Una vecchia volpe della politica
degli anni cinquanta del secolo scorso diceva ai suoi di non preoccuparsi delle
folle che seguivano nelle piazze i comizi, perché laddove ci sono le piazze
piene, le urne sarebbero rimaste vuote. Voleva semplicemente dire che le piazze
sono la rappresentazione di un elettorato, non dell’elettorato. Vorrei proprio
che così fosse col fenomeno Grillo.
Chi ama la politica e ha una
concezione seria e sacrale del potere non può che irritarsi di fronte agli
spettacoli inverecondi di un guitto che si è arricchito sproloquiando su tutto,
turpiloquiando in continuo, dando al mondo un’idea di Italia della quale non ci
si può che vergognare davvero. Va detto subito che l’immagine di Grillo è la
conseguenza di una democrazia per troppi anni mal intesa e mal praticata, come
il volto di una persona deturpato da foruncoli, piaghe e brufoli, è l’effetto
di una cattiva e smodata alimentazione. Nessuno si sognerebbe di prendere a
calci un Grillo inaccettabile come nessuno si sognerebbe di prendere a schiaffi
una faccia inguardabile. L’uno e l’altra sono effetti non cause. Ma l’uno e
l’altra possono essere a loro volta cause di ancor più gravi effetti. Lo dicono
a ripetizione ormai tutti: da Monti a Bersani, da Berlusconi a Casini. Non mi
meraviglierei se si scomodasse perfino Napolitano. Perché ormai è chiaro a
tutti che Grillo è un problema serio per la democrazia in Italia, direi per la
politica in generale. Per capirci, anche Berlusconi, che parlava e raccontava
barzellette come al bar dello sport, era conseguenza di una caduta di stile
della politica e ha contribuito a produrre Grillo; così Grillo, a sua volta,
che dal bar dello sport è passato alla taverna, potrebbe produrre qualcosa di
ancor più grave in una sorta di discesa gradino dopo gradino.
Per la gente che segue Grillo
sulle piazze sarei tentato di usare un’espressione lontana nel tempo e
improponibile oggi, in tempi in cui ancora vige la regola libertina “se piace è
lecito” di un epicureismo cialtrone. La usò ai suoi dì un tale, oggi
innominabile, nel criticare quegli italiani che non hanno il senso eroico della
vita e vivono nel segmento esistenziale tra la pancia e ciò che sta loro una
ventina di centimetri più sotto.
Sarei tentato ho detto. Mi
astengo per due ragioni. La prima è che se un paese è paragonabile ad un essere
umano – il buon Machiavelli aveva una concezione naturalistica della politica –
allora bisogna rispettare tutti i suoi organi, tutte le sue parti anatomiche.
Se ad un certo punto prevalgono le meno nobili vuol dire che le più nobili sono
colpevoli, gravemente colpevoli, latitanti. La gente versa in gravi condizioni
economico-finanziarie, è senza lavoro perché o lo ha perso (licenziati e cassintegrati)
o non lo ha mai trovato (giovani). A fronte dell’aumento del costo della vita
si è vista ridurre il reddito e il potere d’acquisto di quel poco che le resta
dopo aver pagato un’infinità di tasse, da quelle nazionali alle tantissime
locali. Si pensi che perfino sulle caldaie del gas c’è una tassa, sull’ingresso
nella propria casa o nel proprio giardino, sulle lampade votive del cimitero e
via depredando giornalmente. I comuni, le province, le regioni si comportano
come masnadieri che tendono agguati. Si fa la multa di 40 euro a chi si è
appena dimenticato di aggiornare l’orario della sosta. 40 euro, dico, che è
quanto guadagna in media un operaio in un giorno, quando e se lavora. Sulle
strade, in punti nascosti, sono appostati segnalatori di velocità che ti
causano multe di 200 euro, quasi una settimana di retribuzione. Insomma l’ente
pubblico, ad ogni livello, considera il cittadino che vive in grosse difficoltà
economiche come un ricco spendaccione. E volete che le piazze non si riempiano
quando c’è Grillo all’insegna del mettere fuoco a casa bruciata? Gran parte della gente che segue Grillo la
pensa così. Non è tanto indignata per i ladri della politica, ed avrebbe pure
ragione di esserlo, è perché ha fame, non ha futuro, è preoccupata per i figli.
La seconda ragione è che non
tutti quelli che vanno ad ascoltare Grillo, ormai come ad un rituale, possono
essere bollati come privi di cultura e di ideali. Lo si è saputo solo di
recente. Per troppo tempo il fenomeno Grillo è stato considerato qualcosa di
folklorico, del quale si poteva stare tranquilli che non avrebbe rappresentato
pericolo alcuno. Quando si sono accorti che nella pancia del grillismo c’è
l’enciclopedia della protesta che porta via voti a tutti, allora si è scoperto
che con Grillo ci sono elementi della sinistra militante e impegnata dei
movimenti, a cui tutto si può dire ma non certamente che non abbiano il senso,
se non eroico, quanto meno proposito e attivo della vita.
Ora i sondaggi dicono che
probabilmente Grillo prenderà il 20 per cento dei voti degli italiani e porterà
un centinaio di deputati alla Camera. Per forza di cose questa forza, che ora
si dice indisponibile a fare alleanze, finirà per disgregarsi in diversi rivoli
a seconda della provenienza di ciascuno. Tornerà in parlamento in edizione
nuova il fenomeno dell’ascarismo. E non sarebbe la conclusione più brutta. Più
brutta sarebbe la fase successiva al fallimento di Grillo se non dovesse
assumere la direzione del paese una forza maggioritaria, per restituire dignità
al potere politico e speranza agli italiani.
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