domenica 25 dicembre 2016

Dal Mattarellum al Pazzarellum


Come è noto l’Italicum, la nuova legge elettorale entrata in vigore il 1° luglio di quest’anno, quintessenza di ogni sistema elettorale per Matteo Renzi, senza neppure essere applicata una sola volta, probabilmente sarà abrogata e sostituita con un’altra più rispondente alla bisogna. Chi vuole cambiarla dice: la legge è stata concepita in una fase in cui c’era in Italia il bipolarismo e dunque andava bene: o vinceva l’uno o vinceva l’altro; oggi c’è il tripolarismo e dunque al previsto ballottaggio potrebbe vincere il terzo incomodo, come è già accaduto in alcune città nelle Amministrative. Il terzo incomodo è nella fattispecie il Movimento 5 Stelle. I tre poli più o meno si equivalgono e perciò per pochi voti di scarto uno vince, l’altro va all’opposizione e l’altro rimane al palo. Per evitare che ciò accada è necessaria una legge diversa, proporzionale, che garantisca a tutte le forze politiche una propria rappresentanza. Questo il ragionamento, semplice semplice. Insomma una legge elettorale come un guardaroba di stagione, né più né meno. Ieri andava bene il maggioritario, oggi il proporzionale.
In realtà anche nel regalare il governo al Movimento 5 Stelle attraverso l’Italicum c’è tutta l’improntitudine di Matteo Renzi. Il quale aveva fatto l’Italicum come un vestito su misura, certo che ad indossarlo sarebbe stato lui. Le cose sono andate diversamente e l’arma che avrebbe dovuto usare lui rischia di essere usata da altri proprio contro di lui. E che il vincitore potrebbe essere il Movimento 5 Stelle è motivo di maggiore preoccupazione. 
Il Movimento di Grillo ha dimostrato di non saper affrontare e risolvere i problemi del Paese – vedi il caso Roma – mentre non ha al suo interno una dialettica trasparente e democratica; anzi, per certi aspetti, che neppure tende a nascondere, presenta chiari profili di eversione. Articoli 67 e 97 della Costituzione palesemente violati. Opacità nelle decisioni politiche del Movimento, che risponde ad un’azienda privata, la “Casaleggio Associati”. A Roma, vetrina al negativo del Movimento, c’è un’autentica guerra civile, in cui a distinguersi sono le donne, le solite Furie ed Erinni. La minaccia eversiva del Movimento 5 Stelle provoca la reazione di una minaccia altrettanto eversiva, quella dell’establishment, che cambia le regole del gioco a partita iniziata.
Ma, signori, siamo in una repubblica democratica o in una monarchia d’antico regime? La formula politica d’antico regime si condensava in tre parole “rex facit legem”, ovvero il re fa la legge. Se così funzionava, poteva accadere – ed accadeva – che il re, avendo nelle sue mani tutti i tre i poteri (legislativo esecutivo giudiziario), abrogasse una legge quando lo riteneva conveniente e ne facesse un’altra. Il passaggio allo stato moderno, con la separazione dei poteri, rovesciava la formula in “lex facit regem”, ossia è la legge che fa il re. Ora, sostituiamo la parola re con la parola potere. Nel momento in cui chi detiene il potere decide di cambiare una legge che non gli conviene più in quanto potrebbe farglielo perdere in favore di un suo concorrente si ricade nella formula d’antico regime, si azzera lo stato di diritto.
Si obietta che bisogna scegliere fra un danno formale ed un danno sostanziale. Il danno formale è evidente: non si cambia una legge elettorale quando si teme che a vincere sia l’avversario, neppure quando questi è considerato un pericolo per la democrazia, come accadeva nella Prima Repubblica, con l’esclusione di Pci e Msi, perché considerati antidemocratici. Il danno sostanziale è che con questa legge si rischia di consegnare il paese ad una minoranza mentre si deprivano di rappresentanza altre minoranze, magari minoranze di poco meno numerose. Se tanto accade in presenza di un elettorato che ormai, a parte qualche impennata referendaria, si astiene dal voto, allora si capisce ancora meglio il rischio che si corre. I cinque Stelle potrebbero essere i proverbiali quattro gatti.
L’ipotesi che a beneficiare dell’Italicum sia un movimento politico di per sé illegittimo – è al vaglio una precisa denuncia di incostituzionalità presentata dall’avv. Venerando Monello, presidente dell’European Lawyers Association – e per di più incapace di governare il Paese, è fondata. Il Movimento di Grillo, che oggi ha il 25 % dei voti, andava fermato, leggi alla mano, in primis la Costituzione, quando si è proposto alcuni anni fa e faceva solo ridere coi vaffaday del suo leader. Oggi è tutto più difficile e gravido di conseguenze. Si può anche capire che tra il danno formale e il danno sostanziale nell’immediato si scelga il primo, ma in prospettiva le cose potrebbero avere altre conseguenze.
Ma non è finita. Con che legge si vuole sostituire l’Italicum? Pare con una legge che farebbe tornare il Paese al sistema proporzionale col voto di preferenza; ossia si vorrebbe riportare il Paese all’epoca dei partiti, solo che oggi di partiti non ce n’è e quelli che ci sono non hanno nulla dei vecchi gloriosi partiti del tempo che fu. Cose da pazzi, allora? Pare proprio di sì. Dal Mattarellum si potrebbe passare ad un sistema elettorale, che, buono in sé, è Pazzarellum se si considera che viene applicato ad una realtà che non esiste. Per tornare alla metafora del guardaroba, sarebbe se a inizio estate venisse rinnovato come se si fosse a inizio inverno con cappotti e sciarponi.
Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera” di venerdì, 23 dicembre, ha scritto che “Non c’è nulla di male nel ripensare ai tempi (per definizione felici) della propria giovinezza ma è un male usare tale ossessione per condizionare il destino di un Paese”.

Non gli si può dare torto. Ma quando in un paese si mettono in discussione quotidiana le leggi fondamentali, ovvero le regole della convivenza politica, vuol dire che la situazione è ormai fuori controllo. Che significa? Che a fare la legge è il factum, così come si presenta volta per volta.

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