giovedì 7 marzo 2013

Berlusconi negozi il suo ritiro



Berlusconi è stato condannato dai giudici milanesi a un anno di reclusione per la faccenda della rivelazione del contenuto di una telefonata tra Piero Fassino e il Presidente della Banca Unipol Giovanni Consorte, nel corso della quale l’esponente degli allora Democratici di Sinistra, esclamò contento: “allora, abbiamo una banca!”. E’ l’ennesima condanna vuota di qualsiasi contenuto penale, a parte i danni alla parte lesa (Fassino) quantificati in ottantamila euro, a fronte del milione richiesto. Seguirà, infatti, prescrizione.
Da quando è sceso in politica, Berlusconi ha dovuto affrontare un fiume lungo, sinuoso e torrentizio di processi, dai quali è uscito quasi sempre assolto, spendendo centinaia di milioni di euro in spese legali. Saranno stati una cinquantina i processi, che hanno impedito al Paese di procedere lungo un cammino già di per sé impervio per le note congiunture internazionali, che hanno esposto l’Italia a giudizi e battute gravemente lesivi della reputazione nazionale.
Una guerra giudiziaria, già iniziata nel 1994, all’indomani della nomina a Presidente del Consiglio, mentre Berlusconi era a Napoli in una conferenza internazionale, dalla quale non è uscito né sconfitto né malconcio, ma alleggerito di centinaia di milioni di euro. Non altrettanto si può dire del sistema politico e giudiziario italiano, che invece è ridotto alle pezze: quello politico lo abbiamo sotto i nostri occhi, delegittimato e invalidato; quello giudiziario non credibile in quanto incapace di vincere la guerra ingaggiata, se si eccettuano piccole scaramucce, pagate in termini di reputazione e di credibilità del sistema giudiziario italiano nel suo complesso. E’ appena il caso di aggiungere che i tanti magistrati che si sono dati alla politica è il segno di un processo di politicizzazione della giustizia che scredita e inficia lo Stato di diritto.
La strada giudiziaria per combattere Berlusconi ha finito per coinvolgere tutte le più importanti istituzioni del Paese, piegando un sistema politico già di per sé gravemente compromesso. Addentrarsi nei vari processi, che si sono conclusi con assoluzioni, prescrizioni, amnistie, depenalizzazioni, è un compito lungo e complesso, che in ogni caso non darebbe un’indicazione per uscire dall’ingorgo politico-giudiziario. Il punto dal quale partire è come giungere ad un armistizio in questa guerra che vede magistrati contro Berlusconi, molto spesso su posizioni strumentali, come a non voler concedere tregua ad un uomo che sembra come quegli eroi del mito, Achille o Sigfrido, praticamente invulnerabile. Trovare la soluzione non dovrebbe essere difficile in un paese come il nostro, che vanta i più scafati pensatori politici del mondo e della storia.
Berlusconi è da vent’anni a questa parte il vero problema del Paese. Qui non si vuole affatto né condannarlo né assolverlo, non per ignavia, da cui chi scrive è assolutamente immune, ma perché ormai si è giunti ad un punto tale che la questione non ritarda ma impedisce qualsiasi ripresa del sistema Italia. Lo prova il fatto che mentre la congiuntura in cui ci troviamo necessita di un’intesa tra le forze politiche per dar vita ad un governo che prepari una sorta di rifondazione del Paese, la magistratura imperversa vanamente contro un uomo, che, forte di una cintura di protezione politica testata dalle ultime elezioni, resiste e rilancia manifestazioni di piazza, che aggiungono disordine e confusione nel Paese.
Massimo D’Alema vorrebbe che ci fosse un’intesa tra le forze politiche, Pdl compreso, ma con l’esclusione della persona di Berlusconi, per dar vita ad un governo di emergenza, che facesse alcune cose importanti, fra le quali la legge elettorale, per poter ripartire. Si può anche pensare che D’Alema abbia assunto questa posizione con un occhio al Quirinale, che aspetta, come sappiamo, il nuovo inquilino. Ma, ingenua o maliziosa considerazione che sia, questa del Quirinale, non si può non essere d’accordo su un’intesa di vera e propria costituente, da realizzare con tappe programmate.
Dalle ultime consultazioni è uscito un quadro politico davvero sconfortante, in un momento politico e sociale che avrebbe richiesto indicazioni più precise e serie. Siamo invece in presenza di tre forze politiche che più o meno, premi di maggioranza a parte, si equivalgono. Due appartengono all’establishment, l’altra è espressione di una sorta di confuso ribellismo indisponibile a dare il proprio contributo alla rifondazione del sistema politico italiano.
Di fronte alle incertezze del momento, agli attacchi che ormai si sferrano anche selvaggiamente, sarebbe auspicabile che si giungesse ad una tregua costruttiva. Qualcuno dovrebbe negoziarla, sapendo di dover rinunciare a qualcosa per il bene del Paese.

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