Domenica, 12 aprile:
Pasqua di Resurrezione!. La situazione. In
Italia: casi totali 152.271 (+ 4.694), positivi 100.269 (+
1.996), guariti 32.534 (+ 2.079), deceduti 19.468 (+ 619). In Puglia: casi
2.402 (+ 66), guariti 249 (+ 14), deceduti 253 (+ 15). C’è allarme in Lombardia
per il numero eccessivo di contagi. In Puglia la forbice fra guariti e deceduti
si chiude sempre più secondo un trend favorevole ai guariti. Sul Bollettino
Epidemiologico della Regione Puglia il territorio di Taurisano è colorato di un
rosa più intenso, il che vuol dire che il numero dei contagiati è salito di
nuovo da sei a dieci.
E’ Pasqua. Ma è un giorno come gli altri, anonimo. Sulla Terra è il
mortorio, inteso sia come silenzio sia come luogo in cui si muore. Si ha
l’impressione che è sì Pasqua, dall’ebraico passaggio, ma passaggio appunto
dalla vita alla morte, il contrario di resurrezione. Le persone che hanno una
certa età torneranno a vivere la vita come l’avevano sempre vissuta prima
dell’epidemia, pur con tutte le gioie e i dolori, le preoccupazioni e i
problemi? Può essere che si tornerà alla normalità, ma per chi è giovane è solo
questione di tempo, per chi è anziano è ...agonia. E’ la cosa che fa più male:
la vita per alcuni, per tanti, è morta. Un ossimoro che rende la condizione
d’angoscia in cui si vive.
Fa rabbia sapere che tutto il mondo guarda all’Italia come il paese in
cui più alto è il numero delle vittime da coronavirus. Non è una fatalità,
questa. Anche con la febbre spagnola del 1918-19 avemmo il primato in Europa.
Segno che noi siamo un paese fin troppo allegro e superficiale, non da ora,
capace di produrre cose incredibili nei più vari campi dell’arte e della
scienza, della tecnica e dell’economia, ma anche di rimanere vittime di noi
stessi per la nostra superficialità. Anche l’altissimo numero di persone
anziane che sono morte e stanno morendo a migliaia nelle Rsa, nei pensionati,
nelle case di riposo, è una vergogna che non può mai trovare una
giustificazione. Ho visto ieri sera e ancora oggi la faccia del Presidente
della Repubblica Mattarella e mi è sembrata la maschera della sofferenza, della
delusione e della rabbia.
Pare che l’episodio di San Marco in Lamis della sera di Venerdì Santo,
col prete, il sindaco e la folla dei fedeli ad assistere in pubblico alle
funzioni religiose, di cui hanno parlato i media di tutta Italia e forse anche
di altrove, è stato in tutto simile a quello di Supersano, dove però un
carabiniere ha denunciato tutti per aver violato le disposizioni di legge in
materia di contrasto al diffondersi del Coronavirus. Chiamo la “Gazzetta del
Mezzogiorno” e la informo.
A dire il vero non è che queste manifestazioni di fede religiosa mi
dispiacciano. Ritengo che la chiesa, in questa circostanza, abbia dato una
dimostrazione di scarso sentimento religioso e di nessuna fiducia in Dio e nei
suoi santi. Una chiesa, questa di Papa Francesco, sempre più secolarizzata, al
punto che ha voluto mettere in mostra tutta la sua distanza da fenomeni di
fede, a cui in altri tempi si legavano i miracoli. Credo che un po’ dappertutto
in Italia ci sia una madonna o un santo che col suo intervento ha fermato
un’epidemia o una carestia. Piazza San Pietro vuota è stata la rappresentazione
della vuotezza della chiesa stessa, che in nulla si differenzia da qualsiasi
altra agenzia laica.
