Deve essere stato siglato un
patto d’acciaio tra Enrico Letta e Angiolino Alfano, Presidente e
Vice-presidente del Consiglio dei ministri di questo strano governo; un patto
segreto. Gli obiettivi di ogni governo sono scritti e sottoscritti, detti e
ridetti in ogni pubblica sortita. Qualche volta sono gli stessi uomini di
governo a ripeterli, per vantarsene se sono stati raggiunti. Qualche altra
volta sono le opposizioni, interne ed esterne, che li rinfacciano come non
raggiunti. Così anche per questo governo. A fronte dei risultati conseguiti e
legittimamente esibiti da Letta, c’è un Renzi, dello stesso partito, che parla
di vivacchiamento, per svilirne l’importanza. E’ la politica, per come si
esercita in Italia. Ma ci sono altri obiettivi che non vengono esplicitati o, a
volte, nemmeno consapevolmente perseguiti. Sono obiettivi di risulta, che
arrivano imprevisti e forse solo intuiti quando già se ne vedono i segnali.
L’obiettivo nascosto, che è
nell’esercizio e nella durata di questo governo, è la definitiva messa da parte
di Silvio Berlusconi. E’ lui l’oggetto proibito del desiderio. Nessuno lo
ipotizza pubblicamente. Forse a nessuno conviene farlo; ma intanto è in rebus. Quali sono gli elementi che
rendono questa ipotesi più che probabile? Almeno due. Uno è l’eventuale
condanna di Berlusconi da parte del tribunale di Milano; l’altra, la capacità
di fare le cose che questo governo ha detto di voler fare. Il tempo farà il
resto.
Il primo elemento, nel quale è in
germe l’annientamento di Berlusconi, non lascia spazio ad altre prospettive. La
conferma della sentenza per la truffa ai danni dello Stato vorrebbe dire per
Berlusconi l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. A quel punto la partita
è chiusa. Ma può essere che questa sentenza di condanna non ci sia, per una
sorta di non concordata scelta di liquidazione politica di Berlusconi, nel
segno dello Zeitgeist, mettiamola
così. A questo punto entrerebbe in campo il secondo elemento, e cioè il
successo del governo Letta-Amato, che farebbe apparire del tutto superata la
presenza politica di Berlusconi; per lui inizierebbe una lenta ma inesorabile
fuoriuscita dalla scena politica. Perché mai una politica che ha ben operato,
sia pure in una formula atipica, dovrebbe tornare ai prischi dolori di uno
scontro berlusconiani-antiberlusconiani, che ha caratterizzato vent’anni circa
di lotta politica in Italia e che ha fatto solo macerie?
Ovvio che una simile prospettiva
deve fare i conti col diretto interessato. Berlusconi, se dovesse scappare
dalla mannaia dell’interdizione dai pubblici uffici, cercherà di riciclarsi non
più come leader di governo, ma come padre fondatore della nuova repubblica, che questo governo si propone di costruire. Il
Cavaliere potrebbe ambire ad una delle massime cariche dello Stato.
Conoscendolo, c’è da giurare che pensa alla Presidenza della Repubblica o a
quella del Senato. Improbabili sia l’una che l’altra. Le requisitorie dei
pubblici ministeri di Milano non sono sentenze, saranno pure sgangherate, ma il
segno lo lasciano lo stesso. Per rubare un po’ di lessico classico, le Berlusconarie, intese come orazioni
contro Berlusconi a guisa delle Catilinarie
di Cicerone, vogliono mettere ostacoli insormontabili perché egli possa mai più
approdare a cariche pubbliche di così elevata importanza.
Il Cavaliere se ne starà con le
mani in mano? Se ci fosse una sola persona in Italia a pensarlo bisognerebbe
clonarla prima che se ne perdesse la preziosa specie. Quando capirà l’antifona,
egli farà di tutto per mettere in difficoltà il governo e dimostrare al popolo
italiano che lui ha ancora nella lampada olio da ardere.
Oggi afferma e ribadisce che le
sue traversie giudiziarie non hanno a che fare col governo. Ma non è sincero e
se pure lo fosse ci sono meccanismi politici ineludibili. Nel Pdl è il dominus incontrastato, comanda e
determina. Lo sanno tutti. Il fatto che ogni tanto emergano mugugni per il
doppio incarico che ha Alfano la dice lunga. C’è in questo partito una sorta di
quiete che prelude ad una tempesta. Le perturbazioni ci sono tutte, quando si
combineranno gli elementi, la tempesta scoppierà.
L’obiettivo segreto di questo
governo è ambizioso, ma nello stesso tempo è il male che può minarlo e farlo
precipitare. La fine di Berlusconi è perciò il suo massimo traguardo e il suo
massimo pericolo.
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