domenica 1 gennaio 2017

Addio 2016, vecchio malvagio!


Va bene ch’era un anno bisestile, di per sé proverbialmente foriero di sventure; ma i morti eccellenti del 2016 sono stati davvero troppi. E non solo eccellenti, posto che di fronte alla morte si possano fare gerarchie. La tremenda guerra siriana di vittime ne ha prodotte tantissime che da sola basta a far inorridire l’opinione pubblica mondiale. Tantissime sono state le sciagure. Aerei deliberatamente abbattuti o caduti per errore umano. Treni che si sono scontrati su una tratta a binario unico. Le vittime del terrorismo in ogni parte del mondo sono da autentica guerra. Terremoti prolungati oltre ogni paura hanno mietuto centinaia di vittime; in Italia hanno distrutto intere località: testimonianze di storia, di arte, di devozione, di civiltà, definitivamente scomparse. 
Il 2016, veramente annus horribilis,  ha fatto registrare una vera ecatombe di artisti, di scienziati, di scrittori, di attori, di cantanti, di imprenditori; in Italia e nel mondo, fino all’ultimo. Personaggi, che sembravano indistruttibili, come Dario Fo, Giorgio Albertazzi, Marco Pannella, se ne sono andati. Eventi normali sono stati trasformati per somma in un unico grande eccezionale evento.
Si ha l’impressione, in chiusura, che sulla Terra sia arrivata una nuova padrona di casa piuttosto dispotica e risolutiva, che ha voluto fare le pulizie generali per arredare da cima a fondo l’abitazione per i prossimi anni. Via i mobili ingombranti, via le vecchie credenze, via le vecchie attrezzature, anche se alcune erano ancora buone e funzionanti. 
Sovveggono i versi di Ugo Foscolo per la grandiosità dell’immagine: “una forza operosa le affatica / Di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe / E l’estreme sembianze e le reliquie / Della terra e del ciel traveste il tempo”.
Ecco, il 2016 non è stato un anno; è stato il tempo. Un anno avrebbe portato via un po’ di gente e un po’ di cose, nella normalità delle cifre e delle esistenze. Il tempo fa qualcosa di assai più importante, porta via, spiana, come a voler ricostruire qualcosa di completamente nuovo. Il 2016 ha fatto tabula rasa. Un Umberto Eco, ancora vivo e vegeto, brillante e graffiante, che non capisce il nuovo modo di comunicare dei social, che ci sta a fare più sulla faccia della Terra? Niente! E così se n’è andato pure lui: un ingombrante pure lui.
Il 2017 potrebbe essere l’anno primo di una nuova era. Possiamo dire che il Novecento ha messo la lapide sulla sua tomba. Pensiamo ad alcuni fatti, impensabili secondo le normali categorie politiche, che si sono verificati: la Gran Bretagna vota ed esce dall’Europa. Negli Stati Uniti viene eletto Presidente un personaggio inquietante contro tutti i pronostici e le volontà di quello che con una parola è detto l’establishment. In Italia Matteo Renzi – si parva licet… – rovina col referendum sulla riforma costituzionale come Fetonte col carro del Sole, per imperizia e presunzione. I suoi vecchi sostenitori hanno detto di lui cose che prima che lasciasse dicevano solo i suoi critici. Ma in Italia, si sa, non si va mai in soccorso di chi perde, ma di chi vince. “Quando si parte il gioco de la zara – diceva Dante – colui che perde si riman dolente, / repetendo le volte, e tristo impara; / con l’altro se ne va tutta la gente”.  
Ma ci sono state anche delle delusioni, quelle che chiamo "le diversamente vittime". Il 2016 ha visto il trionfo e il tonfo del Movimento 5 Stelle, che a Roma ha fatto registrare la più grave delusione che forza politica abbia mai dimostrato. Se ancora è lì la sindaca Raggi è perché si teme che dopo di lei possa venire il peggio, che è poi quello che c’era prima. Giornali che non ne hanno mai perdonata una agli altri, tacciono o minimizzano sul Movimento di Grillo, che è notoriamente contro le regole democratiche della Costituzione.

Il quadro politico si presenta quanto di meno comprensibile si possa immaginare. Sembra muoversi tutto e tutto sembra fermo. Berlusconi è speranzoso. Non basterebbe questo a rendere l’idea di come stiamo combinati? Un Gentiloni che perde le primarie a Roma, classificandosi terzo, viene recuperato al Ministero degli Esteri per sostituire la Mogherini e dopo l’uscita di Renzi viene chiamato a presiedere il governo. E’ come se un pugile che non riesce a battere un peso piuma, finisce per mettere ko un peso massimo. Che dire? In Italia una mezza analfabeta, con un diplomino di tre anni dopo le Medie, viene fatta Ministra della Cultura e della Ricerca e dell’Università. Sembra uno scherzo. Non lo è; lo ha portato il terribile 2016, che non ha scherzato affatto. Un Ministro che offende i giovani che vanno all’estero in cerca di lavoro si scusa per le parole; ed altro non sa fare, mentre chi gli sta accanto non lo scosta con sdegno, come dovrebbe fare.
Di fronte a quanto è accaduto nel corso di quest'ultimo disgraziatissimo anno si può solo sperare in un anno più clemente. Sperare nel 2017 necesse est!

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