domenica 27 maggio 2012

Monti, tra essere e avere, scompare

A Mussolini – come si sa – non perdonarono mai il suo “bagnasciuga”; a Berlusconi il suo “Romolo e Remolo”. Pur con tante argomentazioni, molto più serie e importanti, giornalisti e commentatori hanno sguazzato su involontari lapsus o autentici svarioni di uomini politici odiati. Ma tant’è, in Italia i giornalisti il mellone se lo mangiano con tutta la scorza e le sementi. Riprendo la tradizione da dove gli altri l’hanno lasciata. Mario Monti, giunto sui luoghi del terremoto in Emilia del 20 maggio, ha detto ai giornalisti: “Ho voluto venire qui…” (martedì, 22 maggio). Ho voluto venire non si dice. L’ausiliare dei verbi servili che servono un altro verbo è quello richiesto dal verbo servito, non da quello servile. Perciò: Son voluto venire. Venire, infatti, vuole l’ausiliare essere. Ma è solo una questione di forma? E chi lo sa! I verbi essere e avere, specialmente quando non usati correttamente, hanno implicazioni freudiane. Monti, evidentemente, ha più dimestichezza con avere piuttosto che con essere.
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Rosy Bindi, presidente del Pd, non digerisce il fatto che in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di un governo forte, per fare fronte alle crisi economiche e sociali, alle calamità naturali e agli attacchi terroristici, si ritrova invece un governo debole. Lo diceva, lunedì pomeriggio, su Rai Tre, ospite della Berlinguer, in attesa di commentare le proiezioni degli esiti elettorali, a proposito della forte astensione degli elettori e quando si profilava la vittoria del candidato grillino a Sindaco di Parma in danno del candidato del Pd. Ma perché, invece di dirlo in televisione solo per “farsi bella” col pubblico di casa, non lo dice nelle sedi opportune? Il suo segretario Bersani, candidato per statuto a premier nelle prossime elezioni nazionali, non perde occasione di dare il suo appoggio a Monti, ossia al governo non condiviso dalla Bindi. Il sindaco di Firenze Renzi vorrebbe rottamare l’uno e l’altra, ossia Bersani e la Bindi. Insomma il Pd guarda la realtà politica non con due occhi, ma con tre. D’accordo, avere due occhi è meglio che averne uno; ma forse è preferibile non averne affatto che averne tre.
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L’attentato di Brindisi (19 maggio) e il terremoto in Emilia (20 maggio) sono andati in soccorso di Monti, a cui la stampa amica riserva solo dichiarazioni confortanti, come quella dei 20-30 miliardi di euro. Sono gli arretrati, soldi che lo Stato deve alle imprese e che grazie alle insistenze di Alfano ora sarebbero – il condizionale è d’obbligo – sbloccati. E’ la fase della crescita. Ma già si parla degli adempimenti burocratici per avere i crediti. Ma come, se l’ente pubblico è debitore non dovrebbe già risultare? Perché creare altri impedimenti, allungamenti di tempi? E i giornali offrono il “vademecum per i rimborsi”. L’impresa deve fare richiesta per avere dall’ente la certificazione del credito, l’ente ha due mesi di tempo per rispondere; ottenuta la certificazione, l’impresa può compensare il suo credito con debiti tributari iscritti a ruolo alla data del 30 aprile, ma il denaro liquido deve farselo anticipare da una banca esibendo il credito certificato, quindi cedere con pro soluto o pro solvendo il credito certificato presso intermediari finanziari. Insomma, montagne di carte e tempi biblici. All’italiana! Da questa “profenda” sono escluse le regioni soggette al piano di rientro sanitario, come la Campania e la Puglia. E perché? Cosa c’entrano le imprese private con le stravaganze sanitarie delle amministrazioni regionali? Ah, capisco, non hanno i soldi per pagare. E i poveri imprenditori creditori? Il “bello” del governo dei tecnici è che dei problemi della gente non se ne fottono proprio.
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In Europa lo chiamano “il mediatore”. Al vertice dell’Unione Europea di Bruxelles (23 maggio) Monti ha sostenuto la crescita nel rispetto del bilancio, non isolare la Germania, appoggiare la Francia, tenere la Grecia nell’Euro, ascoltare Barack Obama. La Cnn lo considera il salvatore dell’Europa che sta andando in frantumi. Può essere. Ma se l’Europa va in frantumi forse è meglio scegliere un museo per conservarne i cocci, perché ormai tutti sono contro tutti. In una situazione del genere converrebbe scegliersi l’alleato migliore piuttosto che cercare di tenere insieme tutti. Gli schieramenti ormai sono chiari: da una parte ci sono i Paesi che vogliono un governo europeo centrale che raccolga da tutti e a tutti distribuisca in parti eguali (tesi dello storico francese Pierre Rosanvallon, che sarebbe uno dei consulenti economici di Hollande), dall’altra i Paesi che sostengono che non si può redistribuire la ricchezza prodotta in parti eguali tra chi l’ha prodotta e chi no o addirittura l’ha danneggiata. Insomma non si può pretendere di dare a chi lavora una sarda, come dice un proverbio italiano, e a chi non lavora una sarda e mezza.
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Torna alla carica Elsa Fornero: ed ora licenziamento anche per i dipendenti pubblici! Non si capisce davvero che pesci sono questi tecnici che non si rendono conto di essere quanto meno inopportuni con le loro dichiarazioni. Qualcuno le ha chiesto: ma sei ministro del lavoro o ministro dei licenziamenti? In realtà questa gente è del tutto estranea alla vita reale della gente. Sono chiusi nei loro tecnicismi, come tanti archimedi e non si accorgono che Siracusa ormai è stata espugnata dai romani. Come fai ad uscirtene con una cosa del genere in un momento in cui c’è gente che si uccide perché non ha lavoro? Si dice: ma per una questione di giustizia! Siccome i dipendenti privati sono licenziabili, lo siano anche i pubblici. E invece dovrebbe proprio dire l’esatto contrario la Fornero: ed ora cerchiamo di non licenziare più nessuno. Si licenzia – ma questo è già previsto, sia nel privato che nel pubblico – solo in palese violazione della legge e per reati conclamati e accertati. La Fornero farebbe bene a contare almeno fino a cinque prima di dire qualche altra minchiata.
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Intanto Monti sparisce dai titoli di apertura dei quotidiani. Oggi, domenica, 27 maggio solo “La Gazzetta del Mezzogiorno” lascia aperta una finestra sulla politica del governo. Gli altri si defilano su altri argomenti, la questione del Papa, la strage di bambini in Siria, qualche commento alla questione dei partiti e delle alleanze, uno diverso dall’altro. Il che prova che tutti cercano di eludere uno stesso argomento, quello di Monti e del suo governo. I quotidiani aprono con questi titoli: La strage dei bambini. L’Onu accusa Assad (Corriere della Sera), Siria, Onu sotto choc “L’esercito ha ucciso trentadue bambini” (La Stampa), Daccò, tutte le accuse a Formigoni (le Repubblica), Paghetta a vita per Bossi (Libero), Occhio PdL, Bersani bluffa (il Giornale), Le prove contro il corvo (Il Messaggero), La ribellione del Papa (L’Unità), Fisco, Monti assolve il Nord (La Gazzetta del Mezzogiorno). Come si diceva, ad eccezione della “Gazzetta”, gli altri ignorano Monti. Sulla prima pagina del “Corriere della Sera”: su dieci titoli, per Monti e governo zero. Questa è l’informazione in Italia.

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