venerdì 8 maggio 2020

I giorni del Coronavirus 20



Giovedì, 2 aprile. La situazione: in Italia i casi totali sono 110.574 (+ 4.782), i positivi 80.572 (+ 2.937), i guariti 16.847 (+ 1.118), i deceduti 13.155 (+ 727). In Puglia:  positivi 1.756 (+ 106), guariti 61 (+ 22), deceduti 129 (+ 19). Da noi la curva sta salendo, stanno venendo fuori le conseguenze del rientro in massa dei meridionali che tra l’8 e il 9 marzo lasciarono il Nord per raggiungere i loro paesi nel Sud.

Tempo di coronavirus, in Italia tempo di sciatterie. Sciatteria numero uno. Un servizio di “Chi l’ha visto?” sull’ospedale di Alzano Lombardo nella bergamasca (mercoledì, 1 aprile) ha aperto una crepa nel solido muro di silenzi e omertà che ci sono stati in quell’ospedale, centro di una quantità enorme di morti da coronavirus. Nonostante fin dal 25 gennaio ci fossero ordinanze del Ministero della Sanità sui comportamenti di profilassi da osservare in caso di affetti da coronavirus, dopo un mese quell’ospedale ha avuto un caso e ha disatteso ogni protocollo sanitario, di fatto facendo infettare tantissimi altri ricoverati e i loro parenti che andavano a visitarli. Un comportamento criminale da parte dei responsabili che andrebbe perseguito con rigore. Ed ecco come si spiega il caso Bergamo, ed ecco come si spiega il caso Lombardia. Senza contare che proprio a Milano in quei giorni si giocò la partita di calcio tra l’Atalanta, squadra di Bergamo, e il Valencia, squadra spagnola, per la Champions League con migliaia di tifosi ammassati sugli spalti e sulle tribune. E’ dall’inizio dell’emergenza che le autorità ci stanno dicendo, accompagnati dai media, che il caso italiano si sarebbe verificato in altri paesi, come Francia e Germania, ma finora in quei paesi il fenomeno è rimasto contenuto, tranne in Spagna. Il caso italiano ha una sua singolarità, forse condiviso solo dalla Spagna. E questa singolarità è dovuta alla solita italica sciatteria.

Sciatteria numero due. Da ieri, 1 aprile, gli aventi diritto al coronabonus di 600 Euro, 5 milioni di cittadini, hanno intasato e fatto scoppiare il sito dell’Inps, trecento domande al secondo, con l’esposizione di dati di cittadini sconosciuti appena digitate le proprie credenziali, sicché si poteva violare la privacy dei cittadini e venire a conoscenza dei cazzi degli altri. Ma era così difficile e imprevedibile quello che sarebbe accaduto? L’Inps aveva fatto sapere nei giorni precedenti che dal 1° di aprile si sarebbero pagati i coronabonus secondo un ordine cronologico; questo ha scatenato gli utenti a chi prima fosse arrivato. Così faceva il Marchese del Grillo dell’indimenticabile Alberto Sordi quando dall’alto della sua terrazza buttava monete arroventate ai propri servi e contadini. Il presidente Pasquale Tridico ha dato la colpa agli hacker. E a chi se no?

Sciatteria numero tre. Seguendo la conferenza stampa di ieri sera su Rai Uno del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e vedendolo con quanta compostezza riferiva le decisioni adottate mi è parso di vederlo, quando non sarà più l’avvocato del popolo, leggere alla Rai il telegiornale. Alla domanda di chiarimento sulla circolare del Viminale di consentire ai genitori di portare a spasso i bambini ha detto che non c’è nessun consenso a portarli a spasso ma solo a portarli a fare la spesa. Come se la cosa fosse, poi, tanto diversa! Lo ha detto con tanto distacco e professionalità che mi è venuto di pensarlo un concorrente del corregionale Francesco Giorgino.

Sciatteria numero quattro. Nelle varie misure adottate coi Dpcm nessun riferimento specifico si fa alle librerie. Il che significa che rientrano fra le attività commerciali da tenere chiuse, mentre alle edicole, che pure vendono libri, è consentito tenere aperto. Proprio in un periodo in cui si potrebbe recuperare il piacere della lettura, non avendo altro da fare tutto il giorno in casa, le librerie sono chiuse,  mentre i giornali continuano a pubblicizzare i libri. Si pubblicizza ciò che non puoi comprare. Non è un altro controsenso?

