lunedì 11 maggio 2020

I giorni del Coronavirus


Sabato, 4 aprile. La situazione. In Italia: i casi totali sono 119.827, i positivi 85.388, i guariti 19.758, i deceduti 14.681. In Puglia: i positivi 1.949, i guariti 69, i deceduti 164 (+ 20). Sono 78 finora i medici deceduti per motivi di lavoro. In Puglia aumentano i positivi e i deceduti in maniera significativa, vuol dire che la curva si sta impennando.

Mi dà il buon mattino Marco Tarchi, che suggerisce di leggere due pezzi di Giorgio Agamben, pubblicati su “Quodlibet”: Riflessioni sulla peste, Il contagio; e un terzo, il suo, che aprirà “Diorama” nr. 353, intitolato Una società di monadi. Esprimono un pensiero divergente da quello comune in voga in questa ormai interminabile quarantena dello stare in casa, del non uscire, dell’indossare la mascherina, del mettersi i guanti, dell’uno alla volta nei negozi, ecc. ecc.. Tarchi mette le mani avanti e dice: “So che una (ampia?) parte di coloro a cui giro questi interventi non li condividerà. La paura fa più che novanta. Ma credo sia importante far circolare qualche riflessione dissenziente rispetto alla vulgata - e alla retorica - di cui i media ci inondano”. Ed ha ragione, fanno riflettere su quello che sta accadendo e in un certo senso tengono sveglio il cervello, che rischia di ammuffirsi.

Le persone sembrano più disciplinate, con le loro mascherine e i loro guanti, ma tanto tanto meno socievoli, prive di quel senso di rispetto che fa cordialità. Le banche, gli uffici postali sono presidiati da uomini della Protezione Civile o di agenzie private, i quali assumono toni da soldati della Wehrmacht, con fare minaccioso e maleducato. Stamattina, dal fruttivendolo, c’era dentro il negozio un solo cliente. Sulla porta era scritto che si poteva entrare due per volta e tenersi alla distanza di un metro. Sono entrato e mi son tenuto almeno a tre metri, ma quel cliente mi ha intimato di uscire come si intima ad un cane di allontanarsi. Non potevo replicargli e dirgli che lui morirà solo quando sarà un coglionavirus ad infettarlo. Ma questa è la situazione. Le persone pensano che per non infettarsi sia sufficiente rispettare le disposizioni decretali, poi magari si soffiano il naso con la pezza del culo, perché questo non è scritto nel decreto. Come non dare ragione a Tarchi e ad Agamben e a quanti sono per il rispetto delle regole ma con juicio?

I giornali mettono in evidenza, con foto, il fatto che in città come Roma e Napoli, ma anche a Genova, Firenze e Palermo, la gente esce e riempie strade e piazze. “Troppi fuori casa” titolano. Forse qualche crepa si sta aprendo nel muro del rispetto dei decreti. La gente incomincia forse a capire che si sta esagerando. Questo prorogare i termini dei divieti rende meno credibili le autorità. Già si parla della prossima proroga fino alla metà di maggio. Ma è di tutta evidenza che questa situazione non può durare all’infinito. Già i danni provocati all’economia dalla chiusura e dai divieti è enorme, se qui non si riprende almeno qualcosa è difficile prevedere quel che accadrà.

Se non è questa una cosa da pazzi vuol dire che i pazzi non sono mai esistiti. Un medico di base di  Calimera ha perso la pazienza con un suo assistito, che gli si era rivolto in maniera arrogante e minacciosa, e lo ha pestato di santa ragione, buttandolo a terra e scalciandolo diverse volte. Fin qui potrebbe pure essere normale, se non che il paziente aveva 85 anni e si reggeva in piedi con una stampella. Il medico è stato sospeso dall’Asl di appartenenza. Che sia anche questa una conseguenza dello stress cui sono sottoposti tutti i medici, compresi quelli di base, nel corso di questa disgraziatissima emergenza del coronavirus?

Ieri sera, nel corso del Tg 1, Papa Francesco è apparso al telegiornale. Vogliamoci bene, fate una carezza alle persone che soffrono e via di questo passo, con la solita retorica giovannea. A parte il merito del suo messaggio, benedicente, si è notata l’esigenza del Papa di apparire in pubblico, ad evitare che la gente si dimenticasse della chiesa. Era prevedibile che siccome le chiese sono chiuse, ai miracoli dei santi non si crede più, che il Papa entrasse nelle case della gente. Questo è il papa più secolarizzato della storia, fa in buona sostanza il politico, anche quando chiede e ottiene spazio pubblico televisivo. In questi ultimi tempi di coronavirus molto si è parlato dei santi e delle madonne che in precedenti epidemie hanno compiuto il miracolo di fermarle. Buon ultimo – lo leggevo l’altro giorno – Sant’Oronzo a Lecce, che nel 1656 fermò la peste. Mi è capitato di leggere di recente un saggio dello storico Mario Spedicato, il quale sostiene che non ci fu nessun miracolo e che se il Salento fu risparmiato dalla peste non fu per merito di Sant’Oronzo, ma perché il Salento in quel tempo era isolato, non ci veniva nessuno, era tagliato fuori dai traffici, come non avveniva nel resto della Puglia, dove l’epidemia falcidiò la popolazione. È bensì vero, però, che a quei tempi i preti e i vescovi sfidavano l’epidemia chiamando la gente a raccogliersi intorno alla statua del Santo e andare in processione per il paese invocando la misericordia divina. La fede era più forte della paura. I tempi di oggi sono diversi. Il Papa non ha nessuna difficoltà a ribadire che bisogna stare in casa e osservare le disposizioni del governo, che, a sua volta, segue quelle della commissione tecnico-scientifica, propabilmente perché non ci sono più santi in paradiso.
 
La ministra della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, vuole salvare l’anno scolastico promuovendo tutti. C…azzolina! Secondo lei, così salva l’anno scolastico. In Italia è stato rimandato un referendum; in Giappone sono state rimandate le Olimpiadi; tantissimi eventi importanti, culturali ed economici, sono stati annullati in tutto il mondo; e in Italia non si vuole semplicemente annullare un anno scolastico che è durato la metà del suo corso naturale. Stessa cosa per i campionati di calcio, che si sta facendo di tutto e di più per “salvarli”, quando è di tutta evidenza che non si può. Questo sì che è un prenddere a schiaffi la realtà.

Il Bollettino epidemiologico della Regione Puglia segnala che a Taurisano ci sono da 6 a 10 casi di positività al coronavirus. Probabilmente è la stessa famiglia, che alcuni giorni fa ebbe due ricoverati, mamma e figlia, e altri famigliari in quarantena.

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