domenica 6 maggio 2012

Monti unguibus et rostris

Dopo il Consiglio dei Ministri di lunedì, 30 aprile, durato sei ore, Monti ha tenuto una conferenza stampa, in cui ha sfoderato contro i suoi “amici-hostes” della sua cosiddetta maggioranza una grinta tipica del timido-impacciato, che, quando si trova in gravi difficoltà, finisce per dare in escandescenze. Fredde, nel caso di Monti. A proposito di Alfano, il quale aveva affermato che gli imprenditori in credito con lo Stato potevano non pagare le tasse fino alla compensazione dei crediti, ha detto “con sdegno” che chi si propone per governare il Paese non può invitare i cittadini a non pagare le tasse. Ma è andata proprio così? Monti si è comportato da politico scorretto, sapendo di essere scorretto. La situazione in Italia è paradossale: se un cittadino deve versare allo Stato lo deve fare entro e non oltre una certa indicata data: Equitalia è alle viste! Se è lo Stato che deve rimborsare il cittadino non c’è nessuna data che tenga: il cittadino deve aspettare anni. L’asimmetria è intollerabile. E lo è per lo stesso ragionamento di Monti. Il quale dice: se un certo ammontare di danaro preventivato per le casse dello Stato non entra nei termini stabiliti lo Stato non può far fronte ai suoi compiti e va a fallimento. Bene! E se il danaro preventivato non entra nelle casse di un’azienda privata non accade forse la stessa cosa? Alcuni imprenditori del Nord Est si sono tolti la vita perché le loro aziende in credito nei confronti di enti pubblici non hanno incassato il dovuto, che serviva per pagare gli operai, comprare la materia prima, soddisfare tutte le esigenze dell’azienda. Dunque, cosa ha detto di grave Alfano? Ha ribadito un concetto che in uno Stato di diritto è basilare: i cittadini stanno di fronte allo Stato come lo Stato sta di fronte ai cittadini. In Italia siamo in presenza di uno Stato che esige i soldi delle tasse manu militari, i cittadini non riescono ad esigere i soldi e si suicidano.
***
Ha detto Monti che l’Imu, la famigerata patrimoniale diffusa perfino a morti e a moribondi di fame in possesso di una casa, l’aveva già decisa il governo Berlusconi, a cui va interamente attribuita la colpa. Bugia! L’Imu, approvata dal governo Berlusconi, non riguardava la prima casa. L’esosità della tassa – dice Monti – è dovuta al fatto che il governo Berlusconi aveva abolito l’Ici, la vecchia tassa sulla casa: “Ora con l’Imu dobbiamo recuperare tre anni di Ici non versata”. A suo pensamento l’Ici non andava abolita. Si può essere d’accordo con lui. Ma chi ha responsabilità politiche non può pensarla come uno scelto dal Signore e posto lì a comandare. In Italia siamo passati da un pres-unto dal Signore del cielo, come Berlusconi, ad un unto dal Signore della terra, come Monti. Il politico si rivolge ai cittadini, ai quali chiede il consenso sulla base del suo operato. Si riconosca al vituperatissimo Berlusconi il tentativo di andare incontro ai cittadini alleggerendoli di una tassa, come l’Ici, che, a prescindere dalle contingenze finanziarie dell’ente pubblico, appare ingiusta e si configura come un vero e proprio affitto che il proprietario di una casa paga al proprietario dei proprietari che è lo Stato, dopo aver pagato un fottìo di tasse per costruirsela.
***
Monti attacca la politica esattamente come l’attacca Beppe Grillo, ma con più efficacia. La sua sortita alla conferenza stampa di lunedì, 30 aprile, lo dimostra. Nel PdL si chiedono se per caso Monti non voglia rompere. Sfida i politici a suggerire una diversa patrimoniale. Dice che tutto quello che il governo ha fatto in questi mesi i politici lo possono cancellare quando vogliono, mettendo un po’ le mani avanti e chiedendo di fatto l’intervento del Presidente della Repubblica. Che non si è fatto attendere. Un comportamento, il suo, irritato ed irritante. Il bersaglio favorito il PdL, che in questi ultimi tempi ha dimostrato di avere i maggiori problemi col suo elettorato. Monti non ha capito che i politici hanno esigenze elettorali e che alle parole che essi dicono occorre fare la tara per trovare il peso netto, che non è certamente quello da lui trovato. Ma davvero Monti non capisce certe cose? In politica non ci sono fessi. Le capisce perfettamente. E’ che in lui emerge la spocchia del professore che è convinto di essere onesto e di sapere, mentre i politici sono ignoranti e disonesti per definizione. Le sue conoscenze del politico sono ferme a Catone: “vir bonus dicendi peritus”.
