Martedì, 17 marzo. Ai semafori stamattina
gigantografie contro il coronavirus al posto della solita pubblicità
commerciale. IO STO A CASA e ANDRÁ TUTTO BENE sono gli slogan ben leggibili su
fondo bianco. Li hanno realizzati alcune aziende del luogo, supermercati per lo
più, che hanno messo i loro logo piccoli in basso. Ma c’è anche chi si è voluto
fare sic et simpliciter pubblicità come la Infissi Ciullo e la
Tecnoplast.
In giro c’erano i camion che
pulivano le strade con le spazzole rotatorie. Dicono che il virus che rimane
sulle superfici stradali si attacca alle scarpe e prima che sia innocuo passano
nove giorni. Qui rasentiamo la follia: saremmo braccati dall’aria e dalla
terra, circondati da una minaccia che ci arriva da tutte le parti. Per ora il solo
amico che ci resta è il mare. Ma pare che chi ha una seconda casa, a mare
appunto, non possa andarci!
Se l’occhiuto Stato di oggi ci
fosse stato al tempo della peste a Firenze ai tempi del Boccaccio i dieci
giovani non si sarebbero potuti allontanare dalla città per raccontarsi le
stupende giornate del Decameron.
Se ci va bene siamo…rovinati. E’
la battuta tra l’ironico e il giocoso che ci viene di fare di fronte ad una
situazione imprevista e dai contorni incerti. Non è questo il momento per fare
battute, ma c’è ancora un residuo di incredulità per quanto stiamo vivendo, non
riusciamo a realizzare del tutto l’infame evento. Se ci va bene non può che
riferirsi alla salute, siamo rovinati agli effetti disastrosi della crisi
economica che seguirà.
Gli scienziati spiegano che non
possiamo consentirci che la curva del picco dei contagi vada oltre un certo
livello di sostenibilità, se va più in alto non si potrà garantire a tutti i
contagiati le stesse cure. Non ci sarebbero posti letto negli ospedali, né attrezzature
per la terapia intensiva e la rianimazione. Il governo coi suoi 25mld pensa di
poter fare fronte alle perdite che piccole, medie e grandi aziende stanno
sopportando. Al momento non possiamo insomma dire né che siamo ad un buon punto
del “se ci va bene” né ad un mal punto del “siamo rovinati”. Ma nella battuta
resta un fondo di verità.
Il fisico e informatico
Alessandro Vespignani dell’Università di Boston ha detto: “E’ come una nuova guerra mondiale. Vinceremo questa battaglia, ma ce ne
saranno altre e i costi economici saranno enormi. Bisogna avere pazienza. Ma
voglio dare una nota di speranza: se limitiamo il contagio, possiamo
combatterlo meglio e arriverà il vaccino. Nel frattempo, però, cambierà la
fibra sociale. Quando torneremo alle nostre vite, difficilmente torneremo a
ballare in un locale con 400 persone, tutti sudati”.
Ma accade pure che in situazioni
simili vengano fuori soluzioni incredibili, di tutto e di più. Un certo dottor
Franco Fusillo originario di Noci in provincia di Bari sostiene che “Esistono
un farmaco e un protocollo terapeutico antivirale che rappresentano una
potenziale soluzione all’emergenza coronavirus”. L’avrebbe sperimentato un
medico suo parente, il dott. Antonio Fusillo nel 1964. Invano ha cercato di
mettersi in contatto in questi giorni con le autorità. Ma di che si tratta?
Dice: “Si tratta di un alcaloide, l’emetina, che somministrato per via venosa
in piccole dosi ha la capacità di bloccare l’ingresso del virus nelle cellule
umane inducendo il sistema immunitario ad attivarsi per distruggere i virus
stessi”. All’epoca avrebbe avuto successo, furono guariti molti pazienti
compreso suo padre. Gli ambienti universitari baresi non furono d’accordo,
però, sulla validità e non lo omologarono. Non sarà come il siero anticancro
del dottor Liborio Bonifacio di un po’ di anni fa? Ad ogni modo, si potrebbe
verificare. Che ci costerebbe?
