domenica 15 aprile 2012

Monti, da Prodi a Pilato

Romano Prodi nel fondo pasquale del “Messaggero” di domenica, 8 aprile, “L’Italia e la crisi. Perché non basta la cura del rigore”, senza mai nominare Monti – probabile che tra i due non corra buon sangue! – ha spiegato perché la cura del rigore, per quanto abbia prodotto effetti positivi, ma non ancora decisivi, non è sufficiente alla soluzione del problema Italia. In verità si tratta di un autentico “manifesto del rifiuto”. Per Prodi ci sono situazioni intollerabili e inaccettabili, tra queste il non cercare di frenare il trend negativo dei consumi, che, a suo dire, solo dal 2014 potrebbe riprendere a crescere. Il calo dei consumi significa crescita sì ma della disoccupazione. Ecco brevemente la ricetta Prodi: «In primo luogo è urgente mettere in atto una politica industriale volta ad aumentare la produttività delle imprese e incentivare gli investimenti…In secondo luogo, a seguito della politica della Bce, è possibile riattivare progressivamente i canali del credito bancario, anche se in molti casi è la domanda stessa di credito a essere deficitaria. E’ in terzo luogo doveroso accelerare i pagamenti ai fornitori da parte della pubblica amministrazione centrale e locale…Non è in ogni caso tollerabile che le imprese falliscano perché la pubblica amministrazione non paga i debiti e non è tollerabile che i prezzi delle forniture siano costantemente più elevati in Italia rispetto agli altri Paesi europei proprio in conseguenza di questi comportamenti dell’acquirente pubblico. Queste misure sono semplici e di facile applicazione…è inaccettabile che le conseguenze depressive di una necessaria operazione di risanamento del bilancio non siano accompagnate dall’adozione di tutte le misure capaci di accendere almeno una luce che ci aiuti ad attraversare il tunnel di una crisi che sembra non finire mai».
***
Fa piacere constatare come l’impressione diffusa della gente trovi riscontro argomentato in un esperto come Prodi, tecnico e politico insieme di provata esperienza in Italia e in Europa. Si può dire che è un politecnico, nel senso di politico + tecnico? La gente sarebbe più contenta di sbagliarsi, ma i fatti purtroppo parlano chiaro. Gli unici consumi che aumentano sono quelli imposti dal governo, nelle più varie tipologie e forme di tassazione, mentre, attraverso controlli e ispezioni, si restringe sempre più lo “spread” tra il reddito legale e quello reale, ossia l’economia nera, di chi riusciva comunque a far fronte alla circolazione del denaro e alla spesa nascondendo allo Stato lavoro, produttività e reddito reali. Il governo Monti, nella sua battaglia ad eliminare il nero e l’evasione fiscale – operazione giustissima, sacrosantissima! – sta portando gli italiani ad avere in realtà quel reddito di fame che essi evadendo dichiaravano. Poveri non per frode, ma davvero! Il governo avrebbe dovuto, invece, mettere gli italiani nelle condizioni di lavorare e produrre in primis, perché è condizione di qualsiasi pagamento, e poi costringerli a dichiarare il vero. Invece di colpire la povertà finta Monti ha colpito la ricchezza vera.
***
Ma al governo Monti manca, a parte l’arrosto, perfino il fumo, che probabilmente se ci fosse avrebbe un effetto benefico, incoraggiante. Mi spiego: Monti dovrebbe dare agli italiani dei segnali forti di fiducia, chiamiamoli pure populistici, ma necessari; in modo che restasse nella memoria collettiva come uno che fece “qualcosa” immediatamente avvertito come utile. Di fronte all’aumento del costo della benzina, per esempio, potrebbe imporre il prezzo unico ad un livello di costo più accettabile. Di fronte al dilagare della corruzione in ambito di fondi di finanziamento dei partiti potrebbe accelerare un decreto legge per intanto diminuirlo e poi regolarizzarlo, mettendo sotto controllo i bilanci. Di fronte ai ritardi con cui la pubblica amministrazione paga i suoi debiti potrebbe prendere provvedimenti per accelerare le pratiche di liquidazione. Sono esigenze avvertite dalla gente, che, se soddisfatte, renderebbero meno amare le misure adottate in materia di pensioni, di licenziamenti e di alleggerimenti della busta paga. Nessun governo, mai, può pretendere di dare bastonate al popolo, magari anche necessarie e inevitabili, senza concedere nulla in cambio se non generiche promesse di una migliore condizione di figli e nipoti. Dittatoriati sì, ma almeno contenti!
                                                                                  ***
Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul “Corriere della Sera” di mercoledì, 11 aprile, scrivono che è ora di procedere al taglio della spesa pubblica: “Ora date un taglio alle troppe spese”. Monti, infatti, ha pensato solo ad interventi di prospettiva, ma non ha ritenuto opportuno ridurre le spese immediate; forse ha paura che mettendo le mani alle forbici incomincino le lagnanze dei partiti. Secare necesse est; ma è meglio non farlo ora. Le rimostranze dei partiti per la marcia indietro del governo sul mercato del lavoro – lo dicono a parole il Wall Street Journal e il Financial Times, coi fatti lo dimostrano i mercati finanziari che hanno fatto risalire lo spread – potrebbero incasinare ulteriormente la situazione. Monti se l’è presa con la Marcegaglia e con la Spagna. La prima perché ha bocciato la riforma, la seconda perché non riesce a tranquillizzare i mercati trascinando l’Italia nel pessimismo finanziario. Giorni fa era la Spagna a prendersela con l’Italia. Casini a “Porta a Porta” di Bruno Vespa, la sera di mercoledì, 11 aprile, ha rubato agli italiani la battuta dei capponi di Renzo; ma è di tutta evidenza che i problemi interni di Italia e Spagna mettono l’uno contro l’altro i due Paesi. Oggi il governo Monti è decisamente più debole di un paio di mesi fa, mentre il quadro politico si scompone e si ricompone in immagini da caleidoscopio.
***
Monti tace sulla questione dei soldi ai partiti. Una cosa davvero assurda. Tutti, dal PdL al Pd, dalla Lega all’IdV, parlano come quel genitore che di fronte allo svuotamento della cassaforte famigliare da parte del figlio discolo e ladro non si preoccupa di prendere dei provvedimenti per punirlo ma di cambiare la combinazione della cassaforte. Ora se si può capire il genitore – tutto sommato ha a che fare con un figlio – non si possono capire i leader politici italiani, tutti, da Napolitano a Nichi Vendola. Francamente sentire quel Casini pontificare come se venisse dall’altro mondo è un insulto alla gente. Sentire la Bindi: “Io non sapevo niente e non ero tenuta a saperlo” viene di chiedersi: ma in che cazzo di Paese viviamo? Il guaio è che neppure Napolitano, probabilmente per la stessa ragione – non inquietare i partiti – pronuncia una parola di fuoco, come dovrebbe. I partiti vorrebbero rinverginarsi parlando contro il finanziamento, invocando leggi positive che stroncassero il loro istinto naturale a rubare, che gli stessi sicuramente non sapranno rispettare. Siamo d’accordo. I partiti vanno finanziati, la politica va pagata. E’ assolutamente indispensabile. Un altro sistema senza i partiti sarebbe una dittatura. La democrazia, da Clistene ad oggi, ha sempre finanziato i politici. Non è questo il punto. Qui si tratta anzitutto di PUNIRE PUNIRE PUNIRE chi ruba ad ogni livello. E’ di tutta provata evidenza che finanziati i partiti, quale che ne sia la legge, gli stessi troveranno il modo per prendere soldi dai privati, per non registrarli, per spenderli per ragioni private. Non c’è possibilità alcuna di prevenire simili eventualità. Il ricco non è un bricco che si riempie; è un contenitore senza fondo. Perciò si dice “ricco sfondato”. Più denaro ha e più ne vuole. Non resta allora che colpire, senza pietà e misericordia, chi ruba il denaro pubblico. Che oggi si continui a far finta di niente, come se niente fosse successo, è uno schiaffo ad un Paese che boccheggia senza prospettive.
***
Ce lo ricorda ancora una volta Dario De Vico sul “Corriere della Sera” con un discorso che è un capolavoro di imbarazzante pilatismo. Dice l’editorialista del “Corriere”: i politici sappiano che non c’è alternativa a Monti, perciò non gli diano fastidio per non doverci trovare tutti a saltare nel buio. Poi cambia registro e si mette a criticarlo lui: “Il governo ha sicuramente commesso degli errori”, ma basti il paragone col governo precedente a tacitarci tutti. Poi riprende: “Il limite è stato di aver adottato un mix di tassazione eccessivamente elevata e tagli di spesa troppo timidi”. Gli addebita l’accusa di aver dato l’impressione di “operare più nella direzione dei mercati finanziari che in quella del Paese reale”. Ritiene che Monti debba dare fiducia agli italiani col “dare un colpo alle tasse” e “saltare il previsto aumento dell’Iva”. E chiude con un infernale avviso “il suo governo non è il male minore, ma l’unico traghetto di cui disponiamo per raggiungere l’altra sponda”. Che evoca atmosfere dantesche, Monti come la porta dell’inferno: “per me si va nella città dolente…lasciate ogni speranza”! Un modo diverso di essere oggi Pilato.

Nessun commento:

Posta un commento