domenica 20 ottobre 2013

Monti, Montezemolo, Passera e i dilettanti della politica


Il berlusconismo ha fatto molte vittime, puntualmente registrate a quell’ufficio brevetti che è la stampa antiberlusconiana. Una tipologia di vittime, però, è sfuggita all’attenta rassegna che iniziò con Montanelli ed è giunta a Travaglio, via Scalfaro, Scalfari e Scalfarotti vari. Sono le vittime degli apprendisti stregoni. Coloro, cioè, che hanno pensato di fare i “Berlusconi”: se è riuscito lui, perché non dovrei riuscire io?  
Tutto iniziò con la discesa in campo del Cavaliere. Pochi credevano al suo successo. S’infrangerà – pensavano – contro gli scogli sui quali cantano le sirene del potere. Invece Berlusconi fu più bravo perfino di Ulisse, che secondo il racconto di Omero, si fece legare dai suoi marinai all’albero della nave per godere del canto senza rimanerne vittima. Berlusconi sentì, si fermò e prese a bordo perfino le sirene. Insomma, sconfisse tutto e tutti e per vent’anni se l’è goduta tenendo in ambasce i suoi nemici, i quali per potergli infliggere qualche colpo hanno dovuto squalificare se stessi e l’istituzione che rappresentavano, vedi alte cariche dello Stato, vedi magistratura.
Berlusconismo significa passare attraverso i cinque stadi dell’uomo ipotizzati dal Verga: da Padron ‘Ntoni Malavoglia all’Uomo di lusso. E va bene che alla fine si rimane vinti: è il destino dell’uomo; e di Berlusconi in quanto uomo.
Il berlusconismo, però, è un fenomeno assai più complesso di quanto non dica la sua confezione, consiste, visto appunto di fuori, nel mettersi in proprio a fare politica da parte di chi politico non è: imprenditori, manager, magistrati, intellettuali. Categorie, queste, che in genere hanno in uggia i “politici di professione” che si muovono nel “teatrino della politica”. Molti hanno tentato di fare lo stesso. Nessuno è riuscito.
Mario Monti, per non sembrare un berlusconiano copione, è disceso in politica dicendo, però, di essere salito; come se bastassero le parole a cambiare le cose, a trasformare la Fossa delle Antille nell’Everest. Ora si è accorto che la mamma aveva ragione a sconsigliarlo di mettersi in politica. Alle prime difficoltà il Professore ha fatto non come un politico avrebbe fatto, ma come in genere fa uno che in politica non sa stare: ha lasciato il suo partito, formato da quattro gatti istruiti e similberlusconiani e se n’è andato, chiamandoli ingrati e traditori. In verità il Professore, nominato da Napolitano Senatore a vita “di scopo”, si era adontato per essere riuscito a malapena alle elezioni di febbraio a raggiungere la soglia per portare qualcuno in Senato. Ma come? – avrà pensato – Berlusconi che in politica “è disceso” è riuscito a prendere ancora una caterva di voti e io, che invece “sono salito”, sono stato così maltrattato? In realtà Berlusconi con la politica è salito davvero, mentre Monti è sceso, altrettanto davvero. In ragione del fiasco elettorale – la politica si è vendicata nei suoi confronti – Monti è finito nello spazio grigio di chi non conta nulla. La vera ragione del suo abbandono sarebbe questa.
Luca Cordero di Montezemolo, altro Berlusconi fallito, ha tagliato la corda prima. Pensava di raggiungere chissà quale vetta con la sua “Italia Futura”. E’ sparito, purtroppo con tutta la sua Ferrari, che da tre anni ormai morde la polvere della Red Bull e della Mercedes.
Ora è la volta di Passera, l’ex ministro montiano, che non volle candidarsi alle elezioni di febbraio, in disaccordo sulle metodologie elettorali da seguire. Già manager di Poste Italiane e gran commis di importanti aziende, ha annunciato di voler scendere in campo. Ha fatto come fece Achille – oggi è giornata di eroi omerici – che decise di scendere in campo dopo la morte dell’amico Patroclo e si mise ad urlare per il dolore e per la rabbia contro i troiani, che secondo Omero si spaventarono assai. Ma in Italia dell’urlo di Passera non si è accorto nessuno. Figurarsi quanto se ne fottono gli italiani di uno che alla fine del 2011 fu posto al governo come si mette un pupazzo nel presepe.
Quel che questi signori, affetti da berlusconite acuta, non vogliono o non sanno capire è che in un sistema democratico i voti li dà il popolo, ossia i milioni di elettori appartenenti a tutte le età da diciotto anni in poi, a tutte le categorie sociali, a tutte le condizioni economiche. I vari Montezemolo, Passera e colleghi possono certamente aspirare a qualche carica importante se a darla è un ristretto numero di persone loro pari, che so, un consiglio di amministrazione, una lobbie bancaria. Ma se a decidere sono gli elettori, quali possibilità hanno? Nessuna.
Questi signori sono digiuni non solo di politica, ma anche di conoscenze storiche e dei fondamentali di sociologia. Non riescono ad uscire dal loro ristretto ambito e pensano di contare nel paese quanto contano nei loro consigli di amministrazione. In questa loro convinzione trovano nei giornali, che sono in gran parte di loro proprietà, lo specchio delle brame della matrigna, di fronte al quale ricevono le risposte che vogliono. 
Berlusconi, checché se ne dica, era un politico prima ancora di scendere in politica. Se ne avesse o meno contezza, è un altro discorso. Era un animale politico con tutte le attrezzature che servivano. A lui non piacerà essere paragonato a Gramsci e sicuramente Gramsci si rivolterà nella tomba se paragonato a lui; ma è gramscismo quando si dice che prima di avere il consenso politico della gente è necessario acculturarla. E che cosa ha fatto Berlusconi? Esattamente questo: quella gente è stata raggiunta e convinta da lui attraverso la cultura televisiva e calcistica, espressa dagli spettacoli della Tv commerciale e della squadra di calcio del Milan. E’ attraverso questo tipo di cultura che Berlusconi è diventato quello che è diventato. Ma i Monti, i Montezemolo, i Passera chi li conosce fuori da quel mondo in cui operano da protagonisti assoluti, senza cioè ricevere approvazione o consenso popolari? Ed essi, che sanno del mondo che è fuori da quei loro confini?
La crisi italiana è certamente economica, in dipendenza anche di crisi internazionali; ma la vera e più grave crisi è la mancanza di una classe politica capace; è l’inadeguatezza di un sistema politico che non consente di esprimere al paese un’élite in grado di governare in maniera stabile ed efficace. Altro che Monti, Montezemolo o Passera! 

Parole chiave:  Monti  Montezemolo  Passera  Berlusconismo

Argomento: Crisi di sistema

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