Come è noto l’Italicum, la nuova legge elettorale
entrata in vigore il 1° luglio di quest’anno, quintessenza di ogni sistema
elettorale per Matteo Renzi, senza neppure essere applicata una sola volta,
probabilmente sarà abrogata e sostituita con un’altra più rispondente alla
bisogna. Chi vuole cambiarla dice: la legge è stata concepita in una fase in
cui c’era in Italia il bipolarismo e dunque andava bene: o vinceva l’uno o
vinceva l’altro; oggi c’è il tripolarismo e dunque al previsto ballottaggio
potrebbe vincere il terzo incomodo, come è già accaduto in alcune città nelle Amministrative. Il terzo incomodo è
nella fattispecie il Movimento 5 Stelle. I tre poli più o meno si equivalgono e
perciò per pochi voti di scarto uno vince, l’altro va all’opposizione e l’altro
rimane al palo. Per evitare che ciò accada è necessaria una legge diversa,
proporzionale, che garantisca a tutte le forze politiche una propria
rappresentanza. Questo il ragionamento, semplice semplice. Insomma una legge
elettorale come un guardaroba di stagione, né più né meno. Ieri andava bene il
maggioritario, oggi il proporzionale.
In realtà anche nel regalare il
governo al Movimento 5 Stelle attraverso l’Italicum
c’è tutta l’improntitudine di Matteo Renzi. Il quale aveva fatto l’Italicum come un vestito su misura,
certo che ad indossarlo sarebbe stato lui. Le cose sono andate diversamente e
l’arma che avrebbe dovuto usare lui rischia di essere usata da altri proprio
contro di lui. E che il vincitore potrebbe essere il Movimento 5 Stelle è
motivo di maggiore preoccupazione.
Il Movimento di Grillo ha
dimostrato di non saper affrontare e risolvere i problemi del Paese – vedi il
caso Roma – mentre non ha al suo interno una dialettica trasparente e
democratica; anzi, per certi aspetti, che neppure tende a nascondere, presenta
chiari profili di eversione. Articoli 67 e 97 della Costituzione palesemente
violati. Opacità nelle decisioni politiche del Movimento, che risponde ad
un’azienda privata, la
“Casaleggio Associati ”. A Roma, vetrina al negativo del Movimento,
c’è un’autentica guerra civile, in cui a distinguersi sono le donne, le solite
Furie ed Erinni. La minaccia eversiva del Movimento 5 Stelle provoca la
reazione di una minaccia altrettanto eversiva, quella dell’establishment, che
cambia le regole del gioco a partita iniziata.
Ma, signori, siamo in una
repubblica democratica o in una monarchia d’antico regime? La formula politica
d’antico regime si condensava in tre parole “rex facit legem”, ovvero il re fa la legge. Se così
funzionava, poteva accadere – ed accadeva – che il re, avendo nelle sue mani
tutti i tre i poteri (legislativo esecutivo giudiziario), abrogasse una legge
quando lo riteneva conveniente e ne facesse un’altra. Il passaggio allo stato
moderno, con la separazione dei poteri, rovesciava la formula in “lex facit
regem”, ossia è la legge che fa il re. Ora, sostituiamo la parola re con la
parola potere. Nel momento in cui chi detiene il potere decide di cambiare una
legge che non gli conviene più in quanto potrebbe farglielo perdere in favore
di un suo concorrente si ricade nella formula d’antico regime, si azzera lo
stato di diritto.
Si obietta che bisogna scegliere
fra un danno formale ed un danno sostanziale. Il danno formale è evidente: non
si cambia una legge elettorale quando si teme che a vincere sia l’avversario,
neppure quando questi è considerato un pericolo per la democrazia, come
accadeva nella Prima Repubblica, con l’esclusione di Pci e Msi, perché
considerati antidemocratici. Il danno sostanziale è che con questa legge si rischia
di consegnare il paese ad una minoranza mentre si deprivano di rappresentanza
altre minoranze, magari minoranze di poco meno numerose. Se tanto accade in
presenza di un elettorato che ormai, a parte qualche impennata referendaria, si
astiene dal voto, allora si capisce ancora meglio il rischio che si corre. I
cinque Stelle potrebbero essere i proverbiali quattro gatti.
L’ipotesi che a beneficiare dell’Italicum sia un movimento politico di
per sé illegittimo – è al vaglio una precisa denuncia di incostituzionalità
presentata dall’avv. Venerando Monello, presidente dell’European Lawyers
Association – e per di più incapace di governare il Paese, è fondata. Il
Movimento di Grillo, che oggi ha il 25 % dei voti, andava fermato, leggi alla
mano, in primis la Costituzione,
quando si è proposto alcuni anni fa e faceva solo ridere coi vaffaday del suo leader. Oggi è tutto
più difficile e gravido di conseguenze. Si può anche capire che tra il danno
formale e il danno sostanziale nell’immediato si scelga il primo, ma in
prospettiva le cose potrebbero avere altre conseguenze.
Ma non è finita. Con che legge si
vuole sostituire l’Italicum? Pare con
una legge che farebbe tornare il Paese al sistema proporzionale col voto di
preferenza; ossia si vorrebbe riportare il Paese all’epoca dei partiti, solo
che oggi di partiti non ce n’è e quelli che ci sono non hanno nulla dei vecchi
gloriosi partiti del tempo che fu. Cose da pazzi, allora? Pare proprio di sì.
Dal Mattarellum si potrebbe passare
ad un sistema elettorale, che, buono in sé, è Pazzarellum se si considera che viene applicato ad una realtà che
non esiste. Per tornare alla metafora del guardaroba, sarebbe se a inizio estate
venisse rinnovato come se si fosse a inizio inverno con cappotti e sciarponi.
Angelo Panebianco sul “Corriere
della Sera” di venerdì, 23 dicembre, ha scritto che “Non c’è nulla di male nel
ripensare ai tempi (per definizione felici) della propria giovinezza ma è un
male usare tale ossessione per condizionare il destino di un Paese”.
Non gli si può dare torto. Ma
quando in un paese si mettono in discussione quotidiana le leggi fondamentali,
ovvero le regole della convivenza politica, vuol dire che la situazione è ormai
fuori controllo. Che significa? Che a fare la legge è il factum, così come si presenta volta per volta.