Puntualissimo, come ormai fa da trent’anni o forse più, un mio ex alunno
di Sannicola mi ha telefonato per farmi gli auguri. Lo fa nelle circostanze
canoniche: a Natale, a Capodanno, a Pasqua. Così lo seguo di lontano e lui
ormai adulto, è prossimo credo ai cinquant’anni, mi racconta le sue cose, il
suo lavoro, la sua famiglia. Poi leggo di questa moda dell’insegnamento
telematico o come si dice distance
learning, e mi chiedo: ma che scuola è mai quella virtuale, ossia
inesistente? L’anno scolastico, come tanti altri processi in corso, stante
l’epidemia, per quest’anno è da considerarsi finito. Quello che la ministra Azzolina
con tutto il governo vuole salvare non è un anno scolastico, è il nulla. Ma
pare che, a parte qualche vecchio passatista come me, sono tutti contenti e
fanno finta addirittura di essere i felici scopritori della scuola
dell’avvenire.
Lunedì, 13 aprile. La situazione. In
Italia: casi totali 156.363 (+ 4.092), positivi 102.253 (+
1.984), guariti 34.211 (+ 1.677), deceduti 19.899 (+ 431). In Puglia: casi
1.712 (+ 70), guariti 277 (+ 28), deceduti 260 (+ 7). Finalmente i guariti
superano i deceduti. Buon segno!
Ogni tanto mi chiedo se tutto sommato, fatti salvi gli insopprimibili
sentimenti di paura, di pietà, di amore, non sarebbe stato meglio fare quello
che suggeriva all’inizio il premier inglese Johnson, ossia l’immunità di
gregge, una risposta naturale. Ci saremmo risparmiata la caterva di notizie, di
tamponi, di ricoveri, di divieti, di distanziamenti sociali, di uffici dove si
entra uno o due la volta ecc. ecc.. Non so, evidentemente anche questo malumore
dipende da una situazione angosciante in cui contribuisono a tenerci anche le
continue notizie e gli spettacoli cui assistiamo, compresi gli spazi vuoti
delle piazze, esaltati dalla presenza di uno, che può essere il Papa o un
cantante lirico come Andrea Bocelli. Questa esaltazione del vuoto non è elogio
ma sadica per quanto suggestiva sottomissione.
Negli altri anni nel giorno di Pasquetta si contavano gli incidenti
stradali, i feriti e i morti. L’Italia era un pullulare di gente che si muoveva
da una parte all’altra del paese per divertirsi, mangiare nei boschi, sui prati
o sulla spiaggia. Le seconde case, di mare, di campagna, di collina, di
montagna si riempivano. Le città erano prese d’assalto dai turisti. Quest’anno,
al termine della giornata, i bollettini epidemiologici trasmetteranno i dati
dei contagiati, dei ricoverati, dei guariti e dei deceduti. Non è una guerra,
come dicono i politici; è una morìa, dalla quale si stenta ad uscire. Bill
Gates, il fondatore di Microsoft, l’aveva prevista nel 2015 dopo il diffondersi
di Ebola.
È stata resa nota, in data 11.4.2020, una
Circolare ministeriale indirizzata ai Prefetti. Nel testo si legge: “Invito
a mettere in campo una strategia complessiva di presidio della legalità. Alle
difficoltà delle imprese e del mondo del lavoro potrebbero accompagnarsi gravi
tensioni a cui possono fare eco, da un lato, la recrudescenza di
tipologie di delittuosità comune e il manifestarsi di focolai di espressione
estremistica, dall’altro, il rischio che nelle pieghe dei nuovi bisogni si
annidino perniciose opportunità per le organizzazioni criminali. Sarà
l’intelligence italiana ad accompagnare i prefetti in un’attenta attività di
monitoraggio per contenere le manifestazioni di disagio che possono
verosimilmente avere risvolti anche sotto il profilo dell’ordine e sicurezza
pubblica. Occorre intercettare ogni segnale di possibile disgregazione del
tessuto sociale ed economico, con particolare riguardo alle esigenze delle
categorie più deboli.” E’ una cosa inquietante. Significa che il Ministero prevede
disordini e cerca di prevenirli. Ma come? E laddove non dovesse riuscire?
