domenica 13 ottobre 2013

Vendola lasci la Regione e pensi al partito


Un sondaggio di TeleRama chiede ai pugliesi se sono o meno d’accordo per un terzo mandato di Vendola alla presidenza della Regione Puglia. E’ probabile che i pugliesi siano favorevoli. Le domande poste nei sondaggi non lasciano spazio a ragionamenti critici: o si dice sì o si dice no. Il che falsa il problema, perché dire no ad un terzo mandato alla regione equivarrebbe ad una bocciatura, anche quando quel no sarebbe una promozione a qualcosa di più importante, che però nel quesito non compare.  Chi vuole bene a Vendola è tentato di dire sì ad un terzo e magari ad un quarto mandato. Se poi quel bene emotivo è precone di un bene concreto è da dimostrare.
Personalmente ritengo che le due cose, presidenza alla regione e impegno nazionale, non vadano bene, perché, checché dicano i politofobi che denigrano la politica dalla mattina alla sera – qualche volta mi ci metto pure io – essa resta la più importante e la meno sostituibile delle attività pubbliche della persona; e se esercitata come si deve non consente distrazioni o sovrapposizioni. Dunque, la penso così: Vendola o presidente della regione o leader nazionale di partito.
Questo secondo mandato di Vendola, che scadrà di qui a due anni, non ha fatto registrare grandi cose. Soprattutto l’impegno profuso nella politica nazionale lo ha distolto dai problemi amministrativi regionali, relegandoli ad attività secondaria. Se pure non fosse stato così, così è apparso, così è stato recepito; e in politica conta molto quello che appare. E’ mancato l’entusiasmo del primo mandato; le realizzazioni, l’ottimismo, il coraggio di fare delle cose diverse, nuove. E’ mancata la sfida. La vicenda della sanità, dalla quale Vendola è stato più che sfiorato sul piano giudiziario; la questione gravissima dell’Ilva di Taranto, che non può non riguardare anche il suo ruolo di vigilanza e di garanzia del rispetto delle norme in fatto di ambiente e di salute, ne hanno appannato l’immagine. Non è stato senza significato quel suo temporeggiare e tentennare sulla via da scegliere dopo le Politiche del 24-25 febbraio se optare per la Camera e impegnarsi per la Nazione o rimanere alla Regione per altri due anni e continuare l’opera amministrativa iniziata. La soluzione delle “larghe intese”, anche se precaria, ha di fatto messo fuori gioco il partito di Vendola e in qualche modo ha congelato la dialettica  politica nazionale, concedendo al leader di Sel un po’ di tempo.
Nella prospettiva di nuove elezioni, un terzo mandato alla regione sarebbe per Vendola francamente un après saison inutile e forse anche dannoso, perché peraltro lo sottrarrebbe ad un impegno pieno al dibattito politico nazionale. Come dire? Vendola a Bari ha fatto il suo tempo.
Sarebbe importante, invece, il suo ruolo nella politica nazionale. Il contributo che lui può dare allo schieramento di centrosinistra può essere importante per il ripristino del bipartitismo, che sarebbe un chiarimento importante per il paese sotto il profilo politico.
Egli ha più di chiunque altro a sinistra la possibilità di contendere a Grillo e al Movimento 5 Stelle quell’elettorato che nelle ultime elezioni ha trasmigrato in maniera massiccia e se vogliamo sconsiderata sia dal Pd e sinistra in generale che dal Pdl. Così come a destra lo stesso ruolo potrebbe averlo il partito che si sta strutturando con la Meloni e Alemanno.
Quanto stanno dimostrando Grillo e grillini non va oltre un dilettantismo, che per la consistenza che ha, è davvero nocivo al paese, mortificante a tratti per le persone che lo esprimono. Se una parte di quei milioni di elettori si fosse espressa con maggiore serenità, senza abbandonarsi alla nevrosi dell’antipolitica, oggi avremmo un governo diverso, una situazione politica meno precaria e meno confusa.
Vendola rappresenta oggi il leader, forse l’unico rimasto, delle tante sinistre che fino all’era Prodi hanno avuto un ruolo anche decisivo, il più attendibile sulla piazza. Oggi non si tratta più neppure di cespugli, come una volta erano detti i tanti partitini sotto la quercia di Occhetto o l’ulivo di Prodi, ma di persone singole in cerca di una casa politica e di un ruolo. La casa e il ruolo glieli può dare Vendola, che ha saputo col suo partito “Sinistra Ecologia e Libertà” ridare fiato a tutto un universo che dai Verdi andava ai Comunisti Italiani. Vendola, insomma, è l’unico che col suo carisma può recuperare i voti allontanatisi dal loro sito naturale e finiti in gran parte nel movimento di Grillo, per restituire al centrosinistra una componente più robusta a lato del Pd. Una sorta di valenzino, che era quel secondo cavallo che si attaccava a lato del cavallo centrale per fargli mantenere meglio la strada e aiutarlo a tirare. Metafora per dire che il centrosinistra ha bisogno di un riequilibratore a sinistra, senza cui varrebbe meno di un qualsiasi grigio centrodestra. Così come nel centrodestra, senza un valenzino riequilibratore, qualsiasi governo varrebbe meno di un governo balneare come si chiamavano certi governi in era democristiana.
Oggi a sinistra non ci sono più i partiti che c’erano una volta; ma è rimasto l’elettorato, che si esprime e si propone in forme ribellistiche e anarcoidi di protesta episodica, stabilendo spontanee e improbabili colleganze tra di loro, come accade coi No Tav a Nord e i No Tap a Sud. Tra i compiti della politica  c’è stato e resta ancora oggi  quello di organizzare le proteste dei cittadini elettori e incanalarle in un progetto organico. Ciò che solo i partiti possono fare. Questo compito Vendola lo può svolgere a sinistra. Così come a destra potrebbe svolgerlo Fratelli d’Italia o Nuova Italia.

Ecco perché al sondaggio di TeleRama conviene dire no al terzo mandato regionale per Vendola e augurarsi che egli possa dare un contributo di chiarezza e di organizzazione al quadro politico nazionale.

Parole chiave: Vendola  Regione  Sel  Bipartitismo

Argomento: Candidatura Puglia 2015 

Nessun commento:

Posta un commento