domenica 29 aprile 2012

Monti e le verità nascoste

Se politici e cantori al seguito (giornalisti, politologi, opinionisti) si decidessero una buona volta di dire tutta la verità e nient’altro che la verità sulla crisi finanziaria che sta travagliando l’Europa dovrebbero dire una cosa molto semplice; e cioè che in altre epoche, non molto lontane, diciamo prima metà del Novecento, già ci sarebbe stata la soluzione. Sarebbe stata la guerra. Sissignori, la guerra! Da Troia in poi, infatti, giusto per fare un riferimento, le guerre sono state determinate sempre da ragioni economiche e puntualmente mascherate da più o meno futili motivi: dall’onore di Menelao di Sparta al corridoio di Danzica. Come si dovrebbe rispondere alla pirateria commerciale di Cina, India, Coree, Pakistan e vicini di casa e di affari finanziari sporchi, se non con la guerra? Ma oggi, in piena globalizzazione e sapendo che un conflitto mondiale provocherebbe la fine di chissà quanta umanità, di guerra non se ne parla proprio. Ed è giusto così, ma ciò non significa che il problema non si pone. La guerra no, ma qualcos’altro sì. Ecco, il punto è: che cosa? Gli strateghi dovrebbero porsi la domanda e cercare di rispondere. Se non lo fanno per ignavia, prima o poi la situazione esploderà spontaneamente, come a maturazione di un processo.
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La riflessione nasce da una constatazione. Fino a qualche tempo fa nei nostri paesi, parlo del Salento, c’erano numerose fabbrichette di scarpe, di calzini, di cravatte, di pullover, di pantaloni, di camicie, di felpe, che, per conto proprio o per conto terzi, davano lavoro a centinaia e centinaia di operai. Diventavano migliaia a livello provinciale; centinaia di migliaia a livello regionale; milioni a livello nazionale. Le nostre aziende esportavano in tutta Europa. A causa della globalizzazione Cina & Compagni hanno portato quei prodotti, a costo lavorativo stracciato, in Italia e nel resto d’Europa, facendo chiudere le nostre aziende, buttando sul lastrico i nostri operai, innescando quel processo di indebitamento che ha portato alla crisi. Non è che in essa non ci siano anche altri fattori, in dipendenza da errori politici o calcoli sbagliati, ma la causa scatenante è stata la concorrenza piratesca dei paesi orientali. Essi producono i “nostri” prodotti fuori da ogni normativa europea di rispetto dei diritti umani, delle garanzie sindacali, in regime di sfruttamento selvaggio di uomini e di risorse naturali. Quando noi celebriamo la “Giornata della Terra” è come se facessimo un rito propiziatorio, come gli indiani d’America che danzavano intorno ad un totem, per non so quale risultato o appagamento. Basterebbe che si chiedesse a questi paesi di trattare gli operai e gli individui in genere come noi li trattiamo o rompere i rapporti commerciali, per impedire ai loro prodotti di contrabbando di scalzare dal mercato i nostri. E’ così difficile capirlo? Basta pensare ad un negozio che apra i battenti accanto ad altri, ma, diversamente dagli altri, non rispetti la legge, non paghi gli operai, non paghi le tasse, non versi al fisco, insomma fa quello che vuole. Se quel negozio illegittimo ed illegale non viene chiuso, dopo un po’ devono chiudere gli altri, i legittimi ed i legali. Da Romolo in poi siamo stati abituati a considerare accanto all’aratro la spada, ossia accanto al lavoro e alla produzione le armi per difenderli. I governi europei s’illudono di poter continuare a far finta di niente, perché essi, “servi” delle grandi multinazionali, puntano su altre esportazioni. L’Italia, per esempio, pensa di proteggere il suo Made in Italy permettendo ai paesi pirati di far giungere da noi la loro merce di contrabbando, che costringe le nostre aziende o a chiudere o delocalizzare in paesi ancora di mortidifame, dove il lavoro non costa molto. Così, invece di diventare tutti rispettosi della legge, diventiamo tutti irrispettosi, masnadieri. Così permettiamo che perfino il Cristo della comunione – con buona pace di Benedetto XVI – possa stare prima o poi in un’ostia prodotta in Cina!