Ho chiamato la Libreria Dante di Casarano per ordinare Spillover di David Quammen. Mi è arrivato a pomeriggio col corriere. Le librerie purtroppo sono chiuse, si ritiene che non siano esercizi di assoluta necessità. Si può essere d’accordo, ma non si capisce perchè si autorizzano a rimanere aperte le edicole, che vendono pure libri. 

Venerdì, 3 aprile. La situazione. In Italia: in isolamento domiciliare 50.456, ricoverati con sintomi 28.540, in terapia intensiva 4.053, decessi 13.915. In Puglia: in isolamento domiciliare 1.101, ricoverati con sintomi 645, in terapia intensiva 118, decessi 144 (+ 15).

Ora litigano tutti. In Lombardia i sindaci dem hanno scritto una lettera al governatore Fontana con una serie di interrogativi retorici, di fatto sono accuse. La Lombardia accusa Roma di essere stata lasciata sola. I governatori di alcune regioni minacciano non si sa bene che cosa. Primeggiano in questa rissa lombardi, campani, pugliesi, siciliani. Il Ministro per gli affari regionali Boccia si distingue più per arroganza che per provvedimenti. Già da parte di alcuni dem si parla di affossare definitivamente l’autonomia differenziata e di riportare sotto il controllo dello Stato la sanità, mentre i leghisti puntano sulle inadempienze del governo per dimostrare la bontà dell’autonomia differenziata. Insomma, nell’infuriare del coronavirus, si giocano partite politiche e amministrative. Emergono le solite questioni italiane legate alla burocrazia, che non perde mai potere. Ci sono aziende che stanno producendo mascherine ma non possono metterle sul mercato perché prive di tutti gli adempimenti burocratici. Mentre si fanno sempre più insistenti gli attacchi leghisti all’Europa, a cui chiediamo solidarietà e soprattutto soldi. Sui social infuriano le fake-news, ma queste c’erano già da prima.

Ogni tanto sono preso da ritorni di pensiero. Mi chiedo: se il virus in Italia circolava già a gennaio, tutta la campagna delle Sardine in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria (26 gennaio) è stato un diffondersi fra migliaia e migliaia di persone ammassate nelle piazze, appunto, come sardine. Come mai nessuno ne parla? Continuiamo ad essere disattenti e a non dare la giusta attenzione a fatti accaduti e che sono assai gravi nell’economia di questo stramaledetto virus. È vero che in piena emergenza non è opportuno parlare di colpe, ma come si fa a non considerare la sciatteria di certi comportamenti? Se l’Italia è diventato il paese più infetto del mondo col maggior numero di morti, una ragione c’è. E bisogna trovarla e dirla!

Gli amici, coi quali mi tengo in contatto telefonicamente, giusto per non perdere l’abitudine alla socialità, dicono tutti la stessa cosa: e chi se l’immaginava una cosa simile? Già, nessuno poteva immaginarsela, pensavamo di essere inattaccabili e invincibili. Mi ricordo certe profezie dei vecchi di un tempo, quando si chiamavano vecchi e non anziani. A stu munnu no ppòi mai tire te cquai no passu (in questo mondo non puoi mai dire di qui non passo), dove il “di qui” può indicare qualsiasi cosa, in senso generale, universale, anche uno sconvolgimento come un’epidemia in periodo di pace e di benessere. Un altro modo di dire dei vecchi era Fenca stai a llu munnu, ci sape quante n’hai bbitìre! (finche sei vivo, chissà quante ne dovrai vedere!). Credo che questa epidemia ci abbia fatti diventare tutti vecchi, a prescindere dall’età che abbiamo.

La cosa che più mi deprime di questa clausura è che non so nulla di quel che accade in paese. Non che prima sapessi cose importanti e vere, ma almeno avevo fave da nettare. Ora, invece, mi limito a sbirciare dalla macchina gli annunci dei morti. Scopro così almeno chi muore, non potendo sapere chi nasce, chi si sposa, chi parte e chi arriva. Credo proprio che, se si eccettuano le tecnologie (il telefono, il televisore, il computer), questa condizione è molto vicina a quella dei nostri antenati, per certi aspetti anche peggio. Vivere in una comunità vuol dire anche sapere quel che accade, conoscere le persone, conversare con esse. Il silenzio ha un senso nel vociare e nel rumore; ma quando non c’è né l’una cosa né l’altra, il silenzio è mortorio. 

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