Un sondaggio di TeleRama chiede
ai pugliesi se sono o meno d’accordo per un terzo mandato di Vendola alla
presidenza della Regione Puglia. E’ probabile che i pugliesi siano favorevoli.
Le domande poste nei sondaggi non lasciano spazio a ragionamenti critici: o si
dice sì o si dice no. Il che falsa il problema, perché dire no ad un terzo
mandato alla regione equivarrebbe ad una bocciatura, anche quando quel no
sarebbe una promozione a qualcosa di più importante, che però nel quesito non
compare. Chi vuole bene a Vendola è
tentato di dire sì ad un terzo e magari ad un quarto mandato. Se poi quel bene
emotivo è precone di un bene concreto è da dimostrare.
Personalmente ritengo che le due
cose, presidenza alla regione e impegno nazionale, non vadano bene, perché,
checché dicano i politofobi che denigrano la politica dalla mattina alla sera –
qualche volta mi ci metto pure io – essa resta la più importante e la meno
sostituibile delle attività pubbliche della persona; e se esercitata come si
deve non consente distrazioni o sovrapposizioni. Dunque, la penso così: Vendola
o presidente della regione o leader nazionale di partito.
Questo secondo mandato di
Vendola, che scadrà di qui a due anni, non ha fatto registrare grandi cose.
Soprattutto l’impegno profuso nella politica nazionale lo ha distolto dai
problemi amministrativi regionali, relegandoli ad attività secondaria. Se pure
non fosse stato così, così è apparso, così è stato recepito; e in politica
conta molto quello che appare. E’ mancato l’entusiasmo del primo mandato; le
realizzazioni, l’ottimismo, il coraggio di fare delle cose diverse, nuove. E’ mancata
la sfida. La vicenda della sanità, dalla quale Vendola è stato più che sfiorato
sul piano giudiziario; la questione gravissima dell’Ilva di Taranto, che non
può non riguardare anche il suo ruolo di vigilanza e di garanzia del rispetto
delle norme in fatto di ambiente e di salute, ne hanno appannato l’immagine.
Non è stato senza significato quel suo temporeggiare e tentennare sulla via da
scegliere dopo le Politiche del 24-25 febbraio se optare per la Camera e impegnarsi per la Nazione o rimanere alla
Regione per altri due anni e continuare l’opera amministrativa iniziata. La
soluzione delle “larghe intese”, anche se precaria, ha di fatto messo fuori
gioco il partito di Vendola e in qualche modo ha congelato la dialettica politica nazionale, concedendo al leader di
Sel un po’ di tempo.
Nella prospettiva di nuove
elezioni, un terzo mandato alla regione sarebbe per Vendola francamente un après saison inutile e forse anche
dannoso, perché peraltro lo sottrarrebbe ad un impegno pieno al dibattito
politico nazionale. Come dire? Vendola a Bari ha fatto il suo tempo.
Sarebbe importante, invece, il
suo ruolo nella politica nazionale. Il contributo che lui può dare allo
schieramento di centrosinistra può essere importante per il ripristino del
bipartitismo, che sarebbe un chiarimento importante per il paese sotto il
profilo politico.
Egli ha più di chiunque altro a
sinistra la possibilità di contendere a Grillo e al Movimento 5 Stelle
quell’elettorato che nelle ultime elezioni ha trasmigrato in maniera massiccia
e se vogliamo sconsiderata sia dal Pd e sinistra in generale che dal Pdl. Così
come a destra lo stesso ruolo potrebbe averlo il partito che si sta
strutturando con la Meloni
e Alemanno.
Quanto stanno dimostrando Grillo
e grillini non va oltre un dilettantismo, che per la consistenza che ha, è
davvero nocivo al paese, mortificante a tratti per le persone che lo esprimono.
Se una parte di quei milioni di elettori si fosse espressa con maggiore
serenità, senza abbandonarsi alla nevrosi dell’antipolitica, oggi avremmo un
governo diverso, una situazione politica meno precaria e meno confusa.
Vendola rappresenta oggi il
leader, forse l’unico rimasto, delle tante sinistre che fino all’era Prodi
hanno avuto un ruolo anche decisivo, il più attendibile sulla piazza. Oggi non
si tratta più neppure di cespugli,
come una volta erano detti i tanti partitini sotto la quercia di Occhetto o
l’ulivo di Prodi, ma di persone singole in cerca di una casa politica e di un
ruolo. La casa e il ruolo glieli può dare Vendola, che ha saputo col suo
partito “Sinistra Ecologia e Libertà” ridare fiato a tutto un universo che dai
Verdi andava ai Comunisti Italiani. Vendola, insomma, è l’unico che col suo
carisma può recuperare i voti allontanatisi dal loro sito naturale e finiti in
gran parte nel movimento di Grillo, per restituire al centrosinistra una
componente più robusta a lato del Pd. Una sorta di valenzino, che era quel
secondo cavallo che si attaccava a lato del cavallo centrale per fargli
mantenere meglio la strada e aiutarlo a tirare. Metafora per dire che il
centrosinistra ha bisogno di un riequilibratore a sinistra, senza cui varrebbe
meno di un qualsiasi grigio centrodestra. Così come nel centrodestra, senza un
valenzino riequilibratore, qualsiasi governo varrebbe meno di un governo
balneare come si chiamavano certi governi in era democristiana.
Oggi a sinistra non ci sono più i
partiti che c’erano una volta; ma è rimasto l’elettorato, che si esprime e si
propone in forme ribellistiche e anarcoidi di protesta episodica, stabilendo
spontanee e improbabili colleganze tra di loro, come accade coi No Tav a Nord e
i No Tap a Sud. Tra i compiti della politica
c’è stato e resta ancora oggi
quello di organizzare le proteste dei cittadini elettori e incanalarle
in un progetto organico. Ciò che solo i partiti possono fare. Questo compito
Vendola lo può svolgere a sinistra. Così come a destra potrebbe svolgerlo
Fratelli d’Italia o Nuova Italia.
Ecco perché al sondaggio di
TeleRama conviene dire no al terzo mandato regionale per Vendola e augurarsi
che egli possa dare un contributo di chiarezza e di organizzazione al quadro
politico nazionale.
Parole chiave: Vendola Regione Sel Bipartitismo
Argomento: Candidatura Puglia 2015
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