domenica 22 aprile 2012

Monti + Fornero = Montero

La coppia Monti-Fornero, rispettivamente Premier e Ministro dell’Economia, in fusione di provvedimenti e di modi, fa Montero e ricorda il difensore della Juventus di alcuni anni fa, il quale fermava gli avversari con le buone o con le cattive e qualche volta senza neppure tentare le buone li avvertiva direttamente con cazzotti dati a gioco lontano. Sono passati più di cinque mesi dal loro insediamento al governo e a parte le promesse lacrime e sangue non c’è altro all’orizzonte. E fin qui poteva anche starci, senonché le lacrime e il sangue riguardano soltanto le fasce più deboli della società. Niente per far piangere quelle più importanti, che non sono i cosiddetti ricchi tout-court. Qui bisogna fare una distinzione tra quelli che hanno la pecunia oziosa e quelli che sono titolari di qualche impresa e che hanno la pecunia attiva. Ai primi bisognerebbe togliere la moneta per farla lievitare, magari dandola ai secondi, i quali hanno grossi problemi e cercano pecunia che, parafrasando il Catone dantesco e la sua libertà, “è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta”. E, infatti, molti si suicidano. Ma a versare davvero lacrime e sangue dovrebbero essere i parassiti pubblici, coloro i quali a vari livelli succhiano risorse allo Stato senza nulla dare in cambio. Qui né Monti né Fornero si dimostrano all’altezza dell’ottimo ma cattivissimo difensore juventino.
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Di Pietro, limitatissimo in sintassi e lessico, ma qualche volta efficace nella sua rozzezza, ha dato del “ragionierucolo” a Monti, con un ragionamentucolo: c’era bisogno di lui per fare un po’ di conti e farli pagare ai povericristi che non hanno la via per camminare, senza lavoro, senza pensione, senza prospettive e spesso col carico di figli trentenni et ultra, spesso laureati et ultra, qualche volta esigenti et ultra? Di rimando: ma perché allora i conti non li hanno fatti i politici se era così facile farli? Già, perché? Perché le opposizioni hanno fatto la guerra alla maggioranza impedendole di compiere qualsiasi gesto politico e amministrativo mettendo nel calderone antiberlusconiano tutto: puttane e giustizia, pensioni e debito pubblico, televisione e barzellette, con la complicità di magistratura, confindustria, sindacati, stampa e alla fine anche della chiesa. Ciò è tanto vero se si considera che ancora oggi tutte le agenzie politiche e culturali citate non dicono nulla mentre invece dovrebbero sputare fuoco come il drago di San Michele contro i politici tutti, ignavi e ladri, in concorso interno ed esterno con tutte le bande organizzate a vessare il popolo italiano. Perché la gente capisca a chi mi riferisco dico: Poste, trasporti, compagnie di assicurazioni, banche e cerca che trovi. Agenzie che rastrellano soldi né più né meno di come fanno in maniera più artigianale cosche mafiose e ndrine della ndrangheta e della camorra. Differenza? Una: hanno l’autorizzazione dello Stato.
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Uno dei più entusiasti testimonial di Monti è Casini, il due di coppe della cosiddetta maggioranza che sostiene il governo. A sentirlo – la persona seria! – lui il governo Monti lo sostiene “senza se e senza ma”. Figurarsi che perdita se non lo sostenesse! La democrazia è stata commissariata; e sembra che lui non se ne sia neppure accorto. Parlare di maggioranze e minoranze parlamentari oggi in Italia è come parlare di giardini e fontane nel deserto. Ma accorto Casini se n’è accorto, e come! Fa la mosca cocchiera. Domani si vanterà di essere stato il più convinto sostenitore di Monti, Fornero e Passera e magari cercherà di trascinarli nel suo Partito della Nazione, una parodia di Forza Italia di berlusconiana memoria. Perché Berlusconi, il vituperato, il maledetto, è come “La settimana enigmistica”, il più imitato di tutti.
