Lo spettacolo che si ripete ogni
giorno in Italia è di una spensieratezza inaudita. Come se tutto andasse a
gonfie vele e che le criticità economiche, politiche e finanziarie fossero di
una fiction che non ci riguarda. Come
assistere ad una pioggia torrenziale e fredda guardando dai vetri della
finestra, al caldo e al sicuro dentro casa. C’è da rimanere trasecolati.
Invece, piove su di noi.
Dico io: capiamo il fenomeno Grillo,
ma rendiamoci conto anche che se è umano sbagliare – come si dice – è diabolico
perseverare. Non si tratta solo di irritarsi per quello che all’estero dicono e
scrivono di noi, in ragione dell’aver votato due clown, ma soprattutto per
quello che fanno. Il declassamento dell’Italia da parte di Fitch, una delle più
autorevoli agenzie finanziarie, è solo il primo allarme di quanto potrebbe
accadere di qui a non molto. Insomma, dobbiamo vedere la festa per credere al
santo?
Continuiamo a fare esattamente quello
che abbiamo sempre fatto: i giudici attaccano Berlusconi, Berlusconi escogita
espedienti coi suoi avvocati per sottrarsi all’accerchiamento, il Pd s’incarta
da sé precludendosi vie di soluzione e nel frattempo litiga al suo interno,
Grillo vuole il cento per cento dei consensi del Paese e minaccia se il suo
Movimento dovesse dare la fiducia a qualsiasi governo, il Pdl organizza
proteste contro i giudici che gli vogliono accoppare il capo e dice tocca al Pd
fare la prima mossa, le televisioni continuano a magnificare Grillo e non
riescono a vedere il pericolo per la democrazia insito in un fenomeno che opera
fuori da ogni controllo e non si sa dove ci potrebbe portare, vecchi e
ringalluzziti preti e giullari si risentono sulla scena come protagonisti. Uno
scenario che fa ridere per un verso gli stranieri e per un altro li fa
impensierire, dato che ormai con la sovranità ridotta dei singoli stati è
cresciuta la responsabilità degli stessi nei confronti degli altri. Intanto
tutti gli indicatori socio-economici nazionali peggiorano: cresce la
disoccupazione, l’euro perde potere d’acquisto e aumenta il costo della
vita.
Napolitano, or non è molto, ha
detto in Germania che l’Italia non è allo sbando. E’ tempo che dimostri quello
che ha detto. Si stanno verificando cose in Italia fuori da quanto prevede la Costituzione , un po’
per la rivoluzione tecnologica della comunicazione e dell’organizzazione
politica, un po’ per l’inadeguatezza della classe dirigente di capire i tempi e
i problemi. L’art. 49 della Costituzione dice che “Tutti i cittadini hanno
diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica
nazionale”. Ma valgono ancora simili categorie politiche? Quanto meno si
dovrebbe chiarire che cos’è un partito e che cos’è il metodo democratico.
Quello di Grillo, per esempio, non è un partito, è un movimento di rete che
opera fuori dalle norme costituzionali di democraticità. E’ una sorta di
società semisegreta, perché c’è una grandissima parte dell’Italia che è esclusa
dal sapere che cosa faccia questo movimento. Non è colpa di Grillo; è l’arretratezza del Paese.
Grillo è libero di dare o non
dare l’appoggio ad un governo, libero di lasciare la politica. Ma gli altri – e
dicendo altri intendo anche i parlamentari cosiddetti grillini – hanno il
dovere di essere uomini e cittadini, come del resto preferiscono chiamarsi
piuttosto che onorevoli; hanno la responsabilità di dare risposte concrete al
Paese, che sia come sia, li ha chiamati a rappresentarlo.
Purtroppo è inutile pensare di
responsabilizzare gli intellettuali, gli uomini di cultura, perché essi sono
sempre andati in soccorso del vincitore, senza neppure preoccuparsi di chi
fosse e dove andasse. Il modo sussiegoso con cui parlano di Grillo li inchioda
ad una categoria umana che perfino Dante avrebbe avuto difficoltà a sistemare
in qualche girone infernale. Continuano a pensare che l’essere intellettuali
appaia tanto più chiaro quanto più eccentrica è la posizione che assumono di
fronte alla semplicità e all’immediatezza delle situazioni. Se la macchina
corre a rotta di collo non c’è intellettuale italiano che pensi di frenare; e
se arranca perfino ad una salita insignificante non c’è intellettuale italiano
che pensi di dover accelerare. Nella loro dissonanza di facciata sono di un
conformismo vergognosissimo di sostanza.
L’intervento di Napolitano, anche
in moral-suasion – trovi lui il modo,
come lo ha trovato per la
Procura di Palermo e per l’Ilva di Taranto – è più che mai
necessario per scuotere un ambiente che si sta pericolosamente accartocciando
come – se è permessa qualche divagazione letteraria – la “foglia riarsa” del
Montale, simbolo di un male di vivere che vale tanto per il singolo quanto per
la società.
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