Questa epidemia finirà davvero per mettere in secondo ordine tutti i diritti
individuali e la libertà delle persone.
Leggo nel già citato libro di Quammen che “Secondo Ronald Ross
[Nobel per la medicina], le epidemie rallentano solo quando, e a causa del
fatto che, la densità di individui suscettibili all’interno della popolazione
scende sotto una certa soglia. […]. È sufficiente che gli individui
suscettibili diventino minori di un certo numero e voilà, ci sono sempre meno
malati e il peggio è passato”. Insomma, par di capire che meno si è in una comunità umana e meno si
è infettati da epidemie. E, allora, perché gli uomini si ammassano in
megalopoli incredibili e si accolgono centinaia di migliaia di altri esseri
umani provenienti da altri continenti e da altre razze? In nome della
solidarietà, della cristianità, si mette a repentaglio la vita della gente?
Cioè: si preferisce essere solidali e morire invece di non esserlo e non avere
problemi? Si dovrebbe essere chiari su questo punto. Altro che soccorsi
programmati in mare! Svuotano un continente e lo travasano in un altro, dove
c’è già il problema dell’enormità demografica.
Martedì, 14 aprile. La situazione. In
Italia: casi totali 159.516 (+ 3.153), positivi 103.616 (+
1.363), guariti 35.435 (+ 1.224), deceduti 20.465 (+ 566). In Puglia: 2.512 (+
800), guariti 286 (+ 9), deceduti 267 (+ 7). Si può dire che la situazione, a
parte le due regioni del Nord, Lombardia e Piemonte, sia di stallo, con poche
variazioni.
Cresce la
confusione. Non è neppure iniziata la cosiddetta fase due che
già non si capisce come sarà e se sarà unica per tutto il paese. Si parla di
differenziare le persone per età e consentire a chi si trova sotto una certa
età (chi dice 65 e chi 70) libertà di movimento, che è invece impedita ad altri
che stanno sopra quell’età. Intanto è bagarre sulle responsabilità su quello
che è successo a Bergamo nell’ospedale di Alzano Lombardo, da dove si sarebbe
sprigionata l’epidemia. L’impressione è che tutti ora si stiano rendendo conto
di quanto siano stati inadeguati e scaricano sul paese le loro incompetenze. A
Bergamo non è successo solo il caso di Alzano Lombardo, ma anche la partita di
calcio dell’Atalanta col Valencia. Buon per noi salentini che la partita Lecce
Atalanta, altra colossale minchiata, non abbia prodotto le
conseguenze che si temevano.
Mi risponde Gigi Stefanizzi dall’Editrice. Lo avevo chiamato ieri, di
pasquetta. Pare che non abbiano ancora riaperto e che lo faranno gradatamente,
man mano che cresce la domanda di lavoro. Mi ha detto di dirgli quando sono
pronto per “Presenza”, mi farà trovare o Roberto o Gianluca. Intanto il numero
di maggio-giugno è ancora in alto mare. Le pagine di cultura sono quasi
coperte, ma restano le altre. Mi dovrò dar da fare.
Questo brano di letteratura coronavirale è imperdibile. Meno male che
ci sono di tanto in tanto episodi simili per darci un po’ di vivacità e non
farci morire di noia. L’assessore allo sviluppo economico della Regione
Lombardia, Alessandro Mattinzoli, ricoverato da più di un mese per coronavirus,
si è scagliato contro il premier Giuseppe Conte, che non fa altro che parlare.
Ecco: “Quel pezzo di m… di Conte facesse a meno di criticare Regione Lombardia.
Qualche errore potremmo averlo anche commesso, ma abbiamo lavorato, lavorato,
lavorato. Qui c’è un’intera Regione che sta andando a put…e quel c…sta seduto
dietro la scrivania e non viene a dire a noi ammalati «guardate che ci sono, vi
siamo vicini». Vergogna”. Davvero uno sfogo incredibile, dettato più dalla
condizione di malato che da amministratore pubblico. Ma anche questo denota la
sfilacciatura delle istituzioni. Quel Conte non vuole rendersi conto che sta
facendo una pessima figura, con le sue conferenze stampa, con le sue minacce e
con le sue prove di incapacità di dire e di fare.
