giovedì 23 aprile 2020

I giorni del Coronavirus 15



Giovedì, 26 marzo. La situazione: casi totali 74.386 (+ 5.210), positivi 57.521 (+ 3.491), guariti 9.362 (+ 1.036), deceduti 7.503 (+ 683). Puglia: casi 1023 (+ 83), guariti 22 (+ 1), deceduti 48 (+ 4). La situazione è sostanzialmente stabile.

Questo 2020, oltre che palindromo e bisestile, è pure distopico; in breve disgraziato e maledetto. Il caldo che avrebbe dovuto fare ora che è primavera l’ha fatto a febbraio, il freddo che avrebbe dovuto fare a febbraio lo sta facendo ora. Stamattina piove ed è piovuto per l’intera notte, una pioggerellina insistente, magari farà bene all’agricoltura, ma si aggiunge al freddo per la neve caduta nell’alta Puglia e invernizza ancor più la primavera.

Al dibattito che s’è tenuto ieri alla Camera dei Deputati, si è continuato a parlare del coronavirus come di una guerra, da parte di tutti gli intervenuti. Non si capisce perché i politici usino un termine impropriamente. La guerra è tale quando c’è un nemico di fronte. Nella circostanza il nemico non può essere il coronavirus. Sarebbe come ritenere nemico in guerra il cannone anziché chi lo manovra. L’epidemia, che è scoppiata, ormai lo hanno acclarato e dimostrato scientificamente gli esperti, è di derivazione naturale, dunque causata da impropri comportamenti umani. Il nemico dell’uomo nelle epidemie è sempre l’uomo, ieri come oggi, come sempre. Che poi l’uso che abbia fatto l’uomo della natura sia stato del tutto involontario e negligente è un altro discorso. Ma noi sappiamo che non è così. Ormai è dimostrato che l’uomo sta facendo della natura uso e abuso.

Leggo sul “Corriere del Mezzogiorno” in un intervento di Pasquale Pellegrini che “Il coronavirus dice qualcosa che la politica fa ancora fatica a comprendere. Il virus non è un comportamento impazzito della natura, ma il portato di un perseverante atteggiamento di aggressione da parte dell’uomo. Il salto di specie non è un caso, ma, come i biologi insegnano, una strategia di adattamento e di sopravvivenza. La distruzione degli habitat, il sovraffollamento di molte città, un’eccessiva promiscuità con gli animali: molte potrebbero essere le cause che hanno permesso quel salto. Al fondo c’è il rapporto disinvolto, a volte anche spregiudicato, dell’uomo con la natura”.
Anche a non voler dare tutta la ragione agli ambientalisti, a volte fondamentalisti fanatici, come si fa a non ammettere che comunque le trasformazioni che noi infliggiamo alla natura non abbiano conseguenze? Lo si nota anche se noi spiantiamo un albero, che prima riparava dal vento, dal sole e dalla pioggia, solo perché ci davano fastidio le radici o perché sporcava con le sue foglie o perché ci serviva un po’ di legna. E si tratta di un solo albero! Figurarsi di un bosco o di una foresta! Come si fa a non capire che bruciando plastiche e gomme si libera diossina, si ammorba l’aria, che va a finire nei polmoni? Si può vivere in cento o in mille in uno spazio circoscritto sufficiente per dieci? Basterebbe dare risposte a domande così semplici e banali per capire quanto sia importante l’ambiente e il modo in cui ad esso ci relazioniamo.

La Polizia ha fermato un mio amico mentre si recava in campagna a vigilare sui suoi contadini per i lavori stagionali che stavano eseguendo. Non gli ha consentito di proseguire e bene gli è andata se non gli ha fatto la multa. Ma le attività agricole non erano escluse dalle restrizioni del decreto Conte? Sì, gli hanno detto i poliziotti, ma per i lavoratori non per i proprietari dei fondi. Non c’è stato verso. Ora, le leggi sono ottuse per definizione; ma gli uomini per definizione sono intelligenti. I poliziotti dove li mettiamo? Probabilmente gli ordini che hanno ricevuto sono così tassativi che non consente loro di valutare caso per caso.

Dopo i cinesi e i cubani sono arrivati i russi. Tutti portano personale e attrezzature mediche. Ci aiutano in questo terribile momento della nostra esistenza di popolo e di nazione. Ma mi chiedo – chiedersi non è mai abbastanza – sono proprio necessari questi “aiutanti”; non avrebbero fatto meglio a mandare solo le attrezzature? I russi specialmente, tutti militari e di alto rango! Non è, come si dice, che abbiano fatto un viaggio e due servizi?

Su “La Stampa” di Torino Jacopo Jacoboni ha pubblicato mercoledì, 25 marzo, un articolo sul fatto dei russi, adombrando nella presenza di tanti militari un secondo fine, quello non solo di creare qualche dissapore politico dell’Italia coi partner della Nato ma anche di studiare il territorio italiano dal punto di vista strategico-militare. Siamo nella spy story.

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