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Sergio Romano, l’ex ambasciatore e storico apprezzabile, padre nobile dell’opinionismo corseristico, dice che il governo Monti ha l’appoggio di una maggioranza parlamentare; e dunque i partiti non se lo devono scordare, facendo i partiti di lotta e di governo un giorno sì e uno no. Tecnicamente ha ragione Romano; non c’è chi non lo veda. Ma quale è la condizione politica del Paese? Quando lui insieme a tanti altri rimprovera i partiti che ogni tanto si ricordano di avere degli elettorati e se ne preoccupano, dando fastidio al governo, fa un discorso che fece tanti anni fa a Taurisano il Sen. democristiano Francesco Ferrari che mi colpì moltissimo. All’epoca ero ragazzino in odor di missismo. Erano gli anni Cinquanta. Disse: cittadini di Taurisano, oggi viviamo in democrazia, siete liberi di votare chi volete; ma se non votate Democrizia Cristiana, scordatevi di poter ottenere qualcosa dal governo. Capita l’antifona? Erano i tempi in cui i parlamentari locali, quando erano governativi, facevano ottenere quello che volevano, finanziamenti, posti di lavoro, sussidi, il più delle volte indebiti, ai loro elettori. Ora: quando si dice, questo governo o il salto nel buio, di che cazzo di normalità democratica si parla?
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Monti, intanto, sembra pigliar gusto alla politica. Non gli va di essere considerato un robot. Scherza, civetta con la Milly Carlucci, con gli sportivi che gli danno la felpa della nazionale alle Olimpiadi. Blandisce gli italiani, che “stanno dando prova di maturità e responsabilità”; un po’ snobba i politici, che li vede suonati all’angolo. Non si preoccupa neppure più di dire qualche bugia. Dice che per la “crescita” se ne parla nel 2013. Garantisce che per quell’anno ci sarà il promesso pareggio del bilancio, per il quale si modifica l’art. 81 della Costituzione, per renderlo obbligatorio. Tenta di fare la forchetta a Berlusconi con la questione dell’asta per le frequenze televisive. Una cosa è certa: Monti farà carriera politica, a dispetto di sua madre. Il dolce, una volta assaggiato, non lo molla più nessuno. Non era anche Giolitti un tecnico? E Ciampi? E Dini? E Prodi? Italiani, temiamo i tecnici anche quando ci portano doni! E prepariamoci a tenerci Monti fino al 2020.
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A “Piazza Pulita”, il format televisivo di Corrado Formigli su “La 7” di giovedì, 19 aprile, un grillino torinese, consigliere comunale, faceva notare che non è la gente che deve sacrificarsi per l’economia ma l’economia per la gente. Una di quelle frasi fatte che non dicono nulla. Il politologo americano Edward Luttwak, però, presente in studio, ha commentato: ha ragione, il punto è che non bisogna considerare nessun tabù. Se restare nell’Euro vuol dire peggiorare anziché migliorare la condizione della gente bisogna avere il coraggio di uscirne; questo vale per qualsiasi altra cosa. La Grecia, per esempio, fa male a voler rimanere nell’Euro, perché questa moneta non è per la sua economia. L’Italia, invece, non ha questo problema, perché l’economia dell’Italia è enorme. Al di là di ogni altra considerazione, il ragionamento dell’opinionista americano fila. Un esempio probante? Alla Camera si voleva far passare il pagamento del ticket anche ai disoccupati, perché questo fa cassa. Ma se uno non lavora, da dove prende i soldi per pagare? Meno male che se ne sono accorti e hanno posto rimedio.
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Fine settimana agitato. Gli sproloqui di Casini, che millanta su Monti e ministri, quasi fossero “cosa sua”, mette in allarme Pd e PdL. Bersani a “Radio anch’io” di giovedì, 19 aprile, ha fatto capire che i tecnici devono pur, prima o poi, dire che opinioni politiche hanno, perché è di tutta evidenza che ne hanno, minacciando che allora le cose potrebbero cambiare. Di non diversa aria è l’ambiente nel PdL, dove si insiste ad andare a votazioni anticipate prima che il partito venga spazzato via con muli e conducenti al seguito. Il mare è agitato. Il solito Pisanu – ma quando cazzo muore, questo residuo della prima repubblica, rimasto residuo nella seconda e si promette residuo della terza? – ha raccolto 29 firme per non si capisce quale iniziativa. Pare che Berlusconi abbia incontrato Luca Cordero di Montezemolo per chissà quali piani. L’ambiente è in subbuglio. C’è chi vuole andare a votare a ottobre. Ma quando la paura fa novanta, tutto cambia in pochi minuti. A Monti continua a luciccare il pelo.

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