Mercoledì, 15 aprile. La situazione. In
Italia: casi totali 162.488 (+ 2.972), positivi 104.291 (+
675), guariti 37.130 (+ 1.695), deceduti 21.067 (+ 602). In Puglia: 2.552 (+
40), guariti 288 (+ 2), deceduti 278 (+ 11).
Condivido il corsivo di Massimo Gramellini, che da qualche tempo, con
la sua elegante ironia, stigmatizza gli eccessi di certe misure di sicurezza e
delle forze dell’ordine nel reprimere qualsiasi trasgressione, a fronte,
secondo lui, di pericoli che in alcune zone d’Italia non ci sono. Conclude il
suo “Caffè” di oggi sul “Corriere della Sera”: “C’è qualcuno che comincia a
preoccuparmi più dei trasgressori ed è chi si accanisce istericamente contro di
loro”.
Mi accorgo, considerando il mio malumore, che una fase di questa
clausura forzata è passata, direi quella più creativa, quando non dico facesse
piacere cogliere l’opportunità inedita di scrivere qualcosa di diverso ma era
consolante farlo. Oggi neppure i giornali insistono su questo aspetto. Tutto è
diventato ripetitivo di fatti, di sentimenti e di umori. Forse si sta entrando
nella fase più critica, quella della noia, dove non solo ti accorgi di non aver
più niente da dire o da fare, ma ti arrabbi anche per questo.
Leggo Quammen e trovo qualcosa che mi fa andare col pensiero a circa
due anni fa, al 2018. Che dice Quammen? Dice che nel 1993, nel Montana, dove
lui era di casa, “sembrava che l’autunno fosse arrivato troppo
presto…era appena giugno, ma sembrava autunno perché gli alberi erano spogli.
Le foglie, come ogni anno, erano spuntate dai germogli fresche e verdi a
maggio, ma dopo un mese erano sparite. Non avevano ceduto al ritmo naturale
delle stagioni, diventando prima gialle e poi cadendo a formare quelle pile che
danno all’autunno il suo profumo caratteristico. No, qualcosa le aveva
mangiate. Un’invasione da piaga biblica di piccole larve pelose aveva lasciato
gli alberi nudi”. Perché l’associazione del mio pensiero a quanto racconta Quammen?
Perché due anni fa accaddero cose molto strane nei giardini e nelle campagne
salentini. Parlo di quel che ho visto nel mio giardino. A dicembre due belle e
rigogliose mimose fiorirono verso la fine del mese, con almeno due mesi di
anticipo; ma a marzo si ammalarono e seccarono una dopo l’altra. Non fu l’unico
fenomeno strano. Verso la fine di luglio molti alberi di fico, non solo del mio
giardino ma anche delle campagne circostanti, subirono un arresto di
vegetazione, i frutti rimasero grossi quanto ciliegie e le foglie appassirono e
caddero lasciando i rami spogli, per ricoprirsi nuovamente di foglie verso
ottobre, quando invece dovevano incominciare a cadere. Insomma, si videro cose
mai viste, un impazzimento della natura. Non so perché accadde tutto questo, ma
da Aristotele in poi sappiamo che in natura niente accade a caso. Da qualche
anno ormai siamo abituati a grandi rovine nei giardini e nelle campagne. Dopo
il punteruolo rosso, che ha falcidiato migliaia e migliaia di palme, anche
centenarie, è giunta la xylella, che nel Salento ha distrutto il caratteristico
paesaggio millenario di ulivi. Siamo nell’occhio del ciclone. La pandemia da
coronavirus non è nel Salento molto virulenta, almeno finora, ma giunge in un
contesto naturale guastato e compromesso. Non sono un esperto e non so dire
altro, ma penso che la natura incominci ad averne fin troppe del nostro operato
e della nostra presenza e sta dando le sue risposte…non proprio amichevoli.
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