domenica 30 giugno 2013

Francisco Primero, el Caudillo de Dios


Qualcuno dovrebbe dire a Papa Francesco che essere il Pontefice della Chiesa di Roma non è esattamente come essere un aspirante caudillo in un paese dell’America Latina. Lo dico col massimo rispetto per i popoli sudamericani, in particolare per quello argentino, che per metà è di origine italiana.
Per come questo Papa si comporta sembra che abbia non poche difficoltà, fra cui la paura, tanta paura. Di che, non si capisce. Ci viene, però, in mente la fine di due papi degli ultimi tre; di Papa Luciani, morto in circostanze non chiare, e di Papa Ratzinger, dimissionario, o, come s’incomincia a sospettare, dimissionato. Egli parla di una potente lobby gay, che si aggira nei palazzi del Vaticano. Che lo abbia detto in privato, come ha tenuto a precisare padre Lombardi, suo portavoce, e non in pubblico conta poco: la verità non abbisogna di aggettivi. Anzi, la verità che si rivela a pochi – lo insegnava Gesù Cristo – è più forte di quella che si riserva a molti.
Vada che non vuole abitare nel Palazzo Apostolico, preferendo Santa Marta; vada per questo suo neofrancescanesimo che piace tanto anche come folklore; vada pure per il suo pauperismo che si traduce nel gesto plateale di lasciare la poltrona vuota ad un concerto musicale, peraltro programmato ai tempi di Benedetto XVI, perché lui – pare abbia detto – non vuole passare per un principe del Rinascimento. Ora, però, incomincia a fare discorsi meno passabili. Dire ai giovani, già sazi – e non da ora – di libertà: non abbiate timore di andare controcorrente, in pratica, disobbedite, è come farsi fomite di qualcosa che forse in Argentina o in qualsiasi altro paese del Sud America potrebbe starci, ma in Europa è come piantare l’albero di Pancho Villa a Piazza San Pietro. Altro che l’abbeverarsi dei cavalli dei cosacchi nelle fontane di quella piazza; qui siamo in presenza di un personaggio fuori tempo e fuori luogo, avendo egli scambiato il Pincio per la pampas.
I suoi estimatori cercano una pezza al giorno per giustificare affermazioni e comportamenti, ma questo lavoro di vulcanizzazione incomincia a diventare sempre meno sostenibile.
Partiamo dal suo francescanesimo. Lo sa Papa Bergoglio che se la Chiesa fosse stata quella di Francesco d’Assisi sarebbe finita mille anni fa? Lo sa che per la Chiesa come lui la intende non c’è futuro alcuno? E che una Chiesa in crisi è preferibile ad una chiesa che non esiste? La prima, infatti, può sempre riprendersi, la seconda no. Io credo che la Chiesa debba incominciare a preoccuparsi di questo commissario liquidatore. Il quale, dietro il fuoco pirotecnico di dichiarazioni ad effetto, con metafore da parroco di campagna – per fortuna, non siamo ancora a Papa Galeazzo – nasconde i veri problemi della Chiesa di oggi.
La Chiesa oggi deve rispondere ad una serie di domande provenienti da individui che sono cristiani e che tali vogliono rimanere senza regredire a Francesco d’Assisi o a Jacopone da Todi. Cristiani alle prese con problemi che nel medioevo di Papa Francesco non si ponevano proprio. Risposte sulla fede, sulla vita, sulla famiglia, sulla società, sui comportamenti individuali, su come rispettare i dieci comandamenti di Dio in una società postmoderna.
Su questi problemi Papa Francesco tace; direi, colpevolmente. Avrà pure letto Dante! Conoscerà i canti del Paradiso (XI-XII) in cui un domenicano, San Tommaso, fa l’elogio di San Francesco, e un francescano, Bonaventura da Bagnoregio  fa l’elogio di San Domenico, per sostenere che Dio “a sua sposa soccorse / con due campioni, al cui fare, al cui dire / lo popolo disviato si raccorse”! La Chiesa, nei suoi momenti di crisi, ha avuto ed ha bisogno dell’esempio sia della spiritualità di San Francesco sia dell’intelligenza di San Domenico. 
Un cristiano può divorziare continuando a credere nel suo Dio? Può scegliere di avere un fine-vita assistito se dovesse cadere in uno stato di coma irreversibile? Può usare precauzioni nei rapporti sessuali per non contagiarsi? Può ricorrere ai ritrovati della scienza per la procreazione quando essa non è procurata da modalità tradizionali? Può ricorrere all’interruzione di gravidanza quando questa comporta danni alla salute e all’esistenza di madre e figlio? Può un sacerdote sposarsi per evitare o comunque ridurre il fenomeno della pedofilia? Possono due omosessuali convivere e continuare ad essere cristiani?

