Il berlusconismo ha fatto molte
vittime, puntualmente registrate a quell’ufficio brevetti che è la stampa
antiberlusconiana. Una tipologia di vittime, però, è sfuggita all’attenta rassegna
che iniziò con Montanelli ed è giunta a Travaglio, via Scalfaro, Scalfari e Scalfarotti
vari. Sono le vittime degli apprendisti stregoni. Coloro, cioè, che hanno
pensato di fare i “Berlusconi”: se è riuscito lui, perché non dovrei riuscire
io?
Tutto iniziò con la discesa in
campo del Cavaliere. Pochi credevano al suo successo. S’infrangerà – pensavano
– contro gli scogli sui quali cantano le sirene del potere. Invece Berlusconi fu
più bravo perfino di Ulisse, che secondo il racconto di Omero, si fece legare
dai suoi marinai all’albero della nave per godere del canto senza rimanerne
vittima. Berlusconi sentì, si fermò e prese a bordo perfino le sirene. Insomma,
sconfisse tutto e tutti e per vent’anni se l’è goduta tenendo in ambasce i suoi
nemici, i quali per potergli infliggere qualche colpo hanno dovuto squalificare
se stessi e l’istituzione che rappresentavano, vedi alte cariche dello Stato,
vedi magistratura.
Berlusconismo significa passare
attraverso i cinque stadi dell’uomo ipotizzati dal Verga: da Padron ‘Ntoni
Malavoglia all’Uomo di lusso. E va bene che alla fine si rimane vinti: è il
destino dell’uomo; e di Berlusconi in quanto uomo.
Il berlusconismo, però, è un
fenomeno assai più complesso di quanto non dica la sua confezione, consiste,
visto appunto di fuori, nel mettersi in proprio a fare politica da parte di chi
politico non è: imprenditori, manager, magistrati, intellettuali. Categorie,
queste, che in genere hanno in uggia i “politici di professione” che si muovono
nel “teatrino della politica”. Molti hanno tentato di fare lo stesso. Nessuno è
riuscito.
Mario Monti, per non sembrare un
berlusconiano copione, è disceso in politica dicendo, però, di essere salito;
come se bastassero le parole a cambiare le cose, a trasformare la Fossa delle Antille
nell’Everest. Ora si è accorto che la mamma aveva ragione a sconsigliarlo di mettersi
in politica. Alle prime difficoltà il Professore ha fatto non come un politico
avrebbe fatto, ma come in genere fa uno che in politica non sa stare: ha
lasciato il suo partito, formato da quattro gatti istruiti e similberlusconiani
e se n’è andato, chiamandoli ingrati e traditori. In verità il Professore,
nominato da Napolitano Senatore a vita “di scopo”, si era adontato per essere
riuscito a malapena alle elezioni di febbraio a raggiungere la soglia per
portare qualcuno in Senato. Ma come? – avrà pensato – Berlusconi che in
politica “è disceso” è riuscito a prendere ancora una caterva di voti e io, che
invece “sono salito”, sono stato così maltrattato? In realtà Berlusconi con la
politica è salito davvero, mentre Monti è sceso, altrettanto davvero. In
ragione del fiasco elettorale – la politica si è vendicata nei suoi confronti –
Monti è finito nello spazio grigio di chi non conta nulla. La vera ragione del
suo abbandono sarebbe questa.
Luca Cordero di Montezemolo,
altro Berlusconi fallito, ha tagliato la corda prima. Pensava di raggiungere
chissà quale vetta con la sua “Italia Futura”. E’ sparito, purtroppo con tutta
la sua Ferrari, che da tre anni ormai morde la polvere della Red Bull e della
Mercedes.
Ora è la volta di Passera, l’ex
ministro montiano, che non volle candidarsi alle elezioni di febbraio, in
disaccordo sulle metodologie elettorali da seguire. Già manager di Poste
Italiane e gran commis di importanti aziende, ha annunciato di voler scendere
in campo. Ha fatto come fece Achille – oggi è giornata di eroi omerici – che
decise di scendere in campo dopo la morte dell’amico Patroclo e si mise ad
urlare per il dolore e per la rabbia contro i troiani, che secondo Omero si spaventarono
assai. Ma in Italia dell’urlo di Passera non si è accorto nessuno. Figurarsi
quanto se ne fottono gli italiani di uno che alla fine del 2011 fu posto al
governo come si mette un pupazzo nel presepe.
Quel che questi signori, affetti
da berlusconite acuta, non vogliono o non sanno capire è che in un sistema
democratico i voti li dà il popolo, ossia i milioni di elettori appartenenti a
tutte le età da diciotto anni in poi, a tutte le categorie sociali, a tutte le
condizioni economiche. I vari Montezemolo, Passera e colleghi possono
certamente aspirare a qualche carica importante se a darla è un ristretto
numero di persone loro pari, che so, un consiglio di amministrazione, una
lobbie bancaria. Ma se a decidere sono gli elettori, quali possibilità hanno? Nessuna.
Questi signori sono digiuni non
solo di politica, ma anche di conoscenze storiche e dei fondamentali di
sociologia. Non riescono ad uscire dal loro ristretto ambito e pensano di
contare nel paese quanto contano nei loro consigli di amministrazione. In
questa loro convinzione trovano nei giornali, che sono in gran parte di loro
proprietà, lo specchio delle brame della matrigna, di fronte al quale ricevono
le risposte che vogliono.
Berlusconi, checché se ne dica,
era un politico prima ancora di scendere in politica. Se ne avesse o meno
contezza, è un altro discorso. Era un animale politico con tutte le
attrezzature che servivano. A lui non piacerà essere paragonato a Gramsci e sicuramente
Gramsci si rivolterà nella tomba se paragonato a lui; ma è gramscismo quando si
dice che prima di avere il consenso politico della gente è necessario
acculturarla. E che cosa ha fatto Berlusconi? Esattamente questo: quella gente
è stata raggiunta e convinta da lui attraverso la cultura televisiva e calcistica,
espressa dagli spettacoli della Tv commerciale e della squadra di calcio del
Milan. E’ attraverso questo tipo di cultura che Berlusconi è diventato quello
che è diventato. Ma i Monti, i Montezemolo, i Passera chi li conosce fuori da
quel mondo in cui operano da protagonisti assoluti, senza cioè ricevere
approvazione o consenso popolari? Ed essi, che sanno del mondo che è fuori da
quei loro confini?
La crisi italiana è certamente
economica, in dipendenza anche di crisi internazionali; ma la vera e più grave
crisi è la mancanza di una classe politica capace; è l’inadeguatezza di un
sistema politico che non consente di esprimere al paese un’élite in grado di
governare in maniera stabile ed efficace. Altro che Monti, Montezemolo o
Passera!
Parole chiave: Monti
Montezemolo Passera Berlusconismo
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