Mancano due settimane al voto e
la faccenda è sempre più ingarbugliata. Se questa è democrazia! verrebbe di
dire, parafrasando Primo Levi. Quello che sembrava un tranquillo cambio di
cavalli ad una stazione di posta, per proseguire il viaggio, è diventato un
ritrovarsi in una fattoria degli animali, dove non si distinguono più i cavalli
dagli asini, i muli dai buoi, le pecore dalle papere e così via nell’arca
prediluviana di Noè, dove tutti sono impegnati in esercizi danzanti e
acrobatici, come presi da furore dionisiaco. Tutti si fa per dire, in verità
sono appena una decina, i cosiddetti leader.
Da sinistra Bersani invita i
concorrenti Monti per un verso e Ingroia dall’altro a non impedire che la sua
coalizione vinca le elezioni a vantaggio dell’odiata destra o che comunque non
la mettano nelle condizioni di non poter governare nell’ipotesi di una vittoria
striminzita. Si discetta e si minaccia sul voto utile.
E’ la riscoperta degli utili
idioti, che andavano di moda in Italia negli anni della cosiddetta prima
repubblica, mai diventata veramente seconda. Ingroia, stai facendo di tutto per
far vincere la destra sottraendo voti alla coalizione di centrosinistra! Sei un
utile idiota berlusconiano! Monti, stai facendo di tutto per far vincere Maroni
in Lombardia sottraendo voti al candidato del centrosinistra Ambrosoli! Sei un
utile idiota leghista! Bersani, ora coadiuvato dall’amicus-hostis Renzi, non fa che offrire forbici per autocastrazioni
elettorali pubbliche a quelli che dovrebbero essere, peraltro, suoi possibili
alleati dopo. Una nuova coppia si profila nel paesaggio politico italiano,
quella dei castrati di fatto.
Ma si può invitare un concorrente
politico, chiunque esso sia, quale che sia la sua consistenza elettorale, a non
chiedere i voti o a non votare per se stesso? A dirgli che i suoi voti non servono
a niente, anzi servono a far vincere l’avversario comune? Dopo aver espropriato
gli elettori della possibilità di scegliere il proprio candidato, ora si
vorrebbe addirittura privarli della possibilità di scegliere la propria lista. Vorrei
capire. Che dovrebbero fare a questo punto Monti e Ingroia, rivolgersi con un
pubblico appello ai loro elettori e dire: signori, ci siamo sbagliati, abbiamo
scherzato, insomma abbiamo fatto una minchiata, non votate le nostre liste; per
favore, votate quelle dello schieramento capeggiato da Bersani. Questo
dovrebbero fare? Nel calcio questo sarebbe illecito sportivo.
Idem a destra. Anche Berlusconi
parla di voto utile e di utili idioti. Lo fanno i suoi giornali, però, con uno
stile diverso, mentre lui rilancia con le promesse. Col condono tombale il
delirio è vicino. Qualcuno, che non sa che cos’è, a sentirlo si tocca, fa
scongiuri, non si sa mai. Sallusti ha dispensato diverse randellate sul capo
lucido di fuori e opaco di dentro di Oscar Giannino. Il quale deve essere assai
megalomane se pensa davvero di poter ottenere con la sua lista successi per sé
o determinare insuccessi per gli altri à
cause de lui meme.
E Monti? Ormai insegue gli altri
sulle promesse improbabili. Fa l’apprendista stregone. Per certi aspetti è
umiliante per il Professorone risultare alla fine la quarta forza politica del
Paese, addirittura dopo Beppe Grillo: un comico! Un comico che ha il consenso
del 18 % dell’elettorato. Neppure il miglior partito socialista di Craxi giunse
a tanto. Se pure Grillo dovesse fare come Mosè davanti al Mar Rosso, questa
gente lo seguirebbe. Niente niente qualche risata la rimedierebbe tra i flutti.
In fondo, non è male morire ridendo. Ebbene, Monti viene dopo questo sberleffo
democratico!
Sul fronte della cosiddetta
società civile – magistrati, giornalisti, imprenditori – la situazione è ancora
peggio. Aveva ragione D’Alema che l’ingresso in politica della società civile
aveva peggiorato tutto. Persone che, pur a volte non condividendole, godevano
della fiducia e della stima della gente, si sono ridotte a cortigiani della
peggiore specie. E’ incredibile come gli uomini siano così volubili, girellici,
per dirla col Giusti. Giornalisti, che fino a qualche mese fa difendevano il
centrodestra berlusconiano, ora sono candidati contro e lo attaccano con una
disinvoltura da sospettare rovinosi traumi cerebrali. Quel Sechi ride perfino,
come una jena. Aveva ragione Aristotile: la natura non fa mai niente a caso.
Bisogni a parte, la gente non
sembra accorgersi della gravissima crisi in cui siamo precipitati, che non è
solo economica e finanziaria, ma etica, politica, istituzionale. In genere per
accorgersene è necessario avere distanza, prospettiva. Occorre avere la
mentalità dello storico, riuscire ad interpretare i segni premonitori, contestualizzare
i fatti, saperli confrontare con altri, per rendersene conto. Il successo di
Grillo è eponimo, è la plastica dimostrazione del collasso della democrazia in
Italia. No, non si capisce il grillismo fuori da una prospettiva politica. Il
grillismo è l’affossamento della politica, il trionfo del becerume motivato da
una disperata voglia di vendetta contro chi si ritiene responsabile dello sfascio
diffuso, un’ode al panciaficismo. Una sorta di jacquerie tutta introitata e vissuta dentro. Si potrà anche dire:
meglio Grillo di qualcosa di più serio e di più grave, appunto di una jacquerie vera. Non lo so se, a questo
punto, è davvero meglio. So che quanto sta accadendo in Italia è un dramma che
ha sempre più i caratteri della farsa. Chi segue Grillo è un terremotato
politico, una vittima a cui si può promettere tutto, che è sempre meglio del
nulla che le è rimasto.
E infine, ultimo ma non ultimo, lo sfortunato Napolitano che ha chiuso male
un settennato, che per altri aspetti gli aveva riservato gioie e soddisfazioni.
Lo “schiaffo” di Monti, da lui nominato senatore a vita in rappresentanza
universale degli italiani in difficoltà, trasformatosi in uomo di parte per
costruire le proprie fortune politiche con le difficoltà degli italiani, è uno
sfregio incancellabile. In compenso Napolitano ha chiuso la sua carriera
politica da comunista, quale è sempre stato. Solo un comunista, infatti, poteva
avere cinismo e spregiudicatezza per ideare e realizzare l’operazione Monti,
fermare i giudici di Palermo e sfilare
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