lunedì 11 marzo 2013

Napolitano dimostri che il Paese non è allo sbando



Lo spettacolo che si ripete ogni giorno in Italia è di una spensieratezza inaudita. Come se tutto andasse a gonfie vele e che le criticità economiche, politiche e finanziarie fossero di una fiction che non ci riguarda. Come assistere ad una pioggia torrenziale e fredda guardando dai vetri della finestra, al caldo e al sicuro dentro casa. C’è da rimanere trasecolati. Invece, piove su di noi.
Dico io: capiamo il fenomeno Grillo, ma rendiamoci conto anche che se è umano sbagliare – come si dice – è diabolico perseverare. Non si tratta solo di irritarsi per quello che all’estero dicono e scrivono di noi, in ragione dell’aver votato due clown, ma soprattutto per quello che fanno. Il declassamento dell’Italia da parte di Fitch, una delle più autorevoli agenzie finanziarie, è solo il primo allarme di quanto potrebbe accadere di qui a non molto. Insomma, dobbiamo vedere la festa per credere al santo?
Continuiamo a fare esattamente quello che abbiamo sempre fatto: i giudici attaccano Berlusconi, Berlusconi escogita espedienti coi suoi avvocati per sottrarsi all’accerchiamento, il Pd s’incarta da sé precludendosi vie di soluzione e nel frattempo litiga al suo interno, Grillo vuole il cento per cento dei consensi del Paese e minaccia se il suo Movimento dovesse dare la fiducia a qualsiasi governo, il Pdl organizza proteste contro i giudici che gli vogliono accoppare il capo e dice tocca al Pd fare la prima mossa, le televisioni continuano a magnificare Grillo e non riescono a vedere il pericolo per la democrazia insito in un fenomeno che opera fuori da ogni controllo e non si sa dove ci potrebbe portare, vecchi e ringalluzziti preti e giullari si risentono sulla scena come protagonisti. Uno scenario che fa ridere per un verso gli stranieri e per un altro li fa impensierire, dato che ormai con la sovranità ridotta dei singoli stati è cresciuta la responsabilità degli stessi nei confronti degli altri. Intanto tutti gli indicatori socio-economici nazionali peggiorano: cresce la disoccupazione, l’euro perde potere d’acquisto e aumenta il costo della vita. 
Napolitano, or non è molto, ha detto in Germania che l’Italia non è allo sbando. E’ tempo che dimostri quello che ha detto. Si stanno verificando cose in Italia fuori da quanto prevede la Costituzione, un po’ per la rivoluzione tecnologica della comunicazione e dell’organizzazione politica, un po’ per l’inadeguatezza della classe dirigente di capire i tempi e i problemi. L’art. 49 della Costituzione dice che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico  a determinare la politica nazionale”. Ma valgono ancora simili categorie politiche? Quanto meno si dovrebbe chiarire che cos’è un partito e che cos’è il metodo democratico. Quello di Grillo, per esempio, non è un partito, è un movimento di rete che opera fuori dalle norme costituzionali di democraticità. E’ una sorta di società semisegreta, perché c’è una grandissima parte dell’Italia che è esclusa dal sapere che cosa faccia questo movimento. Non è colpa di Grillo;  è l’arretratezza del Paese.
Grillo è libero di dare o non dare l’appoggio ad un governo, libero di lasciare la politica. Ma gli altri – e dicendo altri intendo anche i parlamentari cosiddetti grillini – hanno il dovere di essere uomini e cittadini, come del resto preferiscono chiamarsi piuttosto che onorevoli; hanno la responsabilità di dare risposte concrete al Paese, che sia come sia, li ha chiamati a rappresentarlo.
Purtroppo è inutile pensare di responsabilizzare gli intellettuali, gli uomini di cultura, perché essi sono sempre andati in soccorso del vincitore, senza neppure preoccuparsi di chi fosse e dove andasse. Il modo sussiegoso con cui parlano di Grillo li inchioda ad una categoria umana che perfino Dante avrebbe avuto difficoltà a sistemare in qualche girone infernale. Continuano a pensare che l’essere intellettuali appaia tanto più chiaro quanto più eccentrica è la posizione che assumono di fronte alla semplicità e all’immediatezza delle situazioni. Se la macchina corre a rotta di collo non c’è intellettuale italiano che pensi di frenare; e se arranca perfino ad una salita insignificante non c’è intellettuale italiano che pensi di dover accelerare. Nella loro dissonanza di facciata sono di un conformismo vergognosissimo di sostanza.
L’intervento di Napolitano, anche in moral-suasion – trovi lui il modo, come lo ha trovato per la Procura di Palermo e per l’Ilva di Taranto – è più che mai necessario per scuotere un ambiente che si sta pericolosamente accartocciando come – se è permessa qualche divagazione letteraria – la “foglia riarsa” del Montale, simbolo di un male di vivere che vale tanto per il singolo quanto per la società.

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