Se si chiedesse ad una persona di
qualsiasi intelligenza se un morto, chiunque sia stato e qualunque cosa abbia
fatto in vita, meriti rispetto e cristiana sepoltura, non avrebbe nessuna
difficoltà a rispondere assolutamente sì. Ma se si chiede alla stessa persona,
subito dopo, se il morto Eric Priebke, il cosiddetto boia delle Ardeatine,
meriti rispetto e cristiana sepoltura, con altrettanta sicurezza risponde
assolutamente no.
Se si chiedesse ad un
intellettuale, ad uno storico, se si può negare o affermare una verità non
sulla base della ricerca e dell’analisi dei fatti ma sulla base di una legge
dello stato che impone una risposta istituzionale, risponderebbe con assoluta
convinzione di no. Ma se allo stesso storico si chiede se si può negare una
verità perché ritenuta lesiva degli ebrei, con altrettanta prontezza risponde
di sì e aggiunge: anche perché gli ebrei non possono avere torto!
Dunque, fra gli uomini non conta la verità, la
sincerità, l’intelligenza, la coerenza, la deontologia e quant’altro si acconci
in casi del genere, conta la banalità del comune sentire fatto legge,
l’interesse immediato della politica, la convenienza di stare nel dominio del
pensiero unico.
Qualcuno potrebbe pensare che il
contesto in cui queste ipotizzate persone si pronunciano è una dittatura;
invece no, è un paese che si dice democratico, è l’Italia.
Quanto è accaduto coi funerali di
Eric Priebke è vergognoso. Nessuno degli indignati per una ventilata messa in
suo suffragio è cristiano? Nessuno ha mai letto un verso di Dante Alighieri?
Nessuno ha mai sentito il motto latino parce
sepulto? E il Papa, il buon Francesco, quello che bacia a tutto spiano, che
caracolla come un contadino al termine di una lunga faticosa giornata di
lavoro, quello che parla col buon senso di un parroco di campagna, che ama
stare con la povera gente che soffre, non ha saputo niente a proposito della
morte e dei funerali di Eric Priebke? E se sì, neppure lui, colto – si dice! –
gesuita ha mai letto Dante?
“Orribil furon li peccati miei –
dice Manfredi nel III del Purgatorio – ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
/ che prende ciò che si rivolge a lei. / Se ‘l pastor di Cosenza, che a la
caccia / di me fu messo per Clemente allora, / avesse in Dio ben letta questa faccia, / l’ossa del corpo
mio sarieno ancora / in co del ponte presso a Benevento, / sotto la guardia de
la grave mora. / Or le bagna la pioggia e move il vento…”. Sintetizzo: orribili
furono i miei peccati, ma la misericordia di Dio è infinita e abbraccia quanti
a lei si affidano. Se il vescovo di
Cosenza che mi fu messo alle calcagna da papa Clemente avesse saputo scorgere
in Dio questo aspetto, io sarei ancora nella mia tomba. E invece ora il mio corpo
è esposto alle ingiurie dell’acqua e del vento…
Manfredi, figlio di Federico II,
si riconosceva peccatore; ed altrettanto ha fatto Priebke se è vero che era un
cristiano che periodicamente si avvicinava a Dio con la comunione. Tedesco
l’uno, tedesco l’altro. Avversato l’uno, avversato l’altro. Francesco come
Clemente! Nulla è cambiato. La politica prima di tutto, soprattutto, überalles! Oltre
perfino Dio.
Ora in Italia si apprestano ad
introdurre il reato di negazionismo. Non si pensi ad un generico negazionismo.
No, ci mancherebbe altro! Se si dicesse: io nego che Mussolini sia stato un
grande statista, evviva, si risponderebbe: meriti un premio. Se si dicesse: io
nego Dio, la Vergine ,
i Santi, e chi se ne fotte si risponderebbe. No, il negazionismo non è uguale
per tutti. Il negazionismo che si vuole punire è quello che riguarda tutto ciò
che in qualche modo, riferentesi alla persecuzione degli ebrei nel corso del
secondo conflitto mondiale, si discosti dalla vulgata ebraica. Sicché, addio
ricerca storica, addio intelligenza critica, tutto è stato già acclarato e
nulla può essere detto contro la riammessa “bestia trionfante”.
Su Priebke c’è poco da
aggiungere. Egli stesso ha raccontato davanti a tutti di aver eseguito un
ordine in tempo di guerra. Fu un mostro? Dirlo in tempo di pace è la cosa più
semplice e più facile di questo mondo. Punì l’attentato di Via Rasella dove
furono uccisi in un agguato più di trenta soldati tedeschi, giovanissimi. Se ha
un senso chiamarlo boia, è quello politico.
Ma gli italiani dovrebbero
sapere, i tanti ignorantissimi italiani dovrebbero sapere che il generale
Enrico Cialdini, cui sono intitolate vie, piazze ed elevati monumenti in tutta
Italia, eroe del Risorgimento, nel 1861 fece radere al suolo di notte due paesi
in provincia di Benevento, Pontelandolfo e Casalduni, massacrando giovani,
vecchi, donne e bambini, provocando un migliaio di vittime, paesi ritenuti
responsabili dell’agguato e della morte di 41 bersaglieri nel corso di quella
guerra, mai riconosciuta come tale, detta lotta al brigantaggio.
Non si ricordano questi tristi
episodi per rinfocolare odi, ma semplicemente per ricordare che in guerra c’è
una ragione che prescinde dalla volontà del singolo; che la guerra va
combattuta per vincerla. Se poi si uccide anche per il piacere di uccidere e
non solo o non tanto per senso del dovere è cosa che attiene la coscienza
individuale, non facilmente inverabile dagli uomini.
Personalmente ritengo che la
persecuzione degli ebrei, come qualsiasi altra persecuzione, esercitata solo
per l’appartenenza ad un popolo o ad una razza, è abominevole. Purtroppo nel
corso dei millenni e anche in tempi a noi vicini ci sono state persecuzioni
orribili, compresa quella degli ebrei, ma anche degli armeni, ma anche dei
curdi. C’è poco da negare. Negarlo è da mentecatti. Ma proibirlo per legge è
come proibire per legge qualsiasi malattia o disturbo mentale. E’ un obbrobrio
tanto grave quanto grave si ritiene sia quello di negare che la persecuzione ci
sia stata. La legge sul negazionismo non va contro gli ignoranti e i fanatici
che negano ora questo ora quel gravissimo fatto, ma penalizza lo storico, il
ricercatore, l’intellettuale che non pone mai limiti alla ricerca della verità.
E non li pone per principio e per prassi.
Ci si potrebbe chiedere perché in
Italia si introduce questa legge. Un po’ per scimmiottare altri paesi e un po’
per sedare la gente. Il negazionismo rientra tra le tante manifestazioni di
buonismo, di propaganda politica. Sono gli illusori risarcimenti per i reali
danni che gli italiani subiscono ogni giorno per una politica scellerata che
dura da almeno cinquant’anni, per le condizioni di ristrettezza economica in
cui vivono, per i tanti arrangiamenti in tutti i settori della vita sociale. Sono
dosi di oppio distribuite attraverso divagazioni mediatiche: accoglienza degli
immigrati, casi quotidiani di femminicidio, quote rose obbligatorie nelle liste
elettorali, continue cerimonie per ricordare eventi emotivamente coinvolgenti, amnistia
e indulto per i carcerati, tutto ciò insomma che distrae la gente dai problemi più
urgenti e brucianti della vita. Sono i nuovi circenses.
Parole chiave: Priebke Negazionismo Cialdini Brigantaggio
Argomento: Propaganda politica
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