domenica 18 dicembre 2016

L'età renziana continua coi proconsoli


Bisogna convincersi, farsene una ragione: Renzi non è un episodio della politica italiana, non è un Goria o un Letta; è l’inizio di un’età, che gli storici chiameranno renziana. Così come per Giovanni Giolitti.
Renzi ha poco di paragonabile al grande politico di Dronero; Giolitti veniva dagli alti ingranaggi dello Stato, più simile a Ciampi; il Nostro è un politico di professione, viene dal nulla. Ha una laurea in giurisprudenza, punto e basta. A quarant’anni aveva già fatto il presidente della provincia, poi il sindaco di Firenze e infine il presidente del consiglio dei ministri. Prima di essere il rottamatore, è stato il propositore di se stesso. Si è proposto in tutto, perfino ai giochi di Mike Bongiorno. Dai boy-scout ha preso il senso del gruppo e del capo; uno destinato a primeggiare anche quando subisce una sconfitta. Come dire? Se perde la guerra vince la pace.
E’ stato letteralmente defenestrato dal voto popolare del 4 dicembre. Ma è caduto senza farsi niente, la finestra era a piano terra, non si è neppure ammaccato. E, infatti, il governo che è stato varato subito dopo è lo stesso di prima. Non c’è lui, ma, come faceva Giolitti, ha messo due suoi proconsoli: Gentiloni a capo del governo e la Boschi a sottesegretario alla presidenza del consiglio.
C’è da chiedersi perché. Non c’erano altri? Gentiloni, specializzato in successioni in corso d’opera, faceva proprio al caso? E la Boschi, la cui riforma costituzionale è stata subissata sotto una valanga di NO, non meritava una messa a riposo? Perfino la Finocchiaro, relatrice di quella riforma, è stata premiata col Ministero per i rapporti col Parlamento. Renzi, insomma, ha voluto far capire che chi comanda è ancora lui, che si è messo da parte per dimostrare che è ancora più forte di prima, premiando gli elementi chiave di una riforma che il popolo ha rabbiosamente bocciato. Una sfida, la sua, che ha del temerario.
E’ un bel dire da parte delle opposizioni: andiamo subito a votare, questo governo è la fotocopia del precedente, è un governo Renzi senza Renzi e via di questo passo. Cosa che ha avuto un’eco anche nella satira. Giannelli, sul “Corriere della Sera” di venerdì, 16 dicembre, ha messo nella sua vignetta la Merkel, Juncker e Hollande che, guardando Gentiloni, commentano “In Italia hanno cambiato parrucchiere”, alludendo alla diversa pettinatura dell’attuale premier rispetto a quella del precedente. Dunque, nessun dubbio che Renzi è vivo e vegeto e pronto a tornare più forte e – ahilui – più arrogante di prima.
Egli rientra in una tipologia di furbi che non si accontentano della furbata a danno di altri, ma  vogliono anche compiacersene esibendola. Questo è il vero motivo della Boschi e della Finocchiaro al governo. Avete bocciato la riforma? Ecco, io metto nel governo chi l’ha redatta e politicamente rappresentata. Perché io – quasi emulando Alberto Sordi del Marchese del Grillo – so’ io e voi non siete un cazzo!
Ma la furbizia è intelligenza imperfetta; magari consente di ottenere nell'immediato grossi risultati ma poi spinge ad andare oltre e li fa perdere. L’intelligente non si esibisce mai, neppure in politica; anzi, soprattutto in politica, deve saper simulare e dissimulare. Renzi avrebbe dovuto o dovrebbe trarre una lezione dalle randellate referendarie, dare una spiegazione al fatto che è diventato così odioso a tanta gente, a tanti giovani soprattutto. C’è chi si sorprende che i giovani lo detestino; invece è assolutamente normale. I giovani non amano i migliori della classe, specialmente quando sono sfacciatamente fortunati e protetti. Parola di professore. Renzi non se ne rende conto o forse non riesce ad essere diverso e continua nella sua arroganza, come se, indispettito, la vuol far pagare a chi gli è stato contro.
Ma, dettagli caratteriali a parte, egli sta costruendo il suo ritorno per dare un seguito alla sua “età”. Questo governo, con molte probabilità, durerà fino alla scadenza del 2018; salverà perciò il vitalizio di tanti parlamentari. La qual cosa esaspererà la rabbia dei cittadini contro i politici.
Con troppa fretta alcuni commentatori nei giorni scorsi hanno parlato del fenomeno del bandwagoning, cioè del salto sul carro del vincitore. Hanno sbagliato. A parte che non c’è un carro del vincitore per saltarvi su, ma se pure intendessero alludere ai voltagabbana – quanto è più bello servirsi dell’italiano! – non credo che ce ne siano tanti ad aver abbandonato Renzi. Certo, alcuni commentatori politici oggi dicono di Renzi – penso a Paolo Mieli – quello che non dicevano fino al voto del 4 dicembre.
La durata del governo Gentiloni è credibile – altro discorso se anche auspicabile – perché è in corso la guerra di logoramento al Movimento 5 Stelle. Se le cose a Roma continueranno ad andare con la sindaca grillina Raggi come sono andate finora, ossia malissimo, c’è da credere che il Movimento arriverà alla fine della legislatura logoro. Chi ha interesse a mettere fine ai cunctatores? Il Movimento 5 Stelle fa paura a tutti; e chi non avverte il rischio di una vittoria dei grillini vuol dire che è proprio un irresponsabile o un avventuriero, un sostenitore del tanto peggio tanto meglio. I grillini hanno dimostrato finora di essere anche simpatici e puliti, ma hanno anche evidenziato spiccate incapacità di gestire situazioni di comando, di governo, di potere.

Per tutte quante queste ragioni Renzi probabilmente vincerà le primarie del suo partito e si proporrà candidato premier, in barba alla Costituzione de jure che non lo prevede, alle successive elezioni. Per le quali manca una legge che sia la stessa di Camera e Senato; ma questa si troverà, magari piano piano, senza fretta, perché il tempo deve passare e produrre situazioni di favore a chi è più furbo e forse anche più forte di altri. In questa gara Renzi non ha rivali.  

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