Cinesi e Americani si accusano
reciprocamente di essere stati gli untori del coronavirus. Gli Americani nella
loro comunicazione quotidiana e ufficiale parlano dell’epidemia “cinese”. I
Cinesi, indispettiti, dicono che sono stati i militari americani che hanno
partecipato ai Giochi Militari Mondiali a Wuhan nell’ottobre scorso ad aver
portato il virus in quella provincia. Siamo alle solite. Come in ogni guerra
che si rispetti la prima vittima è la verità.
Il governo ha finalmente trovato,
dopo tre giorni di liti, l’accordo sul decreto “Cura Italia”, investendo i
25mld approvati alcuni giorni fa. Il decreto metterà in moto un giro di 350mld.
a beneficio di aziende, categorie e famiglie che dalla congiuntura coronavirus
sono state danneggiate. Trattandosi di soldi è comprensibile che ogni ministro
abbia cercato di tirare la coperta dalla sua parte. Sempre sul piede di guerra
i renziani che con la Bellanova hanno rivendicato gli interessi
dell’agricoltura.
Tornano ad agitarsi le carceri. I
detenuti del carcere di Bari si sono rivolti al Presidente della Repubblica con
una lettera per avere anche loro i benefici del “Cura Italia”.
Ho chiamato Gianfranco Belfiore,
il mio vignettista. L’ho aggiornato sullo stato di “Presenza”, già stampata e
dormiente a Galatina. Abbiamo un po’ celiato sulla clausura cui siamo
costretti. Ci siamo messi a ridere sull’ipotesi che con un bicchiere di vino al
giorno si toglie il coronavirus di torno. Pare che così si dica a S. Pietro in
Lama, il paese dove abita. Ma è una boutade, così si diceva anche ai tempi
della Spagnola un secolo fa. Ecco
come ti nascono le vignette, ha commentato Gianfranco.
Mi telefona Gianluca
dall’Editrice. Le copie di “Presenza” e del libretto di Franco Filograna sono
pronte. Potrei andare a prenderle oggi stesso prima di mezzogiorno. L’Editrice
chiude oggi e riapre il primo di aprile. Se dovessi decidermi di andare a
prenderle in questi giorni potrei telefonare a Gigi Stefanizzi. Decido di
andare domani.
Massimo Cacciari si mette a fare
il futurologo, ma con antifona. Su “L’Espresso” del 15 marzo, immagina di
essere al 10 marzo 2040 e di celebrare il 10 marzo 2020. Capito?: a nuora dico
perché suocera intenda. Conclude: “Ciò
che vent’anni fa sembrava si potesse soltanto sperare contro ogni speranza, nel
corso di questa generazione si è quasi realizzato. Le nostre forze politiche
hanno saputo far leva su quella crisi sanitaria per iniziare insieme la fase
costituente che avevano ignobilmente mancato trent’anni prima, alla caduta del
Muro. Per questo celebriamo oggi l’anniversario del 10 marzo 2020”. Ora, sappiamo quanto Cacciari stimi le forze
politiche attuali! Dunque lui non celebra vent’anni dopo, ma dice ad esse quel
che oggi devono fare e che sa benissimo che non faranno, come non lo stanno
facendo.
E’ giunto in Italia Gennaro Arma,
il Comandante della nave crociera Diamond
Princess, rimasta in quarantena con 3.700 turisti a bordo nella baia di
Yokohama in Giappone e sceso per ultimo dalla nave il 2 marzo scorso. Per il
suo comportamento, lodato in tutto il mondo, il Presidente della Repubblica lo
ha insignito di Commendatore al Merito della Repubblica. A chi gli chiede se si
sente un eroe, risponde di sentirsi un normale cittadino che ha compiuto il suo
dovere. Come non pensare al Comandante Schettino della Costa Concordia? Salga a bordo, cazzo!
Sera. Massimo Cacciari a “Carta Bianca”, da Bianca Berlinguer su
Rai 3, conferma il suo pensiero. A questa epidemia, per quanto riguarda
l’Italia, siamo giunti per l’incuria e l’incapacità della classe dirigente di
questi ultimi trent’anni. Taglio della sanità, riduzione di personale, chiusura
degli ospedali sono alcuni fattori non dell’epidemia, che comunque si sapeva
che sarebbe arrivata in tutte le parti del mondo, secondo le previsioni
dell’Oms, ma delle dimensioni che la stessa avrebbe assunto in Italia e che
rischia di fare più morti che in Cina.
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