Oscar Giannino, che dichiara di
possedere lauree e master mai
conseguiti e quando viene scoperto che è tutto falso, invece di nascondersi in
casa, si limita a scusarsi per l’errore e si dimette dal partito – partito? –
che ha fondato, dal nome niente po’ po’ di meno “Fare per fermare il declino”, non
induce a farsi pazze risate? Già il personaggio, a vederlo, non è proprio da
funerale. Già il nome del partito rivela una mancanza di idee e di percorsi con
l’utilizzo del generico “fare” sconsigliato già ai bambini della seconda
elementare per un verbo più specifico, che c’è sempre sol che lo si conosca. Già
la sua voce non è bella squillante, più che parlare squittisce. E allora,
ridiamo, ridiamo pure; ma poi riflettiamo.
Uno dice: è vero, siamo in un
grave e rovinoso declino. Ha ragione quell’omino, che è così curioso, con quel look che sembra uscito da un
dagherrotipo di Guido Gozzano. Ha proprio ragione, bisogna affidarsi a uomini
come lui per salvare l’Italia. Ha avuto il coraggio di mettersi contro
Berlusconi dopo che lo ha servito per tanti anni. Ed è stato così sincero da
affermare che se contribuirà alla sua sconfitta sarà proprio contento. Un po’
vendicativo, pare; ma non fa niente, è importante che certi cittadini coraggiosi
e onesti s’impegnino. Ci vogliono uomini come loro, democratici e liberali come
lui, per Dio! Votiamolo!
Poi, improvvisamente, come a
scoperchiare l’ennesimo vaso di Pandora, si scopre che è un millantatore, uno
che dice di avere titoli che non ha. Lo rivela il suo amico-collaboratore prof.
Zingales, che insegna proprio all’Università di Chicago, dove Giannino avrebbe
conseguito il master fantasma. E, allora, di chi fidarsi? Ridiamo, ho detto, ma
forse faremmo meglio ad arrabbiarci davvero.
Viene di pensare ad una poesia di
Aldo Palazzeschi, I fiori. Che
c’entra mo’ la poesia, direte. C’entra, c’entra. Il poeta, disgustato dalle
sconcezze di una comitiva di sporcaccioni e immorali riuniti a banchetto e poi
stravaccati sui divani a fare le loro porcherie, esce in giardino per respirare
un po’ di aria pulita. Ma trova: la rosa che fa la prostituta, dei garofani che
fanno i papponi, il giglio che è pederasta, la vainiglia lesbica, il narciso
che si masturba in petto alle signore, la violacciocca che fa certi lavoretti
con la bocca, la violetta che mostra le sue intimità al ciclamino e così via.
“Anche voi!” esclama “Candidi, azzurri, rosei, vellutati, profumati fiori […]
Dio, abbi pietà dell’ultimo tuo figlio, aprimi un nascondiglio fuori della
natura!”. Fuggito dalla società cade nella natura, che è un po’ come cadere
dalla padella nella brace.
Come spesso accade, sono i poeti
che aiutano a capire l’uomo più degli stessi scienziati, più di psicanalisti e
psichiatri.
Ma se il poeta deluso si
nasconde, il cittadino non lo può fare. La lezione di Giannino è che nella
nostra società non c’è da fidarsi di nessuno, che i cittadini si devono
arrangiare da soli come sanno e come possono. Un mondo di ladri, di disonesti,
di millantatori ed impostori è come un mondo mafioso, dove tu, povero cittadino
che subisci un torto, hai paura perfino di denunciarlo perché l’autorità a cui
ti rivolgi può essere collusa e allora tanto vale stare zitto o rivolgersi
direttamente alla “giustizia” di quel mondo.
Ora Giannino si è dimesso da
segretario del suo partito, ma è rimasto candidato premier, come se nulla fosse
stato. Doveva semplicemente dimettersi da tutto, perché è inconcepibile che
altrove si dimettono ministri perché quando erano giovani dottorandi hanno
copiato qualcosina nella loro tesi, mentre in Italia addirittura restano
imperterriti a chiedere il voto agli italiani, non per fare il parlamentare ma
per guidare il governo nazionale. Si dirà: ma il partito di Giannino rischia di
non prendere neppure un seggio al parlamento, sicché la sua candidatura ha un
valore simbolico. E allora tanto meglio avrebbe dovuto lasciare e perdersi
dalla circolazione. Il simbolo è assai più importante dell’oggetto cui si
riferisce, poiché aiuta a conoscere per ciò che si vede ciò che non si vede ma
è altrettanto vero (per visibilia ad
invisibilia).
Giannino rappresenta coi
suoi millantati titoli la disonestà allo
stato più specifico e diffuso. Poi, potrà pure avere ottime conoscenze,
competenze e qualità disciplinari, come ha dimostrato nel corso di tanti anni,
stavo per dire di “onorata” carriera; ma a certi livelli non è tollerabile che
si tollerino o addirittura si promuovano fenomeni di così devastante
maleducazione civica.
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