A Firenze i tipi come Mattero
Renzi, alla Pimpinella la sbruffoncella,
la vignetta settimanale del “Grand’hotel” di tanti anni fa, li chiamano bombardini. Se mancava un’immagine
plastica di questa nuova maschera nazionale, con Renzi ce l’abbiamo. Da noi,
nel Salento, i tipi come lui li chiamiamo semplicemente cachielli, giovinotti supponenti che si atteggiano a grandi, che
posano e sparano palle. Paese che vai, maschere e nomi che trovi. Ma mettiamo
da parte gli “insulti”, ormai ingredienti insostituibili del dibattito politico.
Del resto, quando a casa seguo i vari telegiornali e sento dire da Renzi e dalla renzaglia delle colossali minchiate, un po’ insultato e offeso mi sento.
Ma veniamo al punto. Renzi ha
fatto una lunga serie di errori in quest’ultimo anno. Incominciò col voler far
approvare a colpi di maggioranza una riforma costituzionale che avrebbe portato
diritti-diritti al referendum con la conseguente spaccatura del paese. In
questo, discepolo di Berlusconi! Quanto si è verificato in questo mese di
campagna referendaria lo dimostra e avanza, tanto che le massime cariche dello
Stato, da Mattarella alla Boldrini, preoccupate, invocano la cucitura del paese.
Si vanta di essere riuscito a fare quello che altri non sono riusciti. Gli
altri semplicemente non hanno voluto fare quello che ha fatto lui. D’Alema, per
esempio, con la Bicamerale la riforma la fece, ma siccome si trattava di
imporla in Parlamento a forza di maggioranza, dopo che Berlusconi si era
sfilato, preferì desistere. Come Renzi oggi fece Berlusconi ieri – l’ho appena
detto – nel 2005: riforma fatta, referendum e sconfitta nel 2006. Dunque, dove
sta l’impresa di Renzi? Sta nel fatto che con lui c’è il famigerato
establishment, come dimostrano i tanti Mieli e Prodi, Pera e Urbani, Casini e
Benigni, e compagnia teatrante; ai tempi di Berlusconi l’establishment faceva
crociate contro.
Il secondo errore fu quando legò
la riforma alla sua persona. Se non passa mi ritiro dalla politica – disse – trasformando
un referendum su un quesito di ampia portata politica e costituzionale in uno
specifico personale: pro o contro la sua persona. O non capiva la grandezza
della cosa o gonfiava la sua piccolezza fino a confondere la Costituzione tra i
pupazzi di via San Gregorio Armeno. Oggi riconosce di aver sbagliato e prende
atto che c’è tanta gente in questo paese che gli è avversa, visceralmente
avversa. Diceva sempre che lui metteva la faccia. Lui non si
ritira più, ma ha già ritirato la faccia; la faccia lui l’ha persa. Per cavarsela
è costretto a mangiare pane altrui, guarda caso dei suoi rottamati o tali
presunti. Di qui i tanti appoggi ricevuti, come di sopra citati. Fino agli
impazziti, come Prodi, il quale critica la riforma per mesi e poi annuncia che voterà
SI. Ma presto il rottamatore si accorgerà di essersi in parte rottamato da
solo, perché quando si mangia pane altrui, si finirà per accorgersi “sì come sa
di sale”, secondo i versi di quell’immortale suo conterraneo, che fu esule per
l’Italia.
Il terzo errore è stato di
appoggiare apertamente la Clinton nella campagna elettorale americana per le
presidenziali, ritrovandosi con un Trump vincitore e certamente non “amico”,
per lo meno suo. Il già “isolazionista” Trump non avrà certo per l’Italia un
occhio di riguardo. Poi vedremo quali saranno le conseguenze.
Il quarto errore, in continuità
di tempo, è quello delle regalìe: 800 Euro a chi ha un reddito inferiore a 1.200 euro,
500 Euro una tantum ad ogni diciottenne, aumenti alle pensioni più basse e via
elargendo. Sono soldi buttati perché improduttivi, autentici regali che, salvo
il reato di voto di scambio, ricorda la vendita delle indulgenze; qui indulgenze
di voti.
Il quinto errore lo sta facendo
in questi giorni: continua a sparare palle contro l’Europa, che lui dice di
voler riformare. Dopo l’Italia riformerò l’Europa. Bum! Il sospetto che si
renda conto di dire stronzate è legittimo; ma se così è gli italiani avrebbero
ragione di sentirsi quotidianamente offesi da uno che li considera dei rincoglioniti.
Chiedo scusa per il turpiloquio, ma come si fa a fare il pulitino in una fossa
di letame? Certe sparate di Renzi ricordano il Mussolini di ottanta anni fa, in
una situazione completamente diversa da quella odierna. E tuttavia anche per il
Duce risultarono smargiassate, assolutamente prive della minima possibilità di
concretizzare alcunché: le “reni della Grecia”, la “battigia” siciliana. Si
dice che a degli universitari, che, in visita a Palazzo Venezia nel 1943,
chiesero “ma Duce perché stiamo perdendo dappertutto?”, Mussolini finì con
l’ammettere che “perfino Michelangelo con certa creta avrebbe fatto solo dei
càntari”. Renzi impari almeno l’arte figula. Qui nel Salento abbiamo ottimi
maestri.
Il sesto errore è di voler
cambiare la legge elettorale detta Italicum
dopo averla fatta votare ponendo il voto di fiducia e dopa averla definita un
capolavoro immodificabile. La parola di Renzi, per sue stesse prove, non vale
niente. Ma non è della parola che qui si tratta, bensì degli effetti politici.
Lui dice che deve piegarsi alla volontà della maggioranza, sicché il capolavoro
dell’Italicum, entrato in vigore il
1° luglio di quest’anno, viene abolito senza mai essere stato messo in moto. E
questo sarebbe il grande messìa della politica italiana? Fa a luglio ciò che disfa
a novembre. Come la sua Firenze dei tempi di
Dante?: “fai tanto sottili / provvedimenti,
che a mezzo novembre / non giugne
quel che tu d’ottobre fili”. Così nella celebre invettiva.
Ma il furbastro fiorentino coglie
la palla al balzo e rottama l’Italicum
perché è un sistema elettorale che si pensa favorisca alle elezioni il
Movimento 5 Stelle. E vi pare una cosa corretta cambiare i sistemi elettorali a
convenienza? Qui viene meno la divisione dei poteri. E’ un fatto di estrema
gravità, perché se passa l’idea che in Italia non puoi vincere le elezioni
secondo leggi e sistemi vigenti, allora occorre prendere il potere
diversamente. Catilina, prima di ricorrere alla congiura e all’aperta sfida
militare contro Roma, tentò tre volte di diventare console con le buone, ma quel
manipolatore di Cicerone glielo aveva sempre impedito con vari discutibili cavilli.
Molti, in questi giorni, mi hanno
chiesto per chi voto. Ho risposto secco e seccato: voto per il NO. E quando mi
hanno chiesto perché, ho risposto: per principio, perché la Costituzione nel
XXI secolo non la concede e non la trasforma un governo. Se tanto accade vuol
dire che non è poi passato tanto tempo da quando nel 1848 lo Statuto lo
concedevano, per grazia loro, i sovrani, Ferdinando II di Napoli, il Granduca
di Toscana, Carlo Alberto di Sardegna. Un regresso di quasi due secoli. Ma di
questo se ne accorge solo chi conosce la storia. Gli altri sono semplicemente beati.
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