E’ tipico dei periodi di crisi e
di torbidi il nascere e morire di iniziative politiche dopo breve e più o meno
sfortunata esistenza. Da qualche tempo assistiamo allo spettacolo indecoroso
del Movimento 5 Stelle, con tanti inutili parlamentari, divisi non da scelte
politiche ma da questioni che sarebbe assai più bello tacere, come il
trattenimento in parte o in tutto dello stipendio da parlamentare o, in tempi
più recenti, l’espulsione di qualcuno che ha osato criticare Manitù-Grillo. Ma
qui c’era poco da scomodare Nostradamus, era tutto chiaro fin dall’inizio. Non
ha visto chi non ha voluto vedere, come gli occhiuti de “Il Fatto Quotidiano”,
che dal Movimento di Grillo s’aspettavano chissà quale rigenerazione
nazionale.
La scelta civica di Monti
sembrava più resistente, ma ha fatto anch’essa una brutta fine, annunciata dal
risicato dieci per cento che le aveva consentito di avere quattro gatti alla
Camera e al Senato. In tutte le partite successive al voto di febbraio non è
entrata mai in gioco. Irrilevante per l’elezione del Presidente della
Repubblica, altrettanto per la maggioranza parlamentare, benché coinvolta nel
governo con una sua rappresentanza. Incredibile il crollo d’immagine di Monti,
l’uomo che da anni era un po’ il fiore all’occhiello dell’Italia in Europa e
sembrava destinato ad una carriera epocale. Ora il divorzio formale: l’Udc di
Casini lascia Scelta civica. Si sono accorti che i due insieme non fanno uno.
Meglio, perciò, che ognuno se ne stia a casa sua, avendo scoperto che lo stato
di casa propria è da preferire a convivenze difficili e soprattutto inutili.
Fini era stato già mandato a casa dall’elettorato, che qualche volta sa
prendere decisioni assai meglio e prima dei politici.
Ovvio che tutti sperino di
tornare. Del resto il governo Letta, cosiddetto di servizio, è a termine;
diciotto mesi – dicono – e poi di nuovo le grandi speranze di cambiare l’Italia
con una nuova legge elettorale. Se riusciranno a farla!
E proprio nel mercato politico
dell’usa e getta tutti si danno da fare per non farsi trovare impreparati
all’appuntamento elettorale. I mesi che restano di qui alla scadenza
governativa si caratterizzano per le trovate partitiche dei nuovi prodotti.
Anche i due partiti che oggi sembrano solidi nella loro struttura, Pd e Pdl, in
realtà si stanno ripensando.
Il Pd, rinfrancato dalle
Amministrative di Maggio-Giugno, vinte 16 a 0, da Sondrio a Catania, come
orgogliosamente ripete Bersani, gode di una bonaccia. Ma coi tempi che corrono
sarebbe un errore considerare durevole una condizione provvisoria. E’ possibile
che il partito si spacchi al prossimo congresso, che le sue due componenti, ex
Pci ed ex Dc, prendano la strada, anch’esse, del ritorno a casa. Una casa ristrutturata,
evidentemente, con nuovi servizi e nuovo arredo, dove è possibile anche
confrontarsi e perfino litigare ma con la consapevolezza di appartenere ad una
stessa famiglia.
La convivenza coi vecchi missini,
benché aennizzati, non è stata molto felice. Ha creato problemi, ben oltre la
doppiezza e l’inaffidabilità di Fini. Lo si vede anche in periferia, nei
piccoli comuni, dove ancora le due componenti non s’intendono, mentre – a dire
il vero – la promessa di dare un esempio di onestà amministrativa e di pulizia,
che era la cifra storica degli eredi di Almirante, si è risolta in una Waterloo
vergognosa. Basti pensare a quanto è accaduto a Roma, a livello comunale e
regionale. Alemanno e la
Polverini , che sembravano due campioni della Destra pulita e
ordinata, si sono lasciati irretire dagli interessi di un elettorato becero e
cialtrone. Ora un po’ dappertutto nascono iniziative per chiedersi che tipo di
Destra ripensare, come chiamarla per farla apparire diversa, per proporla ad un
elettorato che forse non c’è più.
Il tentativo di Fratelli d’Italia
è sostanzialmente fallito. Mancano le idee forza, le parole d’ordine, la
cultura di riferimento e soprattutto prove concrete di capacità di intercettare
i bisogni della gente e di tradurli in soluzioni a breve e a lungo termine.
Forse le idee più nuove stanno nei gruppuscoli, tipo Casa Pound, ma questi non
hanno l’organizzazione adeguata a farsi largo in un elettorato deluso ma non
ancora smarrito del tutto, che crede di più nella grande forza trainante
piuttosto che nel piccolo e coraggioso movimento.
Oggi, comunque, a destra si torna
a discutere. E’ sicuramente importante; ma potrebbe non bastare.
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RispondiEliminail trattenimento dello stipendio una questione da tacere? io non credo.. in un'Italia in cui gli zeri di differenza tra una busta paga e l'altra sono davvero troppi, penso che anche questa sia giustizia
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