E’ a queste domande che la Chiesa deve dare risposte, perché è per queste problematiche che molti si sono allontanati da essa e continuano ad allontanarsi. L’insistenza sulla povertà davvero è uno sproposito quando non è fatta nell’ambito della carità e dei provvedimenti per ridurla. Farla passare addirittura per un bene grida vendetta al cospetto di Dio. Povertà significa sofferenza e Dio non può volere che gli uomini soffrano. L’aspirazione di Papa Francesco non sembra essere la salvezza della Chiesa, da lui disprezzata per come essa si è finora proposta, ma una sorta di ruolo da caudillo, sia pure de Dios, fatto di atteggiamenti populistici e demagogici, del tutto privi di finalità pratiche e caratterizzati da un estetismo affettatamente sciatto.

1 commento:

  1. Gentile Sig. Montonato,

    scusi se commento un post così vecchio, ma lo ritengo molto interessante. Sono d'accordo sulla Sua valutazione politica di Sua Santità, e sul suo bizzarro modo di comportarsi, che credo anch'io non sia utile nè adatto ad un Papa.
    Mi permetto però di correggerla, circa le risposte che il Papa dovrebbe dare.
    Queste risposte sono già state date, e a livelli altissimi del Magistero, quindi senza possibilità che siano errate "nella sostanza".
    Un cristiano può divorziare sciogliendo il matrimonio civile ma NON sciogliendo il matrimonio religioso, in nessun modo il matrimonio RATO E CONSUMATO può essere sciolto, neanche dal Papa. Un cristiano NON può decidere di morire, neppure presumendo le peggiori condizioni di salute del mondo, senza commettere peccato mortale. Se lo fa e non si pente prima della morte (anche immobilizzato sul letto senza poter parlare) si danna certamente. Un cristiano NON può iniziare un rapporto sessuale con la volontà di renderlo certamente infecondo (ovvero, se si fa l'amore bisogna essere disposti al fatto che potrebbe iniziare una gravidanza). Un cristiano NON può causare un'aborto per nessun motivo; però PUÓ accettare ed eseguire terapie salvavita che possono procurare l'aborto (ad esempio la chemioterapia). Un sacerdote cattolico NON può sposarsi! Però in alcuni casi un fedele sposato può essere ordinato Sacerdote (è normale ad esempio nel rito cattolico greco e negli altri riti orientali). Nel rito latino NON può succedere questo. Ma è solo una limitazione giuridica, non dottrinale, potrebbe essere cambiata. Fuorchè per i Vescovi, nessun uomo sposato può diventare Vescovo.
    Due omosessuali possono convivere senza peccare, quindi potendo comunicarsi ed essere assolti normalmente, SE lo fanno in modo casto. A prescindere dall'orientamento sessuale, qualsiasi rapporto fuori dal matrimonio è peccato mortale (uomo-donna, uomo-uomo, donna-donna, ecc.).
    Riguardo alla procreazione assistita... è una cosa complicata e non la conosco bene, non sono quindi in grado di esprimermi.
    Il problema di fondo di tutto il discorso è: La Chiesa non può modificare la Dottrina trasmessa da Cristo, se una cosa è sbagliata non si può insegnare che è giusta solo per... far contenta la gente e fare aumentare le persone a Messa (e ovviamente le offerte).

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