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Tutto questo discorso perché? E cosa c’entra con Monti? C’entra, e come! Perché Monti fa parte di quella lobby di burocrati di Stato a livello internazionale che continua a fare gli interessi delle grandi aziende, delle grandi banche, dei grandi scambi finanziari, e poco gli cale se gli italiani, giovani e vecchi, versino nella merda. I giovani non trovano lavoro, i vecchi giungono a pensione in articulo mortis, giusto in tempo per l’obolo da dare a Caronte per il passaggio all’al di là, quello che gli antichi mettevano in bocca al morto. Ma il calcolo della tolleranza dell’illegalità internazionale in cambio di esportazioni di determinati prodotti non basta a spiegare la crisi dell’Europa. La verità è che la pace nel mondo la paghiamo con la fame nel mondo. Tolleriamo che la Cina faccia i suoi comodi per evitare la guerra. Un atteggiamento più deciso e serio nei confronti di questi paesi, peraltro dotati di armi nucleari, potrebbe provocare un inasprimento dei rapporti e dunque la guerra. Siamo pecore da pensionamento per non essere leoni da combattimento. E vorremmo che Monti dicesse la verità?
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Un’altra verità che i politici, parlo specificamente dei nostri, non dicono è che la crisi italiana, a parte le ragioni internazionali, è causata da due fattori perniciosi, italianissimi: evasione fiscale e corruzione politica. Mentre in questi ultimi tempi contro l’evasione si procede con spettacolare spiegamento di forze e altrettanti spettacolari azioni, sul fronte della corruzione politica, invece, si bizantineggia su una legge “che non c’è” e neppure si prendono in considerazione le leggi che ci sono, e sono molte e buone. Ma già Dante lo diceva “le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”. Il fatto, però, che sul piano dell’evasione si operi e sul piano della corruzione si chiacchieri la dice lunga. I due fenomeni sono correlati, anzi e duobus unum. I contribuenti che evadono il fisco lo fanno per vizio, ma trovano nella corruzione dei politici quasi una giustificazione: ed io dovrei pagare le tasse per quei miserabili che coi soldi del mio lavoro si fanno le puttane, le ville, gli appartamenti con vista ecc. ecc.? In culo! Discorso speculare da parte dei corrotti: e noi dovremmo essere probi e onesti per fare gli interessi di gente che dichiara un reddito di duemila euro all’anno e vive con un reddito di duecentomila o di due milioni? In culo! Mettiamo da parte per un attimo gli sputtanatissimi uomini di centrodestra; ne abbiamo sentito uno, che fosse uno, del centrosinistra, affrontare il problema della corruzione con serietà? Tutti a dire: mettiamo una pietra sul passato, la colpa è della legge che non aveva strumenti per impedire la corruzione, da questo momento non lo facciamo più, ma per questo occorre una legge che ci impedisca di rubare. Vogliono una legge per non essere corrotti. Puah! Figli di puttana!
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Il Governatore della Banca Europea, Mario Draghi, dice che con le tasse non si cresce; e di rimando Monti dice che gli italiani devono cambiare costume di vita. Che significa? A parte il fatto che vivere da poveri significa impoverire gli altri. Chi non spende non dà alcun contributo alla crescita generale. Il denaro è come l’ape, deve andare di fiore in fiore per fecondare. Secondo Monti se io normalmente spendo venti euro la settimana a giornali e cento a libri, devo smettere di leggere, perché con quei soldi devo pagare addizionali, accise, tasse, ed altri ammennicoli e salvare l’euro e l’Europa. Se la gente la domenica si fa la passeggiata al mare, dando un contributo ai consumi, beh non lo deve fare più. Chiudano pure le pasticcerie, i bar, i ristoranti. Il denaro è tornato ad essere lo sterco del diavolo. Bentornato Monti-Savonarola nel ventunesimo secolo!
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Cesare Romiti ha detto a “Che tempo che fa” di sabato, 28 aprile, su Rai Tre, che Monti è come un chirurgo che necessariamente anche se con dolore deve tagliare per evitare il cancrena. A questo punto siamo? L’anziano ex Amministratore Delegato della Fiat ai tempi dell’Avvocato ha anche detto che la prospettiva è la Cina che ha saputo realizzare il capitalismo nel comunismo. E’ l’unica terza via. Ma allora la democrazia, per come l’abbiamo finora conosciuta è in fin di vita? E chi sarebbe allora il chirurgo che dovrà operare perché anche in Italia o in Europa si realizzi il capitalismo nel comunismo? Gli anziani possono dire quello che vogliono, parlano, in verità, a ruota libera; ma non è detto che dicano sciocchezze. Mi sa tanto che aveva ragione Almirante quando all’ultimo congresso missino da segretario nazionale disse che il fascismo non era il passato ma l’avvenire. Se non vogliamo il comunismo!

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