domenica 23 giugno 2013

La politica tra usa e getta e vintage


E’ tipico dei periodi di crisi e di torbidi il nascere e morire di iniziative politiche dopo breve e più o meno sfortunata esistenza. Da qualche tempo assistiamo allo spettacolo indecoroso del Movimento 5 Stelle, con tanti inutili parlamentari, divisi non da scelte politiche ma da questioni che sarebbe assai più bello tacere, come il trattenimento in parte o in tutto dello stipendio da parlamentare o, in tempi più recenti, l’espulsione di qualcuno che ha osato criticare Manitù-Grillo. Ma qui c’era poco da scomodare Nostradamus, era tutto chiaro fin dall’inizio. Non ha visto chi non ha voluto vedere, come gli occhiuti de “Il Fatto Quotidiano”, che dal Movimento di Grillo s’aspettavano chissà quale rigenerazione nazionale.   
La scelta civica di Monti sembrava più resistente, ma ha fatto anch’essa una brutta fine, annunciata dal risicato dieci per cento che le aveva consentito di avere quattro gatti alla Camera e al Senato. In tutte le partite successive al voto di febbraio non è entrata mai in gioco. Irrilevante per l’elezione del Presidente della Repubblica, altrettanto per la maggioranza parlamentare, benché coinvolta nel governo con una sua rappresentanza. Incredibile il crollo d’immagine di Monti, l’uomo che da anni era un po’ il fiore all’occhiello dell’Italia in Europa e sembrava destinato ad una carriera epocale. Ora il divorzio formale: l’Udc di Casini lascia Scelta civica. Si sono accorti che i due insieme non fanno uno. Meglio, perciò, che ognuno se ne stia a casa sua, avendo scoperto che lo stato di casa propria è da preferire a convivenze difficili e soprattutto inutili. Fini era stato già mandato a casa dall’elettorato, che qualche volta sa prendere decisioni assai meglio e prima dei politici.
Ovvio che tutti sperino di tornare. Del resto il governo Letta, cosiddetto di servizio, è a termine; diciotto mesi – dicono – e poi di nuovo le grandi speranze di cambiare l’Italia con una nuova legge elettorale. Se riusciranno a farla!
E proprio nel mercato politico dell’usa e getta tutti si danno da fare per non farsi trovare impreparati all’appuntamento elettorale. I mesi che restano di qui alla scadenza governativa si caratterizzano per le trovate partitiche dei nuovi prodotti. Anche i due partiti che oggi sembrano solidi nella loro struttura, Pd e Pdl, in realtà si stanno ripensando.
Il Pd, rinfrancato dalle Amministrative di Maggio-Giugno, vinte 16 a 0, da Sondrio a Catania, come orgogliosamente ripete Bersani, gode di una bonaccia. Ma coi tempi che corrono sarebbe un errore considerare durevole una condizione provvisoria. E’ possibile che il partito si spacchi al prossimo congresso, che le sue due componenti, ex Pci ed ex Dc, prendano la strada, anch’esse, del ritorno a casa. Una casa ristrutturata, evidentemente, con nuovi servizi e nuovo arredo, dove è possibile anche confrontarsi e perfino litigare ma con la consapevolezza di appartenere ad una stessa famiglia.
La Destra punta tutto sul vintage, ossia sulla riproposizione di quei valori e di quelle promesse che vent’anni fa le consentirono di conquistare il potere politico. Il Pdl pensa di tornare da dove era partito, da Forza Italia, nella speranza di esorcizzare il tempo passato. Ma più verosimilmente pensa già al dopo Berlusconi. Non è improbabile che chi spera di liberarsi di lui, comunque accada, stia più dentro che fuori la Destra.
La convivenza coi vecchi missini, benché aennizzati, non è stata molto felice. Ha creato problemi, ben oltre la doppiezza e l’inaffidabilità di Fini. Lo si vede anche in periferia, nei piccoli comuni, dove ancora le due componenti non s’intendono, mentre – a dire il vero – la promessa di dare un esempio di onestà amministrativa e di pulizia, che era la cifra storica degli eredi di Almirante, si è risolta in una Waterloo vergognosa. Basti pensare a quanto è accaduto a Roma, a livello comunale e regionale. Alemanno e la Polverini, che sembravano due campioni della Destra pulita e ordinata, si sono lasciati irretire dagli interessi di un elettorato becero e cialtrone. Ora un po’ dappertutto nascono iniziative per chiedersi che tipo di Destra ripensare, come chiamarla per farla apparire diversa, per proporla ad un elettorato che forse non c’è più.
Il tentativo di Fratelli d’Italia è sostanzialmente fallito. Mancano le idee forza, le parole d’ordine, la cultura di riferimento e soprattutto prove concrete di capacità di intercettare i bisogni della gente e di tradurli in soluzioni a breve e a lungo termine. Forse le idee più nuove stanno nei gruppuscoli, tipo Casa Pound, ma questi non hanno l’organizzazione adeguata a farsi largo in un elettorato deluso ma non ancora smarrito del tutto, che crede di più nella grande forza trainante piuttosto che nel piccolo e coraggioso movimento.

Oggi, comunque, a destra si torna a discutere. E’ sicuramente importante; ma potrebbe non bastare. 

2 commenti:

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  2. il trattenimento dello stipendio una questione da tacere? io non credo.. in un'Italia in cui gli zeri di differenza tra una busta paga e l'altra sono davvero troppi, penso che anche questa sia giustizia

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