborare appieno la condizione in cui ci troviamo. Un
diffuso stato di nervosismo, sottotraccia, nascosto da stupore e incredulità,
ci condiziona. Continuiamo a soffrire la situazione, siamo diventati tutti
psicotici. Per un verso non crediamo alla pericolosità di questo virus, per un
altro ci sentiamo assediati. Le banche non vogliono più toccare il denaro, ti
obbligano a fare tutto col bancomat e aggiungono disagio a disagio. Vai a fare
la coda pure davanti alla banca oltre che davanti all’ufficio postale, alla
farmacia, ai negozi. Siamo diventati tutti codisti. Una situazione kafkiana che
sta diventando normale. Dalla mattina alla sera non fai che aspettare in un
qualche cazzo di posto, in fila, con la mascherina sulla faccia, ore ed ore.
Come se esporsi in simile modo non fosse già una condizione di rischio. Il
virus, ci dicono, può essere dappertutto. Di questo passo avremo paura di
toccare perfino i vestiti che la mattina indossiamo, le scarpe che calziamo, la
moka del caffè, il bicchiere dell’acqua, il fazzoletto del naso. Siamo nella
situazione rovesciata in cui si trovò il mitico re Creso che tutto ciò che
toccava si trasformava in oro, alla fine non poteva né mangiare né bere, né spogliarsi
né vestirsi e non sappiamo se trasformava in oro perfino gli attributi
personali! Noi tutto quello che tocchiamo temiamo che ci infetti. Il dubbio che
autorità ed esperti esagerino per spaventarci allo scopo, pur nobile e
importante, di sconfiggere il virus c’è. Ma intanto viviamo nell’incubo e nella
psicosi.
Giovedì, 7
maggio. La situazione. In
Italia: casi totali 214.457 (+ 1.444), attualmente positivi
91.528 (- 6.939), guariti 93.245 (+ 8.014), deceduti 29.684 (+ 369). In Puglia:
attualmente positivi 2.903 (- 36), guariti 855 (+ 57), deceduti 438 (+ 5).
Situazione tutto sommato ondivaga. La Puglia, tra le regioni meridionali, ha il
più alto numero di contagiati e attualmente positivi.
Ho l’impressione che nella posizione della destra
politica sui provvedimenti anticoronavirus del governo ci sia un “non detto”,
in specifico sulla chiusura del Paese, sul lockdown.
Politici, ideologi e fiancheggiatori della stampa si fermano come sul ciglio di
un burrone prima di pronunciare la fatidica frase, che lasciano come sospesa. Dicono:
il governo ha sbagliato a non pensare agli effetti devastanti della chiusura,
ma non vanno oltre nell’indicare cosa avrebbe dovuto fare. Viene da sé pensare
ad una non chiusura di fabbriche, aziende e attività commerciali pur nel
rispetto di precauzioni e quant’altro per non favorire l’epidemia. Ma questo
avrebbe comportato inevitabilmente un numero di gran lunga maggiore di contagi,
di ricoveri e di decessi. Che cosa non dicono, allora, quelli che criticano il
governo da destra? Che bisognava mettere in conto i morti, dato che loro
ritengono prioritario non solo la salute delle persone ma anche l’economia
delle stesse e del paese. E’ il solito tocco cinico dell’uomo di destra,
realistico fino alle estreme conseguenze. Mi bastano pochi morti – disse
Mussolini per giustificare l’entrata in guerra – per poter sedere al tavolo dei
vincitori. Può essere che a destra abbiano ragione nel pensarlo, ma intanto non
lo dicono apertamente o lo fanno capire per deduzione. Ieri sera, a “Otto e
mezzo” su “La 7”,
Franco Bechis, direttore de “Il Tempo”, giornale di destra, disse testualmente
e lo ripetette che il Paese “era stato chiuso non dal coronavirus ma dal
governo”, come a ribadire che ora le conseguenze della chiusura e della crisi non
sono del coronavirus ma del governo e che il governo avrebbe potuto decidere
diversamente. Ma in Italia una linea di destra di questo genere – più morti e
più sghei – non la farebbe propria neppure il più destro dei destri. Aho, in
Italia stiamo!
Stamattina nei pressi del “Caffè Italia” c’era la
coda, chi per un caffè, chi per un cappuccino, chi per la colazione. Tutti
rigorosamente con la
mascherina. Non ho visto Mino per salutarlo. Mi sono appena
fermato e…passato. Ma dico io, come si può fare la coda per un caffè? Mi viene
di pensare che il nostro popolo si stia abituando anche a comportamenti
incredibili. Un caffè o la colazione non sono cose da prendere alla svelta, in
piedi, con la mascherina che devi sollevare o abbassare per lasciar libera la bocca. C’è anche un po’
di esibizionismo in questo. La gente vuole anche mostrare di essere ligia
all’osservanza delle leggi. Il che sarebbe anche positivo se non fosse che come
tutte le esibizioni anche questa nasconde qualcosa di non confessabile, in
questo caso la vanità.
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