Quando Berlusconi mercoledì, 2
ottobre, dal suo scanno di Palazzo Madama ha dichiarato la fiducia al governo
Letta, che lui stesso solo qualche giorno prima aveva messo in crisi, mi è
balzata plasticamente agli occhi l’immagine del povero Friedrich Nietzsche,
che, affetto da una gravissima forma di schizofrenia, si prendeva la cacca che
gli usciva dalle viscere e se la spalmava addosso. Che altro pensare di uno che si unisce a quanti lo hanno
tradito e fa con essi un tutt’uno?
Da osservatore politico dovrei
plaudire ai tanti, Alfano e Cicchitto in testa, che finalmente hanno preso le
distanze da un uomo che ormai era un cadavere politico e non voleva rendersene
conto; e plaudo senz’altro. Ma da elettore del centrodestra, assai critico in
verità, avrei voluto che la vicenda finisse diversamente. Per esempio, con una
soluzione che salvasse le cose reali del paese e la dignità di tutti, compresi
i milioni di elettori che in questi anni hanno votato il centrodestra e che
avrebbero meritato ben altro rispetto.
E’ finita, per un verso, con
delle persone che hanno tradito non solo e non tanto il loro capo, senza il
quale difficilmente si sarebbero trovate nei posti di prestigio e di potere in
cui si trovavano e si trovano, ma anche il popolo che li ha votati. Il fine
nobile o utile del tradimento non riabilita mai il gesto compiuto, in sé
abominevole. Chi dice che in politica non ha senso parlare di tradimento è in
genere il traditore che si autoassolve.
E’ finita, per un altro verso,
con il tradito che si è fatto traditore di se stesso e degli altri, dei tanti
altri che hanno avuto, comunque sia, fiducia in lui. Due volte tradito, a
questo punto, è solo il popolo del centrodestra.
“Il Fatto quotidiano”, il
giornale delle lingue di spada, ha titolato a tutta pagina l’edizione di
giovedì 3 ottobre, “Buffonata”. La stessa parola che mi è venuto di sbottare
appena ho visto e sentito Berlusconi passarsi la cacca del tradimento addosso
come se si passasse il dopobarba sulla faccia. Buffonata! Se nonché Berlusconi,
come Nietzsche, ha compiuto il gesto che ha compiuto senza averne
consapevolezza critica; in altri termini, come dicono gli avvocati, non era compos sui.
Berlusconi ha molti meriti e molte
colpe, ha avuto molti premi ma anche molte batoste. Ora è annientato. Non sa
più quel che fa e quel che dice, dovrebbe essere difeso da se stesso.
Capacissimo a difendersi dagli altri, non riesce a difendersi da se stesso. Le
batoste lo hanno rimbambito. Capita!
Troppe cose si possono dire di
Berlusconi, cose brutte e oscene; qualcuna anche commendevole.
Mi piace soffermarmi sul
Berlusconi che è tra i massimi contribuenti in Italia. Ce ne fossero stati
altri Berlusconi! Ce ne fossero! Forse staremmo meglio dei tedeschi senza avere
bisogno di una Merkel. Il messaggio, però, che è passato in questi vent’anni ed
è giunto finalmente a destinazione è per un verso che un produttore di
ricchezza può permettersi di vivere al di fuori e al di sopra delle leggi
(pro-Berlusconi), per un altro che son guai seri per chi cercando di arricchire
se stesso arricchisce anche il Paese, per chi arricchendo se stesso fa lavorare
e vivere dignitosamente migliaia e migliaia di persone e di famiglie, che un
soggetto simile deve essere annientato (anti-Berlusconi). L’odio che si è
scatenato contro di lui – forse meritava il disprezzo per i suoi comportamenti,
ma l’odio no, è un’altra cosa – dimostra come in questo paese c’è posto per
mafiosi e camorristi – uno ne catturi e sette ne escono, come le teste
dell’idra di Lerna – ma non c’è posto se non a rischio perfino dell’incolumità
fisica per chi costruisce qualcosa, per chi produce per sé e per il proprio
Paese. I due messaggi sono esiziali per la persona e per la società.
Ora resta la questione politica.
I sostenitori di Enrico Letta, giunti ad osannarlo come tifosi di una squadra
di calcio, danno per scontato che il suo governo marcerà in maniera più
spedita, senza condizionamenti, senza il rischio di mettere il piede in qualche
buca, e durerà fino al 2015. Non sono così entusiasta e così tifoso. Penso che
non avrà vita facile e che potrebbe pure non arrivare al panettone del prossimo
Natale. I problemi che ha di fronte fanno tremare le vene e i polsi.
Da dove nasce tanta fiducia nei
commentatori politici del “Corriere della Sera”, che ha tifato e tifa per i
moderati in maniera assai più efficace di quanto non facciano gli ultras delle
curve? Non si capisce o per lo meno, con un piccolo sforzo – non sono poi così
complicati! – li si può capire. Sono espressione delle banche e dell’alta
finanza, che, ancor peggio di prima, ora sono collegate con le lobby europee.
All’occorrenza dicono che non ci
sono i poteri forti, che sono un’invenzione dei frustrati. Plaudono a Letta; ma
plaudono soprattutto a Napolitano, che – almeno su questo siamo tutti d’accordo
– è il puparo della situazione. Per tornare alla metafora calcistica, i tifosi di
Letta non credono nelle sue doti, credono nell’arbitro: un rigore qua, un gol
subito negato, un altro concesso in fuorigioco; insomma sappiamo come funzionano
le cose dei già forti.
Letta, nel suo discorso con cui
chiedeva il voto di fiducia, ha elencato un sacco di cose di cui nessuno in
questi cinque mesi si è accorto. Ha partecipato a quattro o cinque vertici
internazionali. E beh, quali sarebbero i suoi meriti, l’avervi partecipato? Davvero
dobbiamo fare salti di gioia perché è passata una legge che parifica tutti i
figli abolendo le diverse categorie di legittimi, naturali e adottivi? Via,
qualora ne facessero una per omologarci tutti figli di puttana o tutti figli dello
spirito santo, aumenterebbero forse i posti di lavoro? Crescerebbe il prodotto
interno lordo? Diminuirebbe il debito pubblico? Scenderebbe lo spread? Aumenterebbe
la pensione? Non scherziamo. Soprattutto non si faccia passare per cibi
altamente proteici cose, che, pur con la loro importanza morale, restano
marginali; spille di lusso sul petto di poveri cristi.
Da cittadini bisognosi – ormai siamo prossimi in milioni alle soglie
della povertà – ci auguriamo che Letta con la sua nuova maggioranza riesca a
non farci sentire più freddo di prima, a non farci sentire più fame e più sete
di prima, a non farci pagare più tasse di prima, a non farci bestemmiare e
imprecare contro il governo se, avendo bisogno di una visita specialistica,
dobbiamo aspettare qualche anno, e avendo bisogno del ricovero in ospedale, ci
sentiamo dire che non c’è posto neppure in corsia. Purtroppo paventiamo che le
cose si metteranno peggio di come sono andate finora. Con buona pace dei
corrieristi della sera e dei carrieristi del giorno.
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