Domenica, 29 marzo. La situazione: in Italia: casi
totali 92.472 (+ 5.974), positivi 70.065 (+
3.651), guariti 12.384 (+ 1.434), deceduti 10.023 (+ 889). In Puglia:
positivi 1.358 (+ 122), guariti 29 (=), deceduti 71 (+ 2). Evidenti segni di
miglioramento in campo nazionale, sostanzialmente stabile in Puglia. Restano
drammatiche le condizioni di Bergamo e Brescia.
La giornata oggi è splendida,
luminosa, mite, da vera primavera, dopo una settimana invernale. Il cielo
comunque non è proprio pulito, nuvolaglie s’addensano qua e là e nascondono il
sole. Per le strade non c’è anima viva e i morti sono chiusi nel cimitero
inaccessibile. Perfino l’Eurospin oggi è chiuso.
Occorre dire che dopo i primi
giorni di allarme, in cui la gente continuava a fare le solite cose, i bar
erano aperti e tutto sembrava se non proprio uno scherzo qualcosa di innocuo,
dopo, col decreto del 4 marzo, la gente si sta comportando bene. È paziente e
disciplinata. La si vede in mascherina nei pressi dei negozi e degli uffici
attendere il proprio turno.
Mia figlia Simonetta mi abbona al
“Corriere” on-line. Mi striglia perché esco troppo da casa, ma non è così. Mi
faccio il mio solito giro in macchina e torno a casa, da dove non esco più, se
non la mattina dopo. Corso Vanini, per la farmacia, quasi ogni giorno ho da
prendere farmaci soprattutto per mia sorella; via Roma per raggiungere Corso
Umberto, dove c’è l’edicola, prendo il giornale e dove apprendo qualcosa di
quel che accade nel paese. Quasi sempre non accade niente, salvo qualche caso
di infezione, purtroppo; poi dal forno per il pane, dal fruttivendolo per la
frutta e la verdura e occasionalmente un po’ di altra spesa. Questa è la mia
routine. Esco troppo? Ma non ho chi mi faccia tutte queste cose! E queste sono
cose di quotidiana ineludibile necessità. Approfitto anche per sbirciare i
manifesti sui muri. Ne leggo uno che annuncia la morte di Dante Orlando, il
figlio del poeta dialettale Mastro Scarpa. Non ho rapporti con persone se non a
distanza e con mascherina, da una parte e dall’altra.
Il Corriere on-line è senz’altro
utile, ha però una diversa modalità di lettura, ti ci devi abituare. A me il
giornale serve per necessità aggiunte: riprendere spunti per la mia scrittura,
servirmene anche i giorni successivi, conservare i ritagli importanti. Se fosse
per le notizie e basta sarebbero sufficienti i notiziari Rai. Poi ho la
sensazione che il giornale on-line, più che leggerlo, lo si guarda; ed ecco
spiegata la perdita di attenzione, dicono gli esperti, del 30-40 %. Ma forse è
solo questione di abitudine. Ne saprò qualcosa di più, più in là.
Molti si chiedono come saremo
dopo questa terribile emergenza. Paolo Giordano, l’autore de “La solitudine dei
numeri primi”, scrive nel suo libretto “Nel contagio”: “Ho paura
dell’azzeramento, ma anche del suo contrario: che la paura passi invano, senza
lasciarsi dietro un cambiamento”.
Non credo che cambierà niente e
la paura diventerà un ricordo sempre più sbiadito con gli anni, salvo che non
giungano altre crisi del genere, come Giordano dice: “quanto sta accadendo con
la Covid-19 accadrà sempre più spesso”. Speriamo di no.
Per me l’epidemia passerà, punto
e basta. Noi uomini siamo il fegato della Terra, ci rompiamo con le guerre, ci
ammaliamo con le epidemie, ci rodiamo coi nostri problemi di convivenza, ma poi
dopo ricresciamo, ci ricomponiamo come prima. Diecimila anni di storia lo
confermano. Siamo prometeici, ogni tanto un avvoltoio viene e ci aggredisce, ma
il giorno dopo siamo quelli di prima. Non voglio credere ad apocalissi. Quando
il coronavirus sarà passato è importante riprendere ad essere gli uomini di
sempre, salutarci, abbracciarci, andare insieme al bar, a pranzo, a cena e a
cenoni, fare sfilate, convegni, eventi culturali, scrivere libri e presentarli,
andare allo stadio e tifare, andare al mare, in montagna, in campagna, a fare
gite ed escursioni all’aperto e nei musei. Noi uomini o siamo questo o non
siamo niente.
Certo che qualche cambiamento ci
dovrebbe essere, soprattutto nel nostro relazionarci con l’ambiente. Non è più
possibile continuare a saccheggiare la natura come se fosse un bene infinito
privo di meccanismi di difesa. La natura non è un bene infinito e ha le sue
difese, non sono immunitarie ma punitarie quando si va oltre un livello di
sopportazione. Questo livello lo abbiamo superato da un po’ di tempo.
Rendiamocene conto. Ecco, potrebbe esere questo il cambiamento.
Leggo che in Puglia sono
diminuite del 40% le chiamate di aiuto ai Centri antiviolenza (Cav) di donne in
pericolo di essere picchiate o peggio dai loro mariti, fidanzati, amanti. Lo
credo bene, in questo caso il virus è uno scudo. Chi vuoi che si avvicini ad
una donna per picchiarla sapendo di rischiare il contagio? Non è cresciuta la
bontà; è che anche la cattiveria ha paura.
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