giovedì 31 maggio 2018

Governo Lega-5Stelle: il minuetto delle comparse




La tattica di stoppare le iniziative del Quirinale da parte di Lega e M5S, che probabilmente all’inizio è stata casuale, è stata poi usata deliberatamente. Sono passati quattro giorni dal fatidico 27 maggio, quando il Presidente Mattarella disse no al dictat dei due cosiddetti Dioscuri Salvini-Di Maio e chiamò Cottarelli per dargli l’incarico a formare un governo tecnico. Ma, invece di avere il governo Cottarelli, continuiamo a baloccarci con un altro confuso tentativo di fare un governo politico.
Di Maio, autodefinitosi il Calimero della politica italiana, piccato dalle accuse dei suoi per essersi fatto raggirare da Salvini, ha rilanciato l’idea di riproporre Giuseppe Conte a Premier, quello del curriculum drogato, e di spostare Savona in un’altra casella del governo, leggasi ministero, sperando di poter fare un governo secondo i suoi desiderata o, se non riesce, obbligare l’amicus-hostis Salvini a scoprirsi come il vero responsabile del mancato varo di un governo politico come s’aspetta il Paese.
Salvini ha capito l’antifona e prende tempo, facendo credere che stia pensando addirittura ad un governo ancora più ampio, più forte e più duraturo. Insomma, ad una mossa si risponde con una contromossa che però va in un’altra direzione e che contiene qualcosa che l’altro si spera non possa o non voglia accettare. Si alimenta, così, la giostra: altro giro, altro vincitore. Il che è tipico di chi vuole perdere tempo e stancare l’avversario.
Che vorrebbe Salvini?  Che il “contratto” venga sottoscritto anche da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che fino al giorno prima aveva gridato che mai avrebbe accettato un governo coi grillini, e che non è gradita ai Cinque Stelle. Insomma, un’altra mossa per non fare.

I tempi e i costumi, per dirla con Cicerone italianizzato, sono quelli che sono. Se i politici di oggi fossero muti e non avessero nemmeno le mani per i segni, sarebbe molto, ma molto meglio. Quello che dicono non vale niente. E’ stata la Meloni stessa a proporsi e lo ha fatto lanciando l’insulsa idea di mettere sotto accusa Mattarella dopo il no a Savona. Così si è guadagnati i galloni sul campo. Idea della quale dovrebbe rispondere, se non in sede giudiziaria, quanto meno politica. Non si attacca il Presidente della Repubblica come se fosse un consigliere comunale di Canicattì. La Meloni si sta accorgendo di perdere consensi quasi nascosta nella rissa di questi giorni ed ecco che va all’attacco per dimostrarsi più “grillina” dei grillini.
Ma il protagonista assoluto di questa sconcertante vicenda politica italiana è proprio il Professor Paolo Savona, il quale, invece di dimostrare dignità e fermezza, quali età e prestigio richiederebbero, se ne sta zitto…o quasi, lasciando che altri giochino col suo nome. Ma è solo una questione di forma? C’è ben altro nel suo discutibile comportamento.
C’è che o sbava per diventare ministro pur che fosse, magari perfino di un ministero di nessuna importanza strategica e visibilità mediatica, o effettivamente è determinato a fare quello che altri negano che egli voglia fare ed è disposto a pagare anche il prezzo di un comportamento indegno del suo rango. Escluderei la prima ipotesi. Resta la seconda, che però non trova una spiegazione razionale. Che potrebbe fare in un ministero non di sua competenza? L’Ovidio a Tomi?
Più giorni passano e più eventi si susseguono e più si realizza il sospetto che fra Mattarella e Savona, o, se vogliamo, fra Savona e Mattarella, ci sia qualcosa di personale. L’uno non tollera l’altro, l’altro s’impegna a mettere in difficoltà l’uno.

Da tutta questa vicenda chi esce malconcio è il Quirinale, che a questo punto non è solo chi oggi lo rappresenta, ossia Mattarella, ma l’istituzione medesima.
In questi giorni l’Italia si è scoperta il paese dei presidenti della repubblica come durante i campionati europei o mondiali di calcio lo è dei commissari tecnici. Si sono sentite continuamente espressioni del genere: Mattarella avrebbe dovuto…se fossi stato io al suo posto… Mattarella ha sbagliato…Mattarella … e così via. Una situazione che include nel dibattito politico un gran numero di persone – e questo è positivo – ma dimostra anche di non avere l’idea di cosa sia e rappresenti l’istituzione.
Anche a me, per un momento, è venuto di pensare ad un Mattarella che chiama due corazzieri per far sbattere fuori i due cialtroni che gli avevano mancato di rispetto; ma poi sono rientrato nei ranghi dei cittadini interessati, arrabbiati, ma consapevoli che un Presidente della Repubblica non è un cittadino qualsiasi e che deve dire e fare solo ciò che rientra nei suoi doveri istituzionali. E sicuramente uno è di non lasciarsi coinvolgere in beghe politiche, come in un botta e risposta con persone che non hanno la minima educazione politica oltre ad essere degli ignoranti. Dove e quando hanno studiato i Di Maio, i Salvini, la Meloni?
Al momento – scrivo alle ore tredici di giovedì, 31 maggio, la situazione è la seguente: Cottarelli è fermo, in stand-by dicono, con la sua lista di ministri tecnici pronta, mentre Di Maio aspetta la risposta di Salvini alla sua proposta di collocare Savona in una casella diversa dall’Economia. I giornali infuriano col toto ministri.
E i cittadini? C’è da scommettere che ognuno di essi vorrebbe essere un  Di Maio, un Salvini, una Meloni e, ovviamente un Mattarella, per partecipare al minuetto delle comparse. Perché lui sì, che la soluzione ce l’avrebbe! 

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