***
Ma il Consiglio dei Ministri del 30 aprile rimarrà alla storia per una stranezza tutta italiana: un’anomalia in soccorso di un’altra anomalia: i tecnici, che già erano esterni al mondo della politica, non bastano più, ne vengono nominati altri tre; si commissariano i commissari. Se è vero che la nomina dei tecnici al governo è stata la conseguenza del fallimento del governo politico (Berlusconi), è bensì vero che la nomina di un comitato di tre tecnici, ancor più esterni (Bondi, Amato, Giavazzi), con ampi poteri d’intervento, è l’ammissione che il governo tecnico ha fallito. La frittata la si può rigirare come si vuole, il risultato non cambia. Ma anche qui c’è una ragione: Monti si costruisce una prospettiva politica e chiama degli “esternissimi” a fare quel lavoro “sporco” e difficile che i già tecnici esterni non vogliono o non sanno fare. Intanto chi sono i supertecnici? Uno è Enrico Bondi, quello che fu chiamato a sistemare le spese della Montedison e poi della Parmalat, che rischiavano di morire per obesità da spese inutili o superflue, a cui è stato affidato il compito della spending review, ossia della revisione delle spese, insomma tagli alla spesa pubblica. Una vecchia e buona conoscenza, che si spera non fallisca. L’altro è Giuliano Amato, il nuovo “rieccolo” della politica italiana (l’altro era Fanfani), a cui è stato affidato il compito di rivedere e sistemare il finanziamento dei partiti e dei sindacati. Una vecchia ma non cara conoscenza: il “topo” di tutti i formaggi, un socialista che coi socialisti ha condiviso i benefici delle malefatte ma non le conseguenze delle stesse, e da trent’anni salta da una poltrona all’altra come se fosse appena appena caduto da un altro pianeta. Si spera che conoscendo la materia finalmente si riscatti davanti agli italiani. Il terzo è Francesco Giavazzi, cha da anni pontifica dalle colonne del “Corriere della Sera”, a cui è stato affidato il compito di riordinare la materia degli incentivi pubblici alle imprese. Si spera che dopo tanto dire riesca finalmente a fare. Sono tre manager che allo Stato non costeranno nulla – Bondi ha insistito a non volere nulla, così dice Monti – ma che è di tutta evidenza che, al di là di quel che riusciranno a fare, costituiscono un paradosso in un Paese in cui ormai si passa da paradosso (governo tecnico) a paradosso (governo supertecnico). Ci sarà un governo oltre-super-tecnico? Il governo Monti, già "anfibio" per definizione di Giovanni Sartori, ora coi nuovi tecnici, come definirlo?
***
E la minchiata non poteva mancare! Ecco i paratecnici! Monti si è rivolto ai cittadini per invitarli a denunciare gli sprechi, facendo distribuire degli stampati. Roba da matti. Alfredo Mantovano, già magistrato e sottosegretario bel governo Berlusconi ha dichiarato sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” di sabato, 5 maggio maggio, che qualcuno rischia dì incorrere nel reato di calunnia. L’iniziativa ha davvero dell’incredibile, da dilettanti allo sbaraglio. Una sorta di fai da te del cittadino finanziere. Il ridicolo è dietro l’angolo, e non solo il ridicolo. E se lo spreco fosse proprio lui, lui – dico – Monti? Gli italiani – si sa – sono esperti di fescennini e di atellane. Dopo tanti tecnici e supertecnici, il salvatore della patria non ce la fa e allora chiama altri tecnici, ma continua a non farcela e allora si rivolge ai cittadini. Ehhh, ma allora, non si finisce più! Delle due l’una: o la vuole mettere sulla farsa o vuole crearsi un alibi. E tanto per stare alla prima che ho detto, Giavazzi, uno dei suoi supertecnici, ha scritto sul “Corriere della Sera” di giovedì, 3 maggio, che il governo continua a non capire la storia. “Il Presidente del Consiglio ripete che non si può escludere un aumento dell’Iva – scrive insieme col suo sodale Alesina – Non ci siamo proprio”. La verità è che dopo tante imitazioni dei nostri politici da parte dei comici, ora sono i comici ad essere imitati dai politici. Dalla satira politica alla politica satirica. Ma qui, purtroppo, incombe la tragedia!

Nessun commento:

Posta un commento