giovedì 17 ottobre 2013

Priebke, il negazionismo e altri circenses


Se si chiedesse ad una persona di qualsiasi intelligenza se un morto, chiunque sia stato e qualunque cosa abbia fatto in vita, meriti rispetto e cristiana sepoltura, non avrebbe nessuna difficoltà a rispondere assolutamente sì. Ma se si chiede alla stessa persona, subito dopo, se il morto Eric Priebke, il cosiddetto boia delle Ardeatine, meriti rispetto e cristiana sepoltura, con altrettanta sicurezza risponde assolutamente no.
Se si chiedesse ad un intellettuale, ad uno storico, se si può negare o affermare una verità non sulla base della ricerca e dell’analisi dei fatti ma sulla base di una legge dello stato che impone una risposta istituzionale, risponderebbe con assoluta convinzione di no. Ma se allo stesso storico si chiede se si può negare una verità perché ritenuta lesiva degli ebrei, con altrettanta prontezza risponde di sì e aggiunge: anche perché gli ebrei non possono avere torto!
Dunque,  fra gli uomini non conta la verità, la sincerità, l’intelligenza, la coerenza, la deontologia e quant’altro si acconci in casi del genere, conta la banalità del comune sentire fatto legge, l’interesse immediato della politica, la convenienza di stare nel dominio del pensiero unico.  
Qualcuno potrebbe pensare che il contesto in cui queste ipotizzate persone si pronunciano è una dittatura; invece no, è un paese che si dice democratico, è l’Italia.
Quanto è accaduto coi funerali di Eric Priebke è vergognoso. Nessuno degli indignati per una ventilata messa in suo suffragio è cristiano? Nessuno ha mai letto un verso di Dante Alighieri? Nessuno ha mai sentito il motto latino parce sepulto? E il Papa, il buon Francesco, quello che bacia a tutto spiano, che caracolla come un contadino al termine di una lunga faticosa giornata di lavoro, quello che parla col buon senso di un parroco di campagna, che ama stare con la povera gente che soffre, non ha saputo niente a proposito della morte e dei funerali di Eric Priebke? E se sì, neppure lui, colto – si dice! – gesuita ha mai letto Dante?
“Orribil furon li peccati miei – dice Manfredi nel III del Purgatorio – ma la bontà infinita ha sì gran braccia, / che prende ciò che si rivolge a lei. / Se ‘l pastor di Cosenza, che a la caccia / di me fu messo per Clemente allora, / avesse in Dio  ben letta questa faccia, / l’ossa del corpo mio sarieno ancora / in co del ponte presso a Benevento, / sotto la guardia de la grave mora. / Or le bagna la pioggia e move il vento…”. Sintetizzo: orribili furono i miei peccati, ma la misericordia di Dio è infinita e abbraccia quanti a lei si affidano. Se il vescovo  di Cosenza che mi fu messo alle calcagna da papa Clemente avesse saputo scorgere in Dio questo aspetto, io sarei ancora nella mia tomba. E invece ora il mio corpo è esposto alle ingiurie dell’acqua e del vento…
Manfredi, figlio di Federico II, si riconosceva peccatore; ed altrettanto ha fatto Priebke se è vero che era un cristiano che periodicamente si avvicinava a Dio con la comunione. Tedesco l’uno, tedesco l’altro. Avversato l’uno, avversato l’altro. Francesco come Clemente! Nulla è cambiato. La politica prima di tutto, soprattutto, überalles!   Oltre perfino Dio.
Ora in Italia si apprestano ad introdurre il reato di negazionismo. Non si pensi ad un generico negazionismo. No, ci mancherebbe altro! Se si dicesse: io nego che Mussolini sia stato un grande statista, evviva, si risponderebbe: meriti un premio. Se si dicesse: io nego Dio, la Vergine, i Santi, e chi se ne fotte si risponderebbe. No, il negazionismo non è uguale per tutti. Il negazionismo che si vuole punire è quello che riguarda tutto ciò che in qualche modo, riferentesi alla persecuzione degli ebrei nel corso del secondo conflitto mondiale, si discosti dalla vulgata ebraica. Sicché, addio ricerca storica, addio intelligenza critica, tutto è stato già acclarato e nulla può essere detto contro la riammessa “bestia trionfante”.
Su Priebke c’è poco da aggiungere. Egli stesso ha raccontato davanti a tutti di aver eseguito un ordine in tempo di guerra. Fu un mostro? Dirlo in tempo di pace è la cosa più semplice e più facile di questo mondo. Punì l’attentato di Via Rasella dove furono uccisi in un agguato più di trenta soldati tedeschi, giovanissimi. Se ha un senso chiamarlo boia, è quello politico.
Ma gli italiani dovrebbero sapere, i tanti ignorantissimi italiani dovrebbero sapere che il generale Enrico Cialdini, cui sono intitolate vie, piazze ed elevati monumenti in tutta Italia, eroe del Risorgimento, nel 1861 fece radere al suolo di notte due paesi in provincia di Benevento, Pontelandolfo e Casalduni, massacrando giovani, vecchi, donne e bambini, provocando un migliaio di vittime, paesi ritenuti responsabili dell’agguato e della morte di 41 bersaglieri nel corso di quella guerra, mai riconosciuta come tale, detta lotta al brigantaggio.
Non si ricordano questi tristi episodi per rinfocolare odi, ma semplicemente per ricordare che in guerra c’è una ragione che prescinde dalla volontà del singolo; che la guerra va combattuta per vincerla. Se poi si uccide anche per il piacere di uccidere e non solo o non tanto per senso del dovere è cosa che attiene la coscienza individuale, non facilmente inverabile dagli uomini.
Personalmente ritengo che la persecuzione degli ebrei, come qualsiasi altra persecuzione, esercitata solo per l’appartenenza ad un popolo o ad una razza, è abominevole. Purtroppo nel corso dei millenni e anche in tempi a noi vicini ci sono state persecuzioni orribili, compresa quella degli ebrei, ma anche degli armeni, ma anche dei curdi. C’è poco da negare. Negarlo è da mentecatti. Ma proibirlo per legge è come proibire per legge qualsiasi malattia o disturbo mentale. E’ un obbrobrio tanto grave quanto grave si ritiene sia quello di negare che la persecuzione ci sia stata. La legge sul negazionismo non va contro gli ignoranti e i fanatici che negano ora questo ora quel gravissimo fatto, ma penalizza lo storico, il ricercatore, l’intellettuale che non pone mai limiti alla ricerca della verità. E non li pone per principio e per prassi.

Ci si potrebbe chiedere perché in Italia si introduce questa legge. Un po’ per scimmiottare altri paesi e un po’ per sedare la gente. Il negazionismo rientra tra le tante manifestazioni di buonismo, di propaganda politica. Sono gli illusori risarcimenti per i reali danni che gli italiani subiscono ogni giorno per una politica scellerata che dura da almeno cinquant’anni, per le condizioni di ristrettezza economica in cui vivono, per i tanti arrangiamenti in tutti i settori della vita sociale. Sono dosi di oppio distribuite attraverso divagazioni mediatiche: accoglienza degli immigrati, casi quotidiani di femminicidio, quote rose obbligatorie nelle liste elettorali, continue cerimonie per ricordare eventi emotivamente coinvolgenti, amnistia e indulto per i carcerati, tutto ciò insomma che distrae la gente dai problemi più urgenti e brucianti della vita. Sono i nuovi circenses.     

Parole chiave: Priebke  Negazionismo  Cialdini  Brigantaggio  

Argomento: Propaganda politica      

Nessun commento:

Posta un commento