domenica 2 giugno 2013

Berlusconi, oggetto del desiderio di Letta-Alfano


Deve essere stato siglato un patto d’acciaio tra Enrico Letta e Angiolino Alfano, Presidente e Vice-presidente del Consiglio dei ministri di questo strano governo; un patto segreto. Gli obiettivi di ogni governo sono scritti e sottoscritti, detti e ridetti in ogni pubblica sortita. Qualche volta sono gli stessi uomini di governo a ripeterli, per vantarsene se sono stati raggiunti. Qualche altra volta sono le opposizioni, interne ed esterne, che li rinfacciano come non raggiunti. Così anche per questo governo. A fronte dei risultati conseguiti e legittimamente esibiti da Letta, c’è un Renzi, dello stesso partito, che parla di vivacchiamento, per svilirne l’importanza. E’ la politica, per come si esercita in Italia. Ma ci sono altri obiettivi che non vengono esplicitati o, a volte, nemmeno consapevolmente perseguiti. Sono obiettivi di risulta, che arrivano imprevisti e forse solo intuiti quando già se ne vedono i segnali.
L’obiettivo nascosto, che è nell’esercizio e nella durata di questo governo, è la definitiva messa da parte di Silvio Berlusconi. E’ lui l’oggetto proibito del desiderio. Nessuno lo ipotizza pubblicamente. Forse a nessuno conviene farlo; ma intanto è in rebus. Quali sono gli elementi che rendono questa ipotesi più che probabile? Almeno due. Uno è l’eventuale condanna di Berlusconi da parte del tribunale di Milano; l’altra, la capacità di fare le cose che questo governo ha detto di voler fare. Il tempo farà il resto.
Il primo elemento, nel quale è in germe l’annientamento di Berlusconi, non lascia spazio ad altre prospettive. La conferma della sentenza per la truffa ai danni dello Stato vorrebbe dire per Berlusconi l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. A quel punto la partita è chiusa. Ma può essere che questa sentenza di condanna non ci sia, per una sorta di non concordata scelta di liquidazione politica di Berlusconi, nel segno dello Zeitgeist, mettiamola così. A questo punto entrerebbe in campo il secondo elemento, e cioè il successo del governo Letta-Amato, che farebbe apparire del tutto superata la presenza politica di Berlusconi; per lui inizierebbe una lenta ma inesorabile fuoriuscita dalla scena politica. Perché mai una politica che ha ben operato, sia pure in una formula atipica, dovrebbe tornare ai prischi dolori di uno scontro berlusconiani-antiberlusconiani, che ha caratterizzato vent’anni circa di lotta politica in Italia e che ha fatto solo macerie?
Ovvio che una simile prospettiva deve fare i conti col diretto interessato. Berlusconi, se dovesse scappare dalla mannaia dell’interdizione dai pubblici uffici, cercherà di riciclarsi non più come leader di governo, ma come padre fondatore della nuova repubblica, che questo governo si propone di costruire. Il Cavaliere potrebbe ambire ad una delle massime cariche dello Stato. Conoscendolo, c’è da giurare che pensa alla Presidenza della Repubblica o a quella del Senato. Improbabili sia l’una che l’altra. Le requisitorie dei pubblici ministeri di Milano non sono sentenze, saranno pure sgangherate, ma il segno lo lasciano lo stesso. Per rubare un po’ di lessico classico, le Berlusconarie, intese come orazioni contro Berlusconi a guisa delle Catilinarie di Cicerone, vogliono mettere ostacoli insormontabili perché egli possa mai più approdare a cariche pubbliche di così elevata importanza.
Il Cavaliere se ne starà con le mani in mano? Se ci fosse una sola persona in Italia a pensarlo bisognerebbe clonarla prima che se ne perdesse la preziosa specie. Quando capirà l’antifona, egli farà di tutto per mettere in difficoltà il governo e dimostrare al popolo italiano che lui ha ancora nella lampada olio da ardere.
Oggi afferma e ribadisce che le sue traversie giudiziarie non hanno a che fare col governo. Ma non è sincero e se pure lo fosse ci sono meccanismi politici ineludibili. Nel Pdl è il dominus incontrastato, comanda e determina. Lo sanno tutti. Il fatto che ogni tanto emergano mugugni per il doppio incarico che ha Alfano la dice lunga. C’è in questo partito una sorta di quiete che prelude ad una tempesta. Le perturbazioni ci sono tutte, quando si combineranno gli elementi, la tempesta scoppierà.
L’obiettivo segreto di questo governo è ambizioso, ma nello stesso tempo è il male che può minarlo e farlo precipitare. La fine di Berlusconi è perciò il suo massimo traguardo e il suo massimo pericolo.


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