domenica 24 marzo 2013

Napolitano a Bersani: incomincia tu, poi si vedrà



Come era prevedibile, Napolitano, dopo aver creato un po’ di suspense coi suoi appunti e le sue riflessioni – secondo me sapeva già che cosa fare fin da giovedì, 21 marzo, giorno delle consultazioni – ha dato l’incarico esplorativo a Bersani per verificare se ci sono i presupposti per un governo che abbia i numeri per ottenere la fiducia nei due rami del Parlamento, letteralmente “un sostegno parlamentare certo”. A leggere bene fra le righe, Napolitano ha tenuto a rendere quasi proibitivo l’esito del tentativo. Un’impresa davvero disperata, che l’onesto Bersani proverà ad intraprendere. Dove va a trovare i numeri certi per un voto di fiducia?
Viene di ricordare il refrain di quella canzone che Alberto Sordi e Monica Vitti cantavano in “Polvere di Stelle”: “ma a ‘ndo vai se la banana nu ‘nce l’hai”. Lo diciamo non per mancanza di rispetto ad un uomo politico, al quale si può solo rimproverare di non essere abbastanza politico e di essere forse un po’ troppo ottimista, ma perché la metaforica banana Bersani non ce l’ha davvero e non sa da quale banano coglierla.
Troppi gli errori fatti nel passato prossimo. Egli avrebbe dovuto osare nel corso dell’anno sabbatico di Monti per l’approvazione di una legge elettorale che sortisse un effetto chiaro e inequivocabile su chi alle elezioni avrebbe vinto e chi perso. Senno del poi, si dirà. E va bene, ma la lungimiranza è dote di un politico. Se uno ce l’ha, evviva; se non ce l’ha, abbasso.
Che non sia stata colpa del Pd non aver voluto una legge simile non convince nessuno. C’è un criterio che taglia la testa al toro in simili circostanze e rimanda come al solito alla pragmatica saggezza latina. Il cui prodest ci dice chiaramente che era nell’interesse del Pd conservare il porcellum prospettando quella che poteva sembrare una vittoria a mani basse. Così non è stato. Sono giunte due variabili non previste nelle dimensioni avute: l’exploit di Grillo e l’ottavo spirito di Berlusconi, uno in più dei proverbiali sette, di cui sono provvisti i gatti.
A questo risultato ha contribuito il guastatore Monti, il quale non doveva fare una sua lista. Il Professore si è immiserito oltre che banalizzato. I montiani hanno reso ancor più ingarbugliato il confronto. Mi piacerebbe che uscissero dalle loro nicchie i profeti di un corso annunciato come nuovo ed era solo un tentativo di riciclaggio: i Casini, i Fini, i Cordero di Montezemolo, giustamente bacchettati a dovere dal popolo giustiziere.
Ora, Bersani deve trovare un machiavello per tentare di convincere Napolitano che può cercare nelle due assemblee parlamentari la fiducia richiesta. Scontata quella della Camera, improbabile quella del Senato, dove nemmeno a mettere insieme i voti del Pd e dei montiani si ottiene alcunché. La prospettata o invocata “non sfiducia” non esiste fuori da un accordo quale fu raggiunto ai suoi dì da Moro e Berlinguer nella prospettiva di raddrizzare le gambe ai cani, ovvero di rendere le convergenze meno parallele. La cosa funzionò, ma a Moro costò la vita.
Qualcosa Bersani deve concedere. Che cosa e a chi? Continua a dire, come se le parole fossero esorcizzanti, che lui non insegue Grillo, ma intanto gli sta dietro con concessioni fin troppo evidenti. Vito Crimi, capogruppo grillino al Senato, ha fatto sapere che se Bersani è disposto ad abolire subito il finanziamento pubblico dei partiti, si potrebbe parlare di una qualche concessione. Poi si dice che se Bersani rassicura sulla sospensione della Tav si potrebbe pure ripensare il rapporto col M5S. Si dice, si dice, ma Grillo è soprattutto un burlone, dopo potrebbe rispondere a Bersani che le parole di Crimi e di altri non sono le sue, e che comunque le concessioni, posto che fossero vere, a lui non bastano.
L’unica strada di Bersani è, se non proprio un abbraccio, una stretta di mano con Berlusconi. Il Cavaliere – è notorio – è un uomo d’affari. Con lui un “affare” è sempre possibile. Se poi questo “affare” può risolvere la difficile situazione dell’Italia, tanto di guadagnato.
Napolitano, nell’affidargli il compito esplorativo, ha detto di verificare, cercando intese con tutte le forze presenti in Parlamento, se è possibile una maggioranza che consenta al Paese di uscire dalle sabbie mobili in cui si è cacciato e in cui sprofonda sempre più quanto più si agita per uscirne. Se Bersani – ma è più esatto dire il Pd – si ostina a non tener conto della realtà, davvero le cose potrebbero mettersi molto male.
Si teme il rischio Grillo, che da un’intesa “B & B”, Bersani-Berlusconi, potrebbe crescere. E’ un rischio che bisogna correre. Se il Frankenstein, il mostriciattolo governativo messo al mondo, riesce a dimostrare qualcosa di buono e che insistere con Grillo si va incontro all’ingovernabilità e al disastro, il fenomeno Grillo potrebbe rientrare in quella rete di rapporti web, in cui anime sconsolate, giovani in cerca di incontri, attempate signore desiderose d’avventure, hanno trovato finora di che svariare il loro tempo.
L’impresa non è impossibile. Certo, la pillola è amara. Ma Bersani potrebbe prenderla provvista di pellicola protettiva per non avere dolori o danni allo stomaco. Per il resto, non c’è che da sperare.

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