giovedì 21 febbraio 2013

Se Grillo canta, Giannino squittisce



Oscar Giannino, che dichiara di possedere lauree e master mai conseguiti e quando viene scoperto che è tutto falso, invece di nascondersi in casa, si limita a scusarsi per l’errore e si dimette dal partito – partito? – che ha fondato, dal nome niente po’ po’ di meno “Fare per fermare il declino”, non induce a farsi pazze risate? Già il personaggio, a vederlo, non è proprio da funerale. Già il nome del partito rivela una mancanza di idee e di percorsi con l’utilizzo del generico “fare” sconsigliato già ai bambini della seconda elementare per un verbo più specifico, che c’è sempre sol che lo si conosca. Già la sua voce non è bella squillante, più che parlare squittisce. E allora, ridiamo, ridiamo pure; ma poi riflettiamo.
Uno dice: è vero, siamo in un grave e rovinoso declino. Ha ragione quell’omino, che è così curioso, con quel look che sembra uscito da un dagherrotipo di Guido Gozzano. Ha proprio ragione, bisogna affidarsi a uomini come lui per salvare l’Italia. Ha avuto il coraggio di mettersi contro Berlusconi dopo che lo ha servito per tanti anni. Ed è stato così sincero da affermare che se contribuirà alla sua sconfitta sarà proprio contento. Un po’ vendicativo, pare; ma non fa niente, è importante che certi cittadini coraggiosi e onesti s’impegnino. Ci vogliono uomini come loro, democratici e liberali come lui, per Dio! Votiamolo!
Poi, improvvisamente, come a scoperchiare l’ennesimo vaso di Pandora, si scopre che è un millantatore, uno che dice di avere titoli che non ha. Lo rivela il suo amico-collaboratore prof. Zingales, che insegna proprio all’Università di Chicago, dove Giannino avrebbe conseguito il master fantasma. E, allora, di chi fidarsi? Ridiamo, ho detto, ma forse faremmo meglio ad arrabbiarci davvero.
Viene di pensare ad una poesia di Aldo Palazzeschi, I fiori. Che c’entra mo’ la poesia, direte. C’entra, c’entra. Il poeta, disgustato dalle sconcezze di una comitiva di sporcaccioni e immorali riuniti a banchetto e poi stravaccati sui divani a fare le loro porcherie, esce in giardino per respirare un po’ di aria pulita. Ma trova: la rosa che fa la prostituta, dei garofani che fanno i papponi, il giglio che è pederasta, la vainiglia lesbica, il narciso che si masturba in petto alle signore, la violacciocca che fa certi lavoretti con la bocca, la violetta che mostra le sue intimità al ciclamino e così via. “Anche voi!” esclama “Candidi, azzurri, rosei, vellutati, profumati fiori […] Dio, abbi pietà dell’ultimo tuo figlio, aprimi un nascondiglio fuori della natura!”. Fuggito dalla società cade nella natura, che è un po’ come cadere dalla padella nella brace.
Come spesso accade, sono i poeti che aiutano a capire l’uomo più degli stessi scienziati, più di psicanalisti e psichiatri.
Ma se il poeta deluso si nasconde, il cittadino non lo può fare. La lezione di Giannino è che nella nostra società non c’è da fidarsi di nessuno, che i cittadini si devono arrangiare da soli come sanno e come possono. Un mondo di ladri, di disonesti, di millantatori ed impostori è come un mondo mafioso, dove tu, povero cittadino che subisci un torto, hai paura perfino di denunciarlo perché l’autorità a cui ti rivolgi può essere collusa e allora tanto vale stare zitto o rivolgersi direttamente alla “giustizia” di quel mondo.
Ora Giannino si è dimesso da segretario del suo partito, ma è rimasto candidato premier, come se nulla fosse stato. Doveva semplicemente dimettersi da tutto, perché è inconcepibile che altrove si dimettono ministri perché quando erano giovani dottorandi hanno copiato qualcosina nella loro tesi, mentre in Italia addirittura restano imperterriti a chiedere il voto agli italiani, non per fare il parlamentare ma per guidare il governo nazionale. Si dirà: ma il partito di Giannino rischia di non prendere neppure un seggio al parlamento, sicché la sua candidatura ha un valore simbolico. E allora tanto meglio avrebbe dovuto lasciare e perdersi dalla circolazione. Il simbolo è assai più importante dell’oggetto cui si riferisce, poiché aiuta a conoscere per ciò che si vede ciò che non si vede ma è altrettanto vero (per visibilia ad invisibilia).
Giannino rappresenta coi suoi  millantati titoli la disonestà allo stato più specifico e diffuso. Poi, potrà pure avere ottime conoscenze, competenze e qualità disciplinari, come ha dimostrato nel corso di tanti anni, stavo per dire di “onorata” carriera; ma a certi livelli non è tollerabile che si tollerino o addirittura si promuovano fenomeni di così devastante maleducazione civica.

Nessun commento:

Posta un commento