La politica, sebbene arte del
possibile, dovrebbe partire sempre dalla realtà; e questa, piaccia o non
piaccia, è sempre cosa fatta. Purtroppo in Italia c’è un’intera classe
dirigente, quella di centrosinistra, ex democristiani di sinistra ed ex
comunisti per lo più, che pretende di possedere una sua realtà da imporre al popolo
nella presunzione che sia la migliore possibile e che il popolo sia, per
definizione, incapace di pensare e di agire per il meglio. Peccato che in democrazia
ci sia un passaggio fondamentale: la volontà del popolo, che si esprime con il
voto o attraverso i sondaggi di opinione, diventati sempre più attendibili, che
consentono di saggiare umori e tendenze dell’elettorato. Il popolo non dice
direttamente questo lo voglio e questo no, ma individua quei politici che sanno
interpretare la sua volontà e di essi si fida fino a prova contraria. Così ci
sono partiti e uomini che alle elezioni vengono premiati e partiti e uomini che
vengono penalizzati. Il discrimine sta nella connessione col popolo. I connessi
avanzano, gli sconnessi retrocedono. Quale altra spiegazione dare alla crisi
della sinistra in Italia?
La conseguenza della sconnessione
sinistra-popolo ha determinato l’insorgere del grillismo, con variabili populiste
e sovraniste. Movimenti anti establishment, anti casta e ostili alla politica
intesa come “cosa loro”, sono sorti in Italia in questi ultimi vent’anni.
Questi movimenti godono del favore del popolo e taluni loro provvedimenti legislativi
ne interpretano la volontà in merito ad alcune problematiche, sicurezza in
primis. La politica dei porti chiusi, i decreti sicurezza, che tanto hanno
fatto e fanno inorridire il centrosinistra, sono espressione della volontà
popolare. Il popolo lo vuole come nel medioevo alle crociate: Deo lo vult.
Invece, cosa accade? Stiamo
assistendo in questi giorni di crisi di governo a incredibili insistenze. Il
centrosinistra, penalizzato nelle ultime votazioni, proprio a causa della
perduta connessione col popolo, piuttosto che cambiare registro, è tornato ad
insistere su alcune politiche, in specifico sull’immigrazione e sulla
sicurezza. Nei dibattiti televisivi e negli interventi sui giornali i suoi
rappresentanti non fanno che parlare di una realtà che non esiste, senza mai
nominare il popolo e i suoi bisogni, quando è di tutta evidenza che l’unica
realtà esistente è quella che s’incentra nel popolo elettore. Quel che dicono è
accademia, compresa la pretesa pedagogica della classe dirigente, secondo cui
non i politici devono capire e seguire il popolo, ma il popolo deve capire e
seguire i politici. Per cui se arrivano in continuazione migranti è giusto
accoglierli per ragioni umanitarie, a prescindere da quanti sono e dalle
conseguenze che ne deriveranno, di stravolgimento etnico, sociale, culturale,
religioso, identitario del paese. Per cui se in casa ti entrano di notte dei
ladri piuttosto che difenderti armi in pugno è più civile pregarli di avere
pietà, di prendere quel che vogliono e di risparmiare i malcapitati.
Ora, il popolo italiano non è
d’accordo con una simile politica di resa e lo ha dimostrato votando per la
Lega di Salvini, consentendogli di raggiungere il doppio dei consensi nel giro
di poco più di un anno di politiche per così dire populistiche. Vedi sondaggi e
risultati alle Europee del 26 maggio.
Sbaglia il popolo ad attestarsi
su posizioni salviniane? Mettiamo di sì per comodità di ragionamento o per
convinzione. Ma che democrazia sarebbe quella che manifestamente mettesse il
governo, nell’ipotesi di un ritorno del Pd, contro i desiderata del popolo,
aprendo i porti e abolendo i decreti sicurezza? Perché il popolo dovrebbe
capire una classe dirigente che a sua volta non vuol capire il popolo e anzi
opera in totale dissenso? Il centrosinistra non lo ha sconfitto Salvini, lo ha
sconfitto l’elettorato dando il voto a chi meglio è riuscito a sintonizzarsi
con lui. I decreti sicurezza, che ora i Dem vorrebbero abolire, come una delle
condizioni per fare un governo coi Cinquestelle, sono strumenti di difesa del
popolo, non sono elargizioni di un folle, di un esagitato, di un fanatico
baciamadonne.
Prima dell’avvento di Salvini,
per i precedenti governi di centrosinistra, l’Italia nulla poteva fare per
arginare i flussi migratori. Si diceva che purtroppo con tante migliaia di chilometri
di coste che ha l’Italia doveva subire per condizione naturale. E mentre la
Francia ci riportava indietro di notte gli immigrati, l’Austria minacciava di
costruire muri al confine, la Spagna sparava addirittura contro gli immigrati,
la Germania con tecniche, di cui solo lei è capace, li riportava indietro, noi
italiani, solo noi, dovevamo subire. Poi è arrivato Salvini e sia pure con
qualche forzatura ha dimostrato di poter fermare i flussi fino a ridurli di più
del novanta per cento. Sarà un caso, ma da quando sono entrati in vigore i
decreti sicurezza sono diminuite le rapine in casa e non c’è stato nessun far
west, come il centrosinistra aveva paventato.
Si dirà: il popolo finisce sempre
per subire la propaganda di chi è al governo. La destra lo spaventa per
giustificare la politica della durezza; la sinistra rassicura e minimizza per
giustificare il non intervento. Ma, al di là della propaganda, c’è la realtà
innegabile, la sola che convince il popolo.
Ora, nel momento in cui, in seguito
alla caduta del governo gialloverde, si prospetta il ritorno del centrosinistra
al potere, che fanno i Dem? Tornano a predicare accoglienza e abolizione dei
decreti sicurezza, in breve tornano ad una politica ampiamente condannata dal
popolo. E quel che è più grave è che si vorrebbe impedire al popolo di tornare
al voto e passare il governo a chi ha perso le elezioni e perciò è senza
legittimazione popolare.
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