mercoledì 20 marzo 2013

La primavera italica...ha dda venì



La politica dovrebbe seguire l’esempio della chiesa. Si fa per dire, perché la politica non è l’istituzione, l’ordine, il definito; è il magma, il disordine, l’indefinito. Perciò si dice che la politica è l’arte del possibile. Ma guardare a quel che accade dove l’ordine c’è non è male, può servire.
Ho sempre pensato e qualche volta detto che non ha senso essere antifascisti o anticomunisti e prendersela col fascismo e col comunismo storici, perché quando l’uno o l’altro si riproporranno nell’attualità politica lo faranno con forme e apparenze diverse e non chiederanno permesso a nessuno, perché a quel punto nessuno o quasi gli è più contro.
Stiamo assistendo tra il compiaciuto e il bonario ad un tentativo comunque antidemocratico in non pochi e marginali suoi aspetti, che è il fenomeno di Beppe Grillo. Il fatto che questi sia un comico apparentemente non desta preoccupazioni, perché le forme antidemocratiche storicamente si sono sempre concretizzate con tutt’altri metodi e scenari. Per chi, invece, ha una visione sacrale della politica e ne segue gli sviluppi, non è un’attenuante ma un’aggravante.
Facciamo alcuni esempi, per capirci. Di fronte ad una chiesa piena di preti pedofili e puttanieri, di riciclatori di denaro sporco e di complici in corruzione dei politici, la chiesa non si è affidata ad un Crozza o ad un Benigni, come ha fatto la politica che si è data a Grillo, ma ha avuto la forza straordinaria di mettere da parte un papa non all’altezza del compito, come ormai appare chiaro a tutti essere stato Benedetto XVI e si è data ad un papa, che a quanto pare – per la verità è ancora presto per trarre conclusioni – è volto a raddrizzare la barca di Pietro. Facciamo un altro esempio. Vado dal dentista per farmi curare un dente, mi accorgo che è disonesto e incapace. Che faccio, mi rivolgo ad un fabbro ferraio, o cerco un altro dentista, sperabilmente onesto e competente? Di esempi se ne potrebbero fare a iosa. Ma sono inutili perché sono ragionamenti fondati sul nulla, mentre ci troviamo di fronte ad una realtà, che è tale perché ha in sé tutti i presupposti per essere tale e non diversa. Dunque, facciamo pure i conti con Beppe Grillo, ma che si sia scaduti a livello di chiacchiere e tabacchiere non c’è davvero di che andar fieri.
“L’ora del tempo e la dolce stagione”, diceva Dante, alludendo all’alba e alla primavera, spaventatissimo nella “selva oscura”, avendo smarrito la “diritta via”, fanno ben sperare che l’Italia riesca ad uscire dalla gravissima impasse politica in cui si è cacciata.
L’Italia ha bisogno di un governo. Qualcuno potrebbe dire che ho scoperto l’acqua calda. Magari! Lo dico come priorità assoluta. Il che cambia un po’ le cose perché l’Italia non ha bisogno di un governo qualsiasi, qualcuno lo verrebbe rosso e qualcun altro azzurro, ma di un governo vero, di salute e aggiungerei di rigenerazione pubblica. Non è più tempo per scegliere il vestito, fa freddo, ho bisogno di coprirmi, prima di tutto di coprirmi per non morire assiderato.
Lo hanno capito, questo, le forze politiche? Pare di no. Bersani pensa di poter ancora scegliere. Grillo non vuole affatto scegliere e preferisce andare in giro con le pudenda di fuori, dice che non sono sue. A Berlusconi, al punto in cui si trova, andrebbe bene tutto. Lo scenario, così bene disegnato dal costituzionalista Michele Ainis sul “Corriere della Sera” (La cruna dell’ago), fa disperare che si possa addivenire ad un governo per evitare le elezioni anticipate, anticipatissime anzi. Tutto fa supporre che Bersani fallisca il mandato, pieno o esplorativo che sia, e che ancora una volta Napolitano decida per un governo provvisorio, cosiddetto del Presidente, che proprio per il suo carattere di provvisorietà è un non-governo. 
La felice conclusione dell’elezione dei presidenti delle due Camere – felice sempre in rapporto a quel che passa il convento – fa ben sperare in un esito diverso, sia che lo produca Bersani sia un altro di riserva presidenziale. Certo, le forze politiche dovrebbero parlarsi, quanto meno accordarsi su alcuni punti fermi, nella duplice direzione della legge elettorale e della situazione sociale.
L’elettorato, andando a votare il 24 e 25 di febbraio, ha fatto la sua parte. Ora tocca agli eletti trovare la soluzione del problema. Se si ostinano a rifiutarsi di incontrarsi – cosa del tutto antidemocratica, direi antipolitica – la situazione nel Paese potrebbe precipitare verso forme politiche similari al grillismo ma di tutt’altra consistenza persuasiva.
Noi ci credevamo; e crediamo che il buon senso prevalga su tutto e su tutti. Non si può chiedere a Grillo di suicidarsi, questo è scontato. Ma si può chiedere e attendersi che le altre tre forze politiche, con qualche sacrificio e passo indietro, possano accordarsi su un governo, pur di breve durata, ma non provvisorio, nel senso che duri per fare tutto quello che si prefigge in limine di fare.

Nessun commento:

Posta un commento